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Autore: Eridani    24/07/2019    5 recensioni
C'è un nuovo pub in città; alla sua serata d'apertura offre drink gratis. Crowley convince Aziraphale ad accompagnarlo. Aziraphale non sa, però, che i drink non sono *completamente* gratis.
[Solita storia piena di cliché, di baci e (credo) fluff.
In inglese mi risultava più IC; tradotta in italiano mi convince di meno.
Leggete a vostro rischio e pericolo.]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Guarda qua. Aprono un nuovo pub questa sera. Facciamo un salto?» chiese Crowley, porgendo il suo telefono all'Angelo, che diede un'occhiata veloce allo schermo e chiese:

«Perché?»

«Cosa vuol dire “perché”? Per fare qualcosa di diverso, che non sia stare rinchiusi qui tutto il giorno. Per vivere un po'! Non è che abbiamo altro da fare, in ogni caso.» spiegò, mentre scorreva lungo la pagina web.

«Ho libri da leggere, e altri libri da catalogare, e altri che hanno bisogno di essere riparati...» provò a protestare Aziraphale, ma il Demone non lo stava ascoltando.

«Guarda: drink gratis!» esclamò, volgendo il telefono verso l'Angelo per la seconda volta, con un grande ghigno sul viso «Non puoi dire di no ai drink gratis! Chi sano di mente lo farebbe?» disse, disgustato al solo pensiero.

«Potresti fare un miracolo e farli apparire qui, lo sai.» osservò Aziraphale.

«Ma non è la stessa cosa!»

«È alcol, Crowley, non il piatto di uno chef. Non farà alcuna differenza.»

«Non ti conviene parlare così quando sei in compagnia di coloro che lo producono. Rabbia e alcol non sono una buona combinazione. Sul serio, ti sto salvando la vita, Angelo.» lo avvisò, abbassando leggermente gli occhiali sul naso e guardandolo dritto negli occhi.

«Lo so. Non lo farei mai! Pensa a tutte le scartoffie!» disse, mentre cercava di immaginare in che modo mai avrebbe potuto spiegare a Gabriele perché il suo corpo era stato ritrovato in un container diretto in America, picchiato, legato e nudo. Sperava fortemente che l'arcangelo non avesse letto quel libro sulla pornografia che gli aveva prestato.

Tornò alla realtà quando sentì Crowley parlare di nuovo.

«Suvvia! I tuoi libri saranno ancora qui al tuo ritorno!»

Aziraphale diede un'occhiata al suo negozio e un sorriso malinconico si fece strada sul suo viso.

«L'ultima volta che me ne sono andato, un incendio ha distrutto tutto.» disse, allargando le braccia a indicare tutti i suoi averi.

«Beh, quella volta Satana in persona decise di venire sulla Terra. Dubito accadrà di nuovo così presto.»

Vedendo che le sue parole non erano riuscite a placare del tutto le paure dell'amico, aggiunse: «Non succederà nulla.»

Non aggiunse “lo prometto” perché 1) i demoni non fanno promesse; 2) era già chiaro nel suo tono di voce che quello era ciò che intendeva.

«Allora, cosa ne dici?»

Aziraphale si alzò e andò a prendere la giacca che aveva lasciato sullo schienale del divano.

«Ok. Ma ad una condizione.» lo avvisò.

«Spara.» disse il Demone, rassegnato.

«Non prendiamo la Bentley.»

All'udire quelle parole, Crowley saltò giù dal divano.

«Cosa!? perché?»

«Conosci la ragione.»

«E come pensi di arrivare fino al pub, allora?»

«Molto semplice.» disse raggiante l'Angelo «A piedi!»

Aziraphale corse giù per le scale senza aspettare la risposta del Demone.

«Ci vorrà mezz'ora!» il Demone urlò alla bianca figura che si stava allontanando.

«Vieni, mio caro?» lo chiamò un'angelica voce dal piano di sotto.

Così Crowley lo seguì 1) perché aveva voglia di uscire; 2) perché aveva un gran bisogno di quei drink; 3) (ma questo è meglio che rimanga nell'angolo più nascosto della sua mente) perché non poteva rifiutare nulla all'Angelo quando lo chiamava “caro”.



Quando arrivarono al pub, era già pieno. Varcarono la porta e subito vennero accolti dal rumore di chiacchiere, musica (che a nessuno dei due piaceva) e un sacco di sbaciucchiamenti.

Aziraphale si guardò intorno e annusò, poi sorrise con affetto.

«Lo riesci a percepire? È amore. Questo posto è amato.»

«Ovviamente.» disse ironico il Demone, guardando la gente con aria feroce e dirigendosi verso il bancone del bar.

«Aspetta!» disse l'Angelo a voce alta, sperando di essere udito in mezzo a tutto quel baccano. Si sentiva un po' fuori posto, camminando con la schiena dritta e strofinandosi nervosamente le mani. Osservò Crowley, che camminava di fronte a lui senza che nessuno gli ostruisse il cammino, sicuro, le braccia rilassate e i fianchi ondeggianti a destra e sinistra, destra e sinistra, destra e sinistra, destra e... aziraphale ringraziò l'uomo che lo urtò, o sarebbe rimasto ipnotizzato.

«Andiamo, Angelo. Mi devi almeno due drink.» disse il Demone quando Aziraphale finalmente lo raggiunse.

«Cosa? Perché?» chiese innocentemente.

