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Autore: NightWatcher96    12/08/2019    2 recensioni
Akane è sempre saltata a conclusioni affrettate quando una delle pretendenti di Ranma gli saltavano al collo e per questo non si è mai preoccupata troppo delle sue parole. Un giorno, però, va oltre e…
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Tofu Ono
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'Autrice
Salve, mondo di Ranma! E' la prima volta che scrivo una one-shot divisa in più capitoli su Ranma. Per cui (anche se non è affatto la prima volta che scrivo fanfiction, eh!) enjoy!



-Akane, te lo giuro! Non c'entro nulla, devi credermi!-.
La piccola Tendo fumava di rabbia cieca, molto più del solito. Era intollerabile che Ranma permettesse alla smorfiosa Shampoo di saltargli addosso, rovinando uno dei loro momenti di quiete amorosa.
E come si strusciava incurante, quella cinesina dagli occhi maliziosi! Ranma, invece, era fermo con quell'aria ironicamente spaventata dalla reazione della fidanzata e totalmente immobile, lasciando a Shampoo tutta l'intraprendenza di premere insieme i propri corpi.
-Ma a chi interessano le tue patetiche scuse, Ranma? Mi hai stancato!- ruggì, tirandogli la cartella scolastica giusto sul viso.
Per qualche secondo sperò davvero di aver preso anche la testa violetta di Shampoo ma dovette amaramente ricredersi quando notò che ella si era semplicemente staccata dal suo amore con un balzo agile e felino. Aveva perfino usato il povero Ranma come scudo!
-Amoreggiate pure! Tanto a me non interessa!- scattò, correndo via.
-Lasciala perdere, amore mio. E' proprio senza femminilità! Perché non vieni al mio ristorante a mangiare un boccone? Mi prenderò io cura di te!- propose Shampoo, tentando di stampargli un bacio morbido sul collo.
Ranma, ripresosi da quella feroce botta, appoggiò prima una mano su quella di Shampoo che gli premeva una spalla e con l'altra la girò in modo che avrebbe potuto guardarla negli occhi scintillanti.
-Scusa, Shampoo. Preferirei di no- l'ammonì con una calma gelida.
Shampoo rimase pietrificata da quella reazione così insolita per il temperamento focoso del suo amore e non riuscì nemmeno a replicare con la sua insistenza. Lo fissò fino a quando Ranma non si dileguò nella stessa direzione di Akane.
-Che strano- mormorò, portandosi una mano su un fianco.
Non sorrise per il gusto di una sfida con quell'antipatica di Akane per contendersi Ranma, preferì solo saltare di tetto in tetto per terminare le sue consegne di ramen e aiutare la sua bisnonna Cologne...
 
-Sei solo uno stupido, Ranma! Perché devi sempre rovinare le mie giornate in questo modo? Non vedi che cerco di provare ad andare d'accordo con te?-.
Akane, pronunciate quelle parole così cariche di risentimento, si fermò vicino a una panchina del parco e si sedette. Il volto di Ranma, un attimo prima dell'interruzione di Shampoo, era stato così solare a tal punto che il suo cuore si era riempito di una gioia mai provata prima.
-Se ti piace tanto Shampoo, allora perché non te la sposi?!- sbottò, chiudendo gli occhi.
-Perché sai che io non ti farei mai del male. Ukyo, Shampoo, Kodachi... lo sai meglio di me che non m’interessano affatto. Sei tu che salti sempre a conclusioni affrettate-.
Akane gelò sul posto a quella voce improvvisa che rispose alla sua domanda: davanti c'era un ragazzo con un codino. C'era proprio Ranma, con ancora una grossa macchia rossa su gran parte del viso e le mani nelle tasche dei pantaloni scuri.
Un soffio di vento gelido scosse i suoi capelli scuri, dandogli un tocco quasi amabile. Akane ne rimase del tutto affascinata e non seppe far altro che guardarlo senza replicare a tono.
-Akane, ascolta-.
-A me, invece, non interessa con chi vuoi stare, Ranma! Sono stati i nostri genitori a combinare il nostro fidanzamento. Io non mi sento legata a te- rivelò la piccola Tendo, distogliendo lo sguardo.
