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Autore: Leotie    17/07/2019    0 recensioni
Un bambino vittima di abusi. Un uomo dal passato oscuro. Riuscirà l'amore a smacchiare le due anime da ogni ferita e colpa?
Genere: Drammatico, Fluff, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Lily Evans, Petunia Dursley, Severus Piton, Vernon Dursley | Coppie: Lily/Severus
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Lily Evans era stata fortunata: la notte in cui aveva annunciato il suo fidanzamento con Severus, nel salotto di Cottage Potter non era stato presente Peter Minus, nè in forma umana, nè in forma di topo. 

Quella fortuna, però, era durata poco. 

- M-mio signore. -

Un uomo tozzo e goffo si inginocchiò alla presenza dell'essere che sedeva in una oscura sala del trono, annunciando così la sua presenza e la portata delle nuove notizie. 

Voldemort alzò lo sguardo, fissando i suoi occhi rossi sull’uomo.

- Codaliscia! Cosa ti porta così velocemente dal tuo padrone? - rispose Voldemort, il suo volto scheletrico adornato da uno spiacevole e pericoloso sorriso.

Peter Minus era per Tu-Sai-Chi un animaletto prezioso, che faceva a gara con l'amabilità di Nagini, solo che il topo era più facilmente manovrabile del serpente.

- M-mio Si-signore, nuov-ve notizie -  

L'animagus si torse le mani, nervoso. 

- Parla. - gli ordinò il maestro, con un cenno fintamente accondiscendente.

- S-si tratta di P-Piton, m-maestro. S-si è sp-sposato. -

La risata di Voldemort gli fece rizzare le carni. 

- Non credevo che Severus Piton potesse provare dei sentimenti per una donna. Dimmi, Codaliscia, chi è lei? Presumo sia una nobile Purosangue tra le mie fila -

Minus scosse il capo convulsamente e la fronte del suo maestro si corrugò. 

- È u-un sanguesporco, maestro. E-è in-incinta. -

Le nocche delle mani di Tu-Sai-Chi divennero più pallide di quanto la pelle contornante quei punti fosse mai stata. 

- TRADITORE! - urlò Voldemort, le labbra strette, quasi fossero una cerniera, gli occhi più rossi del normale, ardenti di rabbia. 

La sua pelle cenerina, tuttavia, non mostrò nessun segno d’ira, rendendo ancor più spaventosa quella che era la figura di Lord Voldemort. Le gote e le orecchie non si colorarono.

- C’è qualcos’altro che desideri dirmi, Codaliscia? -

Pettigrew fece un passo indietro, con gli occhi sbarratti.

- S-si, Mio Si-signore- -

- Allora… DATTI UNA MOSSA! - lo interruppe.

- S-si… -

- Legilimens - pronunciò il Signore Oscuro, ormai impaziente di sapere la verità e stanco del balbettio del suo stupido servitore. Era tutto buio, non vi era nemmeno una fessura da cui spiare. 

D’un tratto, però, senti una voce femminile parlare:

- Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore... nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese- -

E poi un silenzio di tomba. 

Con grande rabbia, si catapultò fuori dalla testa di Codaliscia, lasciandolo intrappolato nel suo dolore, a terra, ansimante.

- CRUCIO! -

E mentre le urla del suo seguace fendevano ogni traccia di “possibile” silenzio, decise di convocare Severus Piton al suo cospetto.


Severus era nel suo laboratorio di pozioni. Lily era al suo fianco. 

Lily. 

Sua moglie. 

Se si fosse varcata la soglia di tale stanza si sarebbe potuta assaporare una certa aria di concentrazione: erano intenti a preparare alcuni rifornimenti per l’ala dell’ospedale. Essendo l’uno Maestro di Pozioni, l’altra più che brava nel prepararle (sarebbe stata certamente una eccellente Maestra di Pozioni anche lei), i calderoni che gorgogliavano erano più di uno. 

Erano due figure in uno, in perfetto equilibrio e armonia, meticolosi e puntuali nel loro lavoro. 

Le loro braccia si appropriavano di movimenti del tutto sincronizzati, senza mai scontrarsi. 