«A causa di quel dannato cane!» sibilò Crowley «Posso ancora sentire il suo piscio colarmi lungo la gamba. E quell'odore terribile...»

«Ma si era trattenuto così a lungo... Povera, piccola creatura.»

«Avrebbe potuto scegliere un palo o un idrante come qualsiasi altro cane!»

«Non è colpa sua se quando ti ha visto si è eccitato!» lo difese Aziraphale «Chi non sarebbe felice di vederti?»

Sembrava che un gatto gli avesse mangiato la lingua, perché Crowley per alcuni secondi non riuscì a proferir parola.

«Ogni persona sulla terra, direi, a parte forse il Sergente Shadwell. Ma non so se conta, visto che lo pago.» confessò, scrollando le spalle. Non lo fece per mascherare la sua tristezza; a lui davvero non importava di piacere o meno alla gente. L'unica opinione che gli interessava era quella di Aziraphale, e lui non faceva parte della comune “gente”.

«E io.» disse l'Angelo con dolcezza, afferrandogli il braccio e stringendolo lievemente.

Crowley provò ad ignorare il piacere che quelle due parole e quel piccolo, semplice gesto gli provocarono – cosa quasi impossibile, quando la persona che ti sta toccando ti sta anche guardando con quei dolci occhi blu come se intendesse davvero ciò che aveva appena detto. Cosa probabilmente vera, essendo Aziraphale la persona più tollerante che conosceva e anche la più amabile e amorevole.

«Barista!» chiamò Crowley ad alta voce, facendo segno alla donna con il grembiule nero «Due...» si prese qualche secondo per leggere la piccola lavagna appesa dietro al bancone dove erano elencati i drink «Cominciamo con il primo: Apple crisp.»

«Arriva subito.» disse la barista, sorridendo.

«Cosa c'è dentro?» chiese l'Angelo, che si stava ora aggrappando al bancone, le mani sul bordo. Il pub era così pieno che doveva praticamente appoggiarsi a Crowley se voleva stargli accanto e non venir trascinato via dal fiume di persone che andavano e venivano.

«Non ne ho idea, ma non ha importanza, visto che ho intenzione di provarli tutti.» disse il Demone.

«Non è un po' troppo?» chiese l'Angelo. Ricordava ancora vividamente quella volta – doveva essere accaduto alla fine degli anni '60 – quando il Demone aveva avuto un po' troppo da bere (così tanto che non ricordava nemmeno come fare a disintossicarsi) e finì col camminare per le strade seguito da centinaia di alberi danzanti (veri alberi: radici lunghe, nidi di uccello, buchi ospitanti picchi e scoiattoli che facevano ondeggiare la coda inclusi) ed elefanti (non veri elefanti, ma palloni a forma di elefante - il circo era arrivato in città) che svolazzavano per aria. Nessuno notò nulla, in parte perché gli esseri umani sono così e non si accorgono di ciò che è sotto il loro naso, in parte perché le parate avevano cominciato ad essere piuttosto popolari in quegli anni.

«La notte è giovane. E possiamo sempre disintossicarci se ne abbiamo bisogno.»

«Eccoli qui!» annunciò la barista. Porse loro due bicchieri contenenti un liquido ambrato «Come preferite pagare?»

Aziraphale si voltò verso Crowley con gli occhi sbarrati, allo stesso tempo cercando nelle tasche qualche spicciolo. Non ce n'erano.

«Non ho nulla con me. Avevi detto che erano gratis. Aspetta un minuto e-»

Crowley afferrò l'Angelo per la nuca e fece incontrare le loro labbra. Rimasero così per un paio di secondi, poi lo lasciò andare e si rivolse alla barista.

«Così va bene?»

«Certamente.» rispose e li lasciò ai loro drink.

Aziraphale era ancora pietrificato. Non chiese nulla a parole, ma la sua espressione sbalordita bastò.

«Lo sai che i libri non sono le uniche cose che possono essere lette, vero? Era scritto nell'annuncio che ti ho mostrato sul mio telefono: “Un bacio, un drink”.»

In difesa di Aziraphale, c'è da dire che lui aveva letto qualcosa sul telefono di Crowley, anche se questo qualcosa non era l'annuncio a cui il Demone si stava riferendo. Aveva visto un annuncio riguardo un famoso ristorante, uno a cui aveva fatto visita molto tempo prima e che aveva sempre voluto visitare di nuovo. Non era colpa sua se le foto di quegli artistici piatti avevano attirato la sua attenzione più di alcune rosse, grosse lettere.

«Non ti sei guardato intorno?» continuò il Demone «Tutte coppie – anche se dubito fortemente che più della metà lo sia per davvero.»

«Pensavo si baciassero perché si amano.» disse sconsolato l'Angelo.

«Nah.» disse Crowley, scuotendo la mano e bevendo un sorso «Ciò che amano è l'alcol. Non posso biasimarli. Questo non è male.» notò, guardando il bicchiere ormai mezzo vuoto e buttando giù il resto del suo contenuto «Sbrigati e finisci il tuo drink. Sto aspettando.»

Aziraphale bevve un sorso. Sì, non era male. Nulla in confronto ad una buona bottiglia di vino, ma ci si sarebbe potuto facilmente abituare.

