No more Wonderlands.
Stava precipitando.
Chi?
Una bambina.
No, non era più una bambina.
Era una ragazza ormai.
Strano, era convinta di essere solo una bambina
quando aveva iniziato a precipitare.
Intanto, continuava a cadere.
Il sopra era il sotto, la destra era la sinistra
e il davanti era il dietro.
Tutto girava vorticosamente.
E in quel turbinio di colori, suoni, voci e pensieri,
la ragazza convinta di essere
una bambina perse sé stessa.
Tutto a un tratto non era più in grado di ripetere
il proprio nome, di dire quanti anni avesse o dove abitasse.
E continuava a scendere.
Vedeva orrore, mondi inquietanti,
paesi straziati dall’odio, e
si chiese che fine avesse fatto il suo amato
Paese delle Meraviglie.
Sei cresciuta, Alice
sentì sussurrare.
Dunque era quello il suo nome.
E continuando a precipitare, si mise ad urlare.
Gridava con quanto fiato avesse in corpo, ma
nessuno la sentiva. Aveva paura, e molta.
Poi, si ritrovò a correre. Correva tra stradine deserte,
graffiandosi il viso, sbucciandosi le ginocchia, ma
non si fermava.
Vide uno Stregatto
dai denti insanguinati, un Cappellaio
senza testa, una regina assassina,
e al posto delle bottigliette con scritto
bevimi
o del cibo con scritto mangiami,
trovò solo un foglio, su cui spiccavano
le parole, scritte in rosso sangue:
"Benvenuta nel mondo degli adulti."