Storie originali > Soprannaturale > Licantropi
Segui la storia  |       
Autore: Mary P_Stark    22/07/2019    2 recensioni
Clearwater, Canada. 2018.
Il pellegrinaggio forzato di Irish Walsh ha una battuta di arresto a causa di un banale pneumatico forato. Ma, grazie a questo incidente - o al destino -, ciò le permetterà di scoprire particolari di un passato che non conosce e di una vita che non ha voluto ma che le è stata imposta da mani disattente.
Clearwater sarà il punto d'inizio di un viaggio di ri-scoperta di se stessa e delle sue radici ancestrali e, grazie ad altri come lei, depositari dell'antico sangue di Fenrir, i misteri di un passato comune e antico avranno finalmente una risoluzione.
Niente però avviene con facilità, e lunghe ombre si addenseranno su di loro, complicando un cammino di per sé già impervio. Starà ad Iris e ai suoi nuovi compagni di viaggio, riuscire a fare in modo che nulla interferisca con la scoperta della verità. - Segue le storie de La Trilogia della Luna
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

24.

 

 

 

 

La notizia della morte di Alyssia ebbe, sul piccolo paesino di Clearwater, lo stesso effetto di una piccola bomba atomica.

Le illazioni circa il suo suicidio – così lo avevano definito i poliziotti, nelle loro indagini preliminari – si fecero subito strada come un incendio nella steppa ma, altrettanto rapidamente, scemarono per rispetto verso lo sceriffo e sua moglie.

Perdere entrambi i figli, e in circostanze così tragiche, sarebbe stato terrificante per chiunque e, anche se Alyssia non era mai stata veramente apprezzata dai più, vi furono solo parole di cordoglio per la famiglia.

Stranamente, i coniugi Rochester accolsero il tutto con una strana rassegnazione mista a sollievo, quasi che quell’evento infausto fosse, in fondo, l’unica soluzione che Alyssia avrebbe mai potuto accettare per se stessa.

Nessuno dei due, evidentemente, si era fatto illusioni su uno suo recupero psicofisico e, anche per questo, lo sceriffo non richiese ulteriori indagini e fece chiudere il caso.

Chiese, però, il trasferimento in un’altra stazione di polizia e, nel giro di alcuni giorni, mise in vendita la casa con il chiaro intento di non tornarvi mai più.

Era evidente come, per lui e la moglie, Clearwater non avesse rappresentato un’isola felice in cui prosperare, bensì un inferno in terra in cui avevano perso entrambi i figli in circostanze tragiche.

Nel riferire quelle notizie a Dev, a Vancouver assieme a Iris e Chelsey, Lucas li informò inoltre dell’arrivo della prima coppia di licantropi conosciuti al campo del McDougall Lake.

Questo avrebbe comportato un riassetto all’interno del loro piccolo branco, ma avrebbe portato una bella novità per Chelsey, che avrebbe guadagnato una nuova compagna di scuola e, soprattutto, una mannara al pari suo.

Dev assentì più e più volte e, dopo aver ringraziato Lucas per le ultime novità, chiuse la chiamata e scrutò vagamente ansioso la sua bambina e la sua donna.

Era stato davvero strano ammettere in ufficio di volersi prendere una pausa di un paio di settimane. Soprattutto, quando aveva dovuto borbottarne stentatamente i motivi.

La sua segretaria sapeva essere un mastino, se ci si metteva d’impegno e, nel reperire informazioni, era come una piccola 007 in gonnella.

Quando il nome di Iris era sgusciato fuori a fatica dalla sua bocca, Charline aveva sorriso così apertamente che Devereux aveva temuto per la tenuta delle sue mandibole. Aveva rischiato di slogarsele.

Con uno ‘sciò! Che ci fai ancora qua?’, lo aveva praticamente cacciato dalla sua stessa ditta e, da quando erano partiti per quel viaggio imprevisto, non aveva ricevuto una sola telefonata dai cantieri.

Rock era stato di parola, in questo; nessuno li avrebbe disturbati e Charline si era messa d’impegno perché quel divieto venisse rispettato.

Iris gli sfiorò un braccio, riportandolo alla realtà e Chelsey, lanciando occhiate veloci al padre e alla vetrina dello Unity Tatoo - dietro cui si potevano intravedere disegni di ogni genere e forma – esclamò: «Dai, papà! Entriamo?»