Nel frattempo, Crowley stava giocherellando con il suo bicchiere, afferrandone il bordo con due dita e facendolo ondeggiare. Quando vide di nuovo la ragazza avvicinarsi, colse l'occasione per ordinare il prossimo giro. Quando la barista tornò con altri due bicchieri, Aziraphale era ormai riuscito a finire il suo primo giro.

«Eccoli qui: due Bésame. Stesso metodo di pagamento?»

Mentre stava bevendo, Aziraphale aveva riflettuto un po' riguardo all'atto del baciarsi. Credeva, essendo un vero romantico, che un bacio dovesse essere dato solo alla persona di cui si era innamorati. Era vero, però, che gli esseri umani potevano scegliere: quello era il regalo che Dio aveva fatto loro; perciò, se loro volevano lanciare baci a destra e a manca, era un loro diritto. Ma quella non era la parte importante. Cosa stava davvero occupando i suoi pensieri era il fatto che Crowley sembrava considerare i baci allo stesso modo, usandoli come merce di scambio e nulla più. Non credeva veramente di poter riuscire a fargli cambiare idea, ma perlomeno poteva mostrargli la differenza tra un bacio dato solo per gioco e un bacio che avesse davvero significato.

«Qualcosa per la testa, Angelo?»

Aziraphale si voltò verso Crowley, gli prese il capo fra le mani, accarezzandone dolcemente le guance, e si avvicinò. Crowley sentì immediatamente che qualcosa era diverso. Le labbra dell'Angelo stavano lambendo le sue così delicatamente che gli sembrava quasi di essere baciato da un soffio di vento. Provò a premere di più, ma l'Angelo arretrò leggermente. Aziraphale continuò ad adorare le sue labbra. Crowley sentiva che quel contatto non era abbastanza, e allo stesso tempo era esattamente il tipo di bacio che si sarebbe aspettato da Aziraphale: gentile, delicato, incredibilmente dolce. Quando l'Angelo si staccò completamente, il Demone provò a seguirlo, ma la mano appoggiata sul suo petto lo fermò.

«Pagamento accettato.» annunciò la barista, prima di andare a servire un altro cliente.

«Hai detto che ti dovevo offrire un paio di drink, sbaglio?» disse Aziraphale, cercando di sembrare rilassato «Questo è il primo.»

Crowley bevve il suo drink come un uomo perso per giorni nel deserto beve da una bottiglia d'acqua fresca. Si sentiva esattamente come quell'uomo: caldo e assetato; anche se probabilmente non per lo stesso motivo. Il suo motivo aveva un nome, un paio di guance rosee ed era così sciocco da pensare che un bacio di quel genere non avrebbe avuto alcuna ripercussione.

Anche Aziraphale sembrava aver fretta di svuotare il suo bicchiere. Le sue ragioni erano due: la prima era che l'Angelo era sicuro di essere diventato completamente rosso in viso e sperava di riuscire a nasconderlo il più possibile dietro il bicchiere; la seconda era che non era sicuro che il suo messaggio fosse stato ricevuto e doveva provare di nuovo il prima possibile ed esserne certo. Essendo un Angelo, il suo compito era quello di diffondere amore, o almeno di provarci. Che il destinatario dei suoi insegnamenti fosse un demone, non modificava per nulla il suo lavoro. Che in questo caso il destinatario fosse quel particolare Demone, faceva la differenza per lui.

A Crowley bastò alzare la mano e subito la ragazza ritornò con due Sweet Meat Cocktails.

Un nome veramente appropriato, pensò vagamente Crowley, perché le labbra di Aziraphale sembravano essere diventate ancora più dolci di prima. Doveva essere a causa di tutta quella frutta. Ma questo non lo fermò; anzi, fece proprio l'opposto. Come un bambino con la sua caramella, il Demone succhiò le labbra dell'Angelo ancora e ancora, ma senza troppo ardore: voleva gustarsele.

Dopo che si separarono, il Demone lasciò un braccio attorno alla vita dell'Angelo. Non se ne accorse finché l'Angelo non si voltò verso il bancone per prendere in mano il suo bicchiere. Visto che era già lì, non c'era alcuna ragione di rimuoverlo, giusto?

«Guarda, ci sono due posti liberi.» disse Aziraphale, indicando un divanetto libero. Aveva davvero sperato di trovare un posto in cui potersi perlomeno muovere senza rischiare di urtare con un gomito un altro cliente.

Immediatamente un passaggio apparve nel bel mezzo della stanza e l'Angelo e il Demone camminarono tranquillamente verso i loro posti.

«Grazie.» disse Aziraphale, sapendo che un piccolo miracolo era appena avvenuto. Gli ricordò quella volta in cui Mosè aveva diviso le acque del Mar Rosso. Aziraphale era rimasto con lui e la sua gente finché non avevano raggiunto il deserto, poi li aveva lasciati. Non poteva sopportare di vedere tutta quella gente mangiare lo stesso cibo – nemmeno così gustoso – giorno dopo giorno. Quella stessa sera era tornato in Egitto ed era andato a mangiare in una taverna di cui era divenuto ormai un assiduo cliente.

«So che ti da fastidio se la tua giacca viene macchiata. Sarebbe di sicuro successo altrimenti.»

Aziraphale fu commosso da quel piccolo gesto e ciò si mostrò nei suoi occhi, scintillanti di gratitudine.

«Non guardarmi a quel modo, non ho fatto nulla.» disse Crowley, girandosi dall'altra parte e lasciandosi andare sullo schienale del divanetto, le gambe incrociate.

