Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: horus    27/07/2009    4 recensioni
*citazione dal primo capitolo* -Sai benissimo che io devo dare alla luce il mio erede, se dessi alla luce anche il tuo non sarebbe come volevamo. Devono avere i nostri poteri più puri, se l’avessi fatto per il tuo sarebbero risultati mischiati. Non li avrebbero mai accettati- [...] -Sono destinati ad incontrarsi, qualunque sia il loro cammino si vedranno. Sono l’uno parte dell’altro, questa realtà li spingerà a cercare la metà mancante-
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Gli eredi

Capitolo 2: scontro


Era tornato sul ponte altre volte dopo quel giorno. Aveva capito una cosa, quel ragazzo gli interessava come nessun altro.

Lo vedeva sempre. Arrivava poco dopo mezzogiorno, si metteva là, sempre allo stesso posto e nella stessa posizione, e restava per delle ore a fissare il vuoto, perdendosi nei suoi pensieri. Quando gli sembrava di essere rimasto lì abbastanza, si lasciava cadere nel vuoto.

Ed era questo momento quello che Naruto attendeva per tutto il giorno. Veniva sul ponte dopo il moro e rimaneva a guardarlo fino a quando non se ne andava. Studiava minuziosamente la figura di quel ragazzo. Le spalle larghe e muscolose, i corti capelli neri, le gambe toniche e, doveva ammetterlo, aveva un sedere fantastico.

Ecco, lo sapeva che passare troppo tempo con Arashi lo avrebbe contagiato. Però non poteva non notarlo, non aveva mai visto un culo più bello di quello dell’angelo.

Poi, quando l’altro si lasciava cadere nel vuoto, si avvicinava di corsa al parapetto. Godendosi lo spettacolo dei suoi capelli scuri scompigliati dal vento, e l’apparizione delle sue ali. Ali così belle e dalle piume perfette. Quell’argento lo invitava in una danza vogliosa e suadente. Catturava i suoi occhi azzurri fino a quando era ormai troppo lontano per vederlo.

Ne era ogni giorno più sicuro, lo voleva. Voleva quell’angelo pensieroso ed assurdamente provocante. Ormai non sognava altro, le sue notti erano scandite da battiti d’ali e bagliori argentei.

Probabilmente sua madre ed i suoi amici si chiedevano dov’era che sparisse per pomeriggi interi, ma a lui non interessava. L’unica cosa importante era vederlo, non aspettava altro per tutto il giorno.

E si ritrovava di nuovo lì, anche oggi come le giornate precedenti. Buffo a dirsi, nelle ultime due settimane la sua vita girava intorno ad una persona di cui non conosceva niente. Né il volto, né la voce, né il nome, eppure non ne poteva fare a meno.

E lo guardava, e lo rimirava, come sempre. E veniva ignorato, come sempre.

Non pensava di essere una persona così paziente, e nemmeno così silenziosa. Se i suoi amici dovessero definirlo lo chiamerebbero caotico. Era un demone strano. Parlava tanto, era confusionario e disordinato.

Ma aveva imparato ad indossare una maschera. Era il principe, l’erede di Kyuubi no Youko, davanti agli altri doveva mostrarsi spietato, ombroso e ambiguo.

E lo faceva, malvolentieri, ma lo faceva. Solo a poche persone selezionate si mostrava per quello che era realmente. Non era stupido, lui sceglieva accuratamente e dopo molte valutazioni se aprirsi o no.

Non faceva mai la prima mossa, la faceva fare agli altri. Non si esponeva mai per primo. Però con il moro le cose erano cambiate. Era lui ad osservarlo, era lui a fargli sentire la sua presenza. Lo stava scombussolando e cambiando. Era tutta colpa di quell’angelo e una volta preso gliel’avrebbe fatta pagare, oh sì, e con gli interessi anche.

