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Autore: meilunye    13/08/2019    1 recensioni
{ Personaggi: Nishikage Seiya, Nosaka Yuuma. Menzionati: Haizaki Ryouhei, Asuto Inamori ||| Fantasy / RPG AU }
Il cavaliere errante Nishikage si reca in un villaggio per soddisfare una richiesta assurda: liberarlo da un'infestazione di... maiali volanti?!
Genere: Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note
{ Fantasy / RPG AU || ~ 3520 parole}
• Ho scritto questa fanfiction per far ridere una mia amica in un momento triste, per questo i personaggi potrebbero essere leggermente OOC (comunque, se leggete fino alla fine scoprirete anche il perché!).
• Ho trovato questo prompt in un mio vecchissimo archivio. In italiano il modo di dire è "quando gli asini voleranno", ma in inglese è "when pigs fly". Il prompt era in inglese, e poi i maialini sono molto più carucci :"
Buona lettura!



 




 A primo impatto, il paese sembrava… normalissimo. Forse era stato stupido da parte sua aspettarsi qualcosa di diverso, eppure non riusciva a immaginare come da un luogo tanto anonimo fosse potuta nascere una richiesta del genere.

Da bravo cavaliere errante, Nishikage era abituato a risolvere missioni di ogni calibro e a recarsi in luoghi dimenticati persino dal cielo, tuttavia era la prima volta che una locandina affissa su una bacheca lo incuriosiva a tal punto.

Scrollò le spalle e si addentrò fra le viuzze strette del centro abitato, ammirando quella perfetta e intoccabile bolla di normalità. Non sapeva da che parte incominciare. Estrasse il foglio stropicciato dalla tasca della tunica e lo rilesse ancora: “Cercasi mago urgentemente – raro caso di infestazione da maiali volanti”. Gli sembrò assurdo come la prima volta, ma non era quello il problema più urgente.

Innanzitutto, lui non era un mago. Non conosceva neppure un misero incantesimo, né tanto meno aveva idea di come scioglierne uno lanciato da qualcun altro. Aveva accettato quella missione solo perché gli abitanti di quel paese, vedendo la sua stazza e la grandezza della sua armatura, lo avevano implorato in ginocchio di aiutarli. E lui, come al solito, non aveva saputo dire di no.

Ma poi, cosa diamine era un “maiale volante”? Una bestia magica? Un mostro? Un demone? Un’illusione? Di sicuro non poteva essere un animale qualunque, e Nishikage non era certo un esperto di creature esotiche.

Aveva decisamente bisogno di aiuto.

Per quanto ne sapeva lui, ormai ogni centro abitato aveva un mago che vi dimorava in modo permanente, sia in sostituzione di un medico, sia per svolgere piccoli favori alla comunità. Era fiducioso che quello non sarebbe stata un’eccezione.

Pensò di fermare alcuni abitanti della città lungo il tragitto e di domandare loro dove si trovasse un incantatore, o uno stregone. Già al primo dialogo vide la luce: l’anziano gli confermò la sua presenza, e gli diede anche indicazioni piuttosto precise su come raggiungerlo. L’ultima casa della periferia, proprio in mezzo ai campi coltivati.

Per qualche motivo, sembrava irritato nel dargli quell’informazione, quasi come se parlare di quel mago lo turbasse nel profondo.

Nishikage si strinse nelle spalle. Avrà avuto i suoi buoni motivi, supponeva. Magari fra loro non correva buon sangue, oppure l’abitazione era infestata o cose del genere. Decise di non dare peso alla cosa, e si rimise in marcia.

Non appena mise piede sul sentiero che conduceva alla foresta, e si ritrovò immerso nell’aperta campagna, capì cosa intendesse l’annuncio. Tutt’intorno a lui si estendevano infiniti campi coltivati, e il tepore primaverile li aveva disseminati di fiori dai colori sgargianti e dal profumo intenso. Le montagne, cornice naturale di quella valle, sembravano  sparire nell’azzurro dell’orizzonte come un miraggio lontano. E il cielo era sgombro, sereno e di una meravigliosa tinta celeste… punteggiata a tratti da alcune macchie rosa sospese a mezz’aria.