Per ringraziarlo come si deve, l'Angelo alzò la mano e fece segno alla barista. Non fu difficile per lei notarlo: era l'unico ad indossare vestiti bianchi, senza contare i suoi capelli. Era praticamente un segnale luminoso.

La barista portò loro il quarto drink. Aveva ormai imparato che i due desideravano scorrere tutto l'elenco dei cocktail, così offrì loro due Black Magic.

«Oh, guarda! Una ciliegia al maraschino!» disse Aziraphale, afferrando quella che galleggiava sulla superficie del suo drink e mettendola in bocca.

«Dovete pagare prima di poter bere i vostri drink. È la regola.» osservò la ragazza.

«Oh, sono desolato. Non lo sapevo. Era così invitante che non ho potuto resistere!»

Aziraphale si leccò le dita e si volse verso Crowley, che lo stava osservando con una strana espressione sul viso, una che l'Angelo non aveva mai visto. Prima che potesse rifletterci su, però, e ancora prima che potesse abbassare la mano, Crowley afferrò il suo polso. Portò la mano dell'Angelo verso la sua bocca e posò un piccolo bacio su indice e pollice; poi lo lasciò andare e ancora una volta aggredì le sue labbra.

Ripetere lo stesso gesto ancora e ancora avrebbe dovuto diventare noioso, ma Crowley scoprì che baciare Aziraphale non faceva altro che diventare sempre più interessante ad ogni nuovo tocco. Forse a causa delle reazioni dell'Angelo, il fatto che non riusciva a controllare il rossore che si faceva strada sul suo viso o il modo in cui si aggrappava al risvolto della sua giacca, con mani tremanti e insicure. O a causa del sapore, che cambiava di continuo, a seconda del drink che avevano appena assaggiato. Tutto ciò gli fece venire il desiderio di far provare ad Aziraphale ogni bevanda e cibo presente sulla terra, giusto per sentire come il suo sapore sarebbe cambiato.

Quando lo lasciò andare, la ragazza se n'era già andata.

«Devo andare in bagno. Dopo tre drink...» disse Aziraphale alzandosi.

«Non ce n'è bisogno. Falli sparire e basta.» protestò Crowley, che non voleva separarsi dall'Angelo. Stava letteralmente cadendo sotto il suo incantesimo. Ma era un modo così gentile di cadere.

«Tu vai a dormire, io vado in bagno.»

Messa così, Crowley non aveva modo di replicare.

Il mare di gente si aprì di nuovo, creando un passaggio che collegava il loro tavolo ai servizi.

Crowley bevve un sorso dal suo bicchiere. Osservò l'Angelo: camminava cautamente ma con fermezza; la sua lunga giacca ondeggiava e disegnava bianche onde attorno alle sue gambe. Bevve un altro sorso. Forse stava cominciando ad essere un po' inebriato, perché si ritrovò a pensare a panciotti color crema e bianche camicie... Scosse la testa. Quando guardò di nuovo, l'Angelo stava tornando, soddisfatto e molto più calmo di quando se n'era andato.

Aziraphale riprese il suo posto accanto a Crowley, le loro ginocchia così vicine da sfiorarsi. Nessuno dei due fece notare quanto altro spazio ci fosse sul divanetto.

«Hey, ragazzi.» li chiamò l'uomo dai capelli castani che sedeva al tavolino di fianco «Hey, sto parlando con voi.»

«Cosa vuoi?» rispose il Demone, non poco infastidito.

«Crowley, non essere così scortese.» lo ammonì l'Angelo; poi diresse la sua attenzione verso l'uomo.

Notò subito che i suoi movimenti erano simili a quelli di Crowley, ma allo stesso tempo alquanto diversi. Il Demone si muoveva in un modo così fluido che i suoi movimenti risultavano naturali, eleganti, seducenti; l'altro uomo aveva la grazia di un orso. Ad essere onesti, Aziraphale aveva visto una volta un orso che era molto più educato dell'uomo. Era successo negli anni '60, in quel circo che abbiamo già menzionato in precedenza: indossava un bavaglino, riusciva a sedere diritto e anche a mangiare da un piatto senza sporcarsi più di tanto – un'operazione che l'uomo non riusciva ad eseguire molto bene, a giudicare dalla maglietta piena di macchie. Aziraphale corresse la sua affermazione iniziale in “la grazia di un orso senza bavaglino”, per non offendere il ben educato animale.

«Non c'è bisogno che vi baciate ogni volta che volete un drink. Potete averne due!»

Crowley non era interessato in ciò che l'individuo stava dicendo. Gli sembrava uno di quei venditori che prima ti raccontano tutto ciò che il loro articolo può offrire, poi te lo vendono, e solo dopo che hai dato loro i soldi ti raccontano anche tutti i difetti del loro prodotto – che sono più o meno il doppio dei pregi. Doveva essere stata un'invenzione dei suoi compagni giù negli inferi, ne era certo.

Non gli diede molta attenzione.

«Basta che usiate la lingua. Certo, è un po' disgustoso, ma almeno dovete farlo metà delle volte.»

«Grazie del consiglio. Lo terremo a mente.» rispose Aziraphale, sempre gentile, sempre cortese.

«Non dargli retta.» lo avvisò Crowley «Ci sta probabilmente prendendo in giro.»

«Chi lo sa. A me sembra sincero.» disse Aziraphale, scrollando le spalle.

