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Autore: _Cris_t1na_    26/07/2019    0 recensioni
«Piccola, che ne dici se iniziamo a incamminarci per andare al campetto con calma? Anche se é presto potremmo passare dalle stradine e fare una tappa per fare delle cose» disse in modo provocatorio e portò la mia mano libera sul cavallo dei suoi pantaloni. Io lo guardai male e lui rise. Sapeva che mi irritava quando faceva così.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era un martedì diverso dal solito. A scuola era andata relativamente bene, non avevamo fatto quasi niente. Le ore erano passate stra velocemente e alle 14.30 ero già in pullman diretta verso casa mia. Avevo sentito il mio ragazzo e oggi saremmo usciti insieme alla gang ed ero molto felice. Nonostante fosse già ottobre non faceva affatto freddo e allora, mentre ero in pullman, iniziai a pensare a come vestirmi il pomeriggio stesso. Sapevo che mi sarei vestita molto bene, dovevo perché oltre ad essere con Samu sarei stata anche con tutti gli altri. Si vestivano sempre al top, anche se dovevano andare a giocare a calcetto, e io non ero da meno. Quel pomeriggio ci sarebbe stata una partita di calcio tra la nostra gang e quella del paese del mio ex ragazzo e noi dovevamo vincere assolutamente. La partita era solo al maschile, quindi io e Giada non potevamo giocare. Ero leggermente triste di ciò ma non importava, sarei stata lì a fare il tifo per loro. Passarono i minuti e alla 15 arrivai a casa. Mi ero persa a pensare a Samu e non mi ero ancora decisa su come vestirmi, sapevo solo che avrei messo un paio di pantaloncini e basta. Feci pranzo veloce, mi lavai e alle 16 iniziai a vestirmi. Mi misi i pantaloncini da calcio di Samu e sopra ci abbinai un top nero attillato. Mi piaceva il mio look. Era uno dei miei look preferiti perché riuscivo a far vedere il mio fisico, che a detta di tutti non era affatto male. Da molti ragazzi della gang avevo avuto apprezzamenti sul mio fisico e sulle mie curve, ma poi Samu avevo detto a tutti di smetterla di guardare e toccare ciò che era di sua proprietà. Era davvero geloso, a pensarci, ma mi piaceva così. Dovevo ancora truccarmi e alle 16.45 avevo il pullman che mi portava a Lione, quindi smisi di pensare e mi truccai con un filo di matita e mascara. Al contrario di altre ragazze io ero un'amante del trucco leggero e semplice. Mi misi le scarpe da ginnastica rigorosamente per e poi andai alla fermata. Mi misi le cuffiette e aspettai il pullman. Esso arrivò 5 minuti dopo e io salii, andai dietro, e poi aspettai con pazienza di arrivare per poi correre in stazione ad aspettare il treno che mi avrebbe portato il mio ragazzo e tutta la gang. Intorno alle 16.50 arrivai a Lione, non avevamo trovato traffico, e corsi in stazione. Mi sedetti e aspettai il treno delle 17.10. Come al solito non era in orario e mi tolsi le cuffiette per metterle nello zaino e aspettai. Alle 17.20 arrivò e sorrisi nel veder scendere Samu, Lollo, Giada, Benny, Ste e Dado. Andai da loro e li salutai uno per uno con baci e abbracci sotto gli occhi di quelli che stavano scendendo dal treno. Andai da Samu nello stesso momento in cui Andrea, il mio ex, scendeva dal treno con Davide, il suo migliore amico. Io non ci feci casi e baciai appassionatamente Samu, mi era mancato. Gli altri risero mentre Andrea, incazzato nero, veniva portato via da Davide. Samu mi sorrise e quando ci staccammo dal bacio mi fece «Ciao nana». Io risi e lo salutai. Ci guardammo tutti e senza dire niente uscimmo dalla stazione. Era bello essere di nuovo tutti insieme. Benny disse «Beh, il pre-partita inizia alle 18 quindi che ne dite se iniziamo ad andare in là e ce me giriamo alcune?». Tutti annuimmo e Lollo disse «Una a testa oppure pinga?» e Samu rispose «Forse é meglio una a testa. Chi fuma?». Alzammo tutto la mano tranne Ste e allora Benny disse «Vada per una a testa, almeno una non tira più degli altri» e mi guardò. Io risi e lui mi sorrise per poi scompigliarmi i capelli. Ridemmo e io gli feci «Non mi toccare i capelli, mi dà fastidio ». Ci guardammo tra tutti e poi Giada disse «Iniziamo ad andare