Proprio così: decine, o forse addirittura centinaia, di maiali volteggiavano liberi fra le nuvole. Sembravano perfettamente normali, se non fosse stato per le piccole alucce bianche che crescevano sulle loro schiene, e per il fango che gocciolava a terra dai loro corpi.

Nishikage era senza parole, e non avrebbe saputo dire se per lo stupore momentaneo o per l’assurdità delle situazioni in cui riusciva sempre a cacciarsi.

Proprio mentre lo pensava, qualcosa di melmoso gli atterrò sulla fronte, schizzando fino a entrargli negli occhi. Si pulì con il dorso della mano in tutta fretta, disgustato. Se c’era una cosa che davvero non poteva sopportare, era sporcarsi di fango, soprattutto in viso.

Doveva sbrigarsi a trovare quel mago e a riportare a terra tutti quei maiali, erano un evidente pericolo pubblico. Accelerò il passo, mettendosi quasi a correre per evitare altri incidenti con la fauna aerea, e in un baleno si ritrovò di fronte alla casa indicatagli dall’anziano, anche se con il fiato corto e madido di sudore.

« Hop! ».

Una voce attirò la sua attenzione, e Nishikage ne seguì la provenienza con lo sguardo. Una persona vestita di nero si stava sporgendo in punta di piedi e cercava di afferrare un maiale volante, spingendolo con i palmi verso il basso per costringerlo a scendere.

Non era abbastanza alto, non ci sarebbe mai riuscito. Nishikage si avvicinò a lui e, grazie al suo fiero metro e novanta, afferrò saldamente l’animale con entrambe le mani, strappandogli un grugnito scocciato.

« Oh », esclamò il ragazzo, « Grazie ».

Nishikage abbassò la testa e incrociò lo sguardo dello sconosciuto. Dal cappuccio facevano capolino dei ciuffi ribelli di capelli rosa, e i suoi occhi grigi erano insolitamente spenti, come privi di vita. Il sorriso sul suo volto, però, sembrava sincero. E doveva ammetterlo, era anche piuttosto carino.

Per un istante, Nishikage sentì una stretta al petto e arrossì. Erano mesi che nessuno sconosciuto gli sorrideva in quel modo. Da quando una manciata di gilde di avventurieri avevano acquisito popolarità, monopolizzando le missioni eroiche, a lui e ai pochi altri cavalieri senza bandiera era toccato svolgere i compiti più ingrati. Davano soddisfazione, certo, ma i ringraziamenti sentiti erano pochi e molto, molto rari.

Appoggiò il maiale a terra e si schiarì la gola un colpo di tosse prima di rialzare il capo, per calmarsi e nascondere al ragazzo il rossore che gli aveva tinto le guance.

« Sei molto alto », commentò lo sconosciuto.

Wow, era esattamente il modo in cui iniziava il novanta percento delle sue conversazioni con gli estranei. La gente era molto perspicace. « Sì… », rispose Nishikage, a disagio.

Cadde un silenzio molto imbarazzante. Non era mai stato bravo a portare avanti le chiacchiere, quindi non aveva idea di cosa dire. Però, il modo in cui quel ragazzo lo fissava era troppo intenso, sembrava lo stesse studiando o gli stesse leggendo l’anima. Dopotutto era un mago, no? Magari sapeva leggere il pensiero.

Doveva dire la prima cosa che gli passava per la testa. « Sei anche tu qui per recuperare i maiali? », chiese.

Il ragazzo annuì. « Sì », rispose, « Più o meno ». Si tolse il cappuccio, liberando i suoi capelli rosa nella brezzolina fresca. « Come ti chiami? ».

Nishikage si portò il pugno al cuore, nel saluto militare che gli avevano insegnato quando era in corso addestramento. Si presentava sempre così, per abitudine. « Nishikage Seiya », disse in tono solenne, « Libero cavaliere, non appartenente a nessuna gilda ma sempre pronto a lottare per la giustizia, al vostro servizio ».