«Mi hai creduto quando ho detto che ti avrei lasciato qui.»

Cadde il silenzio.

«Era una bugia?» chiese cautamente e con innocenza l'Angelo.

«Hai davvero bisogno di chiederlo?» domandò Crowley di rimando, esasperato.

«Beh, tu ami Alpha Centauri e so che è da molto che vuoi andarci.»

«Sì... Un sacco di pianeti, bel tempo, paesaggi bellissimi.» afferrò la ciliegia al maraschino nel suo drink e la mise nel bicchiere di Aziraphale, poi bevve un sorso «Sarebbe stato noioso senza di te, però. Cioè, con chi avrei bisticciato?»

E con chi avrebbe speso tutte le sue ore libere a bere, con chi avrebbe fatto lunghe camminate al parco, parlato, riso, danzato (era successo una volta, solo una. Aziraphale era stato così gentile da non sottolinearlo, ma Crowley sapeva di essersela cavata davvero male e aveva giurato di non danzare mai più la gavotta. Il fatto che era inciampato, trascinando giù con sé l'Angelo, potrebbe avere qualcosa a che fare con la sua decisione)?

«Oh, sono sicuro che avresti trovato qualcun altro. Ho sentito che c'è un pianeta dove la gente non fa altro che litigare; è malvisto se non finisci in una rissa almeno una volta alla settimana. Ma quello forse sarebbe un po' troppo violento anche per te.»

«Se volessi una cosa del genere, farei prima a starmene all'Inferno.» brontolò Crowley. Gli piaceva l'innocenza dell'Angelo, ma a volte poteva essere davvero ottuso.

«Allora, a proposito di quel bacio...» cominciò Aziraphale, che aveva notato l'espressione corrugata sul volto del Demone e pensato che forse un cambio di argomento avrebbe giovato «Sai nulla a proposito? Hai visto qualcosa in TV o sul tuo telefono?»

«Sono sicuro che lì ne parlino un sacco, ma non mi sono mai interessato. Preferisco film d'azione e siti di giardinaggio. Non c'è nulla a riguardo nei tuoi libri?»

«Certo, sono pieni di storie d'amore e descrizioni alquanto dettagliate, ma una cosa è leggere, un'altra è provarla dal vivo. Ecco perché sto chiedendo a te.»

«E perché mai? Pensi che io me ne vada in giro a baciare esseri umani? Ma per piacere...» disse Crowley, nauseato. Butto giù il resto del suo drink, giusto per lavare via il sapore amaro che quel pensiero gli aveva lasciato sulla lingua.

«Onestamente, sì.» disse l'Angelo, allo stesso tempo confuso e alquanto sollevato «Avresti dovuto fare esattamente quello, se io avessi rifiutato di uscire con te questa sera e tu fossi dovuto venire qui tutto da solo.»

«Ma tu hai accettato, o mi sbaglio? Guarda.» indicò una coppia a pochi metri da loro. Erano abbracciati e alquanto impegnati «Penso che quello sia ciò che dovremmo fare.»

«Beh, non sembra così male. Aspetta... forse quella parte...»

«Non penso...»

«Mi sembra un po' troppo violento.»

«Cosa sta facendo? Cercando di mangiarle la faccia!? Quello è cannibalismo!» disse Crowley stupito.

«Beh, lei ha un viso davvero dolce.»

Il Demone fissò l'Angelo. Non sapeva se essere più inorridito dallo spettacolo che la coppia stava mettendo in scena, o dalle parole dell'amico.

«Ad ogni modo, non sono per il cannibalismo. Beh, c'è stata una volta in cui sono andato a quella cena e tutto sembrava e aveva un sapore delizioso...»

Fu la volta di Aziraphale di fissare il Demone. Crowley si fermò. Non era il momento giusto, rifletté.

«Guarda quei due.»

Aziraphale indicò un'altra coppia alla loro destra. Il ragazzo stava indossando una camicia a fiori che l'Angelo trovò adorabile, ma quando lo disse a Crowley, il Demone schioccò le dita e la fece svanire. Era un crimine contro lo stile, affermò. Ad ogni modo, né il ragazzo, né la sua compagna si accorsero di nulla; continuarono a baciarsi e a intrecciare le loro lingue come se fossero fatte di gomma.

«Non è roba per me,» disse Aziraphale «ma almeno sembra più...» si fermò.

«Cosa stavi dicendo, Angelo?»

«La sta succhiando!»

«Penso sarebbe un eccellente aspirapolvere.»

«Non ha paura che le strappi la lingua!? Deve fare male! Non voglio guardare.»

Aziraphale afferrò il bicchiere. Prima mangiò la ciliegia – Crowley prese nota: d'ora in poi ne avrebbe sempre portate alcune quando andava a far visita all'Angelo – e poi bevve il drink.

«Beh, vuol dire che lo faremo a modo nostro.» disse il Demone «Abbiamo dato prova di essere una buona squadra. Sono sicuro troveremo il modo di farlo bene. E se non funzionerà, avremo comunque un drink gratis. Non abbiamo niente da perdere.»

Fece per alzare la mano, ma la barista era già da loro. Cominciò a sospettare che li stesse osservando da lontano. Doveva essere così, visto che aveva i loro drink già pronti sul vassoio ed era altamente improbabile che potesse farli miracolosamente apparire dal nulla.

«Due Vertigo per voi.» disse, appoggiando i drink sul tavolo.

