Questa
storia è stata scritta per la Rainbow
Challenge indetta da
Fanworld.
Il prompt è l'Indaco.
Ovviamente ci sono Spoiler per chi non ha visto l'anime.
Si ringrazia Maki, perché mi ha fatto scoprire gli alberi di Jacaranda, dandomi quindi l'idea per scrivere questa storia. *_*v
Jacaranda
Il
rumore dei fiori sotto i piedi, disseminati in un
interminabile tappeto indaco che in lontananza si fondeva alle fronde,
era un fruscio
leggero che accompagnava i suoi passi.
Mentre camminava, qualche fiore si staccava dal ramo,
piovendo su di lui, sul suo capo, la sua spalla; scivolava sul tessuto
dell’abito che stava indossando e rovinava al suolo senza il
più piccolo suono.
Come ogni giorno, quando gli alberi di Jacaranda erano un
tripudio di infiorescenze, passeggiava per quel viale nelle ore
abitualmente
deserte, con le mani dietro la schiena.
Sotto al sesto albero, da destra, c’era quella solita
panchina che sembrava come attenderlo, sempre vuota al suo arrivo, tanto
che si
era più volte aspettato di trovarci scritto il suo nome
sopra.
Cyd.
Quando la raggiunse, rimase a fissarla per un momento, prima
di sedersi lentamente.
Nell’accomodarsi, sentì il leggero scricchiolare
delle ossa.
Non era più un ragazzino, per quanto i Mu invecchiassero
molto più lentamente,
eppure i suoi centoquaranta se li portava discretamente bene.
Così, almeno,
aveva continuato a ripetergli Ruri prima che lasciasse Renessaince.
Come ogni giorno sollevò il viso ad osservare le fronde
oscillanti al tenue vento primaverile, mantenendo le mani raccolte in
grembo. E,
perso con lo sguardo in quel cielo indaco, liberò i suoi
ricordi.
Il tempo si riavvolse come un gomitolo, prendendo a scorrere
nella sua testa da quando lui era solo un ragazzino di dodici anni,
chiuso come
un riccio, che non parlava; non perché non sapesse farlo, ma
perché non aveva
nulla da dire. Per lui esistevano solo le stelle, che di notte vedeva
brillare
dalla finestra della sua camera, e le astronavi che volavano
così vicino a loro
che aveva sempre pensato che, allungando una mano, avrebbe potuto
toccarle.
Astronavi e stelle.
Così l’avevano trovato i Mu, quando erano andati a
prenderlo, e una volta sulla Shangri-La aveva cominciato a parlare.
Domandava
di questo e quello, e come funzionava e la velocità e se era
maneggevole e…
Dio! Le stelle poteva toccarle davvero!
Harley gli aveva insegnato tutto quello che sapeva e lui
aveva finito con l’associarlo a quella figura paterna che gli
sera sempre
mancata fin da piccolissimo. Perché Cyd sapeva che quelli
lasciati su Noah non
erano i suoi veri genitori, l’aveva sempre saputo; come fosse
stata una
sensazione strisciante sotto la pelle e, andando via con i Mu, gli
doveva aver solo
fatto un favore, ma il favore, in fondo, lo aveva fatto anche a
sé stesso
perché appena giunto sulla Shangri-La, anche se confuso, si
era sentito
finalmente a casa.
Aveva conosciuto Soldier Blue ed era rimasto totalmente
affascinato dalle sue parole, dal suo carisma, anche se, a dirla tutta,
non gli
era mai importato nulla di quella fantomatica Terra di cui parlava; per
lui,
stare tra le stelle era il sogno più grande.
Aveva conosciuto gli altri Mu e aveva finalmente trovato gli
amici e fratelli che non aveva mai avuto perché su Noah
tutti l’avevano sempre
tenuto a distanza per
il suo essere
schivo e taciturno.
Aveva conosciuto Leo e lo aveva amato fin da subito,
scoprendo quanto il viaggiar tra le stelle potesse esser ancor
più bello se
condiviso con qualcuno di speciale.
E Leo era più che speciale.
Quando Cyd era arrivato sulla nave, lui già era
lì da un
po’, ma non avrebbe saputo dire quanti anni avesse;
più o meno, forse, erano
coetanei, ma per un Mu l’età non faceva alcuna
differenza.
Leo era muto, ma anche questo non era mai stato un reale
impedimento per lui perché poteva comunicare col pensiero e
Cyd sarebbe rimasto
anche ore ad ascoltare il fluire leggero della sua voce che gli
attraversava le
sinapsi, carezzandole dolcemente.
Poi era arrivato Jomy e la loro vita di eterni zingari aveva
cominciato a cambiare.