Si riscosse dai suoi pensieri ad un movimento dell’altro. Strano, oggi era in anticipo. Si portò, come al solito, al parapetto per vederlo volare via quando, prima di estrarre le ali, lo vide fare un movimento insolito.

L’aveva guardato. Era stato per una frazione di secondo, ma ne era sicuro. Aveva voltato il viso e l’aveva osservato. Poi aveva aperto le ali e se ne era andato.

Era troppo lontano per scorgergli bene in volto, non aveva nemmeno distinto il colore dei suoi occhi, ma era un passo avanti. Domani sarebbe riuscito a vederlo, era una promessa.

§§§§§§§§§§§§§§§

Quel giorno era in ritardo. Sua madre aveva voluto che partecipasse ad una riunione importante che si era protratta fino ad una decina di minuti prima.

Alla fine era uscito dal palazzo in tutta fretta. Era arrivato fino al ponte in una manciata di minuti, non per niente era il più veloce tra i demoni, e da lì aveva proseguito a piedi.

Aveva corso fino a quel luogo sperando che lui non se ne fosse già andato. Dovette reprimere un sorriso di felicità quando, arrivato al solito punto, lo vide nella stessa posizione di tutti gli altri giorni.

Nonostante fosse felice che si trovasse ancora lì, si ritrovò a provare un sentimento di dispiacere. Perché significava che la sua presenza non gli interessava. Sarebbe andato avanti a fare quello che faceva anche se non ci fosse stato lui a guardarlo. Questo pensiero lo rattristò, ma gli fece nascere una nuova determinazione.

“Io voglio fare la differenza” ecco quello che pensava. Voleva che gli atteggiamenti e le abitudini del ragazzo cambiassero. Voleva essere il centro dei suoi pensieri come, ormai, il moro lo era per lui.

Si distolse dai suoi pensieri quando lo vide lasciarsi cadere. Si avvicinò al parapetto e, di nuovo, lo vide voltarsi indietro. Questa volta agì d’istinto.

Scavalcò la balaustra e si lasciò scivolare nel vuoto. L’avrebbe seguito, non voleva farselo scappare.

Rilasciò le ali e si mise a volargli dietro, voleva raggiungerlo. Sentiva le piume fendere l’aria e spostarsi, con baluginii rossi, per permettergli di virare. Era l’unico a possedere quel tipo di piumaggio. Le sue ali sembravano nere, come quelle di tutti i demoni, ma erano rosse. Un rosso talmente scuro ed intenso da confondersi con il colore delle ombre. Alla luce del tramonto rilucevano della loro tonalità naturale.

Si era messo ad inseguirlo, ma non riusciva a prenderlo. Era impossibile. Il moro avrà avuto sì e no un minuto di vantaggio rispetto a lui, non era ammissibile che il demone più veloce di tutti non riuscisse a raggiungere un angelo con così poco distacco.

Eh no, lo doveva prendere. Ne andava del suo orgoglio. Si mise d’impegno e, sfruttando le forti correnti d’aria presenti, guadagnò qualche metro. Ma ancora non bastava.

Stava avanzando, a poco a poco la distanza diminuiva. Era vicino, dannatamente vicino. All’improvviso il ragazzo virò, entrando nella foresta del regno angelico. Non poteva più seguirlo.

“Merda!! Proprio adesso doveva decidere di tornare a casa?” guardò il sole morente, fermo a mezz’aria, lasciandosi cullare dai tocchi del vento.

Decise di tornare a casa, per quel giorno non aveva più niente da fare.

§§§§§§§§§§§§§

Erano passati altri giorni, e tutti si erano svolti nel medesimo modo.

Usciva dal castello, arrivava sul ponte, guardava il ragazzo fino a quando non decideva di andarsene ed allora lo seguiva. Ogni volta si faceva più veloce, più vicino, ma l’altro gli sfuggiva sempre.

