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Autore: Dida77    27/07/2019    4 recensioni
Una lista di cose da fare.
Un'ultima missione da compiere
#mormor #nohappyending
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty, Sebastian Moran
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Storia dedicata ad Annina, appassionata di questa coppia.
Alla fine ho scritto anche su questi due... Colpa tua. Come sempre. Ti voglio bene.
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Ero una brava persona, sai. Una persona che sapeva esattamente cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato, chi fossero i buoni e chi fossero i cattivi. E stavo dalla parte dei buoni.


Mi piaceva stare dalla parte dei buoni e fare il culo ai cattivi, mi era sempre piaciuto. Per questo sono entrato nell’esercito… ed ero bravo. Dio, quanto ero bravo… Non ci avrei creduto nemmeno io. Uno dei migliori del mio corso, un cecchino con i fiocchi. Una carriera folgorante…

Ma mano a mano che andavo avanti, mano a mano che facevo il culo ai cattivi era un po’ come se mi allontanassi dalla riva, era come se parte di ciò che combattevo entrasse piano piano a far parte di me.

Non puoi avere a che fare con la feccia dell’umanità per tanto tempo e sperare che questa non ti contamini. Ogni singolo giorno ti spingi sempre un po’ più oltre il limite e, a un certo punto, di ritrovi a fare cose che all’inizio non riuscivi nemmeno a concepire. Allora torturare un uomo non era poi così sbagliato se serviva a recuperare informazioni importanti per la missione. Uccidere un ragazzo non era poi così sbagliato se questi poteva dare l’allarme far scoprire la squadra. Stuprare una donna non sembrava poi così strano nell’euforia della vittoria se suo marito aveva cercato di ucciderti ed era arrivato ad un passo dal riuscirci.

Piano piano il mondo, che all’inizio era diviso nei buoni con il cappello bianco e in cattivi con il cappello nero, era popolato sempre più da persone con il cappello grigio. Piano piano non importava più poi così tanto sapere cosa fosse giusto, cosa fosse sbagliato.

Una voce nella mia testa ha sempre saputo cosa fosse effettivamente giusto e cosa fosse effettivamente sbagliato. Solo che, a un certo punto, questo non aveva più alcuna importanza e non faceva più la minima differenza.

E poi ho incontrato te. In un bar, una sera d’estate, mentre cercavo di far tacere quella fastidiosa voce nella mia testa a suon di bevute con gli altri compagni della squadra.

Un tuo solo sguardo e mi è sembrato che tu avessi già letto tutto ciò che ero, tutto ciò che ero stato e tutto ciò che sarei potuto diventare. In un attimo hai cambiato il mio mondo e sei diventato il mio nuovo centro di gravità. Per una volta, una volta sola nella vita, avevo trovato una persona che aveva letto tutte le mie pagine e non era rimasta scandalizzata da ciò che vi aveva trovato scritto. Non mi hai giudicato. Mai.

Mi hai preso per mano e mi hai portato via, nel tuo appartamento. Una camera, un letto, non serviva altro. Per giorni, per anni o forse solo per poche ore, non so, il mondo si è fermato tra le tue braccia e la voce nella mia testa ha smesso di parlare. Perché tra le tue braccia il concetto di bene e di male non aveva più senso. Niente aveva più senso, se non tu.

Lasciare tutto per seguirti era una decisione che, in verità, era già stata presa nel momento in cui mi hai preso per mano e portato con te. Seguirti, essere la tua spalla, la tua protezione contro il resto del mondo è diventato la cosa giusta da fare.
Proteggerti era la cosa giusta da fare.
Obbedire ai tuoi ordini era la cosa giusta da fare.

E adesso te ne sei andato. Ti sei sparato su quel tetto senza che io potessi proteggerti. Ma è stata una tua decisione e deve esser stata buona, perché ogni tua singola decisione era buona… eri così intelligente tu… Ma per quanto mi sforzi, adesso non riesco a vederla come tale. Ma te hai sempre avuto ragione e, quindi, doveva essere per forza la scelta giusta.

Mi hai lasciato una lista di cose da fare.
Sono qui che la leggo e la rileggo. È il tuo biglietto di addio… in verità non mi hai nemmeno salutato. Mi ha lasciato questa lista di cose da fare. L’ultima spicca rispetto alle altre.

"Sparati. Fallo per me.
Ti aspetto dall’altra parte."

È l’ultima cosa che mi resta da fare. Le altre le ho già fatte tutte, esattamente come mi hai chiesto.
So che mi aspetta l’inferno dall’altra parte. Non può essere che così. Ma non deve essere poi così brutto se dall’altra parte ci sarai tu ad aspettarmi.

Fino ad ora non ero così sicuro che ci fosse qualcosa dopo la morte, ma se tu mi dici che mi aspetterai so che lo farai. Perché tu hai sempre ragione e perché tu sai sempre qual è la cosa giusta da fare.

Ho un ultimo colpo in canna, ma è sufficiente. In fondo sono bravo, maledettamente bravo, e non posso certo sbagliare la mia ultima missione.

Aspettami. Sto arrivando.
 
   
 
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