Dev sospirò e assentì torvo, borbottando: «Ma tu guarda cosa mi tocca vedere… e dire che, in condizioni differenti, saresti morta prima di poter fare un tatuaggio!»

Chelsey ghignò tutta contenta nell’aprire la porta dello studio, facendo così tintinnare una campanella tibetana e, soddisfatta, fissò il padre dicendo per contro: «Meglio per me, allora!»

Dev la fissò malissimo ma non replicò. L’odore dei coloranti, misto al profumo di limone e all’aroma silvano di un licantropo, lo stordirono al punto tale da fargli perdere la battuta che aveva già preparato per ribattere alla figlia.

A loro volta, anche Iris e Chelsey si volsero in direzione di quell’odore a loro così familiare e, speranzose, attesero di veder comparire la proprietaria del negozio. Darren li aveva indirizzati bene. La licantropa di cui lui aveva parlato loro lavorava ancora in quello studio.

Quando infine comparve una giovane sorridente e coloratissima, con tatuaggi floreali sulle braccia e un piercing al naso, la loro soddisfazione si fece più intensa.

«Beh, che mi venga un colpo…» cominciò col dire la ragazza, scrutandoli con immensa sorpresa. «… di sicuro, posso segnare sul calendario questa data. Benvenuti allo Unity Tatoo. Io sono Destiny. Chi di voi si vuole dipingere, oggi?»

Iris sorrise spontaneamente alla ragazza – la sua aura era frizzante come una coppa di champagne – e disse: «Siamo stati indirizzati bene, a quanto pare… ma penso che ti sorprenderemo ulteriormente, visto che a tatuarsi sarà lei.»

Ciò detto, la giovane indicò Chelsey, e subito Destiny sollevò le sopracciglia con evidente shock. «Sapete che serve il permesso di un genitore o del suo tutore, vero, per tatuare un minorenne?»

«Tocca a me questo ingrato compito» sospirò Dev, battendo una mano sul capo di Chelsey.

Ancora piuttosto confusa, Destiny lì invitò in una saletta laterale e, pregato il gruppo di accomodarsi, chiuse la porta e domandò: «Scusate la curiosità innata, ma… ci siete nati, o vi hanno trasformato? E perché hai detto che ‘vi hanno indirizzato bene’

«Io e lei siamo stati trasformati, mentre mia figlia ha preso il gene dalla madre e, da quel che ho saputo, ha anche quello latente di un mio antenato» le spiegò Dev, sorprendendola ulteriormente.

«Quanto all’essere indirizzati bene, forse ricorderai un lupo di nome Darren, che passò qui a Vancouver assieme a una donna di nome Julia, qualche anno addietro» le spiegò Iris, vedendola aggrottare la fronte per diretta conseguenza.

«Se siete venuti per perorare la loro causa, vi rispedisco subito…» cominciò col dire Destiny, prima di venire interrotta dal cenno di diniego di Iris.

«Tranquilla. Darren ci ha spiegato ciò che successe, e posso dirti che Julia e il loro capoclan non torneranno più a disturbarti. La loro congrega è stata sciolta.»

«Benissimo. Avevano delle idee balzane, e quella Julia mi faceva un po’ paura» brontolò Destiny, trovando la piena comprensione dei presenti.

Sedendosi poi lentamente su un alto sgabello dal cuscino di pelle, la tatuatrice mormorò: «Se siete stati voi a fermarli, vi ringrazio. Non avevo nessun desiderio di vedermeli ricomparire in negozio. A suo tempo, fecero spaventare un paio di clienti, con il loro comportamento da teppisti.»

Devereux scosse il capo e asserì: «Non ti disturberanno più, e Darren ha compreso più che bene cosa, il fratello, gli stesse facendo fare. Ora, se mai ti servirà aiuto o una consulenza medica, noi saremo a tua disposizione, così come saremo a disposizione dei lupi di tua conoscenza.»

«Siete una sorta di missionari?» ironizzò Destiny, a quel punto.

Iris e gli altri risero sommessamente, scuotendo il capo e Chelsey, tutta sorridente, disse: «No, ma abbiamo un branco completo e conosciamo tante cose, grazie a dei nostri amici, e sarebbe un peccato non aiutare i nostri simili, ti pare?»