Sapeva che non avrebbero mai potuto vivere ramingando tra le
stelle per sempre, e lui aveva fatto di tutto per aiutare i suoi
fratelli a
trovare finalmente un posto da chiamare casa come la Shangri-La era
stata per
lui.
A ripensarci ora, si disse di non aver mai fatto abbastanza,
mentre i ricordi continuavano a
scorrere
tra i petali di Jacaranda e lui li vedeva apparire e scomparire
nell’indaco dei
suoi grappoli come onde nel mare fino ad arrivare a Nazca, alla sua
nascita,
alla sua breve crescita e alla sua straziante morte.
Nazca aveva visto i Mu della sua generazione diventare padri
e madri, aveva visto l’illusione della fine del viaggio,
aveva visto
l’infrangersi delle loro speranze.
La sua distruzione era stato il giorno più brutto della sua
vita.
«Non mettermi mai più
nella condizione di dover scegliere tra te e gli altri, hai capito
Leo?!»
Quelle
parole riecheggiarono con la stessa rabbia che le
aveva pervase anni prima, quando lui e Leo erano rimasti soli nel
giardino
della nave. Gli altri erano andati tutti a riposare, troppo scossi per
la morte
di Blue e gli altri amici e con ancora nella testa le ferme parole di
Jomy.
«Ho già perso troppi
di voi oggi, non voglio aggiungere anche il tuo nome alla
lista!»
Leo
era rimasto seduto sullo scalino di marmo del piccolo
gazebo, mantenendo lo sguardo al suolo e l’espressione
distrutta, mentre lui
restava in piedi più lontano.
- Non volevo…
lasciarli lì… -
«Nemmeno io! E non
volevo lasciare nemmeno te…»
Aveva
abbassato il tono, voltandogli le spalle, mentre Leo
aveva finalmente alzato lo sguardo su di lui anche se non poteva
vederlo in
viso.
- Avverto il tuo
dolore… -
Gli aveva comunicato il giovane, ma lui non si era voltato.
«Davvero? Bene. Ricordatelo
la prossima volta che vorrai fare una cosa simile.»
E
si era allontanato, sentendosi improvvisamente troppo
vulnerabile alle capacità psioniche di Leo per poter restare,
e ignorando
volutamente quel suo soffiato…
- Non posso… -
…sperando
per notti intere di averlo solo immaginato.
Anche lui si era illuso come i suoi fratelli quando avevano
deciso di restare su Nazca. Si era illuso che tutto sarebbe stato
diverso e
migliore, che il destino non poteva essere così
maledettamente avverso nei loro
confronti. E si era sbagliato, mentre il bandolo delle sue memorie
scioglieva
l’ultimo nodo.
La Terra.
Quel pianeta gli aveva tolto tutto.
Gli aveva tolto Harley, gli aveva tolto gli amici di una
vita.
Gli aveva tolto Leo.
Aveva avuto di nuovo solo le stelle e la Shangri-La, di cui
era divenuto il comandante, mentre sotto la guida di Soldier Tony
avevano
viaggiato attraverso la rivolta che aveva sconvolto il sistema degli
umani. Ma
la nave gli era sembrata così vuota e le stelle non
brillavano più come quando
c’erano Harley e gli anziani e i suoi vecchi amici, come
quando c’era Leo con
cui condividerne le meraviglie.
Volare non lo aveva mai visto così solo.
Sospirò, distogliendo lo sguardo dal tetto di fiori ed
abbassando lentamente il capo, arrivando al capolinea del suo
naufragare.
Tra i fusti degli alberi si vedevano sprazzi di Renessaince ricostruita
sui resti della vecchia Ataraxia dove aveva deciso di fermarsi.
Brulicava di
vita, la si poteva scorgere anche a distanza, su quel belvedere, e
nugoli di navicelle
si staccavano dal pianeta lanciandosi nello spazio per coronare quel
sogno che,
per la prima volta, aveva tenuto insieme umani e Mu.
La Terra era finalmente risorta dalle ceneri in cui gli
uomini l’avevano ridotta ed il terraforming, innescato
durante l’ultima
estenuante battaglia tra il Sistema SD e le forze congiunte di Keith
Anyan e
Soldier Jomy, si era concluso. Tutti stavano correndo per andare a
vedere quel
miracolo, per scorgere di nuovo il suo bagliore azzurro luminoso ed
intenso,
sperduto tra le stelle, come tante volte l’avevano visto solo
sui libri.
Tutti correvano.
I sopravvissuti della Shangri-La, i nuovi Mu disseminati
nell’universo guidati da Tony, gli umani.
Tutti tranne lui.
La Terra gli aveva fatto troppo male perché riuscisse anche
solo ad avvicinarsi e vederla da lontano, nonostante Harley e Leo
fossero
proprio lì, su quel pianeta, le loro ceneri mischiate ad
altre ceneri, fusi in
quella che loro avevano desiderato fino all’ultimo che
divenisse la loro casa.
