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Autore: effy_14    18/07/2019    3 recensioni
" La memoria del dottore era stata onorata, la ragazza che aveva soccorso stava sempre meglio e lui, beh lui era ufficialmente diventato un pirata."
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chopper, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buon giorno a tutti o almeno a chi è rimasto!
Eccomi qui, dopo quasi un anno dall'ultimo aggiornamento.
Non sapete quante volte in questo periodo avrei voluto fermare tutto e mettere la fatidica nota ** STORIA ABBANDONATA**, ma ogni volta che ci pensavo un senso di nervoso mi assaliva!
La mia storia non era abbandonata, e il mio libro delle bozze lo più provare, ma ogni volta che avevo tempo per mettermi sotto e scrivere finalmente al PC, puntualmente, qualcosa nei giorni successivi mi trascinava giù, e non mi permetteva di andare avanti!
Questo capitolo, insignificante lo so, l'ho scritto in tipo sei mesi, volta per volta, magari facendo passare due settimane tra una frase e l'altra: ma l'ho finito e di questo sono orgogliosa.
In questo periodo ci sono cose che vanno e cose che non vanno, ma l'idea di essere riuscita in questo caos a fare ciò che più mi piace mi fa stare meglio!
Tutto questo per dirvi che forse ci metterò ancora molto per il prossimo capito, forse no, ma in qualunque caso non voglio mollare!!
Mando un abbraccio virtuale a tutti e un "NON MOLLATE" per qualsiasi cosa vi faccia stare bene!!
 
Grazie mille anche solo a chi leggera.
 
Una, per ora ^^" , determinata Effy
 
 
 
 
 
 
Si trovavano nello studio da sole tre ore, ma potevano dire di essere ad un buon punto: ottimo!!
L'aiuto notturno dello spadaccino era stato una manna dal cielo. Ora che ci pensava, se avessero dovuto fare davvero tutto loro, molto probabilmente un solo giorno non sarebbe bastato.
Invece, con i mobili già assemblati, l'unica parte "dura" era stata posizionarli nel migliore dei modi per poter rendere lo spazio funzionale. Questione di pochi minuti comunque.
Spostò l'ennesima cesta di legno vuota vicino alle altre, ne mancavano ancora poche.
Si girò verso Nami intenta a rovistare in una di queste e le chiese come si sentisse. Dopo la rivelazione fatta il suo odore si era andato man a mano rilassando.
-Tutto bene dottore! Alla fine ci abbiamo messo davvero poco. - la vide sorridergli dolce e rispose volentieri a quel gesto. Un rumore molesto però, proveniente dal suo pancino, fece ridere la ragazza e arrossire lui.
L’ora di pranzo doveva essere vicina e lo stomaco della piccola renna, pieno solo della colazione fatta ore prima, reclamava il pasto.
Ancora ridendo lievemente la compagna gli si avvicinò lasciandogli una carezza dolce sulla guancia - Vai pure se vuoi, sono sicura che Sanji avrà già qualcosa di pronto da farti assaggiare. -
- No no tranquilla, è solo che in genere faccio merenda con Usupp a metà mattina, ma ti ho detto che ti aiutavo e voglio farlo fino alla fine! - le rispose convinto rimettendosi subito al lavoro.
Si spostò verso una cesta piena di libri che non aveva mai visto e iniziò a sistemarli sullo scaffale. Un tomo rosso, più piccolo degli altri, ma all’apparenza più antico attirò la sua attenzione.
Lesse il titolo e la curiosità aumentò: era un libro spade. Sembrava una mini enciclopedia che spiegava la storia di tutte le Katane più pregiate.
Nami vedendolo bloccato lo chiamò – Che cosa succede Chopper? Trovato qualcosa di interessante? –
La piccola renna, ridestata dai suoi pensieri, concentrò lo sguardo sulla compagna, dando voce ai suoi pensieri – Credo che questo sia di Zoro. –
La ragazza, curiosa per quella strana affermazione si avvicinò al compagno e prese dalle mani il libro in questione. Dopo qualche minuto a studiarlo, e dopo aver bonariamente preso in giro il compagno spadaccino definendolo “analfabeta al quadrato”, i suoi occhi si illuminarono di una luce strana.