«Un branco, eh? E vivete in mezzo alla gente…» mormorò interessata la tatuatrice.

Iris gli consegnò un biglietto con alcuni numeri di telefono e, annuendo, asserì: «E’ un piccolo branco, per ora, ma stiamo cercando di ripristinare gli antichi riti che seguono i nostri fratelli in Europa. Se mai avrai bisogno di noi, potrai trovarci a Clearwater.»

Ringraziandoli con un sorriso, Destiny sistemò il biglietto nella tasca del suo gilet e disse: «E’ una cosa fica. E avere dei nuovi amici che possono capire le tue grane, è sempre un aiuto. Ora, però, parliamo di te, ragazzina? Come mai questa idea del tatuaggio?»

Chelsey, allora, sbuffò e, sollevando la manica della sua maglietta, borbottò: «La Julia che è passata di qua, era mia madre… ed è per questo che voglio farmi un tatuaggio.»

La tatuatrice si accigliò immediatamente non appena notò la marchiatura sulla pelle della bambina e, masticando un’imprecazione tra i denti, sbottò dicendo: «Se avessi saputo che avevano in mente questo, come concetto di clan, li avrei divorati. Che maledetti!»

A quell’accenno di ribellione, Chelsey lasciò andare a ruota libera la lingua per darle man forte ma Destiny, invece di bloccarla come molti altri avrebbero fatto, la fece parlare di ciò che aveva passato.

Sorridendo divertita, approfittò di un momento di pausa nella lunga dissertazione della ragazzina per chiosare: «Ho imparato più cose in questi dieci minuti, su ciò che sono in realtà, rispetto ai tanti anni passati a ficcanasare qua e là da sola. Altro che segnarlo sul calendario. Me lo inciderò sulla pelle, questo giorno!»

Iris e Dev sorrisero divertiti e Chelsey, ammiccando alla tatuatrice, aggiunse: «So un sacco di altre cose, ma prima vorrei sapere se puoi coprire questo coso. E’ un po’ migliorato, ma non tanto da sparire.»

A quel punto, Destiny ghignò spavalda e replicò: «Tesoro, per te sfodererò le mie arti migliori. Naturale che posso coprirlo. Devi dirmi soltanto cosa vuoi al suo posto.»

Chelsey lanciò un’occhiata a Iris prima di sorridere e dire con sicurezza: «Vorrei un iris blu. E’ possibile?»

Iris la fissò sorpresa e Destiny, sorridendo, chiosò: «Tiro a indovinare. Iris è il tuo nome?»

«Sì» annuì la giovane, chinandosi per dare un bacio sulla tempia a Chelsey.

«Ti va bene, uno così?» le domandò allora Destiny, indicandole una foto alla parete.

L’iris raffigurato era stilizzato e contornato da un articolato glifo celtico e Chelsey, nel vederlo, sospirò e disse: «Wow! E’ perfetto!»

«Benissimo, allora. Preparo la decalcomania. Nel frattempo, preparati psicologicamente a sopportare una buona dose di dolore. Per esperienza personale, la pelle dei licantropi è piuttosto coriacea» mormorò Destiny, spiacente.

Chelsey esalò un sospiro tremulo ma annuì. Iris, invece, fu colta da una folgorazione e domandò: «Se ci fosse il sistema di rendere la pelle meno… mannara, andrebbe meglio?»

Destiny la fissò con autentica meraviglia e, speranzosa, esalò: «Non mi dire che avete qualcosa del genere?»

Iris, quindi, le parlò degli unguenti all’aconito e dell’argento – cosa, quest’ultima, già sperimentata anni addietro dalla stessa Destiny – e, quando le mostrò la pomata fornita loro dagli amici inglesi, disse: «Mi sono fatta spedire i semi per piantare l’aconito in serra, così da potermi rifornire di materia prima quando voglio. So comunque che è un fiore semplice da curare, e vive tranquillamente nei giardini. Inoltre, non disdegna il freddo, visto che è una pianta alpina, perciò non soffrirebbe neppure nei nostri terreni esterni.»

Ammirando il contenitore in vetro come se fosse stata una sacra reliquia, Destiny mormorò: «Al solo pensiero di non soffrire come una matta per farmi un nuovo tatuaggio, penso che potrei piangere di gioia. Questo sì che è un giorno da ricordare!»

