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Autore: Atenah    05/08/2019    0 recensioni
Cacciò un breve urlo quando da dietro il masso uscì un ometto alto non più di mezzo metro con una ispida barbetta rossa, subito dopo Arduinna si mise a ridere perché per un attimo aveva veramente pensato che si trattasse di un folletto. Solo che il folletto portava giacca e cravatta e delle nuovissime scarpe della Nike e l’altezza era probabilmente determinata dalla sindrome del nanismo.  
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando il sole splendeva sull’Irlanda sembrava che un potente mago avesse scagliato un incantesimo rendendo il paese un luogo incantato. L’erba sembrava più verde che mai e il mare e il cielo si coloravano delle più profonde e pure tonalità di azzurri, blu e turchesi.
 
Ma, come avrebbero potuto confermare tutti gli Irlandesi, il clima mite e il sole erano un’eccezione e anche se quell’estate aveva finora avuto un periodo soleggiato insolitamente lungo, si trattava appunto di un periodo e quel periodo, dovette tristemente ammettere Arduinna mentre guardava dalla finestra della sua camera, sembrava essere decisamente finito.
 
Un vento freddo proveniente dal mare ululava senza sosta e la pioggia sembrava cadere come durante un secondo diluvio universale.
 
Arduinna era un po’ delusa, avrebbero visitato il piccolo castello di Kylemore Abbey e lei aveva sperato in almeno un po’ di sole. Era sicura che le enormi ombre che le nuvole proiettavano sul terreno avrebbero tolto un po’ della bellezza del castello che veniva chiamato “l’Hogwarts Irlandese”.
 
Purtroppo non c’era niente da fare: non era previsto che il tempo migliorasse nei giorni successivi e la visita era stata programmata dai nonni di Arduinna già da settimane.
 
Fece una corsa per arrivare in fretta alla macchina, ma una volta seduta nel sedile posteriore era già completamente zuppa; sospirò rassegnata.
 
Osservò il paesaggio fuori dal finestrino per i primi due minuti del viaggio, finché non si appannarono completamente i vetri. Questa volta era veramente scocciata, mise su il broncio e si infilò gli auricolari dell’IPod nelle orecchie. 
 
La pioggia non cessò neanche per le successive due ore di viaggio le quali sembrarono ad Arduinna le più lunghe della sua vita. Dopo un po’ smise di cercare di intravvedere qualche tratto del paesaggio attraverso il finestrino appannato e si arrese ad aspettare di arrivare a Kylemore Abbey.
 
Quando scesero dalla macchina neppure la sua giacca da pioggia e l’ombrello la salvarono dalle pungenti gocce gelate che le arrivavano in viso e le inzuppavano i jeans.
 
La vista però era fantastica e Arduinna spalancò gli occhi: vicino ad un lago, tra le montagne da cui scendevano numerose cascate, si erigeva un piccolo castello in stile neogotico. Le nuvole erano basse e una nebbia sottile circondava le mura di Kylemore Abbey dando un tocco mistico.
 
Ritornò alla realtà quando una raffica di vento particolarmente potente le strappò di mano l’ombrello e lei si mise a rincorrerlo per evitare che cadesse nel lago.
 
Kylemore Abbey si trovava su una tenuta di 405 ettari e comprendeva oltre al castello anche un mausoleo, una chiesa gotica, un gigantesco giardino e un viale costeggiato da sculture lungo il lago. Arduinna e i suoi nonni decisero di dividersi e si diedero appuntamento davanti al “gift shop” due ore più tardi, così che ognuno avesse la possibilità di visitare tutto nell’ordine preferito.
 
La ragazzina si avviò lungo il viale costeggiato dalle sculture, mentre i nonni si diressero verso la chiesa gotica.
 
Continuò a piovere, ma un raggio caldo solleticò la guancia di Arduinna e pian piano il sole si fece spazio tra i nuvoloni neri. A completare questa meravigliosa vista degna di un quadro si aggiunse un vividissimo arcobaleno che la fece sorridere.
 
