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Autore: KarLenalove    16/07/2019    3 recensioni
La diciassettene Kara, una bellissima e povera ragazza della città imperiale di Acri, vive la dura e spietata vita di una persona comune. Di giorno consegna le armi forgiate da suo padre al palazzo e di notte si allena segretamente con i combattenti, desiderando diventare una guerriera in una terra dove alle donne è vietato lottare.
Un giorno i suoi occhi azzurro cielo si scontreranno con gli stupendi occhi di una ragazza dallo sguardo spento. Cosa succederà tra le due?
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Storia ispirata ad un libro letto qualche mese fa'. La trama, però, verrà cambiata da me e spero che vi piaccia. Buona Lettura. :)

CAPITOLO 1
Kara correva tra i vicoli secondari di Acri con l’eccitazione che le scorreva nelle vene, sapendo che non poteva permettersi di fare tardi. Il sole stava appena sorgendo ma l’aria afosa e piena di polvere era già soffocante nella vecchia cittadina di pietra. Le gambe le bruciavano, i polmoni le dolevano, ma lei si costrinse a correre più forte e ancora più forte, saltando a un certo punto uno degli innumerevoli ratti che strisciavano fuori dai canali di scolo o dai rifiuti gettati nelle strade. Sentiva già il lontano rombo e il cuore le fremeva per l’anticipazione. Sapeva che stava per iniziare il Festival delle Armi. Lasciandosi trascinare dalle sue mani lungo la parete di pietra e svoltando in uno stretto vicolo, Kara si guardò alle spalle per accertarsi che sua sorella e il cugino stessero al passo. Fu sollevata di vedere Kal subito alle calcagna e Alex pochi metri più indietro. Kal aveva diciannove anni ed era quindi solo due cicli del sole più grande di lei, mentre Alex, la più grande, era di quattro cicli più grande, ormai sul punto di diventare donna. Kal, con i capelli lunghi e castani e gli occhi azzurri, assomigliava con precisione a Kara. Nessuno riusciva a tenere il passo di Kara. 

"Sbrigatevi!" gridò Kara girandosi. 
Si udi un altro boato e sebbene lei non fosse mai stata al festival, se lo poteva immaginare nel dettaglio: l'intera città tutti i duecentomila di cittadini di Acri - che affollavano l'arena in quel giorno del solstizio d'estate. Sarebbe stato fantastico, una cosa mai vista, ma se lei e gli altri non si fossero sbrigati, non sarebbe rimasto un solo posto libero. Prendendo velocità Kara asciugò una goccia di sudore dalla fronte e strofinò la mano sulla tunica logora color avorio passatale da sua madre. Non avevano possibilità di comprare vestiti nuovi a causa della loro posizione economica.
"Aspettate!" gridò Kal con voce rotta dalla stanchezza.
 Kara sorrise.

 "Devo portarti in braccio?" lo prese in giro. 

Sapeva quanto odiava quando lei lo prendeva in giro, ma il suo rimprovero beffardo l'avrebbe motivato a correre più veloce.
Kal sbuffò sonoramente. 

"Nostra madre ci ammazzerà quando verrà a sapere che le abbiamo disobbedito un'altra volta. " le disse Alex. 
In parte aveva ragione. In effetti avrebbero ricevuto una bella ramanzina e di sicuro una punizione, restare a casa per una settimana. Kara veniva spesso richiamata e tra lei ed Alex era quella che aveva ricevuto più punizioni.
Fortunatamente Kara sapeva che la madre non parlava con molta gente e nessuno di quelli con cui parlava frequentava quel tipo di posti.

"Nostra madre non verrà mai a saperlo." rispose convinta Kara.

"Però verrà a saperlo nostro padre!" le ricordò con tono secco Alex.