noi e magari lasciamo la coppietta da sola, é da un po' che non si vedono da come mi dice Cris». Io arrosì e Samu sorrise. I ragazzi annuirono e iniziarono a incamminarsi. Io e Samu ci guardammo «Stai bene vestita così piccola, solo che la gente poi guarda troppo ciò che é mio. Mi fai impazzire con questo top, lo sai, ma non é troppo scollato sul seno e un po' troppo corto? Anche se é stupendo é solo mio». Io scoppiai a ridere per i suoi commenti e lo abbracciai «Stai tranquillo gigante, non mi guardano perché sanno che io sono tua». Lui sorrise e mi strinse a sé possessivo per poi palparmi il culo. «Lo so ma mi dà fastidio». Io scossi la testa e lui sorrise. Era così possessivo ma mi piaceva lo stesso tutto ciò. Mi staccai dall'abbraccio e lo presi per mano, lui fece intrecciare le nostre dita e io sorrisi. «Piccola, che ne dici se iniziamo a incamminarci per andare al campetto con calma? Anche se é presto potremmo passare dalle stradine e fare una tappa per fare delle cose» disse in modo provocatorio e portò la mia mano libera sul cavallo dei suoi pantaloni. Io lo guardai male e lui rise. Sapeva che mi irritava quando faceva così. Non che non avessi mai scopato ma mi dava fastidio quando iniziava a fare così davanti alla gente o alla gang. Non volevo farmi figuracce, tutto qui. Eravamo attivi da quel punto di vista ma a lui non bastava mai. Dopo ciò iniziammo a camminare per andare al campetto. Dalla stazione era abbastanza lontano, ci volevano circa 30 minuti e sicuramente saremmo arrivati in ritardo perché ci saremmo fermati a sbaciucchiarci sotto la torre che portava al campo. I miei calcoli non si dimostrarono errati perché proprio sotto la torre, quando eravamo proprio davanti a casa di Davide, lui mi prese dalla vita fermandomi e mi baciò con passione. Io ricambiai e il bacio divenne subito focoso tanto che mi prese e mi tirò su. Io strinsi le gambe intorno alla sua vita e lui mi strinse il culo possessivo. Ci staccammo e gli sorrisi con dolcezza. «Ecco, ora sei alta come me» disse lui prendendomi in giro per la mia altezza e io sorrisi. «Ammettilo che la mia nanezza ti piace». Lui sorrise e disse con tono provocatorio «Effettivamente arrivi senza inginocchiarti dove devi». Io lo guardai sconvolta perché non mi aspettavo questo commento ma poi risi perché non ero poi così bassa. Lui sorrise e mi disse «No, davvero, mi piace la tua nanezza» iniziò a dire e io sorrisi. «Perché quando ti metti le mie felpe ti stanno da vestito oppure perché mi piace prenderti in braccio. Ma poi mi piace tutto di te e queste sono solo alcune delle piccole cose». Io sorrisi e lo baciai a stampo. Lui iniziò a lasciarmi dei baci sul collo e sorrisi. Sapevo che mi avrebbe lasciato dei succhiotti, e così fece. Ormai lo conoscevo così bene. Sorrisi e gli feci qualche succhiotto anche io. Stavamo continuando a baciarci finché non sentimmo il telefono di Samu suonare e allora io scesi da lui sorridendo. Lui mi sorrise, rispose e poi staccò per poi dirmi «Se non arriviamo Benny ci uccide». Io scoppiai a ridere e lui mi prese per mano per poi mettersi a camminare con me al suo fianco. Dopo neanche 5 minuti arrivammo e ci dovemmo assorbire la strigliata di Benny. Alla fine disse «Non ci siamo fatti la bomba pre-partita per colpa vostra ragazzi. Ora Samu scollati dalla nana e vieni a giocare la partita che siamo già in ritardo». Io risi, baciai Samu a stampo e poi andai con Giada a sedermi nelle panchine. La partita iniziò e subito iniziammo a fare il tifo. «Giada, ma quello é Andrea? » chiesi io guardando il portiere avversario e lei annuì «Appena ha visto arrivare noi senza te e Samu é andato via dal campetto per poi tornare poco tempo dopo. Era molto arrabbiato». Io la guardai e aprii una birra «Non é colpa mia se sono felicemente fidanzata, aveva solo da svegliarsi prima. Sapeva i miei sentimenti» dissi e bevvi ub sorso di birra. Giada fece lo stesso e poi disse «Ha perso un'opportunità stupenda». Io sorrisi e abbracciai Giada. Ci sorridemmo e continuammo a guardare la partita. Arrivò la fine del primo tempo e io e Giada avevamo già bevuto tre birre a testa. Ci sarebbe stata