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Autore: Black Drop    29/07/2019    5 recensioni
Dopo tutti questi anni, non dovrebbe davvero sorprendersi se le decisioni di Maka rivelano poi dei risvolti così catastrofici. Eppure a Soul quella sembrava così innocente.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair, Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Col senno di poi, Soul incolperebbe se stesso e la sua maledetta ingenuità per non aver riconosciuto quel momento per ciò che era davvero.
È successo per caso, in una sera apparentemente normale, di quelle in cui si litigano lo spazio sul divano per poi finire a guardare la tv con le gambe intrecciate l’uno all’altra.
“Dovrei cambiare taglio.” ha esordito Maka dal nulla, interrompendo la quiete del loro salotto e distogliendo l’attenzione di Soul dal terribile film d’azione che entrambi erano troppo pigri per sostituire con qualcosa di più interessante.
Sul momento, Soul non si è reso conto di cosa quelle parole potessero scatenare e non ci ha fatto più di tanto caso, limitandosi a fare spallucce e continuando ad osservare la macchina in fiamme sullo schermo della televisione. Che idiota che è stato!
“Ho i capelli così da un sacco di tempo.” ha continuato Maka, chiaramente in cerca di una seconda opinione. E lui, che per l’appunto non stava dando un granché di peso alla cosa, ha pensato bene di prenderla in giro.
“L’asilo l’hai finito da un po’, effettivamente.” ha commentato con un mezzo sorriso, per poi beccarsi un calcio sulla coscia.
Si è pentito di ciò che ha detto quella sera per gli ultimi tre mesi e ancora oggi si chiede se non sia stata proprio quella maledetta battuta a darle l’ultimo spintone verso il baratro in cui è precipitata successivamente. 
L’inizio della follia è stato contrassegnato due giorni più tardi, nel momento in cui Maka ha annunciato che avrebbe lasciato crescere la frangia, scatenando una serie di commenti e domande interessate da parte di Blair e un’altra apatica alzata di spalle da parte di Soul.
Il punto è che non ha mai pensato più di tanto alla questione e non gli sembrava neanche così importante. È vero, da quando la conosce, Maka ha sempre avuto i capelli nello stesso modo, ma non pensa ci sia niente di male. Se deve essere sincero, Soul la trova carina così (effettivamente la trova carina sempre, anche se deve ammettere una certa preferenza per i momenti in cui a casa li tiene sciolti) e l’unico motivo per cui ha fatto quella battuta è che è un dannato idiota che trova divertente prendere in giro la propria partner, nonostante sappia benissimo che si beccherà qualche botta. Forse è un po’ masochista. Ma di certo se avesse saputo cosa stava scatenando, in quel momento non avrebbe spiccicato parola, a costo di strapparsi la lingua con i denti o ficcarsi un pugno intero in bocca.
Che ci può fare? Non aveva idea di quanto una banale frangetta potesse nuocere alla sanità mentale di una persona.
Purtroppo le macchine del tempo sono solo frutto della fantasia e Soul può solo vivere con il suo rimpianto e le conseguenze delle sue azioni. Conseguenze che vedono Maka perdere gradualmente il senno e diventare vittima di repentini cambi d’idea, prima a giorni alterni, poi più volte nello stesso giorno, sulla sorte dei suoi capelli. Conseguenze che la portano a ritrovarsi davanti allo specchio con un paio di forbici in mano, pronta a tagliare via quei millimetri di troppo (che se deve essere sincero lui neanche notava fino al mese scorso), per poi darsi della codarda e gettare malamente le forbici in un angolo remoto di un cassetto, mentre si ripete con sguardo folle che andrà tutto bene perché lei è forte.
Conseguenze che oggi, a tre mesi da quella disgraziata sera, la spingono a strillare come una banshee, rischiando di spaccare vetri e far lamentare tutti i cani del vicinato.
Soul sospira, guarda la sua scodella di cereali, e si chiede se sia meglio fare finta di niente o meno. È sabato mattina, non c’è scuola, e lui si è appena svegliato. Non è esattamente pronto per affrontare una catastrofe come quella preannunciata delle urla primordiali che giungono dal bagno.
Quando le grida si trasformando da versi non meglio definiti a insulti e imprecazioni di ampia varietà e volgarità, Soul sospira rassegnato e lascia andare il suo cucchiaio. È raro che Maka si esprima in maniera così esplicita e colorita al di fuori dei combattimenti, il che non promette niente di buono.