Mentre Destiny si avviava nella stanza accanto per recuperare i fogli per la decalcomania, Dev chiosò: «Abbiamo appena trovato una fan.»

«Così pare» assentì Iris, mentre stendeva un po’ di crema di aconito con l’apposita palettina in legno. Se solo l’avesse toccata con le dita, le si sarebbero addormentate per ore intere.

Subito, Chelsey sentì un brivido sulla pelle, oltre a una fastidiosa sensazione di prurito. Pur avvertendo tutto ciò, non vi diede alcun peso e, ammirata, osservò Destiny mentre le applicava la decalcomania e iniziava la sua magia con i colori e la pistola da inchiostro.

Dev divenne un tantino verdognolo, durante l’intera operazione e Iris, inframmezzando le sue attenzioni tra lui e Chesley, dovette ammettere con candore quanto la seconda fosse più coraggiosa del primo, di fronte a quella prova.

Alla fine, Destiny offrì un succo di frutta a Chelsey e un caffè a Devereux, convinta che, presto o tardi, sarebbe svenuto.

In tutto questo, Iris si limitò a sorridere e a godersi il momento. Era ancora incredula di fronte a ciò che era avvenuto in quei mesi e, anche se tutto sembrava essere a posto, era difficile credere di poter tirare un sospiro di sollievo.

Quando, però, uscirono insieme dallo studio per dirigersi verso la baia e prendere un traghetto per il whale watching, riuscì quasi a credere che tutto potesse essere perfetto, al mondo.

***

Chelsey dormiva saporitamente nel suo enorme letto a due piazze, posizionato nella parte anteriore del camper.

Iris e Dev, invece, distesi nel loro letto sopra il gavone, e protetti agli sguardi da una porta a soffietto chiusa tra loro e Chesley, erano ancora svegli e stavano chiacchierando mentalmente tra loro. Il sonno era ben lontano, ma non era di per sé un male.

“Ammetto che stavo per svenire, oggi. Se quella tortura fosse durata ancora un po’, sarei stramazzato molto poco valorosamente a terra. E’ disturbante vedere la propria figlia mentre viene punzecchiata a quel modo.”

Iris sorrise nell’oscurità e replicò: “Lo so, non è stato molto bello vederla arricciare il naso per il dolore, ma pensa solo a questo; ha trasformato un’esperienza di per sé tragica in qualcosa di bello.”

Dev assentì e, oscurandosi in viso, mormorò: “A proposito di questo, volevo chiederti una cosa.”

“E cioè?”

“Vorrei essere certo che tu abbia capito quello che ho detto a Chelsey, riguardo a Julia.”

“Allora era questo che ti arrovellava, in questi giorni!” esalò sorpresa Iris. “La tua testa sembrava un nido di vespe, tanto ronzava!”

“Non è esattamente un paragone edificante, ma fa niente”, brontolò Dev. “Non vorrei tu pensassi che il mio desiderio di salvarla venisse da un qualche mio genere di amore verso di lei. Non è così, è chiaro?”

Iris gli sorrise nell’oscurità e, volgendosi a mezzo, depositò un bacio sulla sua spalla, replicando: “Dev, saresti un mostro, se non desiderassi salvare le persone da loro stesse. Soprattutto, chi conosci da così tanto tempo. Inoltre, che ti piaccia o meno ammetterlo, l’hai amata, e da lei hai avuto una figlia. Dici di non provare più nulla, per lei, e ti credo, ma rimani pur sempre una persona con un cuore. Dubito avresti lasciato a se stesso chiunque, figurarsi Julia.”

“E ti sta bene? Sì, insomma… niente gelosie strane o che?”

“Va bene così. Sento quello che provi per me, e so quello che prova per me Chelsey, perciò sono a posto. E prima o poi verrò a patti anche con ciò che ho fatto. Mi ci vorrà un po’, ma sapervi al mio fianco mi aiuterà a impiegare meno tempo per guarire.”

Dev non disse nulla, limitandosi a stringerla a sé in un dolce abbraccio, abbraccio che lei ricambiò, sentendosi finalmente al sicuro e, soprattutto, capita.

Era stato un percorso lungo, doloroso e colmo di incognite e, per più di due anni, aveva dovuto convivere con una parte di sé che aveva faticato a comprendere e che, per molto tempo, le aveva fatto paura.