Il piano da lavoro, un legno di abete, aveva su di esso ingredienti perfettamente organizzati, fiale, mestoli.

Severus raccolse una fiala di Sciroppo di Elleboro da aggiungere al Distillato della Pace. Secondo le regole della preparazione, lo sciroppo avrebbe dovuto essere versato nel momento in cui la pozione fosse diventata di color rosa e, poi, mescolato fino a far divenire l’intruglio di color turchese. 

Ma proprio nell’istante in cui stava per stillare il liquido, il marchio cominciò a bruciare intensamente. 

Severus lasciò cadere la fiala, che si frantumò in mille pezzi sul pavimento, e strinse il braccio con l’altra mano, nel tentativo di fermare il dolore. 

Lily lo guardò con gli occhi sbarrati dalla paura e accorse al suo fianco. 

- Severus- -

- Lily... vai da Silente... dì lui che sono stato convocato. Rimani lì... fin quando non ritorno. - disse Severus, guardando gli occhi di Lily, iridi preganti di stare attento. 

Le posò velocemente un bacio sulle labbra.

- ...sta attento, Severus.... - 

Si scambiarono un ultimo sguardo. Poi, prese le sue vesti e la maschera, raccolse la polvere volante e la gettò nel camino, dopo esservi inserito all’interno. E con uno strattone, fu gettato nel salotto di Spinner’s End, per poi apparire dove il Signore Oscuro voleva.

Cadde in ginocchio su un sentiero ciottolato di pietrine, alcune dalle punte acuminate, che gli ferirono le ginocchia. 

Tutto intorno una fitta foresta e all’orizzonte una vecchia casa in rovina. 

L’aspetto era uno dei più spettrali che Severus avesse mai visto. Ma quella tetraggine era resa perfettamente dal cielo che la incorniciava: l’oscurità delle travi di legno contrastava perfettamente il suo pallore. 

Il vento ululava nella sua velocità, portando con sé foglie, terra e nuvole, in un vortice confuso.

Severus strinse un pezzo del suo mantello nero, premendolo davanti al suo volto, per evitare di essere coinvolto in tale gazzarra. 

A passo svelto, raggiunse l’abitazione e spalancò la porta d’ingresso, ma si fermò presto sui suoi passi: al suo interno non c’era nessuno, nessun Mangiamorte, no Voldemort. 

Il cuore gli venne in gola. 

Si affrettò a salire le scale marcie, dall’aspetto non molto invitante, che pensava portassero a delle consumate camere da letto. 

Si ritrovò in un corridoio buio. Non filtrava nemmeno un raggio di luce. A sinistra e a destra vi erano una serie di porte. Provò a girare il pomello della prima, ma era chiusa. Della seconda, della terza, ma niente. Ne mancava solo una, ma su di essa non vi era nessuna impugnatura. Solo la serratura di una chiave. La porta era socchiusa. La spalancò. E quello che vi trovò per poco non lo fece svenire.

Legata alle colonne di un letto a baldacchino, le uniche a esser potute intravedere di tutta la sua impalcatura, nascosta da una serie di tende nere, pendenti dal soffitto, c’erano le mani e le caviglie di una donna, completamente nuda, con un mantello drappeggiato sulla sua testa per coprirle il volto e i capelli. La sua pelle pallida era in netto contrasto con il rossore crudo dei polsi. Il suo ventre era leggermente gonfio, la sua pelle screziata. 

Al suo fianco un uomo alto ed esile, dai capelli lunghi e neri, legati dietro la nuca in una coda di cavallo. Il suo aspetto era leggermente trasandato, la camicia a quadri verde e blu spiegazzata e le maniche arrotolate entrambe fino al gomito. Il braccio destro era piegato e celato dietro il busto, teso. Sembrava quasi nascondesse qualcosa di pesante. Un profondo odore di alcol impregnava la stanza.

I muscoli del corpo di Severus si tesero, qualcosa non sembrava giusto. 

Ma una voce conosciutissima lo costrinse ad alzare gli scudi della sua mente, in modo tale da apparire neutro, il suo sguardo freddo, vuoto e distaccato.

