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Autore: CFrieda    20/07/2019    4 recensioni
Judy e Nick, dopo due anni, si ritroveranno ad affrontare un'altra grande minaccia per la città di Zootropolis. La città cade in uno stato di paura incontrollabile e pericoloso, a causa di un tiranno e manipolatore che metterà a repentaglio l'equilibrio già labile della città.
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Furry
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Sono Judy, vi ricordate di me? Sono passati due anni dalla risoluzione del caso degli Ululatori Notturni. In questo tempo, la politica cercò di reintegrare i predatori colpiti dal siero. Nonostante fosse a tutti noto che i predatori fossero diventati selvaggi a causa di un piano scrupoloso e magistrale, il seme della paura era stato piantato, e si sa, questo ha radici molto profonde. Lavorare nella polizia mi ha insegnato una cosa: chiunque sarebbe disposto a prevalere su un altro, a ricevere i benefici. Per avere successo, devi essere egoista. E non vi mentirò che tutto questo mi ha fatto sentire molto sola. Ma poi tutto cambiò. Chi lo avrebbe mai detto che all’entrata di una gelateria avrei incontrato qualcuno di speciale, qualcuno come Nick. Lasciate che vi aggiorni un po’: ora è un poliziotto, uno dei migliori e mio compagno fedele; era anche il mio punto debole. In questi due anni, abbiamo girato le campagne su un camper, insieme a Fynn, abbiamo bevuto caffè e ballato nelle feste a Bunny Burrow, dove aveva conosciuto la mia famiglia che era pazza di lui. Mio padre lo invitava a giocare a scacchi, ma Nick era molto forte e difficile da battere; mia madre gli preparava la torta ai mirtilli; i miei cugini erano pazzi delle sue zampe di ghiacciolo, e anche io. Prima di tutto, però, mi stavo innamorando di lui e di tutti quei bei momenti che avevamo passato insieme.

Si stavano avvicinando le elezioni del nuovo sindaco e noi della polizia eravamo impegnati a regolare le campagne elettorali, in cui non mancava la guerriglia. Ogni giorno, Nick mi aspettava al bar del Viale del Baobab. Erano talmente abituati a vederci lì e insieme, che ogni giorno trovavamo il nostro caffelatte pronto per essere bevuto. Quel giorno trovai una cosa insolita: James, una giraffa molto simpatica, mi servì dei biscottini, cosa che non chiedo mai, uno a forma di volpe e un altro a forma di coniglio tenendosi per mano.
“Sono adorabili” dissi dolcemente “ascoltami, ma Nick?”. La giraffa non seppe cosa rispondermi, così che credetti avesse qualcosa da fare, poi ecco che lo vedo avvicinarsi al mio tavolo e sedersi.
“Ti piacciono?” mi disse lui, prendendomi la mano e fissandomi con i suoi bellissimi occhi verdi, così belli da metterti in soggezione, da perdere la cognizione del tempo e dello spazio.
“Si, sono dolcissimi” e rivolsi di nuovo lo sguardo verso di lui, che era rimasto a guardarmi.
“Vedi Judy, io e te ci conosciamo da due anni. Siamo sempre stati insieme e abbiamo attraversato lo stato insieme. Insomma, io non riesco a vederti come una semplice amica. Scusami se sono un po’ impacciato, ma questi giorni passati con te sono stati bellissimi e non ti mentirò dicendoti di non aver mai avuto la voglia di…”
“Di?” e strinsi la sua mano ancora più forte, sperando mi dicesse quello che aspettavo da tempo di sentire.
“Di rischiare, ecco. Tu sei la mia famiglia e sono innamorato di te. Ti prego, non dirmi che questo possa rovinare in qualche modo quello che abbiamo. Non cambierebbe niente” e tolse la sua mano per passarsela sulla testa.
“Stai dicendo sul serio?” mi resi conto solo dopo di quanto la mia domanda fosse stata stupida. Nessuno dichiara il suo amore, se non lo sente davvero.
“Si, ma tranquilla, non pretendo che questo possa diventare realtà, ma era un peso che dovevo togliermi e mi sentivo che fosse giusto tu sapessi quali fossero i miei sentimenti. Ho provato ad essere coraggioso e te lo dirò senza mezzi termini: ti amo Judy, ti ho sempre e dico sempre amata” e tirò un sospiro di sollievo, quello che tira un fuggiasco, quando riesce a seminare la polizia.
“Anche io ti amo” dissi senza pensare. In realtà è una bugia, perché furono molti i pensieri che passarono per la mia testa: la mia famiglia, la sua reazione, la follia dei nostri mesi insieme. Se solo si potesse congelare il tempo in quei momenti in cui il futuro non si vede, in quegli attimi in cui ti sembra di vivere una vita intera, in quegli sguardi che non riusciresti a cancellare nemmeno sbattendo la testa. Una lacrima scese dal suo viso e mi sentì sprofondare in un mondo che apparteneva solo a noi: sentivo il deserto, l’acqua del mare e le lenzuola in cui spendemmo tutti i giorno dei nostri viaggi. Questo durò solo un secondo, perché il secondo dopo, lui afferrò il suo viso e mi baciò dolcemente. Io accarezzai la sua pelliccia, ma venni distratta dal flash di James: “Scusate. Eravate così carini. Torno al bancone”. E noi due scoppiammo in una risata, poi il telefono. Era la centrale.