Il mago ridacchiò. La sua risata era strana, invece di esprimere divertimento il suo viso restava comunque freddo e inespressivo. « Io sono Nosaka Yuuma », si presentò a sua volta, « E sono solo un mago ».

Si strinsero la mano. Nishikage si sentiva enorme nello stare accanto a lui, persino la sua mano era tanto grande da riuscire ad avvolgere quella di Nosaka. Quel ragazzo aveva praticamente la corporatura di una ragazza…

« Bene, Nosaka… san? », provò con il primo suffisso che gli venne in mente, e accolse il silenzio del mago come un cenno di assenso, « Vuoi una mano con i maiali? ».

Nosaka sorrise ancora. « Molto volentieri, grazie », accettò.

Si voltò e fece per dirigersi verso l’animale successivo, quando quello che avevano appena fermato si sollevò di nuovo in aria. « Oh », si lasciò sfuggire Nosaka, restando fermo sul posto.

Con i riflessi pronti, Nishikage lo riafferrò prima che potesse scappare. « Forse sarebbe meglio legarli a un recinto », suggerì, « Hai una corda in casa? ».

Lo sguardo di Nosaka corse dal maiale fra le mani del cavaliere al recinto, e si illuminò per un istante. Annuì, e sparì oltre la porta del capanno vicino all’edificio. Quando ne uscì, aveva in mano delle corde robuste, dei chiodi e un martello.

Nishikage tenne fermo il maialino mentre il mago lo circondava con il capo di una fune e fissava l’altra estremità a un paletto del recinto, fermandola con un chiodo per maggiore sicurezza. Lavorarono in silenzio, ma rapidi, e in un attimo l’animale si trovò impossibilitato a volare via. Con un po’ di astuzia e collaborazione, forse potevano finire in fretta.

« Scusami se ti sembro un po’ fuori forma », disse Nosaka a un tratto, « È che vederli volare è così stupido... la situazione mi diverte troppo e non riesco a concentrarmi ».

Non aveva tutti i torti. Nishikage sorrise, scorgendo con la coda dell’occhio il prossimo maiale da catturare. « In effetti », ammise, « Certo che il mago che ha lanciato questo incantesimo dev’essere proprio bravo ».

Attese che la vittima successiva si appoggiasse a terra per rotolarsi nel fango, e si avventò su di essa. Tenne fermo anche quel suino mentre si dibatteva come un ossesso, e Nosaka ripeté la stessa operazione di poco prima.  

« Oh, grazie », mormorò il mago mentre annodava la corda.

Melma e altre sostanze disgustose schizzarono ovunque nella colluttazione, ma Nishikage si impose di resistere e non dare di matto. Poteva farcela, doveva. Era contro ai suoi principi impazzire di fronte a un ragazzo che aveva appena conosciuto. Poi, in compagnia sentiva anche meno il fastidio, e...

Un attimo, lo aveva ringraziato?!

Era stato lui il mago che aveva lanciato quell’incantesimo? Proprio lui? Nosaka? E se ne andava in giro tutto tranquillo come se la cosa non lo toccasse affatto?!

Nishikage rimase pietrificato per la sorpresa.  

« In realtà, l’incantesimo era davvero una sciocchezza », continuò Nosaka come se niente fosse, « Il problema è che non ho alcun contro-incantesimo e quindi non so come farli tornare normali ».

« Aspetta, aspetta, aspetta », Nishikage dovette sforzarsi per non mettersi a strillare come una ragazzina, « Sei stato tu a fare tutto questo?! ».

« Sì », rispose Nosaka stringendosi nelle spalle.

« Okay… ma… », continuò il cavaliere, sempre più perplesso da quella mancanza totale di interesse, « Per quale motivo l’hai fatto?! ».

« Oh », il mago fece spallucce un’altra volta, « È colpa di Haizaki, in realtà ».