A poco a poco il tramonto aranciato si sfumava di un tenue viola, mentre nell'alto del firmamento il blu della sera cominciava a scendere. Nubi soffici erano punteggiate dal dorato del sole che avrebbe lasciato il compito di vegliare la notte, e nel loro bianco striature di rosa e d'arancio ricordavano quasi zucchero filato.
L'aria era più fredda, della brezza calda dell'estate non rimaneva che un ricordo scolpito nella mente. L'autunno era alle porte e questa volta molto più gelido del solito.
-Pensi che tra noi non potrebbe mai funzionare, allora?- chiese piano Ranma.
Akane lo guardò di nuovo ma ancora distolse lo sguardo, non riuscendo ad accettare un'espressione così diversa su quell'amato viso. Ranma era in attesa ma sembrava anche temere la risposta e perciò era dubbioso, sì, ma soprattutto in collera.
-Siamo troppo diversi. Io non so neanche se potrei mai fidarmi di te-.
Ranma irrigidì il suo corpo, abbassando la testa per riflettere attentamente su quella cruda frase. Per un attimo sperò che fosse tutto uno scherzo ma comprese dal silenzio di Akane che era vero.
-Ho capito. Allora era vero ciò che lo specchio di Happosai mi ha mostrato nel futuro- disse con un fil di voce.
-A cosa ti stai riferendo?- chiese l'altra, incuriosita.
Ranma scosse il capo ma si rifiutò di rivelargli che dieci anni dopo lei si sarebbe sposata con Ryoga e avrebbero avuto tre gemellini, con la facoltà di diventare mini P-chan con l'acqua fredda.
-Lo vedi? E' proprio a questo che mi riferisco!- scattò improvvisamente Akane, portandosi al suo capezzale in poche ampie falcate. -Come faccio a fidarmi del mio presunto fidanzato se hai dei segreti con me? Spiegamelo!-.
-Non siamo fidanzati, no? Lo hai detto tu stessa che è solo una messa in scena dei nostri genitori. Non siamo niente, viviamo semplicemente sotto lo stesso tetto. Siamo solo degli scomodi ospiti per te- ammise Ranma, guardandola con delusione.
Akane si sentì colpita da quelle parole che marcavano perfettamente ciò che lei aveva ammesso poco prima ma le fece male. Portò una mano al petto: lì, nel suo cuore, si era appena delineata una crepa e stava sanguinando.
-Ranma...- pronunciò, mentre la vista si annebbiava di lacrime.
L'altro distolse lo sguardo e si avvicinò piuttosto alla ringhiera della profonda vasca per pesci che stavano costruendo. Sarebbe stata un capolavoro per Natale e uno spettacolo d'acqua e di luci, che avrebbero accolto anche numerose specie di pesci piccoli e mansueti.
Era così enorme quel buco scavato nel terreno, così largo e perfettamente rotondo come avessero usato un compasso. Ranma scorse degli enormi tubi d'acqua che sbucavano a tratti e dei cavi elettrici ben isolati.
-Ranma- riprese Akane, con voce tremolante.
L'ultima cosa che sapeva Ranma era un violento pugno nella spina dorsale e il suo mondo che si capovolgeva a rallentatore.
-Sei uno stupido, Ranma! Ti odio! Mi fai schifo!- urlò Akane, ancora in posizione di affondo con gancio destro.
L'artista marziale non riuscì a fermare il suo volo e finì giusto nella vasca, ruzzolando nel terreno.
-Ti odio!- pronunciò Akane, voltandosi di spalle.
Sentì un rumore forte dalla vasca e un gemito addolorato ma non volle controllare, non dopo aver ricevuto un simile torto da Ranma. Incapace di trattenere le lacrime, di nuovo corse via, verso casa.
Non osò rispondere a nessuno quando varcò come una furia il portone di legno e poi la porta. Ignorò l'affabile bentornato di Kasumi dalla cucina, le avances di Happosai che tornava dal bagno con un buffo salvagente giallo a pois e le occhiate perplesse di Genma e Soun intenti a giocare a shoji.
Si udì il rumore della porta della camera di Akane che sbatteva con inaudita violenza e il cigolio della rete del letto, segno che sicuramente si era buttata a peso morto con il viso affondato nel cuscino per liberare il dolore nel petto...
 
Ranma non aveva mai provato tanto dolore in vita sua.
