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Autore: Astro_dumb    24/07/2019    1 recensioni
Nella storia dei fratelli Grimm il ranocchio non viene trasformato in principe con un bacio... ma se invece il bacio fosse proprio necessario? Durante una breve visita nel mondo degli umani Belzebù, principe dei demoni e signore delle mosche, incontra un ranocchio in cerca di aiuto.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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In un regno lontano il figlio del re era stato colpito dall’incantesimo di una strega malvagia e da allora non si avevano più avuto sue notizie. Attribuendo la scomparsa del principe a un’altra meschinità delle streghe, il re aveva dichiarato loro guerra e una grande caccia alle streghe aveva preso piede diffondendosi anche nei regni vicini.

Nonostante le loro magie, le streghe si trovarono in difficoltà davanti alla persecuzione a cui furono sottoposte e sempre più demoni furono evocati per accorrere in loro aiuto, essendo esse in numero minore rispetto ai cacciatori e divise da conflitti interni che impedivano loro di aiutarsi a vicenda.

Belzebù, principe dei demoni e signore delle mosche, venne mandato nel mondo degli umani per controllare la situazione poiché un tale numero di evocazioni demoniache aveva ben pochi precedenti.

Dopo aver osservato da lontano i conflitti tra gli umani e le streghe e aver concluso che il ruolo dei demoni aveva meno influenza sugli scontri di quanto si potesse pensare, Belzebù decise di concedersi un po’ di riposo nel mondo degli umani prima di tornare ad attendere i suoi doveri all’inferno e si ritrovò così a passeggiare in un bosco. Quando ritenne di essersi addentrato abbastanza tra gli alberi, dove nessuno poteva trovarlo, si sedette ai piedi di un frassino appoggiando la schiena al tronco e chiuse gli occhi respirando e godendosi l’aria fresca.

Una perturbazione e un’inquietudine insolita nello sciame di mosche che come al solito lo circondava lo destò dal suo assopimento.

Leggermente irritato perché il tempo che aveva a disposizione all’aria aperta era limitato seguì le sue mosche fino a una fontana dall’aria abbandonata dove un ranocchio stava catturando delle mosche ma, invece di divorarle, le risputava nell’acqua con una certa foga.

-Coza ztai facendo alle mie mozche?- quel comportamento era insolito e le mosche in tumulto stavano pregando il loro signore di uccidere il ranocchio per vendetta.

Il ranocchio lo guardò sorpreso, non avendolo visto arrivare, e nell’osservarlo meglio esclamò spaventato: -Signor stregone, vi domando perdono! Io non sapevo che le mosche fossero i vostri famigli! In un momento di frustrazione per la mia misera condizione ho sfogato la mia rabbia su questi insetti innocenti, abbiate pietà!-

Le mosche sopravvissute si indignarono ancora di più a queste parole ma Belzebù, prestando un po’ più di attenzione al ranocchio, poté chiaramente vedere le tracce di una potente magia.

-Zei tu trizte a cauza di un incantezimo?-

-Ah, signor stregone! Io sono umano! Una strega, nemica del regno di mio padre, mi trasformò in un ranocchio e, sopraffatto dalla vergogna e impaziente di spezzare questo orribile incantesimo, abbandonai il castello di mio padre senza proferir parola, lasciando Enrico, mio servo, amico e unico testimone di questa mia sventura, nel più profondo sconforto. Non so come arrivai in questo luogo e non saprei come tornare indietro ma mi fermai qui poiché una principessa soleva giocare seduta sull’orlo di questa fontana, soltanto lei poteva aiutarmi. Cercai di diventarle amico con una scusa ma ella tentò di ammazzarmi e dovetti scappare dal suo castello per tornare a rifugiarmi qui, dove la principessa non venne mai più a passare le sue giornate. Signor stregone, so di non essermi comportato dignitosamente con le vostre mosche ma vi prego, ho bisogno di aiuto!-

Il ranocchio parlava e si lamentava troppo ma Belzebù non poteva ucciderlo secondo i desideri delle sue mosche, era stato mandato sulla Terra solo per valutare il ruolo dei demoni nella caccia alle streghe e togliere la vita a un’anima che non sembrava corrotta avrebbe rischiato di procurargli dei problemi una volta tornato all’inferno.