Il dolce dottore, che aveva sorriso a quel bonario insulto al verde, si perse a guardarla: sembrava felice.
Continuava a girare il libro tra le mani, aprendolo in varie pagine e entusiasmandosi sempre di più.
- Emm Nami..tutto ok? È tuo quel libro?! –
La vide quasi sobbalzare, come se si fosse resa conto solo ora della sua presenza nella stanza. – No no. Deve essere uno di quelli che ci ha donato il padre di Vivi. – disse per poi ributtarsi nella lettura.
Stava per interromperla ancora quando la voce del cuoco, che li chiamava per il pranzo, arrivò alle loro orecchie.
Voltò il viso verso la porta e lo stomaco di fece sentire di nuovo, come se anche lui avesse avvertito il richiamo del compagno.
Fece per andare quando si accorse che la rossa non lo stava seguendo, ma anzi era andata verso il divano presente nella stanza, accomodandosi a gambe incrociate, il libro ancora tra le mani.
- Nami vieni? Sanji ha chiamato per il pranzo. – cercò di chiamarla Chopper, non ottenendo però risposta – Nami, tutto bene? – disse avvicinandosi di qualche passo.
La rossa, scattando in piedi gli rispose che preferiva finire prima di sistemare il tutto. -Di pure a Sanji che pranzerò più tardi, prima finisco qui meglio è. Tu ritieniti pure libero di andare a giocare con Usupp nel pomeriggio e grazie mille per tutto l’aiuto. – disse elargendogli un’altra delle sue dolci carezze, sempre gradite.
Saltellando felice per il ringraziamento e per l’idea di mettere finalmente qualcosa tra i denti, il piccolo dottore, uscì dallo studio, restando momentaneamente abbagliato dal sole alto nel cielo.
Forse per quell’attimo di assestamento, o forse perché a volte dimenticava il potere di mimetizzazione tra le assi di legno del ponte di cui solo lo spadaccino era capace, non si accorse della presenza alla sua destra fino a che questa non parlò, facendolo sobbalzare.
- Avete finito di sistemare lo studio? –
Passato l’iniziale spavento, studiò il compagno con fare curioso. Era seduto sotto la finestra dell’ufficio, le Katane appoggiate alla sua sinistra, le gambe incrociate ed uno sguardo attento. Quest’ultimo particolare lo mise in allarme maggiormente. Generalmente l’unico motivo per il quale Zoro si appartava in un angolo del ponte era quello di dormire, alla grande, aggiunse a mente ricordando le numerose volte che intorno gli succedeva il fini mondo, ma lui non si svegliava comunque.
- Quasi. Mancano solo alcune scatole da sistemare, ma visto che i mobili erano già montati è stato facile. Ora sto andando a pranzo, poi forse ripasserò per controllare che Nami non abbia bisogno ancora. –
Lo vide ghignare, cogliendo il sottile ringraziamento che la renna gli aveva fatto con quella frase. Lo vide scrutare la porta appena chiusa dal dottore e, quasi sovrappensiero, chiese dove fosse la compagna.
- Oh lei preferisce continuare a lavorare, così è sicura di fare tutto entro oggi, avrei voluto continuare ad aiutarla ma il mio pancino reclama cibo. - disse con fare da bimbo mentre uno zoccolo si spostava a massaggiare la pancina pelosa. Come sollecitato da quel gesto un altro borbottio si levo nell’aria.
Lo spadaccino sorrise a quella scena, a volte dimenticava che il compagno, anche se stava facendo di tutto per crescere, era ancora piccolo.
- Ti conviene andare allora prima di rimanere senza nulla per colpa del capitano e del suo compare. – disse sistemandosi nuovamente contro la parete di legno.