Abbandona a malincuore la sua colazione e si trascina lungo il corridoio, fino alla porta del bagno socchiusa. Quando la spinge per piazzarsi sulla soglia, ha una fugace visione del volto arrossato di Maka, prima che lei si muova di scatto per dargli le spalle e si nasconda dietro le sue mani. 
“Che diamine succede?” le chiede vagamente preoccupato.
Lei si limita ad emettere un verso a metà tra un grido umano e il ruggito di qualche creatura infernale. La vede incurvarsi in avanti e strisciare le suole delle pantofole sulle pianelle del bagno.
“Niente.” sbotta poi, e Soul quasi ride per l’eufemismo dell’anno.
“Maka.” 
“Ho fatto una cazzata!” strilla con voce lagnosa. “Adesso vattene.”
Soul sbuffa. Vorrebbe davvero tornare a mangiare, anche perché ha fame e ha fatto in tempo a mandare giù soltanto due cucchiaiate di cereali, ma questo è chiaramente più importante.
Decide di studiare la situazione. Fa scorrere lo sguardo per il bagno fino al lavandino, dove si sofferma sul solito paio di forbici che l’ha tormentata per gli ultimi mesi, e che adesso giace sulla porcellana, circondato da piccoli ciuffi biondi.
“Hai ceduto.” constata ad alta voce, corrugando le sopracciglia.
Maka si limita ad un altro verso bestiale. Forse sta tentando di aprire le porte dell’inferno.
Soul sospira e si passa stancamente una mano sui capelli spettinati. 
“Senti, se la frangia ti fa sentire più a tuo agio non c’è niente di male.” le dice, in parte perché si sente in colpa per quella maledettissima battuta, e in parte perché si è accorto di quanto sia a disagio ultimamente. Lo nota da come si sistema con frequenza quasi maniacale i capelli quando li tira indietro con un cerchietto o con dei fermacapelli.
Maka esala l’ennesimo suono indefinito, ma questa volta suona più come se stesse piagnucolando.
“Non è quello il problema.” mugola lagnosa, sempre testardamente girata.
A quel punto il cervello di Soul si accende finalmente. 
“Perché ti stai nascondendo?” le chiede all’improvviso, mentre gli angoli della bocca gli si sollevano involontariamente. 
Maka sbuffa stizzita, ma Soul non si fa intimidire. La raggiunge a passo lento e le sfiora il gomito con la mano destra.
“No.” Esclama lei, ritraendosi e finendo contro l’armadietto di legno scrostato. “Piantala!”
“Perché ti stai nascondendo?” ripete lui, imperterrito. È abbastanza sicuro di sapere cosa è successo, ma vuole davvero vederlo con i suoi occhi.
“Perché lo so che mi prenderai in giro!” lo accusa Maka con voce stridula e Soul deve  tenerla per un braccio per evitare che finisca anche contro il muro della doccia.
“Maka!” la richiama ancora, trovandosela finalmente faccia a faccia. O meglio, faccia a mani che nascondono la faccia. “Andiamo, prima o poi dovrai uscire di qui e ti vedrò.”
Lei si ferma e scrolla le spalle sconfitta.
“L’ho tagliata storta.” piagnucola con voce debole, e Soul non riesce a trattenere un ghigno. “Allora ho cercato di rimediare, ma la situazione è degenerata e adesso…”
Altro ruggito demoniaco.
“È ridicola!” si lamenta, curvandosi maggiormente su se stessa.
“Tu sei ridicola!” ribatte Soul, stufo delle sue lamentele. È sicuro che sta esagerando, come suo solito, e la sta vedendo più nera di quel che è realmente. “Non sarà mica così male.”
Maka scuote il capo quasi freneticamente.
“Non capisci.” afferma con convinzione. “È indecente.”
“Addirittura.” commenta Soul atono.
Maka ringhia di nuovo e lui le posa le mani sui gomiti in un vano tentativo di calmarla.
“Non dirò niente.” le promette, tentando un tono rassicurante.
La vede tentennare, poi sospirare ancora rassegnata, e infine iniziare ad abbassare una sola mano, sempre coprendosi la fronte con l’altra.
“Se dici qualcosa, ti ammazzo.” minaccia a denti stretti e Soul annuisce convinto.
È in quel momento che Maka si scopre finalmente il volto, mostrando il suo lavoro di parruccheria, e Soul fa la cazzata più grande della sua vita: scoppia a ridere.