- Severus - sibilò Voldemort, - il mio più caro servitore -

Era seduto su una poltrona, posta in un angolo. Ai suoi piedi giaceva Nagini, con aspetto regale e fiero.  

Severus si inginocchiò, chinando il capo, la cortina dei capelli unti gli solleticò le guance.

- Mio Signore - rispose.

- Sai - disse Voldemort, alzandosi e avvicinandosi alla sua figura, - ho sempre pensato a te come un figlio, il figlio che tutti i padri vorrebbero: intelligente, accorto, obbediente. Nella mia mente ti ho sempre disegnato come il mio erede, l’unico capace di poter portare avanti quella che è la mia missione. Ho provato così tanto orgoglio quando hai deciso saggiamente di porre al mio servizio il tuo lavoro da Maestro di Pozioni. Mi hai reso così fiero, l’unico a credere così saldamente nei valori del suo Padrone… -. 

Pose la sua mano ossuta sul capo di Severus, accarezzandolo dolcemente per un istante.

A Severus non piacque per niente la via dove pensava stesse conducendo il discorso. 

Immediatamente, apparvero decine di Mangiamorte, tra cui la cerchia ristretta del Signore Oscuro. Tutti si prostrarono a terra, in adorazione. 

Un brivido percorse la schiena di Severus. Il suo corpo si tese, all’erta. Strinse le dita sulla sua bacchetta.

- Eppure, Severus - continuò Voldemort, - ora mi ritrovo molto dispiaciuto dal tuo comportamento. Hai deciso di sfidarmi sposando quella sudicia Nata Babbana, mettendola anche incinta! -

  - Mio Signore- -

  - TACI! - urlò e il maestro di pozioni si sentì morire.

- Mi hai deluso profondamente, Severus. E, ora, ne pagherai le conseguenze! -

Con un impercettibile cenno del capo da parte di Tu-Sai-Chi, Severus si ritrovò immobilizzato da grosse funi: tutto il suo corpo fu circondato. Cercò di opporre resistenza, ma i lembi strinsero ancora di più. Lo sfregamento stimolò la sua pelle tramite i suoi vestiti, procurando ferite non del tutto indifferenti: l’epidermide si lacerò, lasciando trapelare qualche rivolo di sangue. Le vesti furono intrise di macchie più scure del nero. 

Cercò la passaporta che era sempre nelle sue vesti, ma le corde non gli permisero di toccarla, come fecero per la sua bacchetta.  

Sentì i suoi capelli essere acciuffati in una manciata e tirati indietro, esponendo la sua gola pallida. 

Ormai non c’era più bisogno di difese, ogni centimetro del suo corpo era indifeso; ben presto, lo sarebbe stata anche la sua anima. 

Il pomo d’Adamo oscillò pericolosamente. 

Poi, fu trascinato per i capelli fino al muro di fronte la macabra scena della donna nuda e dell’uomo in maschera.

E, con uno schiocco di dita, tutti i suoi più cupi incubi furono trasformati in realtà: il mantello fu sollevato dal capo della donna, esponendo i suoi capelli ramati e gli occhi verdi spalancati.

- Lily… - sussurrò.

- LILY! No! Ti prego, ti supplico! Lasciala stare! No… Lily… UCCIDI ME… UC-CIDI ME, T-TI PREGO… - disse, piangendo e singhiozzando.

I Mangiamorte continuavano a ridere.

L’uomo al suo fianco si tolse la maschera, rivelando un naso adunco e occhi castani. 

Tobias.

L’orrore trapanò lo sguardo di Severus; il cuore, già puntellato d’angoscia, fu squarciato da un così profondo tormento che Severus si sentì svenire.

Tobias estrasse il braccio, una cinghia nella sua mano, chiusa in un pugno. La alzò e, con forza, cominciò a frustare Lily. Ai fruscii seguivano gemiti, urla soffocate dal bavaglio. Ma gli occhi di Lily non lasciarono mai quelli di Severus. Il verde nel nero. 

Il nero nel verde.

