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Autore: laisaxrem    02/08/2019    2 recensioni
[KakaSaku] Sakura lavora in un sexy shop in centro a Konoha e la sua vita trascorre tranquilla, un dildo alla volta. Finché Ino, sua collega ed amica, non s'infortuna ad un piede e tocca a Sakura sostituirla.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genma, Shiranui, Jiraya, Kakashi, Hatake, Sakura, Haruno
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Era una one shot. Era. Una. One. Shot. Perché devo sempre fare casino?
L’input che mi ero data era semplice e lineare: “Sakura lavora in un sexy shop. Kakashi la mette in crisi”. Una robina dritta e pulita, quattro o cinque pagine di documento e via. E invece no. La cosa ha iniziato ad allungarsi e poi si sono aggiunti i prompt dell’Icha Icha Festival 2019… e questo è il risultato. Le cose mi sono sfuggite di mano? Sì. Me ne pento? Non particolarmente.
Come ormai da tradizione per i titoli delle mie storie KakaSaku, anche questo è tratto da una canzone, ovvero All I Want for Christmas is You di Mariah Carey (una delle mie canzoni natalizie preferite, tra parentesi).

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Il weekend era stato davvero intenso. A quanto pareva l’aria natalizia aveva ispirato la gente di Konoha non tanto ad essere più buona ma sicuramente ad essere più avventurosa a letto. O forse era il clima particolarmente rigido di quell’inverno che spingeva a fare attività fisica per scaldarsi un po’. Che fosse l’una o l’altra cosa Sakura non lo sapeva, ciò che sapeva era che negli ultimi due giorni non c’era stata pace nel sexy shop in cui lavorava.

Era entrata per la prima volta al The Silicon Kunai Adult Shop il giorno del suo diciottesimo compleanno, scortata dalle sue amiche, per utilizzare il buono spesa che le avevano regalato. Era stata forse l’esperienza più mortificante della sua vita ed era tornata a casa con un vibratore che era sicura non avrebbe mai utilizzato. Dopotutto aveva Sasuke. Certo, il sesso non era granché e dopo mesi non aveva ancora avuto un orgasmo, ma sicuramente le cose sarebbero andate meglio col tempo, giusto? Tre mesi dopo aveva messo in funzione l’oggetto e finalmente aveva capito perché i suoi amici fossero tutti presi dalla faccenda… e anche che non era colpa sua se non riusciva a godere durante i rapporti col suo ragazzo. Gliene aveva parlato una sera, dopo l’ennesima prestazione insoddisfacente – per lei – ma Sasuke non l’aveva presa bene e dopo qualche settimana di tira e molla si erano lasciati.

Sakura era tornata al The Silicon Kunai qualche mese più tardi per regalarsi un nuovo giocattolo. Quando poi i suoi genitori erano morti in un incidente d’auto vi si era ritrovata di nuovo a chiedere al proprietario, Genma, se il posto da commessa fosse ancora libero. Lui l’aveva assunta part-time e così aveva iniziato a seguire i corsi all’università al mattino e lavorare al sexy shop al pomeriggio e nei weekend. Era stato un periodo davvero duro, fatto di sacrifici e preoccupazioni, tra bollette e affitto ed esami. Infine si era laureata e si era scontrata con la dura realtà: continuare il percorso di specializzazione in medicina ed al contempo pagarsi vitto ed alloggio sarebbe stato impossibile. Lo stipendio dell’ospedale non era minimamente sufficiente da solo, e gli orari massacranti non erano compatibili con un lavoro part-time. Così aveva abbandonato la carriera medica e aveva cercato un nuovo posto. Ma infine era tornata ancora lì ed ora vi lavorava a tempo pieno.

Solitamente il lunedì era il suo giorno libero, cosa di cui era estremamente grata a Genma perché le permetteva di riprendersi dal weekend. Ma Ino, sua amica e collega, si era fratturata un piede due giorni prima e finché il proprietario non avesse assunto un sostituto, Sakura aveva avuto la pessima idea di offrirsi per coprire una parte del turno scoperto. E così eccola lì, nel suo giorno libero, a preparare l’elenco d’ordine per riempire gli scaffali depredati dai clienti.