Nishikage si appoggiò al recinto per evitare di svenire, o peggio ancora di perdere la testa e strozzarlo. Quei maiali stavano rovinando la vita di tutto il paese, a quanto diceva la locandina, siccome non potevano più allevarli, scorrazzavano liberi nel cielo, facevano cadere fango dappertutto e spaventavano i turisti. E niente, secondo quel pazzo era tutto a posto, una “sciocchezza”. Sperava che la storia dietro a tutto quel casino fosse valida, per lo meno.

« Haizaki? », chiese per spronarlo a raccontare.

« È un guerriero del paese da cui provengo », spiegò Nosaka, « Ci conosciamo da tempo, anche se fra noi i rapporti sono un po’ tesi per via del suo rancore verso la mia gilda. Mesi fa gli ho chiesto di portarmi dei materiali da uno dei suoi viaggi, così l’altro giorno, quando è passato di qui, gli ho chiesto quando li avrei potuti avere ».

Perché Nishikage si sentiva fin nelle ossa che quel racconto sarebbe finito in modo assolutamente ridicolo e sconclusionato? « E ti ha risposto… », lo incalzò.

« ...”Quando i maiali voleranno” », concluse Nosaka. « Ecco, ora i maiali stanno volando, ma lui è andato via senza darmi nulla, e gli abitanti del paese mi stanno minacciando da una settimana ».

Chissà perché”, pensò Nishikage. Si portò le mani alle tempie e se le massaggiò con le dita, sentendo la sanità mentale sfuggire via da lui. Sinceramente, provava quasi pena per quel ragazzo… non era in grado di cogliere il sarcasmo più basilare, poverino, in effetti era stato di parola. Peccato che avesse messo nei guai un intero centro abitato per i suoi affari personali.

Era il momento di dare una bella lezioncina di morale a quel mago abilissimo ma evidentemente non molto bravo a parlare con le persone. Si rivedeva molto in questo, quindi il desiderio di aiutarlo gli sorgeva un po’ spontaneo.

« Senza offesa, Nosaka-san », disse il cavaliere, appoggiando una mano sulla tunica nera del ragazzo, « Ma non credi di aver commesso un errore? ».

Nosaka puntò gli occhi sulla sua mano, ma non la allontanò da sé. « Lo so bene, e infatti sto cercando di rimediare », disse.

A Nishikage bastò incontrare il suo sguardo per un istante per rendersi conto di averlo giudicato troppo in fretta. Quella non era l’espressione di uno stupido, ma di una persona che sa bene di non aver capito qualcosa e di aver sbagliato per la propria inesperienza. Chissà, forse non aveva avuto molti amici da piccolo, e non riusciva a cogliere il sarcasmo né quando era il caso di lasciar perdere una persona a cui non stava simpatico.

Però c’era sempre un modo di rimediare ai propri errori, e Nishikage più di chiunque altro sapeva il significato della parola “redenzione”. « Allora, sempre senza offesa », aggiunse, « Credo che dovresti trovare una soluzione da solo, per riscattarti ».

Nosaka si strinse nelle spalle. Sembrava che l’avere compagnia o meno in quella missione lo lasciasse del tutto indifferente… come ogni altra cosa, dopotutto. « Non hai tutti i torti », convenne, « Allora vado. Grazie di tutto, Nishikage ».

Il mago fece un mezzo giro su se stesso e tornò al suo lavoro.

Un cucciolo di maiale si era appollaiato sullo steccato e si era addormentato, cullato dal venticello e dal calore del sole. Nosaka gli si avvicinò e lo strinse con forza.

Non c’era più bisogno di lui, poteva cavarsela da solo. Nishikage si voltò e si rimise sui suoi passi, pronto a lasciare il paese e proseguire verso la prossima meta.

Un tonfo. « Oh », ancora quel verso di sorpresa, e rumore di ali. Il maiale volò via a tutta velocità, sfrecciando sopra la testa di Nishikage. Era riuscito a farsi scappare anche una preda così facile.

...Forse era meglio restare ancora un paio d’ore.




« Questo dovrebbe essere l’ultimo », disse Nosaka dopo aver contato dal principio tutti i maiali che avevano catturato. Ottantaquattro fra maschi, femmine e cuccioli, di ogni dimensione e sfumatura di rosa. E su tutti i loro corpi cicciotti spiccavano quelle alucce così fuori misura, donando loro un aspetto decisamente ridicolo.

