Sansa della casa Stark non avrebbe mai dimenticato l’ultimo sguardo di suo padre, per lei era diventata abitudine sognarlo.
Non aveva che polvere, fantasmi e lacrime. Aveva dimenticato come sorridere e sorrideva solo per finta, non che in quel luogo i sorrisi fossero sinceri o generosi. Sansa si era semplicemente adeguata a quella sua immensa gabbia dorata, a quel vuoto ballo di convenevoli e lame traditrici.
Nessuno le avrebbe ridato indietro ciò che aveva perduto e nessun libro poteva esserle d’aiuto.