una pausa da 10 minuti e io andai a parlare con i ragazzi per fargli i complimenti per delle belle azioni che avevano fatto e per i tiri parati. Ad un certo punto mi staccai dal gruppo e mi avvicinai a una tipa «Senti, la smetti di guardare il mio ragazzo?» le dissi in tono cattivo e lei rise «Ah, é il tuo ragazzo? Come fa a stare con una come te?». La guardai con uno sguardo omicida e poi disse «Dai, facciamo a pugni così il tuo ragazzo vede come te le prendi». Scoppiai a ridere e le dissi «Tra 5 minuti vieni al campetto che ti scaldo». Lei rise e se ne andò. Samu vide che stavo iniziando a bendarmi le mani e provò a persuadermi ma non gli diedi retta. Mi misi i guantoni e concentrata dissi «Se l'è cercata». Lui mi guardò e allora lo baciai «Non le farò troppo male, te lo prometto». Lui annuì e rimase lo stesso lì vicino. Anche i ragazzi lo fecero perché sapevano come picchiavo. La tipa si avvicinò e io sorrisi «Pronta a finire all'ospedale?» mi disse e io risi. Ci mettemmo i paradenti e iniziò l'incontro. Ero veloce, stavo colpendo bene. Un mix tra calci e pugni. Lei era a terra dopo neanche 2 minuti, cercava di coprirsi lo stomaco. Io continuavo, la rabbia mi muoveva. Uno dei suoi amici mi prese da dietro e mi tirò un pugno nello stomaco. Boccheggiai. Presi bene la mira e lo stesi dopo pochi pugni. Nobile gesto da parte sua ma non ne sarebbe valsa la pena. Samu mi prese dalla vita e mi intimò di calmarmi. Io mi rilassai al contatto con le sue braccia e sorrisi vedendo i due ragazzi che andavano via. Li avevo conciati per le feste. La nostra gang rise e fecero dei cori per farmi sentire il loro appoggio. Tolsi il paradenti ridendo e baciai Samu. Lui ricambiò e io sorrisi. Mi staccai dal bacio e mi tolsi i guantoni e le bende per poi metterle nello zaino. Andrea si avvicinò e timido mi chiese «Possiamo parlare un momento da soli?». Io annuì, baciai ancora una volta Samu e uscii con Andrea per poi andare in un angolo appartato. Mi guardò per poi dire «Perché l'hai fatto?». Io risposi «Voleva Samu e nessuno può averlo, lui é mio». Scosse la testa e disse «Non dovevi farle così male, anche se sei molto brava non dovevi farle del male». Io lo guardai con odio e lui si scusò. Io lo guardai confusa e lui continuò «Scusa se due anni fa ti ho lasciata così. Scusa per come mi sono comportato. So che ti piacevo ma io non volevo relazioni, volevo essere libero. Ho provato a fartelo capire allontanandomi ma so come ti ho ridotto... Mi spiace un sacco, non era nelle mie intenzioni. E poi non volevo neanche farti andare via piangendo. Sono stato un coglione». Io abbassai lo sguardo, faceva ancora male nonostante tutto, e gli dissi «Ormai é acqua passata, ora sto bene e ho Samu. Ma sai qual é la cosa che mi ha fatto stare peggio? Non il rifiuto. Ma come mi trattavi. Ero un oggetto senza anima per te e questa cosa mi ha fatta stare male. A pensarci adesso sto ancora un po' male». Mi scese una lacrima nel dirlo e lui me la asciugò. «Crissy, io non volevo. Scusami. Non ho mai avuto il coraggio di scusarmi perché sapevo quanto stavi male e quanto mi odiavi». Io iniziai a piangere e vidi Samu in lontananza guardarci «Beh, non puoi tornare così e sperare che ti perdoni. Mi hai fatta quasi suicidare». Lo vidi sobbalzare e piansi di più. Lui si scusò ancora, finché non arrivò Samu, lo fece andare via da me e mi abbracciò forte «É finita. É finita amore mio». Sussurrò e mi prese in braccio, baciandomi tra le mie lacrime. ----->Mi svegliai in lacrime. Era davvero successo tutto ciò o era solo frutto della mia fantasia? Mi girai e trovai al mio fianco Samu che dormiva e sorrisi. Non era successo veramente. Eravamo ancora lì e nessuno ci aveva diviso. Quel sogno era tutto frutto della mia immaginazione e del mio stress. Io non ero brava nella boxe, giocavo a basket da quando ero nata, e non era avvenuto nessun torneo di calcio nel campetto di Lione, noi eravamo di Milano. Guardai Samu dormire e mi venne da sorridere. Mi asciugai le lacrime e poi lo abbracciai, addormentandomi poi tra le braccia del ragazzo che amavo.
   
 
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