A vederli tutti insieme, Nishikage capì perché Nosaka avesse avuto tante difficoltà a prendere quel compito sul serio. Ed era felice di essersi fermato ad aiutarlo, visto che in due ci avevano impiegato un’intera giornata e avevano esaurito le forze… da solo, non avrebbe mai finito.

« Li abbiamo radunati tutti », confermò Nosaka. Si sedette su un segmento del recinto, contemplando il risultato del loro lavoro. « Ora rimane il problema più grande: come farli tornare normali ».

Nishikage prese posto accanto a lui.

Era stato un pomeriggio inaspettatamente piacevole. Aveva sbagliato del tutto il proprio giudizio su Nosaka. Chiacchierando con lui in quelle ore infinite, aveva scoperto molte cose su di lui. Aveva la sua stessa età, ed era un mago estremamente abile, tanto da aver eguagliato la bravura del suo maestro a malapena a dieci anni.

Lavorava come medico per quel paese, e nel tempo libero si dedicava alla ricerca di incantesimi per alleviare il dolore e a rimedi naturali per malattie insolite. Aveva però fatto centro su una cosa: non era un tipo di compagnia, infatti non aveva mai avuto molti amici, al di là di Haizaki, il guerriero che odiava lui e la sua gilda, e un certo Asuto, paladino che aveva aiutato per caso in passato. E, beh, lui.

In sostanza, Nishikage aveva capito che Nosaka era un mago geniale, ma non sapeva cogliere il sarcasmo né socializzare, ma era molto sveglio. Quel giorno era così stralunato perché per ben tre notti era restato sveglio a studiare un possibile contro-incantesimo per rimediare al proprio errore.

E così, erano rimasti a chiacchierare con naturalezza mentre davano la caccia ai maiali, e anche il tempo era volato via piacevolmente. Si poteva dire che ora fossero amici. Anzi, Nishikage quasi lo ammirava per le sue abilità magiche.

« Sarebbe bello se la magia fosse semplice », commentò il cavaliere con un sospiro sognante, « Cioè, magari bastasse recitare l’incantesimo al contrario per risolvere tutto ».

Rise di gusto alle sue stesse parole, immaginandosi un mago che si metteva a dire frasi incomprensibili per annullare un incantesimo, sembrando un esperto conoscitore di lingue antiche mentre in realtà stava solo parlando al rovescio.

Ma Nosaka non rideva. Si portò la mano attorno al mento, come faceva quando era concentrato a fondo su un pensiero. « Non ci ho provato », disse.

Nishikage si zittì di colpo. Lo fissò con aria sconvolta mentre si alzava e si posizionava di fronte a quella batteria di maiali alati con le braccia allargate, pronto a recitare una formula. Ecco, adesso per colpa della sua battuta avrebbe combinato un altro disastro, se lo sentiva.

« Nosaka-san, stavo scherzando », si affrettò a spiegare, « Non credo proprio che… ».

« Irruzza ileic ien ivetarbil e ila el etettem enrac ni e asor ilaiam iov oh », scandì Nosaka con voce forte e chiara. Il suo corpo venne avvolto da un leggero alone celeste, e le sue parole riecheggiarono in tutta la campagna.

Poi, cadde il silenzio.

Ovviamente non aveva funzionato. Era stato da stupidi pensare che potesse esistere una soluzione tanto semplice. Nishikage scosse la testa, rimproverandosi di averci creduto anche solo per un momento. Dopotutto, il mago aveva un’aria così solenne, che...

Pop!

Con un rumore assurdo, un paio d’ali scomparve.

Pop! Pop!

Altre due paia, svanite nel nulla.

Pop! Pop! Pop! In men che non si dicesse, tutti e ottantaquattro i maiali ritornarono ad essere quel che erano, cioè dei semplici… suini. Normali, banali, e soprattutto ben fermi a terra.

Il viso di Nishikage si congelò. « No », disse, allibito, « Non è successo davvero ».