Il colpo di Akane lo aveva portato a cadere nella vasca in costruzione e a sbattere con il corpo contro dei tubi possenti e massicci e ora era tutto un dolore.
Camminare era così difficile e perfino respirare; ancora si chiedeva come avesse fatto a risalire quella conca artificiale dopo quell'esplosione di dolore che lo aveva fatto arricciare a pallina e ad emettere un grido mal celato di dolore e in parte anche aiuto.
Si fermò sotto a un lampione, colpito da un'amara realizzazione. Akane aveva ferito i suoi sentimenti e perfino il suo orgoglio... non si era nemmeno degnata di affacciarsi dopo la caduta.
-In fondo gli faccio schifo, no? Lo ha detto lei stessa...- gemette, appoggiandosi al palo, colto da un'improvvisa vertigine.
Ormai era buio. Era rimasto seduto sulla stessa panchina dove Akane gli aveva rivelato tutto ciò che pensava realmente e aveva perso la cognizione del tempo. Probabilmente si era anche riposato un po' per riprendersi dalla caduta.
Avanzò ancora di qualche strascinato passo fino a quando non si accorse di essere arrivato a casa. Rimase a contemplare quel portone chiuso, incerto se rientrare o meno. Se era un ospite non poteva rimanere a lungo, no?
Fece per marciare verso il parco ma un cigolio e un fascio di luce lo freddarono. Ranma non si sentì mai così spaventato come in quel momento dove desiderava sparire per non incontrare la piccola Tendo.
Non era colpa sua... perché allora si sentiva come un ladro?
-Ranma!-.
La voce dolce non era di Akane e impercettibilmente si rilassò, voltandosi piano. Kasumi lo guardava preoccupata, con una mano premuta sul petto e i suoi occhi che si riflettevano della luce calda dell'interno accentuavano maggiormente la vivida preoccupazione nel suo animo.
-Mi dispiace, Kasumi. Ho avuto un contrattempo- mentì Ranma, sforzandosi di sorridere.
-La cena è pronta, andiamo- propose, tirandolo per un braccio.
Chiuse il portone e lo accompagnò all'interno e solo allora, sotto tutta quell'illuminazione che costrinse a socchiudere gli occhi per qualche istante prima di abituarsi, si rese conto di quanto fosse sporco e polveroso il suo amico.
-Puoi usare il bagno. Intanto servo le portate-.
-In realtà, Kasumi, non ho molta fame stasera. Preferirei andare a letto, se non ti dispiace-.
La maggiore delle sorelle Tendo sbatté un paio di volte le palpebre, ovviamente sorpresa dalle parole del giovane Saotome. Non aveva mai visto Ranma con quell'espressione affranta e lo sguardo perso, carico di disperazione.
-Va bene. Ti lascio comunque qualcosa se ti verrà fame più tardi-.
Ranma agitò una mano per ringraziarla e sparì nella zona notte, barcollando. Kasumi, ancora più perplessa, rimase a guardarlo fino a che non svanì per svoltare il corridoio, poi tornò dalla sua famiglia già a tavola.
-Ranma?- chiese Soun.
-E' andato a farsi un bagno, sapessi quanto erano sporchi i suoi vestiti...- spiegò Kasumi.
-Forse avrà sconfitto l'ennesimo avversario, secondo quanto impone la Scuola di Arti Marziali Indiscriminate Saotome!- sghignazzò Genma, con spavalderia.
-Va bene. Lo aspetteremo per mangiare- continuò Soun.
Kasumi negò. -Papà, Ranma ha anche detto che preferiva riposare. Era piuttosto stanco-.
Nabiki sollevò immediatamente lo sguardo al suo abaco dove faceva i conti di una settimana più che fruttuosa e lo portò su Akane che deglutiva di continuo e fissava un punto indefinito del tavolo.
-Tu ne sai niente, Akane?- chiese indispettita.
-Ma cosa vuoi che ne sappia a cosa passa per la testa a quello stupido!- scattò, stringendo i pugni sulle cosce.
-Non ti preoccupare, Akanuccia mia! Ci penserò io a tirarti su il morale!- provò Happosai, strusciando la testa sul suo seno.
Akane lo colpì con un pugno violento sulla testa e sbuffò ulteriormente, ora appoggiando il mento su una mano.
Soun e Genma si scambiarono un'occhiata preoccupava. Qualcosa diceva che era successo qualcosa tra quei due.