E non è una risata debole, che può essere camuffata o magari addirittura perdonata. No, la sua è un’inconfondibile grassa e sana risata, e non potrà mai pentirsi abbastanza di quel momento. Non lo fa con cattiveria o malizia, aveva davvero intenzione di mantenere la promessa e non dirle niente, a prescindere da cosa avrebbe visto, ma la risata gli esce spontanea senza che neanche lo voglia.
Il pugno è quasi istantaneo e pienamente meritato. Non fa in tempo neanche a provare a dire qualcosa che Maka l’ha già spinto bruscamente fuori dal bagno, insultandolo malamente (di nuovo, pienamente meritato) e sbattendo la porta con talmente forza da far ballare pericolosamente i quadretti appesi in corridoio.
Soul è reduce da un attacco di ridarella, un pugno sul braccio che sicuramente lascerà un livido (deve ringraziare che non ci fossero libri in bagno), e lo shock di ciò che ha appena fatto.
Maka ha smesso di urlare e la cosa lo preoccupa notevolmente.
Non ha idea di come si possa rimediare a una cosa simile. L’ha fatta arrabbiare milioni di volte, ma questo va davvero oltre. Non ha bisogno di un esame di coscienza per rendersi conto di averla ferita e ciò non fa che farlo sentire peggio. Avrebbe fatto molto meglio a continuare la sua colazione e ignorare le urla.
Sbuffa seccato, maledicendosi mentalmente, e si riaccosta alla porta del bagno.
“Maka?” prova a chiamare con tono incerto. “Mi dispiace moltissimo! Ti giuro che non…”
“Vattene!” lo interrompe lei da dentro e la sua voce suona vagamente tremante.
Cazzo! L’ha fatta piangere!
Lo stomaco gli si contorce nel senso di colpa. Improvvisamente solo l’idea di ridere gli sembra impossibile. 
Si porta le mani alla fronte. Non sa davvero cosa fare, come può rimediare. Maka sta piangendo e la colpa è sua, non c’è nessuno da insultare o da prendere a pugni se non se stesso. Che stronzo!
Le mani gli scivolano sul volto, mentre la sua mente corre in cerca di un rimedio, qualsiasi cosa possa farla sentire meglio in quel momento, ma niente va bene. Niente è abbastanza.
Il suo stomaco brontola, ricordandogli la colazione che ha abbandonato per distruggere l’autostima della sua migliore amica.


“Che stai facendo?” chiede all’improvviso Blair alle sue spalle, facendolo sobbalzare bruscamente e facendogli quasi cadere la teglia che ha tra le mani. La riagguanta saldamente e si volta a guardare il gattaccio seduto sul tavolo con un’occhiataccia.
“Da quanto sei qui?”
Blair sembra divertita, per quanto nella sua forma felina non possa davvero mostrare delle espressioni facciali. Osserva la teglia tra le sue braccia, con gli occhi gialli che le brillano di curiosità.
“Sono appena arrivata.” risponde distrattamente, accennando alla finestra aperta con un vago movimento della coda. “Stai facendo una torta?”
Soul sospira stancamente. Sa benissimo che la torta non lo aiuterà, ma tentar non nuoce.
Apre il forno già acceso e infila delicatamente la teglia, sotto lo sguardo attento di Blair.
“È il compleanno di qualcuno?” chiede ancora lei, questa volta con tono vagamente preoccupato.
“No.” borbotta Soul, dandosi da fare per sistemare il caos che ha creato per la preparazione dell’impasto. Sente ancora gli occhi di Blair addosso e sbuffa stizzito. 
“Ho fatto una cazzata.” ammette, ripetendo le parole di Maka di quella mattina.
Dalle sue spalle sente il suono sordo che accompagna la trasformazione di Blair e quando si volta viene accolto da un sorrisetto derisorio stampato sulla faccia della donna.
“Stai cercando di farti perdonare con una torta?” chiede divertita.
Soul sbuffa irritato. “Lo so, è patetico e assolutamente inutile. Ma ho fatto la sua torta preferita, magari sarà disposta almeno ad ascoltarmi.”
Non che abbia idea di cosa possa dirle per farla sentire meglio, ma almeno da qualcosa doveva iniziare.
Blair ridacchia. Accavalla le gambe, accomodandosi sul tavolo, e lo segue con lo sguardo mentre pulisce il bancone dai resti di farina e impasto.
“Che hai fatto?”
Soul scrolla il capo.
“Ho deciso di impicciarmi invece di farmi gli affari miei.” grugnisce con tono amareggiato. “Io ero più egoista prima di conoscerla, e la mia vita era più semplice!”