Nosaka esultò come un bambino alla fine di un gioco. Si voltò verso di lui e applaudì se stesso per l’ottimo lavoro svolto. « È successo eccome! », disse, « Ce l’abbiamo fatta. Grazie dell’aiuto, Nishikage ».

E così, l’epica avventura di Nishikage Seiya, libero cavaliere non appartenente a nessuna gilda ma sempre pronto a lottare per la giustizia, alle prese con i maiali volanti della campagna Tsukinomiya giunse al termine, dopo un intero pomeriggio di combattimenti pressanti.

« Però ora, chissà quando avrò gli ingredienti che mi servono ».

Il commento di Nosaka fece scoppiare la sua bolla di autocelebrazione e lo riportò alla realtà. Vero, tutto era iniziato per quel motivo. Beh, lui era un viandante e non aveva chissà quali aspirazioni per la propria vita, al di là di lottare per il bene dei più bisognosi. Poteva concederglielo ancora un piccolo favore, no?

« Te li porto io », si offrì, « Basta che mi dici cosa ti serve ».

Nosaka lo guardò con un sorriso enorme. Lo stesso che aveva visto spuntare da sotto il cappuccio e che gli aveva regalato un momento di imbarazzo. E, anche stavolta, il suo cuore iniziò a battere più forte e lui arrossì vistosamente.

« Davvero? », chiese Nosaka, « Allora farai ritorno da me con tutto il necessario? ».

Nishikage gli sorrise in risposta, e si coprì il viso con una mano per nascondere di nuovo il rossore delle sue guance. « Sì, Nosaka-san », confermò, « Però in cambio promettimi che non lancerai più un incantesimo senza sapere il rimedio ».

Nosaka gli rivolse un sorriso birichino. « Smetterò solo… », disse, indicando il cielo con un dito. Un maiale, sfuggito all’incantesimo, stava ancora volteggiando a mezz’aria sopra le loro teste. « ...Quando i maiali voleranno di nuovo ».




« È la storia più stupida che io abbia mai sentito », commentò Haizaki, sdraiato in modo scomposto sul letto della sua stanza.

Nosaka gli rivolse uno sguardo imbronciato mentre chiudeva il libro. « È una favola », protestò, « Non deve avere un senso ».

« A me è piaciuta », commentò Asuto, stringendo un cuscino al petto con aria sognante, « Sarebbe bello vivere in un mondo simile ». Nosaka gli rivolse un sorriso, felice che almeno uno dei suoi ascoltatori avesse apprezzato il suo racconto.

« Mah », borbottò ancora Haizaki con aria infastidita, abbandonando la conversazione. « In ogni caso adesso me ne vado a dormire, quindi sparite dalla mia stanza ».

Tutti i presenti si alzarono e raccolsero le proprie cose, compreso Nosaka e il suo fidato libro delle fiabe. « Sono sicuro che dopo la favola della buonanotte farai tanti bei sogni, Haizaki-kun », lo prese in giro, guadagnandosi soltanto una sua occhiataccia.

« Ho detto sparite », ripeté l’attaccante, e Asuto obbedì anche se ridendo a crepapelle.

Nosaka e Nishikage lo seguirono a ruota, chiudendo la porta alle loro spalle.

Nosaka si incamminò verso la loro camera… ma il portiere non lo seguì.

« Nishikage? », lo richiamò. Sembrava come in trance. « Andiamo? ».

« Nosaka-san… », mormorò Nishikage, « Nosaka-san mi vede come il suo cavaliere… Nosaka-san… ».

E, come un bambino, si mise a piangere di gioia, mentre Nosaka gli accarezzava la testa con dolcezza e Haizaki lo malediceva dall’interno della propria stanza per tutto il rumore che stava facendo.








È la prima volta che pubblico su questo sito, ho sempre temporeggiato perché non credo che le storie che scrivo possano interessare a qualcuno (?) In ogni caso, mi sono divertita parecchio a scrivere questa storiella, spero che vi abbia strappato almeno un sorriso anche se, di per sé, è abbastanza scema come trama. ♥

   
 
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