- Tu non mangi!?!- chiese stupito la renna.
- No. Forse più tardi. Per ora preferisco dormire ancora un po’. –  e così dicendo chiuse gli occhi, come a voler far cessare la conversazione.
Sospettoso per quella strana risposta, il cui tono era duro, quasi intimasse di non replicare a ciò che stava dicendo, si avviò verso le scale. Conosceva abbastanza il compagno da sapere che anche lui, insieme al capitano e al cecchino, era una buona forchetta. In più non aveva dormito abbastanza quella mattina: che ne avesse bisogno ancora? Cercò di collegare alcune idee e un sospetto si fece largo nella sua testolina.
Entrò in cucina e il baccano provocato dai compagni lo distrasse. Si disse che dopo aver messo qualcosa sotto i denti avrebbe ragionato più lucidamente.
 
Si appoggiò con la schiena sulla parete della cucina. Un sospiro soddisfatto usci dalla sua bocca. Sanji era davvero il miglior cuoco del mondo! Si sentiva decisamente meglio e pronto per affrontare il resto di quella giornata con tutta l’energia necessaria. Con un piccolo balzo si alzò dal tavolo, pronto a tornare da Nami. Stava per uscire quando il biondo lo fermò.
- Chopper stai andando da Nami vero? – lo vide girarsi per prendere qualcosa dal piano di cottura – Potresti portarle questo? La mia dolce Dea non può stare a digiuno per tutto questo tempooooooo…..-
Fece appena in tempo a prendere il piatto, dopo di che il cuoco smise di essere cosciente, iniziando la sua usuale “danza” di adorazione tra un volteggio e l’altro.
Una volta uscito dalla cucina, e scese le scale verso il ponte si accorse che Zoro, nonostante il sole cocente di quel giorno, non aveva ancora cambiato posizione. Gli passò accanto studiandolo: occhi chiusi, viso rilassato; sembrava del tutto calmo e pacifico, anche se i suoi muscoli e il suo odore faceva capire al dottore che in realtà il suo corpo era pronto a scattare al minimo pericolo.
I suoi sospetti aumentarono piano piano, ma non appena ebbe aperto la porta dell’ufficio la sua attenzione venne catturata da tutt’altro.
L’ufficio era esattamente come lo aveva lasciato più di un’ora e mezza  prima, nulla era stato spostato e nulla era stato sistemato. Quando cercò la rossa con lo sguardo la trovo nello stesso identico posto nel quale l’aveva lasciata, ovvero sul divano, con il medesimo libro in mano, concentrata al massimo.
- Ma…ma non hai sistemato nulla?!? – disse senza pensarci dando voce ai suoi pensieri.
Vide Nami togliere il naso, ancora immerso nel tomo, e guardarlo quasi scottata per quella domanda a brucia pelo. La vide guardarsi intorno spaesata e realizzare che si, effettivamente, era appena stata quasi novanta minuti a leggere quel libro.
Come un bambina colta con le mani nel barattolo di biscotti, la navigatrice cercò di trovare una scusa plausibile per spiegare la situazione, non accorgendosi che più si agitava più il suo odore rivelava la contraddizione tra le sue parole.
Pensandoci bene: Nami la sera prima si era intristita per la conversazione avvenuta tra Robin e Zoro, che si dal caso riguardare proprio le spade. Ora sembrava particolarmente interessata ad un libro sulle Katatane, tanto da smettere di sistemare tutto il resto e leggero immediatamente. Ora, non appena lui le aveva chiesto spiegazioni, questa era andata in panico, farfugliando scuse e parole sconnesse.
Stava per indagare oltre quando il rumore della porta che si apriva li distrasse da quella situazione.
Il cecchino si sporse all’interno della stanza con il volto sorridente – Allora ragazzi a che punto siete? –
Rimase stupito nel trovare già tutto montato e sistemato e non mancò di farlo notare. Nami, che fino a quel momento stava cercando un modo per sviare alle domande della renna, colse l’occasione per cambiare definitivamente discorso.