Blair ride ancora di lui, ma Soul è talmente impegnato a pensare alle tristi conseguenze della sua stupidità che riesce a non curarsene.
“È sempre per la sua maledetta frangetta.” spiega in un brontolio, mentre risciacqua lo straccio. “Se l’è tagliata ma ha fatto un disastro e adesso è cortissima.”
Quando solleva lo sguardo Blair lo sta fissando con le sopracciglia sollevate, incredula.
“Soul.” dice soltanto, con tono di rimprovero, e ciò non fa che infastidirlo maggiormente.
“Non l’ho fatto apposta. L’ho guardata e mi è venuto da ridere senza che lo volessi.”
“Soul!”
“Lo so, sono uno stronzo!” 
Sbatte malamente lo straccio sul bancone e scruta con aria cupa le stoviglie dentro il lavandino.
“Credo di averla fatta piangere.” confessa in un mormorio, ma Blair è pur sempre un gatto e non ha problemi a sentirlo.
“Oh Soul.” ripete ancora e lui la fulmina con lo sguardo.
“Piantala di ripetere il mio nome in quel modo! So benissimo di aver fatto un casino, mi sento una merda e questa fottuta torta non servirà a niente!” sbotta rabbioso, voltandosi verso il lavandino e armandosi di detersivo. “Se non hai niente di utile da dire, lasciami in pace!”
Blair, che non si fa mai intimidire dai malumori altrui, si limita a guardarlo in silenzio dal suo posto sul tavolo, probabilmente giudicandolo. 
Che lo faccia pure, in quel momento non gliene importa proprio niente. Ha una meister ferita nell’orgoglio e furiosa, e non sa come rimediare alla prima parte.
Sente Blair sospirare.
“Dov’è adesso?” 
Soul sfrega con violenza la spugnetta insaponata sulla ciotola in cui ha preparato la torta.
“Si è barricata in camera sua.” risponde cupo. 
Almeno è uscita dal bagno, anche se soltanto per cambiare luogo di segregazione.
Un’altra cosa che lo preoccupa è proprio il silenzio. Quando Maka si arrabbia lo esprime sempre in maniera abbastanza esplosiva, al contrario di lui che predilige piuttosto una strategia passivo-aggressiva, ma questa volta non è così. Si è rintanata nella sua stanza senza più farsi sentire, sgattaiolando fuori soltanto per il pranzo, dopo che lui aveva già finito di mangiare.
Blair si muove abbastanza silenziosamente anche in versione umana, ma i tacchi degli stivali la tradiscono. Con la coda dell’occhio la scorge dirigersi verso il corridoio e poi la sente bussare alla porta di Maka, chiamandola con quel tono mieloso che riserva per lei.
Sotto al rumore dell’acqua che scorre non sente cosa si dicono, ma è chiaro che Blair deve insistere un po’ per farsi aprire la porta. Quando Maka la lascia entrare, Soul prova un pizzico d’invidia. 
Si mordicchia nervosamente il labbro inferiore, tornando a fregare via la sporcizia dalle stoviglie con vigore. Luciderebbe da cima a fondo tutto l’appartamento se non fosse completamente inutile. Come la torta d’altronde.
Scrolla il capo sconfitto.
Quando sforna il dolce, Blair ricompare. Si siede al tavolo questa volta, e lo osserva di nuovo con quel sorrisetto beffardo.
“Che ti ha detto?” le chiede, mentre sistema delicatamente la torta su un piatto.
“Che sei un cretino.” cinguetta lei con tono gioviale.
Soul non ha neanche la forza di lamentarsi e si limita a serrare la mascella.
“Ti perdonerà.” lo rassicura Blair, osservando attentamente la torta. “Prima o poi.”
“Grazie tante.” ringhia lui, irritato. Poi nota la sua espressione famelica. “Non toccarla, è per lei.”
Blair si imbroncia. “Tutta?”
“Tutta quella che vuole.” precisa Soul brusco, affrettandosi fuori dalla cucina e fino alla porta di Maka. Prende fiato, prende coraggio, e bussa.
“Maka, puoi uscire per favore?” tenta un tono amichevole.
Non gli arriva nessuna risposta.
“Ti ho preparato la merenda.” riprova.
“Mangiatela tu!” arriva da dentro la stanza.
Sente Blair scoppiare a ridere e si morde le lingua per non mandarla a quel paese. Non può distrarsi, sta cercando di ottenere un colloquio con Maka e non sta andando per niente come aveva sperato.