-Quezto non è un mio problema.- disse allora e, girando sui tacchi, si allontanò dalla fontana fino a un altro frassino ai piedi del quale si sedette e si riposò come pochi minuti prima.

Il ronzio delle sue mosche lo avvertì prima del peso improvviso che cadde sul suo ginocchio, il ranocchio lo aveva seguito e adesso stava in bilico sul suo ginocchio sinistro.

-Signor stregone, pietà! Tutto ciò di cui ho bisogno è che voi mi trasportiate in un castello o in un luogo dove vive una famiglia nobile, sono un piccolo ranocchio e non vi sarei d’intralcio lungo il cammino. Solo il bacio di un nobile di sangue puro può spezzare l’incantesimo e nessuno passa per questo bosco da settimane. Voi siete il solo che può aiutarmi! Vi prego di perdonare il mio comportamento nei confronti delle vostre mosche!-

Mentre il ranocchio parlava le mosche gli si posavano sopra e alla fine del discorso, esso si ritrovò totalmente coperto e con gli occhi chiusi, Belzebù sentì che le mosche iniziavano a perdonarlo.

-Non zono uno ztregone.- borbottò pensando a come liberarsi da quella presenza indesiderata.

-Allora vi chiedo scusa per avervi scambiato per un tale personaggio!- esclamò il ranocchio con tanta foga da far volare via tutte le mosche, Belzebù impedì loro di tornare sul ranocchio con un gesto della mano.

Belzebù non se ne intendeva molto di umani, lui comandava le orde dei demoni e le mosche ma molti dei suoi sottoposti facevano contratti e tentavano gli uomini in diversi modi, quindi, basandosi su ciò che aveva sentito da loro, pensò che il modo più veloce per far andare via il molesto ranocchio e godersi ancora per un po’ l’aria pura in silenzio fosse quello di dargli ciò che voleva.

Il ranocchio aveva appena iniziato un’altra supplica quando Belzebù si chinò e lo baciò.

-Problema rizolto.- disse tornando ad appoggiare la testa al tronco dell’albero con gli occhi chiusi, aspettando di sentire il ranocchio in forma umana camminare via tra gli arbusti. Tutto ciò che sentì invece fu una maggiore pressione sul ginocchio.

Riaprendo gli occhi trovò il bel ragazzo seduto di fronte a lui con una mano sul suo ginocchio che lo guardava sbalordito.

Si fissarono per un lungo momento prima che l’umano riacquistasse la parola.

-Pensavo che l’incantesimo potesse essere spezzato solo da una fanciulla… siete voi dunque di sangue nobile?-

-Zono un principe.-

-Oh, lo sono anch’io! Il re, mio padre, è il sovrano di un regno confinante a questo, le ultime notizie che ho avuto su di lui riguardano una caccia alle streghe a cui egli ha dato inizio per vendicare lo scabroso atto compiuto nei miei confronti. Credendovi uno stregone non vi ho rivelato prima la mia identità poiché ho pensato che, se lo aveste saputo, mi avreste negato ogni aiuto ma adesso voglio che vi sia chiaro chi sono perché avrete per sempre la mia riconoscenza!-

Il principe ranocchio sembrò notare nuovamente le mosche e stavolta, in forma umana, le guardò con apprensione prima di stringere il ginocchio di Belzebù e chiedere:

-Siete voi il principe delle mosche?-

-No. Zignore.-

-Perdonatemi?-

-Zignore delle mozche. Principe dei demoni.-

-Signore delle mosche… principe dei demoni?- ripeté confuso il principe ranocchio.

Soltanto dopo aver osservato per qualche secondo lo sciame di mosche attorno a Belzebù sembrò cogliere il significato profondo di quella rivelazione.

-Belzebù?- domandò palesemente scosso e con voce acuta stringendogli ancora di più il ginocchio.

-Belzebù.- confermò Belzebù -Zignore delle mozche. Principe dei demoni.-

Il principe ranocchio lo fissò nuovamente per un lungo istante, nonostante fosse spaventato non sembrava aver intenzione di andarsene e Belzebù si era ormai rassegnato alla sua presenza, non poteva avere il silenzio che voleva ma almeno poteva riempire i polmoni di aria pulita. Fece un profondo respiro chiudendo gli occhi e, quando li riaprì, vide che il principe ranocchio stava eseguendo uno di quei gesti umani che Belzebù non era mai riuscito a comprendere, sorrideva.