Ora sapeva, e aveva tutta la vita per poter continuare a scoprire meglio se stessa e coloro che le vivevano vicino.

Aveva scoperto cosa fare di se stessa e, ben presto, sarebbe tornata a casa con le persone che amava, dove avrebbe costruito la sua nuova esistenza.

Una volta che gli incartamenti fossero stati completi, avrebbe fatto richiesta per insegnare Musica a Clearwater e, se vi fosse riuscita, avrebbe dato anche lezioni di chitarra a chi l’avesse desiderato, anche al di fuori della scuola.

Naturalmente, avrebbe dovuto tenere in debito conto anche il suo ruolo all’interno della ditta dei genitori ma, per come stavano le cose in quel momento, sarebbe stato tutto molto più gestibile di un tempo.

Lasciare la quota di maggioranza a suo zio era stata la scelta migliore. Lui era la persona più adatta per portare avanti l’azienda, e lei avrebbe potuto comunque dare il suo contributo, pur se come socio minoritario.

Avere anche Helen in Consiglio, inoltre, la rinfrancava, poiché la cugina era la persona migliore per dare nuova vitalità all’azienda.

Aveva fatto bene a fare un passo indietro; non aveva tradito il sogno di mamma e papà, lo aveva solo modificato in modo che le somigliasse un po’ di più, senza per questo snaturarlo.

“Andrà bene, vedrai” le disse a un certo punto Dev, dandole un bacetto sul naso.

“Se anche sbaglierò, avrò voi ad aiutarmi” si rincuorò lei, sorridendo.

Era pronta. Non doveva più camminare a tentoni nel buio.

***

«…e così, hai scoperto di non avere praticamente limiti, eh?» terminò di dire Brianna, con tono curioso e sorpreso assieme.

Il viaggio di ritorno verso Clearwater era ormai agli sgoccioli e, ben presto, avrebbero scorto dinanzi a loro il cartello che avrebbe dato il benvenuto al trio nel rientrare a casa.

Durante quel lento rientro, Iris aveva perciò colto l’occasione per telefonare a Brianna e metterla al corrente di ciò che aveva scoperto durante lo scontro al McDougall Lake.

Dopo averle spiegato come aveva usato i suoi poteri, e quali erano state le reazioni di Gunnar, Iris le aveva chiesto lumi e consigli.

Anche Brianna se n’era sorpresa e, dopo averle promesso di parlarne sia con Fenrir stesso che con Thor, ben più esperto di loro sui doni mentali delle creature mistiche, l’aveva rincuorata su Julia.

Uccidere non era mai facile per nessuno, e Brianna stessa aveva avuto sulle sue mani il sangue di un lupo, anche se non direttamente.

L’aver ucciso, ancora da umana, un Freki in caccia, le aveva lasciato l’amaro in bocca per lungo tempo, e un sacco di incubi a corollario.

Veder uccidere un suo amico proprio dinanzi agli occhi, e tutto per causa sua, non aveva che peggiorato la situazione, e aveva rischiato di impazzire. Ma era sopravvissuta.

Brianna le aveva assicurato che, ben presto, tutto si sarebbe ridotto a uno sbiadito ricordo e soltanto a un pensiero veloce quanto fugace.

«Gunnar pensa che non ve ne siano, perché non ha notato alcuna sofferenza nel mio cervello. Il punto è; come posso gestire tutto questo?» asserì a quel punto Iris.

«Temo, nello stesso modo in cui io gestisco il potere di Fenrir. Sapendo che, se non controllo me stessa, tutti moriranno. Non è un bel pensiero, ma è assai efficace. Inoltre, avere persone che ti amano, è di molto conforto» replicò Brianna, con un tocco di brio nella voce.

«Quindi, devo ricordarmi di avere una bomba in mano, ma che la sto sostenendo anche grazie all’aiuto di tutti» riassunse Iris, non sapendo bene se, la faccenda della bomba, le piacesse o meno.

«Direi che come paragone può calzare. Ricordati questo, Iris. Gli eventi che possono portarti a usare il dono del landvӕttir non sono così frequenti e, io spero, tu penserai seriamente di prendere lezioni di yoga come ti è stato consigliato, nel frattempo.»

«Ho un’ottima amica che può essermi di grande aiuto, in questo» dichiarò Iris, pensando subito a Clarisse e ai suoi utili consigli.