- Usupp!! Entra entra!!- disse sporgendosi verso il compagno – Visto! Ti piace come abbiamo sistemato il tutto? Ti ringrazio davvero molto per questi, sono molto belli e capienti! Sei stato davvero bravo! – disse, con fin troppa enfasi per i gusti del dottore che la guardava scocciato per aver interrotto il discorso.
- Oh beh grazie mille!! Alla fine sono pur sempre il grande capitano Usupp!! – disse il cecchino che ,non avendo intuito le intenzioni della rossa, si sentiva lusingato. Preso dall’attimo di slancio e probabilmente convinto dal viso sorridente della navigatrice fece però un grosso errore tirando fuori il taccuino delle spese.
Non appena la ragazza intercettò le intenzioni del moro la sua espressione mutò in un attimo.
- Che intenzioni hai con quel libretto?!? – disse con tono alterato – Non vorrai chiedermi dei soldi spero!? – continuò guardandolo in cagnesco.
- Ma Nami…io ci ho impiegato del tempo e della fatica - provò a replicare impaurito il cecchino.
- Perché io no a sistemare tutto!!! – disse con fare squalino alzando un pugno nella sua direzione. Vedendolo spaventato a dovere si clamò ed, incrociando le braccia al petto continuò il suo discorso con fare calmo e saccente.
- Sappi che non ho alcuna intenzione di pagarti. Punto primo perché questa è anche la tua nave, e su questi scaffali ci sono anche le tue cose – disse indicando un piccolo angolo con alcuni libri e fogli di proprietà del moro – punto due: ti ricordo che è stata tua l’idea di cambiare arredamento, non te l’ho chiesto io! – snocciolò furba mentre lo guardava prendere sempre più coscienza di quelle parole – In più guarda Chopper – disse indicandolo con fare teatrale – lui mi ha aiutato per tutta la mattina e non lo ha fatto di certo per soldi, ma solo per gentilezza. Voi barbari dovreste prendere più esempio da lui!! – concluse trionfante quel discorso lasciando anche il dottore senza parole.
Vide il ricciolo cercare di replicare ma si sentì spingere per la schiena fuori dall’ufficio insieme al compagno – Ora andate a giocare e lasciatemi finire. –
Senza nemmeno capire come si ritrovò fuori dall’ufficio con il cecchino. L’ultima cosa che vide fu la porta chiudersi davanti ai suoi occhi mentre cercava di chiedere altre spiegazioni alla compagna. Un sospiro sconsolato alla sua sinistra gli fece girare la testa.
- Ah è sempre la solita storia con quella! Fai le cose e poi nemmeno vieni pagato. –
Vedere il suo amico così triste e sconsolato lo fece intristire. Pensò che lo capiva, alla fine aveva faticato e non era nemmeno stato ricompensato a dovere. Pensò che di soldi lui non ne aveva, ma che poteva provare comunque a consolarlo.
- Mi spiace Usupp. Per quel che conta sono davvero dei mobili bellissimi e ben fatti! Sei un ottimo carpentiere per me!! – gli disse con il più bel sorriso che aveva.
Lo vide cambiare espressione e drizzare le spalle per partire con uno dei suoi monologhi sull’infallibile Capitan Usupp, che non solo era un potente e coraggioso guerriero, ma anche uno straordinario carpentiere.
Sorrideva intenerito a quelle parole felice per l’effetto che i suoi complimenti avevano sortito, quando il cecchino disse qualcosa che lo fece restare di stucco.
- … ovviamente il mio lavoro è stato solo un dovere nei confronti della mia ciurma. Un compagno è venuto a reclamare il mio aiuto e io sono stato più che lieto di accontentarlo, anche a costo di faticare da mattina a sera: tutto perché io sono..-
- Un tuo compagno?!? -  lo interruppe senza volerlo, come se la sua bocca si fosse mossa da sola. Usupp lo guardò interrogativo, non capendo la sua sorpresa. Si riscosse e cercò di spiegarsi meglio. – Tu hai appena detto che un tuo compagno è venuto a chiederti di fare i mobili, ed ora che ci penso anche Nami prima ha detto che non è stata una sua idea, ma non capisco, quello è il suo studio, chi avrebbe dovuto chiedere una cosa del genere se non lei? – era confuso, ma dentro di lui convinto di avere già una risposta, doveva solo attendere la conferma.