Pensò alla fiaba irlandese secondo la quale ad un capo degli arcobaleni c’è un folletto con una pentola piena di galeoni d’oro. L’arcobaleno sopra al lago di Kylemore Abbey sembrava finire proprio dietro un grande sasso inciso in Gaelico alla fine del viale.
 
Forse perché il ricordo di quella storiella l’aveva stuzzicata, forse perché doveva comunque arrivare infondo al viale, decise di arrivare effettivamente fino al masso.
 
Una volta arrivata, si perse per un po’ a cercare di decifrare le parole scritte, ma ormai la sua generazione era capace solo di intuire il significato di qualche parola in Gaelico e perciò dopo alcuni istanti si arrese e osservò l’arcobaleno appena sopra la sua testa.
 
Cacciò un breve urlo quando da dietro il masso uscì un ometto alto non più di mezzo metro con una ispida barbetta rossa, subito dopo Arduinna si mise a ridere perché per un attimo aveva veramente pensato che si trattasse di un folletto. Solo che il folletto portava giacca e cravatta e delle nuovissime scarpe della Nike e l’altezza era probabilmente determinata dalla sindrome del nanismo.  
 
“Mi dispiace di averti spaventato signorina!” si scusò con una voce gracchiante e abbastanza acuta: “Fino all’anno scorso lavoravo in questo posto come guida turistica e venivo spesso qua dietro al masso a godermi la vista sulle cascate. Ora lavoro a Clifden, ma vengo a Kylemore Abbey almeno una volta al mese, amo questo posto!” spiegò. Poi si presentò come Gary e per farsi perdonare per lo spavento che aveva fatto prendere ad Arduinna, si offrì di farle da guida per il resto della sua visita.
 
Così passarono dal castello nel quale Gary le raccontò della tragica storia della famiglia Henry, costruttori del castello, tutti morti in vari infortuni e di come il Kylemore Abbey era stata poi presa in possesso da delle suore benedettine che avevano fondato lì una scuola femminile. Addirittura tre principesse indiane erano state alunne lì e la scuola era stata aperta fino al 2010! 
 
Fu poi il turno del mausoleo, nel quale era stata sepolta la moglie del primo proprietario del castello, Geraldine Henry, e la chiesa gotica in suo onore.
 
La parte preferita di Arduinna fu però l’enorme giardino in cui crescevano fiori, verdure e frutti di tutti i generi. Gary le descrisse come la carrozza degli Henry nella seconda metà del 1800 sarebbe entrata dai cancelli principali per una visita del giardino e di come il capo giardiniere e tutti i suoi dipendenti sarebbero scesi a salutare la famiglia e ad informarla della coltivazione delle varie piante. La ex-guida addirittura spiegò ad Arduinna che il suo nome, secondo le antiche tradizioni celtiche, significa “colei che fa crescere i fiori sulle rocce”. La ragazzina ovviamente non lo sapeva e ne rimase piacevolmente sorpresa, visto che le piacevano molto i fiori. 
 
Quando fu ora di ritornare al “gift shop”, Arduinna propose a Gary di accompagnarla per conoscere i suoi nonni, dato che era sicura che si sarebbero capiti alla perfezione, e per bere un the tutti insieme. La ex-guida accettò.
 
I suoi nonni la stavano già aspettando, così Arduinna corse verso di loro. “Nonna, nonno! Questo è…” si girò verso Gary per presentarlo ai nonni, ma non c'era traccia di lui. Poi la ragazzina si accorse che stava tenendo qualcosa in mano. La aprì: era un galeone d’oro. Lo fissò per un po’ a bocca aperta.
 
“Questo è… cosa Arduinna?” chiese in quel momento suo nonno. La ragazzina boccheggiò: “È un posto fantastico!” sorrise, mentre si infilava il galeone in tasca.                
 
 
   
 
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