“Judy, sono io, Benjamin Clawhauser” disse lui con la sua voce dolce e simpatica, ma anche un po’ spaventata.
“Ciao, Ben, che bello che hai chiamato in una giornata così bella”
“Mi dispiace rovinarla, ma c’è un dibattito non organizzato tra i due candidati al comune e beh, insomma, come dire. Venite subito!” e riagganciò subito il telefono. Qualcosa stava andando male, e nonostante fossi al settimo cielo, per Nick, afferrai la sua mano e andammo in centrale. Appena arrivati, vedemmo sulla piazza principale due palchi, montati a regola d’arte: uno verde e l’altro blu. Forse è arrivato il momento di presentarvi qualcuno che avrebbe impegnato le mie giornate, le nostre giornate e che avrebbe cambiato le vite dei cittadini di una città intera. Ecco che la folla raggiuse la piazza e lui salì sul palco con al seguito i suoi fedeli collaboratori: Roland Himmerland, una suricata dagli occhi gialli e fini e la voce bassa e calma come quella di un rettile. Le sue mani si muovevano sinuosamente, per poi agitarsi e fermarsi in un centesimo di secondo, come un serpente che ha raggiunto la preda che smette di correre, perché tanto sa di non poter sfuggire alla morte certa.
“Cittadini di Zootropolis, per me è un onore condurre questo dibattito, perché significa trovarmi davanti mammiferi con le idee ben chiare di quale sia la realtà in cui ci troviamo. Le elezioni sono ormai alle porte e vorrei darvi alcune delucidazioni sulla mia linea politica che ha al centro una sola parola: la sicurezza. Ci siamo trovati di fronte a un caso molto grave, in cui le vite di noi prede sono state a rischio. La polizia ci ha riempito di belle parole, ma la realtà è un’altra e la dirò senza mezzi termini: siamo in pericolo. Il mio personale medico ha studiato che gli effetti del farmaco che ha curato i predatori non avrà un effetto duraturo e che presto ci ritroveremo ad affrontare la ricaduta e il possibile contagio di quest’effetto e distruggerà tutti noi. Volete che i vostri figli si ritrovino sui mezzi pubblici con degli autentici assassini e incontrollabili? Votatemi e vi prometto che estirperò il pericolo alla radice” e i cittadini applaudirono. Come biasimarli, il pericolo manda in paranoia chiunque e nonostante si sappia che esso non sussiste, nulla potrà fare in modo che la cimice, il dubbio nella testa si dissolva, per quanto piccolo esso possa essere. Alle contestazioni dell’avversario Marcus More, la suricata sferrò la sua carta vincente. Un camion si avvicinò e degli orsi vestiti di bianco estrassero un orso selvaggio, rinchiuso dentro una gabbia. “E ditemi se ci sono modi per negare il pericolo in cui ci troviamo”. E quella miccia fece esplodere la bomba di chi ci dava dei bugiardi. Non avrei mai pensato che le mie parole di speranza sarebbero mai state rivoltate così facilmente. “Io, per cui propongo che i predatori siano destituiti da tutti i loro ruoli istituzionali” e il mio sangue si gelò e pensai subito a Nick, che dall’altra parte della strada, rimase in silenzio, e guardai il suo petto contrarsi e quasi riuscivo a sentire il respiro pesante e veloce quanto la musica che la suricata aveva scelto come colonna sonora della sua propaganda d’odio.
Io e Nick tornammo a casa, dopo il turno. Io stetti abbracciata a lui, per tutto il viaggio. Lui faceva le sue battute stupide. Cercavo di non dare peso alle parole di quel piccolo e esile animale, quanto di concentrarmi su quella volpe che avevo di fianco. Lui si girò verso di me e così decisi di dargli un bacio. Quando mi staccai, vidi due cerbiattini fissarci, per poi allontanarsi. Sono stata felice lui non lo avesse notato. Nick non era come gli altri: era sensibile, ma allo stesso tempo calmo e scrupoloso e riusciva a cogliere ogni dettaglio e ogni emozione. “Va tutto bene?” chiese e io annuì. “Bene! Allora posso invitarti a stare da me” sussurrò nel mio orecchio. Io non feci altro che sorridergli. “E’ un sì?”. “Sì”.