«Grazie.» disse l'Angelo.

«Allora, vogliamo davvero provarci?» chiese Crowley, ignorando completamente la ragazza – lasciava che fosse Aziraphale ad occuparsi delle buone maniere.

«Credo di sì.» concordò l'Angelo «Ma prima devi promettermi una cosa.»

«Perché devo sempre fare qualcosa?» rispose. Entrambi sapevano che in quel preciso istante ciò che il Demone intendeva dire era “Dimmi cosa vuoi che io faccia e molto probabilmente accetterò”.

«Devi perdonare il cane.»

«Stai ancora pensando a quell'animale?»

Aziraphale continuò a guardarlo negli occhi, in attesa.

«Se funziona, farò come se nulla fosse successo.» fu la sua risposta. Come demone, non poteva fare promesse, ma ritenne che dimenticare del tutto qualcosa fosse nelle sue possibilità.

Cominciò esattamente come il loro secondo bacio; l'Angelo afferrò il viso del Demone e dolcemente fece aderire le loro labbra. Crowley pensò che sarebbe stato in grado di riconoscere il bacio di Aziraphale in mezzo a tutti gli altri – se solo avesse provato a baciare qualcun altro, cosa che non avrebbe assolutamente mai fatto. Poi l'Angelo cominciò a prendersi cura del suo labbro inferiore, succhiandolo e facendo scorrere la sua lingua da un angolo all'altro della bocca. Crowley amava la velocità – la sua Bentley ne era la prova – ma in quel preciso istante cominciò a capire perché l'Angelo preferiva andare piano. Lo avrebbe lasciato continuare per tutto il tempo che voleva se quelli erano i risultati. Nel preciso momento in cui stava avendo quei pensieri, però, la lingua dell'Angelo viaggiò verso l'alto e il Demone aprì automaticamente la bocca. Rimasero immobili per pochi attimi, inalando l'uno il respiro dell'altro, poi il Demone non poté più resistere alla tentazione. Entrambi ebbero un leggero mancamento quando le loro lingue s'incontrarono. Aziraphale a stento trattenne un mugolio; Crowley gemette apertamente. Il Demone poteva sentire il sapore dolce della ciliegia anche se non l'aveva mai mangiata, il retrogusto amaro dall'alcol, e qualcos'altro che non riusciva a identificare: Aziraphale era delizioso. Cominciò a cambiare idea riguardo al cannibalismo.

Aziraphale avrebbe voluto continuare a baciare il Demone. Era come leggere uno di quei lunghi libri scritti così bene da essere in grado di tenerti sveglio la notte e lontano dal cibo. Era sicuro che quelle labbra sarebbero state in grado di saziarlo come nemmeno un piatto di sushi avrebbe potuto. Ma in tutto il suo desiderio, si era dimenticato di una cosa. Quel qualcosa era l'irritante bisogno che il suo corpo aveva di respirare.

Terminò il bacio e appoggiò la fronte sulla spalla di Crowley, respirando affannosamente. Poteva sentire il petto del Demone espandersi e contrarsi a ritmo veloce. Quando aprì gli occhi, notò che aveva stretto la giacca del Demone senza volerlo e l'aveva tutta stropicciata.

«Sono desolato!» cominciò a scusarsi, alzando la testa e fermandosi quando sentì una mano accarezzargli i capelli «L'ho rovinata. Guarda tutte queste grinze!»

«Dovresti vedere cos'è successo ai tuoi capelli. Penso che siamo pari.» disse Crowley sorridendo. Stava osservando l'Angelo con occhi pieni di tenerezza – sentimento che l'oggetto delle sue attenzioni non poteva vedere a causa degli occhiali che Crowley indossava. Aziraphale lo percepì lo stesso.

«Meglio i miei dei tuoi. Ne avresti fatto un dramma.» disse l'Angelo affettuosamente.

«Chi lo sa. Potrei perdonartelo se queste fossero le circostanze.»

«Lo terrò a mente.» replicò, continuando ad accarezzare la giacca del Demone. Non riusciva a fermare le sue mani.

Era una battaglia che anche il Demone stava perdendo: non riusciva a smettere di passare le dita tra le ciocche bionde. Decise che avrebbe prestato il suo shampoo all'Angelo, per rendere i suoi capelli ancora più morbidi. Poi si ricordò che lui non prestava mai le sue cose, così cambiò idea: avrebbe lavato lui stesso i capelli dell'Angelo, per essere sicuro che venisse fatto bene.

«Non avvicinarti!» sentirono urlare l'uomo alla loro sinistra «Ci hanno portato solo un giro; ne abbiamo guadagnati due. Non c'è bisogno di baciarci di nuovo adesso. E smettila di toccarmi la gamba!»

«Non capisco qual è il problema. Ora che l'ho provato, non lo trovo più così disgustoso.» disse Crowley, prima di bere un sorso dal suo drink e fare una faccia assolutamente disgustata.

«Non ti piace.» notò l'Angelo «Alzi sempre il labbro superiore e corrughi il naso quando trovi qualcosa sgradevole.»

«Invece tu aggrotti la fronte e una piccola ruga appare qui, tra le sopracciglia.» disse il Demone, toccando quello stesso punto con un dito «Comincerà a notarsi, sai, se continui così.»

«Anche tu.» replicò, tracciando il naso del Demone «Forse è meglio se non lo bevi.»