Sembrava uno stupido gioco, il gatto che deve inseguire il topo, solo che in questo caso il topo voleva fare la parte del predatore. Non riusciva mai a raggiungerlo, nemmeno a sfiorarlo. La distanza minima che era riuscito a raggiungere era di un paio di metri, non oltre.

Quando tentava di avvicinarsi l’altro aumentava la velocità, lasciandolo indietro. La diminuiva, invece, quando era troppo distante. Sembrava che volesse dirgli: prova a prendermi, io sono qui. Ma ogni volta si allontanava.

Si stava stufando di quel gioco, ma, allo stesso tempo, era da molto che non aveva l’occasione di sgranchirsi ed avere qualcuno con cui poter fare sul serio.

Anche oggi, la stessa scena ripetuta una decina di volte. L’unica cosa diversa era che ora volavano vicino al pelo dell’acqua. Se allungava le mani poteva immergervi le dita.

Condivideva quella scelta, quel giorno faceva molto caldo, a quella distanza la frescura creata dal fiume li accompagnava nella loro gara.

Era talmente immerso nelle sensazioni di refrigerio che le varie onde gli donavano che non se ne accorse. Non notò l’avvicinarsi di una piccola isoletta nel mezzo delle correnti, né l’approssimarsi degli alberi che vi crescevano, e che si trovavano proprio sulla sua traiettoria.

Vi sbattè contro malamente, cercando, all’ultimo secondo, di attutire il più possibile il danno. Prima di svenire, per la botta alla testa, gli sembrò di sentire una voce pronunciare seccata un “dobe”.

Quando si riprese la prima cosa che sentì fu qualcosa di fresco sugli occhi. La seconda fu il forte dolore al viso che, nonostante i suoi poteri di guarigione, gli provocava ancora forti fitte. La terza fu che non era a casa, sembrava sdraiato sull’erba, ne sentiva il profumo.

Alzò il braccio e, lentamente, si toccò la fronte. Tolse il panno bagnato che vi era adagiato sopra e tentò di aprire gli occhi. Sollevò le palpebre senza fatica e le sue pupille si abituarono facilmente alla poca luce che passava dalle fronte degli alberi. Sentiva l’acqua frusciare poco distante.

“Probabilmente sono sull’isoletta che ho visto prima” fu il suo unico pensiero coerente, prima che un’ombra gli coprì il viso.

-Era ora che ti svegliassi, idiota- pronunciò una voce, sembrava abbastanza infastidita.

-Che…? Chi…? Cosa…?- tentò di formulare una frase di senso compiuto, ma la botta lo scombussolava ancora.

-Sei così stupido da non riuscire a formulare una frase per intero?- chiese di nuovo l’altro, ora il tono era sia infastidito che canzonatorio.

-Teme!! Modera il linguaggio, sono pur sempre un ferito- sbraitò, improvvisamente ritornato proprietario di tutte le sue facoltà dialettiche.

-Un ferito idiota che si va a sfracellare contro un albero- rispose l’altro, -Sei stato fortunato a non esserti cavato un occhio. Dobe-

-Piantala di chiamarmi dobe, è stato un incidente. Può succedere a tutti-

-Se l’avessi smessa di seguirmi ogni dannata volta non ti sarebbe successo niente-

Solo in quel momento il cervello collegò del tutto. Lui stava inseguendo l’angelo quando era successo l’irreparabile, quindi quello che l’aveva soccorso era…

Si tirò su di scatto, mettendosi seduto e girandosi per poter, finalmente, guardare in faccia il ragazzo. E, per un attimo si ritrovò pietrificato, era stupendo. Non aveva mai visto qualcuno di così bello.

Il viso aveva dei lineamenti perfetti, delicati ma non femminei, ma quello che lo attraeva di più erano gli occhi. Pozzi neri a cui si specchiava il cielo notturno. Le iridi erano scure screziate di cobalto, formavano un abbinamento perfetto ai capelli corvini dai riflessi blu scuro.

