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Autore: EvrenAll    08/08/2019    1 recensioni
Raccolta di flashfic e one shot dedicata a Kelila Lesev, il primo personaggio con cui ho giocato a Dungeons and Dragons.
1. Things we carry
2. An open door
3. Faces in the street
4. Mirror
5. This road
6. Aftermath
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Things we carry


Sangue bollente le era affluito alle guance per il puro sforzo fisico compiuto. 

Sedette a terra, abbandonandosi all'indietro fino a sbattere la schiena su un tronco d'albero. Il petto si muoveva agitato al ritmo del suo respiro. Aveva caldo.

Si passó una mano sul volto quando una goccia salata le scivoló sulle labbra. Scacciò le altre sentendo il suo sapore sulla lingua.

Non era certa se fosse sudore o pianto.

-Correre non ti allontanerà dal dolore- 

Ignoró Alion, sprovvista della forza necessaria per ribattere alle sue parole.

Sollevò lo sguardo quanto bastava per vederlo avvicinarsi e rimanere in piedi a qualche metro da lei. Poteva sentire che era preoccupato senza averne la conferma nei suoi occhi. Si umettó le labbra e schiarí la voce per scacciare la secchezza che sentiva in gola.

-Cos'hai fatto quando è morto tuo padre?- chiese a mezza voce.

L'elfo oscilló sui propri piedi prima di sedersi di fronte a lei. Sussurró una parola elfica che aveva sentito pronunciare solo poche altre volte, in poemi antichi e incantesimi ancora più vecchi. 

Distacco era la traduzione che più le sembrava appropriata, ma la parola in comune non era in grado di descrivere il suo pieno significato: separazione dell'anima da sé stessa, angoscia, perdita della capacità di percepire perfino il proprio essere. 

-Ho allontanato i pensieri per impedirmi di provare dolore. Ho viaggiato. La paura di affrontare il vuoto lasciato dalla morte non è un sentimento solo umano-

Fissó suo fratello. Alion abbassò lo sguardo e sospirò, stringendo le dita tra i corti ciuffi d'erba per sentire su di esse l'umidità della terra grumosa su cui erano seduti.

-Hai molto meno tempo di me a disposizione. Non è necessario che tu sprechi anni a negare l'esistenza di quel vuoto: lo porterai con te per tutta la tua vita-

Kelila soffocó il principio di un nuovo singhiozzo con un profondo respiro e raccolse le ginocchia al petto. 

Gleysa era morta tra le sue braccia. Non si era illusa neppure per un momento di riuscire a dimenticare cosa era successo; non le servivano le sue lezioni per saperlo. Ad occhi chiusi poteva ancora vedere il suo viso diventare immobile e il sangue rosso scivolare dal collo sulla pelle troppo chiara.

Sentí Alion rialzarsi.

-Ti accompagno al dormitorio-

Afferró la sua mano tesa e si rizzó lentamente, sostenuta da lui.

Alion la guardó con un misto di affetto e sufficienza. Sbuffó, quindi la precedette sulla via del ritorno, misurando i passi in modo che la sorella potesse stargli dietro.

-Non è davvero un vuoto, Kelila-

Sbirció gli occhi gialli della giovane, ancora socchiusi e rivolti a terra.

La mezzelfa rimase in silenzio. Sapeva che, ancora una volta, le parole di Alion corrispondevano al vero: più che ad un vuoto, ciò che sentiva al centro del petto era un blocco pesante e consistente di qualche pollice di lato, perfetto per bloccarle il passaggio d'aria tra la bocca e polmoni.

Dolore. Senso di colpa. Mancanza. Ricordo. Conforto. 

…Gleysa pesava.

Si massaggió il petto, senza comprendere appieno cosa significasse mentre un fragile e amaro sorriso le appariva per un secondo sulla bocca.

Lei esisteva. 

In qualche modo era ancora lì.

Quando si stropicció gli occhi scoprì di aver smesso di piangere.

  
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