Lei ridacchiò. Loro padre già lo sapeva. Avevano fatto un patto: se fosse rimasta alzata fino a tardi per affilare le spade che andavano consegnate a palazzo, sarebbe potuta andare al festival. E così aveva fatto.
Kara raggiunse il muro alla fine del viale e, senza fermarsi, infilò le dita in due fessure e iniziò ad arrampicarsi. Mani e piedi si muovevano con agilità e Kara salì di quasi dieci metri fino ad arrivare alla cima.
Si mise lì in piedi, respirando affannosamente, e il sole le diede il benvenuto con i suoi raggi luminosi. Lei si coprì gli occhi con una mano.
Sussultò. Normalmente la città era punteggiata di pochi cittadini, gruppetti sparsi qua e là, ma oggi era assolutamente viva. Brulicava di gente. Non si riusciva a vedere la pavimentazione sotto quel mare di persone accalcate nella piazza della fontana.
In lontananza l'oceano brillava nel suo colore blu vivido, mentre la torreggiante arena bianca si stagliava come una montagna in mezzo all'intreccio di vie e case da due o tre piani. Una folata di vento le soffiò in faccia e l'odore delle prelibatezze appena sfornate le entrò nelle narici. Cosa non avrebbe dato per un po' di cibo, si strinse le braccia attorno alla pancia sentendo un fitta di fame. Una luce le colse l'occhio e Kara abbassò lo sguardo scorgendo una carrozza dorata che passava in mezzo alla folla come una bolla nel miele, lenta e scintillante. Si accigliò. Nella sua eccitazione non aveva considerato che anche la famiglia reale sarebbe stata presente all'evento. Li disprezzava, odiava la loro superbia e non sopportava che i loro animali venivano nutriti più degli abitanti. Tutti speravano in un cambiamento ma questo poteva avvenire solo attraverso una rivoluzione che nessuno aveva il coraggio di portare avanti. 

"Quindi su chi punti i tuoi soldi?" le chiese il cugino comparendo alle sue spalle, il respiro affannato.

Kara si girò e rise.

"Quali soldi?" gli chiese.
Lui sorrise.

"Se ne avessi," rispose. "Olsen." aggiunse poi.

"Davvero?" le chiese Alex, "Perchè?"

"Non lo so." scrollò le spalle. "Solo una sensazione."
Ma lo sapeva benissimo. Lo sapeva molto meglio della sorella e del cugino e di tutti i ragazzi della città. Kara aveva un segreto: non l'aveva mai detto a nessuno, ma di tanto in tanto si vestiva da ragazzo e si allenava al palazzo. Un decreto reale vietava alle ragazze - pena la morte- di imparare come si combatteva, ma i paesani di sesso maschile erano invece i benvenuti, in cambio di uguale quantità di lavoro nelle stalle del palazzo, un lavoro che lei faceva con gioia.
Aveva guardato Olsen ed era rimasta impressionata dal modo in cui combatteva. Era davvero molto forte.

"Nessuna possibilità," rispose Kal. "Vincerà Marcus."

Lei scosse la testa.

"Nel giro dei primi dieci minuti Marcus sarà morto." disse con tono inespressivo.

Marcus era un bravo combattente ma Kara sapeva bene che James era molto più forte.
Kal rise sonoramente.

"Se va come dici tu ti darò la mia spada nuova." 
Kara guardò la spada che aveva alla vita. Kal non aveva idea di quanto fosse stata gelosa quando aveva ricevuto quel capolavoro d'arma come regalo di compleanno da parte dei suoi genitori. La sua spada non era altro che un vecchio scarto che suo padre aveva buttato tra le cose da riciclare.

"Ti farò mantenere la parola data, lo sai." disse Kara sorridendo, anche se in realtà non gliel'avrebbe mai portata via.

"Non mi aspetterei niente di meno." disse lui ridacchiando.

Un rumore attirò l'attenzione dei tre.

"Dobbiamo scendere e affrettarci ad entrare." disse Alex ottenendo un cenno dagli altri due.
Quando misero i piedi a terra, iniziarono a correre mescolandosi tra la gente che si stava dirigendo verso l'arena.
Ovunque c'erano dei soldati dell'Impero che spingevano la gente avanti, a volte con mazze e fruste. Più si avvicinavano e più la folla era fitta. All'improvviso Kara udì del baccano provenire da una delle bancarelle e instintivamente si girò verso il rumore. Vide che si era aperto un generoso spazio attorno ad un ragazzino affiancato da dei soldati e un mercante. 
Kara si avvicinò e vide uno dei soldati che strappava una mela dalle mani del ragazzino e lo scuoteva violentemente tenendolo per un braccio.

"Ladro!" ringhiò il soldato.

"Pietà, per favore." gridò il bambino in lacrime. "Avevo...fame." 
Kara sentì il cuore esplodere per la compassione, odiava i soldati reali, erano crudeli.