Quelle iridi, così graziose nella loro normalità, ora gridavano aiuto. Il dolore più grande era l’impotenza. Severus non poteva… non poteva aiutare. Dannazione! Le corde stritolarono tutto il suo corpo. I Mangiamorte ridevano, continuamente, senza sosta: alcuni erano piegati per lo sforzo del riso, altri con le lacrime agli occhi. Solo Voldemort non emetteva suono, solo un sorriso compiaciuto spuntava sul suo volto scarno. Evidentemente, non era abbastanza.

Le urla di Lily si trasformarono in singhiozzi, poi, in rantoli. La sua voce era rauca. La sua pelle, solitamente candida, era ricoperta di sangue, un sangue vivo, quasi zampillante, non incrostato. 

Ma Tobias continuava.

Il volto di Severus era salato di lacrime, i singhiozzi gli rompevano il fiato, accompagnati da spasmi. 

D’un tratto, però, le orecchie di Severus intercettarono ciò che era la maledizione preferita da Voldemort. 

Crucio. 

I suoi muscoli cominciarono a dolere tremendamente. I rantoli di Lily si trasformarono subitamente in nuove urla. 

Tobias, però, non urlava, non malediceva. 

Continuava a frustare e a frustare, un movimento meccanico, insistente. Era insolitamente silenzioso. Ma Severus non se ne accorse. I suoi occhi, le sue orecchie, i suoi gesti erano solo per Lily. Ma, nel momento in cui le urla raggiunsero il loro apice, assieme alle risa, un altro strido squarciò il rumore, evocando silenzio.

- AVADA KEDAVRA! -

Gli occhi di Lily si spalancarono in una vuota desolazione. Le sue pupille si restrinsero, le sue iridi persero il loro colore e la loro vivacità. Il corpo si afflosciò, la testa cadde in avanti, portando con sé i capelli ramati, ormai intrisi di sangue. Tobias fermò i suoi movimenti.

-NO! LILY! NOO! -

- E’ stato di tuo gradimento, Severus! Una così bella donna rovinata dalle mani di tuo padre. Uno spettacolo divertente! Non è così? - disse Voldemort, rivolgendosi ai suoi Mangiamorte. «Ma il nostro divertimento non è ancora finito. Lucius, Bella, qui! A voi l’onore di terminare le danze!».

«Exulcero!»-«Sectumsempra!» urlarono insieme. Il corpo di Severus fu ricoperto di irritazioni, ustioni e bolle rosse immediatamente tagliate da profondi squarci. La gola infiammata gli permise, comunque, di gridare in modo animalesco per il profondo dolore. 

Fu lasciato, così, supino, sul pavimento, una grande chiazza di sangue si diffondeva sulla superficie circostante. Severus voleva solo morire. Non valeva più la pena di vivere. Sua moglie e suo figlio erano andati per sempre. E lui voleva andare con loro. 

Il dolore fu così tanto che svenne. Il suo corpo si accasciò, incollandosi a quella che era una vecchia passaporta, che Severus portava sempre con sé, per qualsiasi emergenza.

- Ecco un bel regalino per Silente! - mormorò Voldemort, la frase seguita da una grassa risata. Lucius si avvicinò, posando due dita sul collo di Severus. Non si rese conto del debole battito. Così disse: - E’ morto! -. E la passaporta si attivò.

Severus si materializzò ai cancelli di Hogwarts. Il suo corpo fu fiutato da Fang, il cane di Hagrid, che, una volta vistolo, corse dal suo padrone in cerca d’aiuto.  Una volta lì, Hagrid raccolse il ferito e, con gli occhi pieni di lacrime, lo trasportò velocemente in infermeria.

- POPPY! - urlò, la sua voce più squillante del normale. 

Pose delicatamente Severus su un lettino. 

Le lenzuola bianche assunsero un profondo color bordò. Madama Pomfrey accorse correndo, inorridita alla vista. 

Lanciò prontamente un incantesimo diagnostico. 

Rabbrividì.

- Hagrid, prendi Silente! Sbrigati! -

Così fece.

   
 
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