Entrammo dentro casa sua e trovai la tavola apparecchiata con candele e tovaglioli verdi e arancioni, i suoi colori preferiti. “Te la sei preparata questa?” e lui sorrise, avvicinandosi “Sai che sono un tipo scrupoloso”. “Si, lo so”. Lui mi guardò con i suoi occhi in cui non potevo fare a meno di perdermi. Sentì le sue mani accarezzarmi dolcemente e la sua pelliccia passarmi tra le mie dita. Mi prese in braccio e cademmo sul divano. Quanti film abbiamo visto su quel divano. E quasi sembrava impossibile che tutto questo stesse succedendo a me. Iniziò a sganciare dolcemente la mia camicia e a darmi dei dolci baci sul collo. E allora mi feci coraggio: gli tolsi la camicia e passai le mie mani sulla sua schiena. “Sei pronta?”. “Sono sempre pronta, tu?”. “Sono due anni che aspetto questo momento”. Allora ci togliemmo i pantaloni e rimanemmo nudi su quel divano più ruvido di quanto ricordassi e poi chiusi gli occhi. Ricordo che lui iniziò a spingere, e spinse forte. Sentì le mie pulsazioni accelerare e i miei respiri perdere il controllo. Andammo avanti così per una mezz’ora e poi ci addormentammo uno vicino all’altro.
La sveglia suonò sempre alla stessa ora e mi voltai verso di lui, ancora con gli occhi chiusi, ma con il viso rilassato. Lo svegliai dolcemente, e quando finalmente aprì gli occhi mi diede un bacio. Indossammo le divise e stavamo andando verso la centrale. Nick venne intrattenuto da qualcosa: quattro castori stavano picchiando e tirando pomodori a una piccola volpe, che teneva la testa tra le mani. Nick corse e essi scapparono. Quando la piccola volpe vide l’ombra di Nick, racchiuse la testa tra le mani ancora più forte, pensando fosse un altro colpo. “Va tutto bene! Non ti faranno più del male”. Lo prese tra le sue braccia e lo portò a sua madre che lavorava in una bancarella lì accanto. Lei prese suo figlio tra le braccia e ringraziò un Nick commosso, come non lo avevo mai visto. E senza fare troppe scene, se ne andò, prese la mia mano e continuammo il nostro percorso verso la centrale. Lui evitò qualsiasi discorso su quanto aveva visto e io decisi di non infierire.
“E se Himmerland vincesse?” guardandomi con lo sguardo impaurito “perderemmo tutto quello che abbiamo raggiunto; sarà lecito picchiare i predatori e…” si fermò “Judy, non può succedere, non posso permetterlo”.
“Non lo farai. Lo fermeremo. Io e te li sconfiggiamo i cattivi. Te lo prometto” ma non seppi dirgli nulla di più: aveva ragione. Sarebbe cambiato tutto. E se davvero Himmerland vincesse? Se davvero fosse stato così abile da distruggere qualsiasi equilibrio in così poco tempo?
Fu un giorno come tanti altri, mentre io cercavo il suo sguardo tra le scrivanie, come facevo sempre. Sorseggiavo il mio succo alla carota e sbirciai i sondaggi delle elezioni: Himmerland in vantaggio. “I sondaggi non significano nulla”, continuavo a ripetermi.
“Judy” mi interruppe Bogo; in questi due anni, anche per lui erano cambiate moltissime cose. Si è sposato e avuto due bambine, che a volte vengono in ufficio con sua moglie. “C’è un giornalista per te”. Mi alzai e raggiunsi la sala comune.
“Salve” dissi al riccio girato di spalle. Si girò a sua volta e aveva degli occhiali molto spessi. Prese la sua reflex e scattò una foto. “Agente Hopps, sono qui per il giornale Zootropolisaperta. Come vede il futuro di questa città e qual è il suo commento riguardo alle misure di sicurezza prese dal molto probabile futuro sindaco Himmerland?
“Onestamente, mi spaventa. Sono entrata in polizia da prima che lui mettesse piede in un’aula comunale e credo di avere tutti i mezzi per rispondere. Due anni fa sono salita sul leggio e sarei pronta a ripetere le parole che dissi allora. Io non vedo il pericolo e il male che vede lui. Non lasciamo che la paura ci divida e non permetterò che si creino muri tra di noi”
Quelle parole scatenarono un ciclone mediatico. I mammiferi erano spaventati e le mie parole che un tempo vennero accolte, ora sono diventate il simbolo di chi non ha a cuore la sicurezza dei suoi cittadini. I contestatori erano davanti le porte della centrale. Nick aveva ragione e a confermarlo fu l’esito delle elezioni che elessero Himmerland a nuovo sindaco. Fu una partita a Domino di un abile giocatore: le tessere messe bene, tanto bene da cadere addosso a me, una ad una. Nei giorni successivi, la centrale perse abilissimi agenti: leoni, giaguari e qualsiasi predatore vennero rispediti a casa.
La propaganda eterna del nuovo sindaco seminò odio e zizzania, persino nei miei confronti. Io pensavo solo a Nick, che passò i giorni successivi al suo licenziamento davanti la tv. Perdeva il controllo ed era deluso. E dire che sarebbe andato tutto bene non era comunque abbastanza. Himmerland prese il controllo di tutto, anche della centrale. Venni licenziata. Uno contro l’altro. E sarebbe iniziata una violenta battaglia.
Sono Judy, vi ricordate di me? Vi ricordate le famose quarantotto ore? Vi ricordate la mia ridicolissima recita? E allora restate con me, perché il divertimento è appena cominciato.
   
 
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