«Cosa? E sprecare un drink? Sarebbe un crimine.» disse, bevendo un altro sorso e pentendosene immediatamente.

«Forse posso aiutarti.» offrì l'Angelo.

«E come pensi di farlo?»

«Potrei addolcire le tue pene.» disse, con una luce nuova negli occhi.

«Beh, sembra interessante...»

«Bevi un altro sorso e forse te lo dimostro.»

Crowley bevve un lungo sorso – come aveva detto l'uomo: 'certo, è un po' (molto, corresse mentalmente) disgustoso, ma almeno dovete farlo metà delle volte (programmò di farlo due volte ancora e finirla lì)'. Proprio quando sul suo viso stava per palesarsi la solita espressione, l'Angelo lo avvicinò a sé e lo baciò. Rimasero così finché Aziraphale non ebbe rimosso ogni traccia del drink dalla bocca del Demone.

Crowley stava ancora reggendo in mano il bicchiere quando l'Angelo lo lasciò andare. Immediatamente bevve di nuovo.

L'Angelo prese quel gesto come un rifiuto, come se il Demone volesse lavare via la sensazione lasciata dal loro bacio con dell'altro alcol.

«Oh, mi dispiace. Non avrei dovuto-»

«Ho appena buttato giù metà di questo disgustoso drink. Sono già passati dieci secondi e ancora non ho ricevuto la mia pillola di zucchero. Sto soffrendo!» si lamentò il Demone, appoggiando la testa sullo schienale del divanetto e portando una mano al petto.

Alla fine Crowley non seguì il suo progetto. Bevve ciò che rimaneva del suo drink a piccolissimi sorsi. Soffrì molto, ma trovò che la cura offerta da Aziraphale compensava largamente per le sue pene. Si offrì anche di bere il drink dell'Angelo se a lui non fosse piaciuto, ma sfortunatamente incontrava i gusti di Aziraphale, così il Demone lo lasciò bere, accontentandosi di cingere le spalle dell'Angelo e stringerlo forte a sé.

«Ecco qui il secondo. So che sono un po' in ritardo, ma vi ho visti, come dire, occupati, e ho preferito non disturbarvi.» disse la barista «Due Liquid Lust.»

Né Crowley, né Aziraphale avevano notato la ragazza avvicinarsi, il primo troppo occupato ad abbracciare l'Angelo, il secondo troppo occupato a godere del'abbraccio del Demone.

«Non vorrei risultare inopportuna, ma... Volevo solo dirvi che siete veramente una boccata d'aria fresca.» arrossì e stese le mani in avanti, imbarazzata «Quello che voglio dire è... Non è che io stia spendendo tutto il mio tempo a spiarvi, solo che... L'abbiamo fatto per ottenere un po' di pubblicità, e l'abbiamo ottenuta. C'è un sacco di gente qui questa sera. Sapevo sarebbe stato così quando ho accettato questo turno: tutte queste finte coppie che si baciano solo per ottenere drink gratis. Ho visto così tanti baci falsi che mi è passata la voglia di guardare qualsiasi film romantico per almeno un mese. Ecco perché... Volevo solo ringraziarvi, per avermi mostrato qualcosa di autentico. Ora devo tornare al mio posto o il mio capo se la prenderà con me.» finì in fretta, prendendo in mano il vassoio e dirigendosi velocemente verso il bancone.

«È vero quello che ha detto?» chiese Aziraphale, appoggiando la testa sulla spalla del Demone. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi e voleva godersi ogni momento d'intimità che stavano condividendo, in caso tutto fosse destinato a finire.

«Quale parte?» chiese il Demone di rimando.

«La parte dove ha parlato di autenticità. Anche noi siamo venuti qui per i drink, come qualsiasi altro.»

«Ho smesso di essere interessato ai drink dopo il primo che ci hanno servito.» confessò il Demone.

«Beh, avresti potuto dirlo. Avremmo potuto tornarcene a casa.»

«Sì, avrei potuto.» concordò Crowley, prendendo in mano il bicchiere e cominciando a bere come se niente fosse successo.

«Ancora non hai risposto.» gli fece notare Aziraphale.

«Oh, io penso di sì. E ancora prima che tu lo chiedessi. Molto prima. Non è colpa mia se hai la testa fra le nuvole.»

Crowley lasciò andare l'Angelo e si alzò in piedi. Tremò leggermente. Sul tavolino il bicchiere cominciò a riempirsi.

«Io vado a ordinare qualcos'altro. Tu vai pure a casa se vuoi.» disse. Poi si diresse verso il bancone.

«Non hai soldi!» gli urlò Aziraphale.

Crowley alzò il braccio in aria e mostrò all'Angelo una mazzetta di banconote.

Dopo essersi velocemente disintossicato, Aziraphale lo seguì, ma in mezzo a tutta quella gente lo perse di vista. Una ragazza lo urtò e cadde; lui l'aiutò frettolosamente a rialzarsi e riprese il suo cammino verso il bancone, dove sperava di trovare il suo amico. Quando finalmente toccò la superficie in legno e si guardò intorno, però, non lo vide.

«Hey, tesoro.» una ragazza bionda e alta gli si avvicinò e appoggiò una mano sulla sua guancia «Ti va di prendere qualcosa da bere?»

«Mi dispiace, non ho soldi.» disse, sorridendo a stento e guardando il braccio della donna teso verso di lui, sperando che lo ritraesse presto. Non desiderava il suo tocco e lo stava mettendo a disagio.