Il signore delle mosche ne rimase turbato.

-Signor Belzebù!- esordì il principe, la mano ancora sul ginocchio del demone, apparentemente ripresosi da tutto ciò che era accaduto in quei minuti -Mi sento ancora una volta in dovere di ringraziarvi per il vostro aiuto!-

Belzebù alzò gli occhi al cielo quasi invisibile tra le fronde degli alberi, quell’umano lo aveva stancato ma riabbassando lo sguardo lo ritrovò sorridente e in attesa che lui dicesse qualcosa. Non poteva restare nel mondo degli uomini ancora a lungo quindi valeva forse la pena di passare il tempo che gli rimaneva con quell’umano.

-Vai via.- disse Belzebù.

-Signore, voi mi ferite!- esclamò il principe ranocchio, non muovendosi affatto dalla sua posizione come Belzebù aveva previsto -Voi mi avete salvato da una delle situazioni più sfortunate che possano capitare a un uomo! Cosa posso fare per ripagare un così grande debito? So che voi siete un demone e mi duole ammettere che non sono disposto a donarvi la mia anima perché sono appena rinato e voglio vivere come ho sempre sognato di fare in questi lunghi mesi da ranocchio. Tuttavia sono disposto a saldare questo debito in qualunque altro modo sia a voi convenevole, mi basta un vostro ordine, una vostra parola, e io eseguirò tutto nel modo più fedele, al massimo delle mie capacità.-

Belzebù iniziava a trovare il principe ranocchio interessante, sapeva dai suoi sottoposti che pochi umani osavano parlare in quel modo a un demone e decise di vedere fino a che punto potesse spingersi la sfrontatezza di quel giovane.

-Vattene.- gli disse.

-Signor Belzebù!- il principe ranocchio mise la mano libera sul ginocchio destro di Belzebù e si sporse in avanti, prima che potesse continuare a parlare le mosche lo attaccarono. Invece di arretrare come il demone aveva sperato, il principe ranocchio gli si gettò addosso, nascondendo il viso contro il suo petto per allontanare le mosche, e gridando:

-Signore! Vi prego, fatele smettere! Vi supplico!-

A malincuore Belzebù fermò le mosche e si ritrovò l’umano rannicchiato contro di lui. Il principe ranocchio si raddrizzò col volto vicinissimo a quello di Belzebù ed esclamò:

-Devo ringraziarvi ancora una volta! Siete proprio sicuro che non posso far nulla per sdebitarmi?-

-Zì.- mormorò Belzebù e il giovane sembrò rattristarsi per qualche secondo, prima di illuminarsi con un nuovo sorriso.

-Allora permettetemi di ripagare il mio debito allo stesso modo in cui voi mi avete offerto il vostro prezioso aiuto!-

Il principe ranocchio baciò Belzebù e poi balzò in piedi prima che quest’ultimo potesse rendersi davvero conto di ciò che era accaduto, nessuno lo aveva mai baciato volontariamente.

-Signor Belzebù, voi sapete chi sono e se mai vorrete chiedermi un vero favore sapete dove trovarmi. Adesso devo tornare a casa dopo tanto tempo e fermare la caccia alle streghe di mio padre, nessuna strega dovrebbe essere punita per ciò che mi è successo se non quella che ha lanciato l’incantesimo. Inoltre le prometto solennemente che non ucciderò, né arrecherò mai più disturbo ad alcuna mosca in vostra memoria.-

Il principe ranocchio si esibì in un elegante inchino.

-Se mai volessi parlare con voi, sarebbe una mosca in grado di riferirvi i miei messaggi?-

Belzebù si trovò ad annuire istintivamente e il principe ranocchio si aprì in un grande sorriso.

-Signor Belzebù, vi ringrazio per un’ultima volta, il vostro ricordo mi sarà caro per sempre!- detto questo corse via in mezzo al bosco.

Belzebù rimase all’aria aperta nell’agognato silenzio che aveva desiderato per i suoi ultimi minuti nel mondo degli umani, disturbato solo dal ronzio perenne delle sue mosche che non lo abbandonava mai, si sentiva stranamente solo ma anche stranamente felice.

 
   
 
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