E lui, che non l’aveva mai sentita e ricercata come tale, non
si sentiva degno
di mettervi piede, non era giusto nei confronti dei suoi fratelli che
ci
avevano creduto fino alla fine.
Tra tutti, Ruri era stata l’unica a capire, almeno in parte,
i suoi sentimenti; il senso di colpa per essersi lasciato alle spalle
gli amici
su Nazca, il senso di colpa per non aver salvato Harley, Leo e Jomy
sulla
Terra.
Aveva addirittura smesso di volare: che senso aveva anche
solo sognare, se non c’erano le persone più
importanti a condividerne le gioie
ed i dolori?
E ora rimaneva lì, su quel pianeta che non era niente per
lui, incastrato in quella palese ‘non
vita’ che lo mandava avanti per forza di inerzia, ad
osservare i fiori di Jacaranda
sbocciare e brillare durante la primavera di Renessaince. E tra i loro
petali
indaco, che gli ricordavano l’oscillare del mantello di
Soldier Blue, seppur
dolorose, le memorie di quella che era stata la sua vita prima della
grande
battaglia per la Terra allietavano il lento scorrere del suo tempo,
tornato un
concerto di silenzi. Perché, nei suoi ricordi,
c’erano tutti: Harold, Kim,
Soldier Blue e Soldier Jomy, Harley, gli anziani, gli amici e Leo, ed
erano
tutti vivi ed erano tutti con lui.
Così, reclinando nuovamente il capo per catturare
l’oscillare ritmico dei fiori e perdersi in quel loro colore
che spezzava e
ricomponeva il suo cuore, chiuse gli occhi, volando ancora sulla
Shangri-La per
toccare le stelle.
I's not a cry that
you hear at night
It's not somebody who's seen the light
It's a cold and it's a broken Hallelujah
Leonard Cohen – Hallelujah
Fine
Se non scrivo una
bakata su “Terra e…”, ci scrivo una cosa
che è angst fin dentro le virgole e i
punti. T_T Vero è che “Terra
e…” è angst puro e colante.
E io *amo* Cyd. T_T E
Leo non doveva morire in quel modo… INUTILE! O__O’
cioè, fatelo almeno morire
con stile, che so, come Matsuka (T_T che pure non doveva morire e ci
sono
rimasta MALISSIMO).
Cyd è
puccio *_* Cioè,
momento, è molto
sprucico XD però è puccio lo stesso, nella mia
concezione di ‘puccioseria’
*sisì* Visto che di lui non
si sa nulla (e ma va?! Perché io mi scelgo sempre i pg con
background pari allo
zero assoluto *o*), ho potuto spaziare come volevo e poi mi sono un
po’
lasciata guidare da quello che ho letto sul sito ufficiale di
“Terra e…”. Nei
boxini dei pg ci sono scritte due righe per ciascuno e
c’è anche Cyd e
praticamente dicono che è un po’ lo “Han
Solo” della Shangri-La (scritto proprio
così!) XDDDD Me lo sono
immaginato affiancato da un Chewbecca! LOL Era AMORE! XDDDD
Da questa cosa che ho
letto è partita l’idea di farlo amante delle
stelle e navi spaziali fin da
piccolo. :)
Per quanto riguarda il
LeoCyd… è palesemente CRACK! XD
Nell’anime si trattano quasi zero, però li
adoro tutti e due e chissene *_* il Crack non mi dispiace per niente! E
poi,
effettivamente, non sappiamo molto di cosa avviene prima
dell’arrivo di Jomy,
però, anche se si trattano poco, danno l’idea di
‘conoscersi bene’ (XD vivono
sulla stessa nave, eh beh) e non usano formalismi tra loro, cosa che
gli altri
Mu (i più giovani) fanno VERSO di loro. Quindi, crack(ers) o
non crack(ers)*_*
li lovvo.
NOTA: il ricordo di Leo e Cyd è legato ad un evento dell'anime, quando Nazca viene distrutto. Cyd deve abbandonare il pianeta assieme alla sua navetta per portare via alcuni dei sopravvissuti ed ordina a Leo di rientrare, mentre Leo si ostina a ricercare gli altri amici bloccati sul pianeta. Ed il fatto che Cyd insiste tantissimo affinché lui rientri è molto *gnà* *_*. Ad ogni modo, Cyd alla fine non può più aspettare oltre e decide di decollare, lasciando Leo sulla superficie (che però si salverà comunque XD). *_*v
NOTA2: non so se Cyd sia davvero nato su Noah! XD Perché non mi pare che nell'anime venga detto. *mmm*