Ci pensò Kasumi a servire la cena a troncare sul nascere qualsiasi parola che avrebbe potuto essere mal interpretata...
 
Ranma non era sceso neanche per fare colazione e la cena rimasta da Kasumi era rimasta intatta, per grande sgomento di Genma che conosceva a memoria il suo grande appetito.
Come un déjà-vu, i Tendo erano nuovamente riuniti a tavola per consumare la colazione e anche con la scomoda presenza di Happosai, nessuno riusciva a eliminare quella tensione angosciante.
Akane faceva l'indifferente mentre mangiava il miso e si rifiutava di nominare Ranma, nonostante, in cuor suo, un pizzicare gli ricordava che la colpa era principalmente sua.
A dispetto dei Tendo, Ranma non era riuscito a chiudere occhio, ripensando alle parole della sua fidanzata e il dolore che invadeva schiena e parte sinistra del torace non lo avevano abbandonato neanche per un momento.
Per questo, quando le prime luci dell'alba erano penetrate dalla tenda, si era alzato lentamente per non svegliare suo padre, si era vestito ed era uscito anche se in abbondante anticipo per andare a scuola.
Si era fermato di nuovo al parco, per godersi il freddo vento autunnale e a chiudere gli occhi stanchi mentre si rilassava su una delle tante panchine ai piedi di altissimi alberi. Quando il cielo dipinto con i colori dell'alba si era sfumato in un azzurro cristallino, si era tranquillamente diretto verso il cancello della scuola, ignorando tutti e tutto.
Quella mattina, era riuscito a rendersi quasi invisibile alla presenza di Kuno, dileguandosi tra gli studenti e si era goduto un po' di quiete.
Anche adesso che seguiva con incredibile attenzione la spiegazione di geometria del professore che metteva in pratica la teoria del libro, ignorava volutamente Akane, a una fila di banchi più avanti che lo osservava di tanto in tanto.
-Allora, chi mi sa dare la risposta giusta?- disse infine il mite uomo cinquantenne, sollevando il gessetto a mezz'aria. -Nessuno? Devo scegliere a caso, allora?-.
Una mano si alzò dai banchi più arretrati, di uno specifico accanto alla seconda ampia finestra.
-Ranma?- esclamò il professore, stupito. -Se sai la risposta, vieni pure a scriverla qui alla lavagna-.
Il codinato si alzò normalmente ma d'un tratto ebbe una fitta acuta dal fianco sinistro che lo fece irrigidire per qualche attimo, sotto lo sguardo perplesso della classe.
-Stai bene, Saotome?- riprovò il professore.
-Sì, non si preoccupi. Avevo una gamba addormentata, tutto qui- rispose pacato l'altro, dirigendosi verso la lavagna per munirsi del gessetto e scrivere la soluzione a quel problema geometrico così difficile.
-Molto bene, Ranma! Mi sorprende che tu abbia seguito la lezione e dato perfino una risposta più che giusta! Puoi andare al tuo posto, adesso- esclamò raggiante il professore.
In quel momento, per ironia della sorte, suonò la campanella per la ricreazione e Ranma, anziché sedersi, preferì andare nel cortile a bere dell'acqua. Si era dimenticato di prendere gli spiccioli per dei panini dolci e il bentou lasciato sul tavolo della cucina preparatogli da Kasumi aveva preferito ignorarlo.
La sua pancia ringhiò come un animale affamato ma non se ne curò, mentre scendeva le scale e neppure della presenza di Akane appoggiata alla finestra rivolta sul cortile.
-Akane, perché non andiamo a fare merenda anche noi nel cortile? Tra l'altro, tra poco c'è educazione fisica e prima ci abituiamo al freddo, meglio sarà!- propose una delle sue compagne di classe.
-Ma non fa così freddo!- la rimbeccò giocosa un'altra.
Akane rise e si lasciò trasportare fino a una piccola area erbosa dove erano solite consumare i pasti all'ombra della calura estiva.
E intanto, Ranma continuava a riempirsi la pancia dell'acqua di uno dei rubinetti del cortile, per attenuare la fame violenta che provava. A dire il vero, sentiva anche il corpo stanco e dolorante.