Ciò che lo distolse dalla contemplazione del moro fu proprio la sua voce.

-Senti, so di essere bellissimo, quindi piantala di fissarmi-

-Ma tu sei davvero un angelo? No, perché di così odiosi e narcisisti non ne ho mai incontrato- rispose subito.

Avrebbe voluto ribattere stizzito qualcosa come ‘E chi sarebbe bellissimo?’, ma sarebbe risultata poco credibile, per due motivi essenzialmente. Primo perché era rimasto a bocca spalancata dopo averlo visto, c’era mancato poco che non si mettesse anche a sbavare, ma aveva ancora un minimo di dignità e non si sarebbe mai permesso di farlo. Secondo perché oggettivamente era bello, non lo si poteva definire in altro modo. Forse stronzo antipatico, ma non di certo brutto.

Quindi, per evitare ulteriori attacchi alla sua immagine, già irrimediabilmente distrutta, aveva deciso di ribattere in un altro modo. Era meno deleterio.

-Il mio carattere non è affare che ti riguarda, dobe-

-Grrr. Teme! Piantala di chiamarmi in quel modo. Ho un nome, io!-

-Non mi interessa, ti chiamo come mi pare visto che continui a disturbarmi-

-Io non ti disturbo, sei tu che non vuoi farti prendere-

-Se tu non avessi iniziato con questo stupido gioco ora non dovrei sopportarti, quindi stai zitto-

-Io faccio quel che mi pare teme, non prendo ordini da te-

Il moro iniziò a guardarsi intorno, come alla ricerca di qualcosa. Prima che potesse, in qualche modo, chiedergli cosa stava facendo si ritrovò bagnato da capo a piedi. Il Teme aveva deciso di fargli fare una doccia per farlo stare zitto.

-Ma io ti ammazzo!- urlò furioso.

Riuscì ad agguantare l’altro per la vita e lo trascinò nel fiume, che scorreva lì vicino. Ciò che, però, non aveva tenuto in considerazione era la resistenza dell’angelo che, sentendosi trascinare, aveva fatto in modo di non cadere in acqua da solo.

Ora si trovavano entrambi in piedi, sulla riva, bagnati fradici mentre si scambiavano occhiate gelide.

Il primo a rompere il silenzio fu proprio il moro che, dopo uno tsk seccato, spiegò le ali e si sollevò da terra. Prima che l’altro potesse andarsene, però, lo afferrò per la caviglia, trattenendolo.

-Mollami- sibilò l’angelo, infastidito.

-Solo se mi prometti che ci rivedremo-

A questa frase seguì un assottigliamento degli occhi neri e cobalto.

-Promettimelo- ripeté, rafforzando la presa.

-Tsk! E va bene- accettò, dopo aver dato una veloce occhiata al sole ormai quasi scomparso all’orizzonte.

A quelle parole sorrise felice e allentò la presa. Il moro ritirò il piede con un forte strattone e si lanciò di fretta verso la foresta del regno angelico.

Dopo averlo visto sparire si diresse tranquillo verso casa, non preoccupandosi di asciugarsi i vestiti. Prima di arrivare gli venne in mente una cosa.

“Non gli ho chiesto come si chiama”, lo rimosse momentaneamente. Avrebbe avuto altre occasioni per farlo.


Scusate l'enorme ritardo, ma sono stati giorni impegnativi.
Anche oggi, aggiorno solo perchè sono riuscita a trovare un po' di tempo prima della partenza. Per tutta la settimana non ci sarò, causa vacanza, e non so quando potrà arrivare il prossimo aggiornamento dato che non ho ancora scritto il prossimo capitolo. Madama ispirazione mi ha abbandonato, spero che la situazione si sblocchi.
Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno recensito e mi scuso se non riesco a rispondere, ma il tempo stringe.
Grazie anche a coloro che leggono, hanno messo la storia tra preferiti e seguiti.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: horus