“Andiamo, non puoi stare chiusa dentro la tua stanza per sempre solo perché io ho fatto una cazzata.” esclama, appoggiandosi alla porta. “Dovrai uscire prima o poi, tanto vale che tu lo faccia subito.”
Continua a rispondergli soltanto il silenzio e sta iniziando a diventare disperato.
“Se esci fuori puoi prendermi a colpi quanto vuoi.” le fa notare, un attimo prima di perdere il supporto della porta e finirle quasi addosso. Riprende l’equilibrio e si ritrova a un palmo di naso da lei. Gli occhi le brillano d’ira e sono verdissimi come sempre. Almeno non sembrano arrossati.
La frangetta incriminata è nascosta da una cuffietta nera di lana e Soul è sicuro che faccia un gran caldo, considerando che è maggio, ma non si sogna di dirle niente.
Maka lo supera e si dirige in cucina senza spiccicare parola. Si siede a tavola vicino a Blair e scruta la torta con furia, incrociando le braccia sul petto. Soul la segue con fare incerto e fa saltare lo sguardo da lei, a Blair, al dolce, e di nuovo a lei.
“Torta all’arancia?” chiede Maka, apparentemente disinteressata. Ma Soul la conosce meglio di chiunque altro e non gli è sfuggito l’impercettibile movimento delle sue sopracciglia.
“Già.” 
Maka si alza e prende un coltello dal cassetto delle posate. Dalla sua faccia sembrerebbe in vena di pugnalare Soul, ma fortunatamente si limita a tagliarsi una generosa fetta di torta e abbandonare la sua arma per gustarsela con calma.
Blair si schiarisce la gola. 
“Posso?” chiede, l’ingorda, avvicinando le lunghe dita al coltello.
Soul la incenerisce con lo sguardo ma Maka si stringe nelle spalle, dandole via libera. Poi solleva lo sguardo su di lui, ancora in piedi vicino al frigo.
“Tu non mangi?” fa con un sopracciglio sollevato.
Soul le si siede vicino e, non appena Blair gli porge il coltello, si taglia una fetta in silenzio. La torta gli è uscita buona, ma questo non gli dà nessun tipo di sollievo.
Blair continua ad alternare lo sguardo tra loro, mentre si strafoga la sua enorme fetta.
“Almeno dille che ti dispiace.” esordisce poi, interrompendo il silenzio pesante che era calato.
Soul la guarda in cagnesco. 
“Da qualche parte dovrai iniziare.” si giustifica Blair, alzando le spalle come se stesse dicendo un’ovvietà. 
Un gatto goloso che si atteggia da grillo parlante è decisamente l’ultima cosa di cui ha bisogno.
Soul rotea leggermente gli occhi, prima di notare che Maka lo sta osservando di sottecchi. Non appena incontra il suo sguardo, lei lo distoglie fulmineamente, tornando a scrutare il vuoto davanti a sé. Soul la osserva un altro po’, incerto su come procedere.
“Almeno ti piace?” decide di chiederle, tentando un approccio più cauto.
Lei annuisce, fissando insistentemente la sua fetta di torta. 
“È buona.” precisa, ingoiando l’ultimo pezzetto e dando un’occhiata al resto del dolce, probabilmente contemplando l’idea di prenderne dell’altro. “Ma sono ancora arrabbiata.”
“Lo so.” sospira Soul. Ha perso il conto di quante volte ha sbuffato e sospirato in tutta la giornata e sono solo al pomeriggio. “Non pretendevo di farmi perdonare solo con la torta.”
Maka non dice niente e continua a non guardarlo in faccia.
“E se non mi vuoi perdonare ancora va bene, però volevo farti sentire meglio in qualche modo.” continua Soul in un borbottio impacciato, prevalentemente perché in questo momento è molto cosciente delle occhiate invasive di Blair. Vorrebbe tanto che li lasciasse soli.
Maka incontra finalmente il suo sguardo. Ha ancora quell’espressione neutra in faccia, ma qualcosa nei suoi occhi lo spinge a continuare.
“Mi dispiace tanto di aver riso della tua frangetta.” le dice infine, sentendosi davvero pessimo. “Dopo averti promesso di non dire niente, tra l’altro. Sono stato proprio uno stronzo.”
Maka stringe le labbra in una linea sottile.
“Tecnicamente non hai detto niente. Ma è stato peggio così.” commenta con schiettezza.
Soul si morde il labbro nervosamente.