"Da quando evito Akane, non sento nemmeno i miei sentimenti. L'apatia aiuta"- rifletté nel pensiero, dirigendosi verso gli spogliatoi maschili per infilarsi la divisa da centrocampista e iniziare a riscaldarsi prima della partita d'allenamento.
Non si era accorto di nulla, Ranma. Né di Akane che era arrivata sotto l'albero, né della sua espressione affranta, né delle piccole lacrime agli angoli degli occhi. Era la prima volta che non si curava di lei e faceva male.
-Akane, ma quello non è Ranma?- cinguettò una compagna, intenta a scartare un panino, indicando il codinato che palleggiava piano al centro del campo da calcio.
-Eh, già! Certo che sei fortunata, tu! Hai proprio un bel ragazzo, non c'è che dire!- sospirò una seconda, sorseggiando del succo.
-Tu e il tuo fidanzato non dovreste pranzare insieme?-.
-E come mai non siete venuti insieme a scuola, stamattina? Avete per caso litigato?-.
Akane odiava quel genere di domande, per cui si alzò, ancora con il bentou non aperto e le lasciò di punto in bianco.
-Avranno proprio litigato...- fece quella con il panino. -Forse non dovevamo assillarla con tutte quelle domande, eh?-.
-L'amore. Così romantico!-.
Akane non era d'accordo con l'ultima frase arrivatagli debolmente all'orecchio; l'amore faceva male e cominciava a credere che per lei non ci sarebbe stato mai nessuno in grado di darglielo.
Aveva ferito Ranma, lo riconosceva e per di più odiava questo silenzio. Quante volte avevano litigato per cose futili? Dopo qualche tempo, perlopiù ore, si erano riappacificati e chiariti. Perché non era successo, allora? Perché il suo Ranma non era andato a chiederle scusa?
"Ma dovrei essere io a farlo, stavolta..."- pensò, fermandosi accanto a un muro della scuola, mordendosi le labbra. "Solo che non ci riesco...".
Ricordava perfettamente lo sguardo distrutto di Ranma, il giorno precedente, nel parco e quelle sue parole avevano accompagnato ciò che lei stessa aveva pronunciato.
Improvvisamente, Akane sollevò gli occhi sbarrati al vuoto e prese a tremare, scuotendo debolmente la testa, mentre il bentou cadeva in terra dalle sue dita deboli.
Gli aveva detto che lo odiava e che gli faceva schifo.
Come pretendeva delle scusa da Ranma? Ma poi quali, visto che davvero questa volta non era stata colpa sua?
-Ranma...- sussurrò, crollando in ginocchio.
Le lacrime le annebbiarono la vista delle mani che si sporcavano di terreno e le dita che artigliavano quel manto castano duramente. Le lacrime calde e salate correvano rapide sulle sue guance rosate e svanivano in piccole pozze sulla sua divisa scolastica, scurendola appena.
Cosa aveva fatto? Si disgustava così tanto.
E se Ranma non le avrebbe mai più rivolto la parola? Akane tornò immediatamente a guardare il codinato che si destreggiava in abili scambi con i suoi compagni e segnava reti incredibili. Nemmeno lui era felice.
Ciò che Akane ignorava era che Ranma stava soffrendo atrocemente perché il fianco aveva preso a fargli così male da annebbiargli la vista e togliergli il fiato ad ogni passo. Si sentiva mancare le forze e sperava con tutto il cuore che non sarebbe svenuto da un momento all'altro.
-Ranma!- esclamò un suo compagno ben marcato.
Il codinato annuì e con una finta si liberò di ben tre marcatori, raggiungendo il suo capitano in pochi attimi. Quest'ultimo gli passò il pallone con un tunnel fatto sotto le gambe del suo rivale, Ranma scattò, ignorando il fuoco che cresceva dentro e con uno sprint si portò fino all'area di rigore, segnando un bellissimo goal che portò in vantaggio la squadra e vincere l'amichevole formata da solo quarantacinque minuti.
-Grande Ranma!- urlarono i suoi compagni, dopo il fischio dell'arbitro.
Il codinato era a corto di fiato e il fianco gli bruciava, molto più di prima. Cercò comunque di nascondere il suo dolore e festeggiò la vittoria. Non seppe mai perché voltò il suo sguardo a una fanciulla ben nascosta vicino al muro della scuola ma non batté ciglio.
E per quella fanciulla quel rifiuto fu una nuova pugnalata...

 
  
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