Iniziare questo percorso assieme a lei sarebbe stato oltremodo interessante e, se tutto fosse andato come lei sperava, Clarisse avrebbe avuto molte altre allieve – e allievi – oltre a lei.

La piccola scuola di joga che Clarisse avrebbe aperto entro l’anno, era sembrato a tutti come il segno di un nuovo inizio. Anche grazie al pieno sostegno di marito e figlio, Clarisse non avrebbe avuto problemi.

Sita all’interno del campeggio, sarebbe stata fruibile per i clienti a prezzi molto convenienti e, per tutti gli altri, vi sarebbero stati dei pacchetti di ingresso per ogni tipologia di spesa.

In questo, Clarisse era stata insolitamente maniacale quanto scrupolosa, portando persino lo stesso Chuck a riderne, tacciandola di essere ancor più pragmatica di lui.

«Molto bene. Per il resto, fidati di Gunnar e dei suoi consigli. Avere un’anima senziente è di aiuto, anche se a volte possono essere fastidiosi, quando ti chiacchierano in testa» ironizzò Brianna, strappandola ai suoi pensieri

L’attimo seguente, nel sentire Brianna lagnarsi al telefono, rise e replicò: «Fenrir non era d’accordo?»

«Puoi dirlo!» brontolò la wicca. «Porgi i miei rispetti alla nonna di Rock, e dille che sarò onorata di fare la sua conoscenza durante le feste di Natale.»

«Credo che ne sarà felicissima» annuì Iris.

«Ora temo di doverti lasciare. Nathan richiede la mia attenzione e, se non mi sbrigo, potrebbe decidere di distruggermi la cucina» ironizzò Brianna.

Scoppiando a ridere, Iris assentì e, dopo averla ringraziata, chiuse la comunicazione per poi dire: «Brianna dice che ci faranno visita per le feste di Natale.»

«Prenoteremo i bungalow nel camping di Lucas» dichiarò con semplicità Dev, infilandosi sotto l’arco di entrata del campeggio.

Nel farlo, l’occhio gli cadde sulla veranda della baita ove si trovava la Reception del camping di Lucas e lì, con sua grande sorpresa, Dev vide la porta aprirsi e uscirne proprio l’amico, in compagnia di un ufficiale della Reale Polizia a Cavallo.

Bloccando il camper nel vederli stringersi la mano come se fossero stati grandi amici, sebbene Dev sapesse che quell’uomo non era nativo di Clearwater, abbassò il finestrino della portiera e si affacciò per dire: «Ehi, ciao, Lucas!»

«Ragazzi, bentornati!» esclamò Lucas, ammiccando poi all’ufficiale perché si avvicinasse al camper assieme a lui. «Capitate a fagiolo. Lasciate che vi presenti il nuovo comandante della caserma di polizia. Lui è Curtis Ahern. Curtis, loro sono Devereux, il mio Sköll, e la signorina al suo fianco è Iris, la mia Hati.»

Dev non si stupì affatto di quella presentazione davvero singolare; l’odore di lupo che aveva percepito non appena aveva aperto il finestrino, gli aveva detto immediatamente chi fosse il realtà l’ufficiale.

Sentire i loro titoli nel mondo mannaro causò, come sempre in Dev, uno strano brivido alla base del collo; udirli dalla bocca di qualcuno gli causava ancora un certo disagio.

L’ufficiale assentì onorato, nell’udire i loro gradi all’interno del clan e, allungata una mano, disse: «E’ un vero piacere conoscervi. Darren mi ha chiamato un paio di settimane fa per avvisarmi di questo posto vacante, così ne ho approfittato per avvicinarmi a un branco di lupi dalla Triade completa.»

«Sapevi dei Gerarchi?» esalò confusa Iris, allungata sopra Devereux per curiosare fuori dal finestrino.

«Per mia fortuna, ho prestato servizio presso l’ambasciata Canadese a Londra per diverso tempo, così ho conosciuto dei miei simili… e tutto ciò che stava dietro alla nostra natura» annuì l’uomo, arricciando i corti baffi bruni in un sorriso simpatico. «Anche per questo, a suo tempo, misi in guardia Darren e suo fratello dai loro piani assurdi, ma non venni ascoltato. Mi fa piacere che almeno Darren sia rinsavito. Logan era davvero una testa calda.»