"Lasciate andare il ragazzo." disse il mercante con calma. "Posso permettermi di dargli una mela. Ne ho centinaia." 
I soldati guardarono il mercante con disgusto e il cuore di Kara sprofondò, sapeva che nessuno doveva osare affrontare l'Impero.
Un soldato si avvicinò minaccioso.

"Difendi un criminale? Eppure il nostro Re parla chiaro, nessuno deve rubare." 
Il mercante spostò lo sguardo dal soldato al ragazzino, ora apparentemente insicuro. Il soldato si voltò e colpì il ragazzino che cadde al suolo provocando uno scricchiolio che fece tremare Kara. Instintivamente portò la mano alla spada, sapeva di poterli battere ma sapeva che questo le sarebbe costato la vita, sospirò e quando Alex le mise una mano sul braccio annuì spostando la mano dalla spada.

"Andiamo." disse Kal "Non riesco a restare qui."
Le due annuirono e a cuore stretto si allontanarono dal ragazzino. Sapevano bene che i soldati avrebbero ridotto il ragazzino in fin di vita e Kara provò un crescete senso di nausea crescerle dentro. Era ingiusto. Probabilmente se fosse stato fortunato e gli avrebbero risparmiato la vita sarebbe stato condannato a lavorare nelle miniere per il resto della vita. Kara avrebbe preferito morire piuttosto che restare imprigionata a quel modo. Continuarono la loro strada con l'umore rovinato, spalla a spalla con le altre persone.
Passarono attraverso uno delle decine di ingressi ad arco e Kara sollevò gli occhi.
Migliaia e migliaia di abitanti si trovavano all'interno della struttura, sussultò osservando tutto con meraviglia. Si rese conto dopo qualche minuto di essere rimasta indietro rispetto Alex e Kal. Corse in avanti per raggiungerli ma si ritrovò circondata da due uomini robusti. Sentì la puzza di alcool man mano che gli uomini si facevano più vicini, voltandosi a guardarla con orrendi sorrisi che svelavano denti gialli e marci.

"Tu vieni con noi, bellezza." disse uno di loro mentre strategicamente tutti e due si chiudevano attorno a lei.
Il cuore di Kara batteva forte.
Guardò in avanti alla ricerca degli altri due, ma erano già persi nella folla che si faceva sempre più folta.
Affrontò gli uomini, cercando di mostrare il suo volto più coraggioso.

"Lasciatemi stare, altrimenti..."
Quelli scoppiarono a ridere.

"Altrimenti cosa?" la derise uno. "Una poppante contro noi due?"

"Ti potremmo portare via da qui scalciante e urlante e nessuno direbbe nulla," aggiunse un altro.
Ed era vero. Con la coda dell'occhio Kara guardò la gente che passava fingendo di non notare come quegli uomini la stessero minacciando.
Improvvisamente il volto del capo si fece serio e con una rapida mossa le afferrò le braccia e la tirò verso di sè. 
Kara sapeva che avrebbero potuto trascinarla via senza che nessuno la rivedesse più, col cuore che le batteva forte in petto ruotò su se stessa strappando il braccio dalla stretta. L'altro uomo rideva divertito ma quando la mano della bionda premette contro il viso dell'uomo spingendogli indietro la testa, fecero silenzio.
L'uomo si mise le mani luride sul naso e sbuffò. Kara non si fermò. Sapendo che quella era la sua possibilità, gli diede un calcio nello stomaco, ricordando i suoi allenamenti, e lui si piegò in avanti.
Immediatamente l'altro uomo fu su di lei, le prese il braccio e la strattonò. Kara sollevò lo sguardo quando sentì la presa farsi più leggera, fu sollevata di veder apparire Kal che dava un pugno in faccia a quel bruto. Si spostò di qualche centimetro e l'uomo che aveva atterrato prima tornò all'attacco, lei si abbassò, ruotò e gli diede un calcio nella schiena facendolo andare a sbattere con la testa contro una colonna.
Quando si spostarono il cuore di Kara batteva all'impazzata.

"Stai bene?" chiese Alex.

Annuì e le sorrise per tranquillizzarla. 
Trovarono alcuni posti  e si sedettero al livello del suolo. Kara era emozionata che non fosse troppo tardi e gettandosi alle spalle tutti gli eventi del giorno si rilassò sul suo posto.

CONTINUA... 

   
 
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