«Nemmeno io. Ma non ne abbiamo bisogno, è questo il bello.» disse lei ridendo.

«Oh, cara-»

Sentì qualcuno afferrarlo da dietro, un braccio magro sopra la sua spalla e una mano possessiva appoggiata sul suo petto.

«Baby, trovatene un altro. Questo è preso.» disse Crowley, ringhiando.

«Sei sicuro, dolcezza?» continuò lei, ignorando il Demone e rivolgendosi all'Angelo.

«È meglio che tu te ne vada finché ne hai la possibilità.» minacciò Crowley. Strinse la presa, facendo aderire il suo petto alla schiena dell'Angelo e avvicinando la testa a quella di Aziraphale «Nessuno può toccare queste labbra a parte me.»

Anche se inebriata, la ragazza era ancora abbastanza lucida da capire che era meglio lasciar perdere. Guardò l'uomo dai capelli rossi negli occhi e avrebbe giurato di aver visto qualcosa di serpentino e pericoloso dietro gli occhiali neri. Si voltò e, senza troppa grazia, si allontanò a passo spedito.

«Ti sei scontrato con qualcuno.» disse Crowley. Aziraphale sentì la sua voce vibrargli lungo la schiena, il suo fiato sfiorargli il viso.

«Come lo sai?»

Il Demone usò la mano libera per indicare una grande macchia sul panciotto dell'Angelo.

«Oh no! Non di nuovo!» piagnucolò l'Angelo.

Crowley chinò la testa e soffiò via la macchia. Aziraphale la guardò dissolversi, immobile.

«Sii più prudente.» il Demone lo ammonì, appoggiando la mano sul suo fianco. Sentì l'Angelo tremare.

«È vero?» chiese Aziraphale.

«Non di nuovo.» si lamentò Crowley.

«Quello che hai detto appena adesso, intendo. A quella ragazza.»

Crowley indugiò.

«Tu cosa ne pensi?»

Aziraphale si prese qualche momento per farsi forza, poi disse:

«Penso che dovremmo andare a casa.» quando sentì il Demone allontanarsi, si girò e mise le braccia attorno ai fianchi del Demone «Penso che abbiamo intrattenuto quella gentile barista abbastanza a lungo.» portò una mano ad accarezzare i capelli del Demone e affondò le dita fra le ciocche rosse «Penso che mi piacerebbe verificare se quello che hai detto prima è la verità e posso scompigliarti i capelli senza che tu ti arrabbi.»

«Ho detto che valeva solo in certe circostanze.»

«Penso che vorrei replicarle. E penso che» sottolineò, sporgendosi verso il Demone «se vuoi qualcosa da me, non hai che da chiedere. Basta trucchetti, Crowley.» terminò affettuosamente.

«Ha funzionato, però.»

«Certo, ma avremmo potuto risparmiare i trenta minuti che abbiamo impiegato ad arrivare fino a qui e in questo momento saremmo potuti essere seduti sul mio divano invece di essere in piedi in un pub.»

Crowley dovette a malincuore dargli ragione.

«Ma c'è qualcosa che non avrei scoperto altrimenti.» dichiarò con un malizioso sorriso.

«Di non ordinare mai più un Vertigo?» l'Angelo provò a indovinare.

Crowley portò una mano a sfiorare la bocca dell'Angelo. Tra due dita stringeva una piccola, rossa sfera.

«Che adoro baciarti dopo che hai mangiato una ciliegia al maraschino.»

Premette il frutto contro le labbra dell'Angelo, il quale le aprì e lasciò che il Demone depositasse la sfera fra i suoi denti. Masticò; il dolce sapore si diffuse sulla sua lingua. Aspettò, ma il Demone continuò semplicemente ad osservarlo.

«Cosa mi sono perso?» chiese confuso.

«Devi promettermi una cosa.» replicò il Demone.

L'Angelo sorrise timidamente.

«È il tuo modo di vendicarti per il cane?»

«Quale cane?» chiese Crowley, guardando verso l'altro, come a recuperare un ricordo perduto.

Gli occhi di Aziraphale si illuminarono di divertimento.

«È per la lunga camminata, allora?»

«Mmm... Forse in parte, sì.» confermò Crowley, muovendo la testa a destra e sinistra come un metronomo. «Ad ogni modo, mi prometti una cosa o no?»

«Dimmi che cosa e ci penserò su.» che entrambi sapevano in quel momento voleva dire “Devo stare attento perché non so cosa potresti inventarti, ma sono quasi sicuro che finirò per accettare”.

Crowley si avvicinò e appoggiò la fronte a quella dell'Angelo.

«Non chiamare mai più qualcun'altro “caro”. Quello è solo per me.»

«Penso di poterlo fare.» disse Aziraphale, sorridendo ancora più apertamente e suggellando la promessa sfiorandogli il naso col proprio «Ora, se è tutto, penso dovresti sbrigarti. Il sapore è quasi svanito. Stai sprecando questa opportunità.»

«Sai qual è uno dei vantaggi di essere un Angelo e un Demone?» chiese Crowley, prima di accarezzare le labbra di Aziraphale con le sue «Che possiamo avere tutte le ciliegie al maraschino che vogliamo.»

Alla fine della serata, Aziraphale perse il conto di quante ciliegie aveva mangiato.

   
 
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