Sia Dev che Iris assentirono con vigore, non potendo che essere d’accordo con lui. Ciò che aveva fatto quel licantropo andava contro tutto ciò che Duncan e i loro amici avevano detto, riguardo ai doveri di un Fenrir. Il fatto che fosse morto per mano di coloro che lui aveva tradito, aveva un che di karmico.

«Ora, sarà il caso che io ritorni al lavoro. Avremo tempo più avanti per conoscerci meglio, ma mi ha fatto piacere vedervi» chiosò l’ufficiale, salutandoli cordialmente per poi allontanarsi a passo svelto.

Fischiando ammirato, Dev asserì: «Beh, Darren si sta davvero impegnando molto per redimersi dai suoi antichi errori.»

Lucas assentì, pieno di orgoglio. «Avere un ufficiale all’interno della polizia ci sarà di grande aiuto. Inoltre, Darren mi ha avvisato che giungeranno a Clearwater un altro paio di famiglie, tra cui un dottore mannaro. Papà ne è davvero compiaciuto, perché l’idea di essere il solo a doversi occupare di noi lo preoccupava un po’.»

«Potranno mettere insieme ciò che sa Chuck grazie alla mia operazione, e quello che sa questo dottore, riguardo all’anatomia umana» assentì Iris, più che soddisfatta.

«A proposito di nuovi arrivi… blocca per i nostri amici inglesi almeno tre bungalow. Brianna ci ha detto che saranno in visita per Natale, e vorrebbero conoscere la nonna di Rock» intervenne Devereux con un mezzo sorriso.

«Grazie per la dritta. Li metterò subito in agenda» annuì Lucas, prima di sorridere quando vide comparire anche la figura sonnacchiosa di Chelsey. «Ciao, piccolina. Ti abbiamo svegliato, con le nostre chiacchiere?»

Lei assentì con un gran sbadiglio dopodiché, tutta orgogliosa, sollevò la manica della sua camicetta per domandare: «Ti piace?»

Lucas sollevò un sopracciglio con evidente sorpresa nel vedere il disegno di un iris blu e, annuendo orgoglioso, disse: «E’ stupendo, piccola. Sono fiero di te.»

«Grazie, Lucas» sorrise tutta contenta la ragazzina, rimettendo a posto la manica. «Adesso, andrò a farlo vedere anche a Clarisse.»

Ciò detto, corse fuori dal camper e si avviò verso la casa dei coniugi Johnson.

Sorridendo, Dev rimise in moto il camper e chiosò: «Sarà il caso che vada a parcheggiare a casa questa sottospecie di camion. Ti lascio Chelsey… tanto, sono sicura che vorrà farlo vedere anche ai nonni, prima di voler rientrare. Più tardi, ti farò un resoconto di ciò che ho saputo a Vancouver.»

Annuendo, Lucas disse: «Te la porterò a casa non appena avrà finito i suoi giri, così parleremo tranquillamente.

Mentre Dev annuiva, Iris sorrise nel salutare Chelsey e Clarisse sulla veranda di casa e, quando uscirono nuovamente in strada, commentò: «E’ bello sapere che abbiamo un appoggio in polizia. Sarà tutto più facile, ora che il nostro numero è aumentato.»

«Mi sento un po’ meno inadeguato, adesso» annuì Dev, avviandosi in mezzo al rado traffico cittadino.

Iris gli sorrise, strinse la mano sul braccio di Dev e mormorò: «Non sei mai stato inadeguato, neppure quando eri soltanto un umano.»

«E’ meglio ora, credimi» replicò lui, allungandosi per un bacio.

 

 

 

 

 

 

 

N.d.A.: il branco sta espandendosi e, come promesso da Darren, altri lupi stanno dirigendosi verso Clearwater per iniziare una nuova vita. Il fatto di avere un membro della polizia all’interno del branco, non potrà che essere utile, così come contare un nuovo dottore tra le loro fila.

Forse, dopotutto, Iris può davvero iniziare a credere che quella sua nuova vita possa essere costellata dalla felicità, e non dal dubbio. Con il prossimo capitolo, avremo raggiunto il finale di questa storia... ma già un'altra sta crescendo, perciò non preoccupatevi. Le novità non finiranno certo qui.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Licantropi / Vai alla pagina dell'autore: Mary P_Stark