Era sola in negozio, quel mattino, Genma chiuso nel suo ufficio sul retro immerso nella contabilità e tanta, tanta burocrazia in previsione della fine dell’anno. Era una situazione che non le dispiaceva. Dopo cinque anni la musica soft e le luci basse le davano un senso di tranquillità, e l’assenza di materiale umano nelle vicinanze le permetteva di rilassarsi davvero. Per questo motivo non riuscì proprio a trattenere un sospiro quando la porta d’ingresso s’aprì, lasciando entrare una folata d’aria fredda. Come faceva sempre alzò appena lo sguardo per inquadrare il cliente… e il fiato le si mozzò in gola.

Il nuovo arrivato aveva un’enorme sciarpa verde scuro tutta sfilacciata a coprirgli il volto fino al naso, ma ciò non impedì a Sakura di notare che era decisamente attraente. Forse sulla quarantina (anche se quei capelli argentati confondevano le idee), occhi scuri, il sinistro solcato da una profonda cicatrice, fisico slanciato, pessima postura, dopo aver chiuso la porta si fermò un secondo sulla soglia a fissarla, gli occhi puntati sui suoi capelli rosa, poi gli occhi s’ammorbidirono in quello che probabilmente era un sorriso e chinò un poco la testa in segno di saluto. La giovane rispose brevemente e ritornò ai suoi compiti inventaristici. Dopo una decina di minuti smise di lanciare occhiate al cliente che girovagava da uno scaffale all’altro e si concentrò seriamente sugli ordini.

***

«Yo».

La voce maschile la riscosse dal suo lavoro e, alzato il volto dal computer, si trovò a fissare gli occhi grigio scuro del cliente. Un’occhiata all’orologio nell’angolo inferiore del desktop le rivelò che era passata quasi un’ora dal suo ingresso e, a quanto pareva, la sua passeggiata era stata fruttuosa perché sul bancone erano posati una mezza dozzina di articoli, sostanzialmente tutti romanzi.

«Buongiorno», lo salutò Sakura, stampandosi sulle labbra il sorriso di cortesia che ogni commessa sviluppa sin dal primo giorno di lavoro.

«Tu sei nuova».

Non era una domanda e il tono colloquiale dell’uomo non le piacque particolarmente ma rispose senza far cadere il sorriso.

«In realtà lavoro qui da più di cinque anni».

«Vengo qui tutti i lunedì mattina da anni e non ti ho mai vista».

Sakura sentì gli angoli della bocca scendere di una frazione di millimetro mentre afferrava un libro e ne scannerizzava il codice a barre.

«Probabilmente perché il lunedì sarebbe il mio giorno libero», rispose imbustando il primo articolo e procedendo a scannerizzare i seguenti.

«Cos’è successo ad Ino? Quel porco di Genma ha allungato le mani una volta di troppo e si è licenziata?»

«Si è rotta un piede», fu la sua risposta asciutta. «Fanno 58 ryo».

«C’è un conto aperto per me. Pago tutto insieme a fine mese. Ecco la mia tessera fedeltà; controlla pure».

Sakura prese il rettangolo di plastica giallo acceso che le veniva offerto e lo passò nel lettore accanto alla cassa. Sul monitor del computer s’aprì una scheda cliente con una serie di dati e, sul fondo, una nota personale di Genma che confermava quanto asserito dall’uomo.

«Hatake Kakashi?»

«Esatto».

«Mi servirebbe un documento d’identità per la conferma».

«Garantisco io, per lui», s’inserì la voce di Genma.

Sakura si voltò e vide il suo capo avvicinarsi al bancone, un sorriso scanzonato in volto, il solito senbon tra i denti.

«La nostra giovane amica, qui, mi ha detto che hai fatto fuggire la povera Ino».

«Non attribuirmi colpe che non ho. È stata la scala nel magazzino», ribatté Genma.

«Te lo dico da anni che è una trappola mortale».

«Sì, sì, certo. Ora prendi la tua borsa di porno e vattene. Noi abbiamo da lavorare».

L’uomo – Kakashi – ridacchiò appena, prese la borsa gialla e, dopo aver fatto l’occhiolino a Sakura, uscì nel vento freddo delle vie di Konoha.

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Piccola noticina finale. In questa storia saranno presenti tre dei prompt dell’Icha Icha Festival. Il primo, “The Icha Icha Release Party”, è anche il primo del contest ed è previsto per il 5 agosto. Ora, probabilmente non riuscirò ad arrivare fino a quel punto in quattro giorni ma spero di riuscire ad essere puntuale per almeno uno degli altri due (12 e 13 agosto).

 

  
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