“Il problema è proprio che non l’hai fatto con cattiveria. Ti è uscita spontanea.” continua lei, il volto contratto in una smorfia infastidita e amareggiata insieme. “Te l’avevo detto che era ridicola.”
Soul fa spallucce. “Pensavo stessi esagerando come sempre. Non mi aspettavo di certo… beh…”
Blair gli lancia un’occhiata di avvertimento, ma Soul la ignora. Sa benissimo che in questi casi Maka preferisce affrontare la questione con sincerità, piuttosto che ricevere dei complimenti falsi per contentino.
Maka sbuffa, sistemandosi nervosamente la cuffietta. Soul si chiede quanto caldo abbia.
“Se può farti sentire meglio, me li taglio anch’io i capelli.” tenta con tono scherzoso, per lo più per tastare il terreno.
“Potresti rasarti tutta la testa. Fatti pelato.” propone Blair, intromettendosi e Soul le lancia l’ennesima occhiata di fuoco. Gli viene da chiedersi se abbia deciso di tormentarlo in quel modo per mostrare la sua solidarietà a Maka, ma è molto più probabile che si stia semplicemente divertendo a sue spese.
“Te ne vai?” le ringhia contro.
Miracolosamente, Maka ride e Soul si volta a guardarla con un velo di sollievo. Anche se è stata Blair a farlo, è comunque meglio di niente.
Blair sbuffa, si prende un’altra fetta di torta e abbandona la cucina. “Quando torno ti voglio senza capelli.”
Soul le agita dietro il dito medio, ma ormai lei se n’è andata. Maka sta ancora ridendo e mentre lo guarda scuote il capo.
“Non staresti bene.” gli dice poi, ancora sorridente, e anche lui si lascia andare a una risata debole.
Cala il silenzio per un po’, ma è meno teso di poco fa. Maka è la prima a interromperlo.
“Dove le hai prese le arance?”
“Le ho rubate da quel giardino che vediamo sempre quando torniamo da scuola.” risponde Soul con espressione impassibile.
Maka lo scruta incredula per qualche secondo, probabilmente incerta se prenderlo sul serio o meno.
“Le ho prese al supermercato.” ammette a quel punto lui, con un ghigno, e Maka si lascia sfuggire un sorriso.
“Sei uscito solo per quelle?”
Soul fa spallucce. “Ho preso anche il latte, già che ero lì. E la carta igienica.”
Sono diventati paranoici riguardo la loro scorta di carta igienica dopo una brutta esperienza legata a del cibo messicano gentilmente offerto da Black Star.
Maka annuisce pensierosa. Soul continua a osservarla e si chiede se ci sia un modo per chiederle se ha pianto o meno che non lo faccia sembrare una perfetta testa di cazzo.
“Blair dice che non è irreparabile.” esordisce Maka, accennando ai suoi capelli nascosti dalla cuffia. “Si può camuffare finché non ricresce.”
Soul sorride. “Male che vada, puoi comprare una di quelle parrucche brutte di Halloween.” 
Maka si copre il viso con un gemito, ma poi ridacchia. 
“Forse è meglio se ti tieni lo stesso taglio di sempre, alla fine.” le dice ancora Soul, e in un improvviso moto di coraggio aggiunge “Ti sta bene.”
Maka lo guarda incerta. Sembra vagamente imbarazzata e Soul si chiede se possa vedere anche il suo di imbarazzo.
“Anche se ho la frangetta oscena?” mormora ironica.
Soul sogghigna. Dopotutto la trova sempre carina, anche con i capelli tagliati male.
“Soprattutto con la frangetta oscena.” le risponde ridacchiando, beccandosi un’occhiataccia.
Però poi Maka si lascia andare ad un sorriso normale e Soul capisce che in fondo l’ha già perdonato.
“La cuffietta non me la tolgo, però.” precisa, arricciando il naso.
Soul fa spallucce. 
“Suda pure.” le dice, tagliandosi un’altra fettina di torta. “Tanto la puzza la sento io.”
Il calcio sullo stinco è meritato.











Note:
Questa storia è ispirata a eventi reali, personali e non. Più specificatamente, per quanto riguarda l'elemento personale, alla mia disavventura di pochi mesi fa, quando durante la spuntatina periodica mi sono ritrovata con la frangia troppo corta. Solo che al contrario di Maka, quando mi sono vista allo specchio, sono stata io la prima a scoppiare a ridere.
Non ho molte pretese, ma spero di avervi fatto sorridere. I commenti sono sempre ben accetti. :)

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