Il moro non riuscì a farsi scappare un piccolo sorriso enigmatico prima di parlare – Beh vedi è capitato, un paio di volte, che qualche mensola della vecchia libreria si inclinasse, oppure fosse sul punto di cadere, ma io ero sempre intervenuto in tempo, in base alle segnalazioni di Nami. Ed era sempre andato bene così, fino a che, un notte, una mensola si è lasciata andare, facendo cadere alcuni libri e attrezzi. – si fermò per guardare il medico negli occhi – Lo so, lo so, voi non ne sapete nulla, ma perché non ho avuto modo di dirvelo. – si mise in posa di terrore e abbassò la voce, come per essere sicuro che la piccola renna fosse l’unico a sentire quella parte della storia – Zoro era di guardia quella notte e, appena ha visto la mensola caduta, ha deciso bene di venire a svegliarmi per metterla subito in sicurezza. In più mi ha “gentilmente” chiesto di mettermi di lena e rifare tutti i mobili per l’ufficio prima che qualcuno si fosse fatto male. E beh, tu sai come è Zoro, diciamo che ha molte armi di persuasione dalla sua. – Lo vide tremare ancora spaventato all’idea delle minacce del compagno. – Ovviamente, nonostante non ne avessi voglia, ho seguito il suo “consiglio” e li ho rifatti. Intendiamoci, non mi pento di averlo fatto, alla fine servivano davvero, però ecco almeno una piccola ricompensa me la potevo meritare no!?! –
Chopper aveva ascoltato tutto in religioso silenzio, attivando al meglio i suoi sensi e collegando idee e intuizione man mano che il suo amico parlava. Pensava di averci finalmente capito qualcosa, ma mancava ancora un’informazione essenziale. – E Nami lo sa che è stata sua l’idea?? –
- Eh!? No no figurati, le ho detto che è stata una mia idea: conosci Zoro, lui non è uno che ama prendere meriti. –
Ora era tutto chiaro, cioè confuso ma chiaro. Alla fine quei due erano più uguali di quanto pensasse. E il loro legame era più evidente di quello che pensava, forse persino anche per gli altri membri della ciurma. Da quello che aveva appreso quel giorno forse, gli unici che non erano ancora del tutto al corrente, erano i diretti interessati, troppo intenti a nascondere ciò che facevano per l’altro piuttosto che ad accorgersi cosa veniva fatto per loro. Gli venne in mente quando una sera, pochi giorni dopo che era entrato in quella stramba comitiva, lei gli aveva chiesto se poteva mostrargli alcune medicazioni base. In particolare era interessata alle ferite da taglio. Lui ai tempi non ci aveva badato molto, insegnandogli felice i vari passaggi e le varie piccole operazione primarie da eseguire, contento che anche qualcun altro sulla nave avesse almeno una base di primo soccorso. Ma, ripensandoci ora, quella richiesta aveva cambiato totalmente di significato.
Mentre il compagno si avviava verso la paratia della nave per iniziare a pescare/giocare come erano soliti fare, il piccolo dottore guardava la figura di Zoro sdraiata sul ponte, sempre sotto la finestra dell’ufficio nel quale, la bella cartografa, stava leggendo un libro di spade.
Un sorriso dolce e un calore improvviso gli invasero il cuore. Non avrebbe saputo dare un nome a quello che vedeva, ma gli piaceva. Pensò che prima o poi lo avrebbe capito, come prima o poi lo avrebbero dovuto capire anche loro, e lui li avrebbe aiutati volentieri!
 
   
 
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