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Autore: Nao Yoshikawa    17/08/2019    14 recensioni
Crowley e Azraphel si erano trovati a metà strada fra il buio e la luce, nel confine dove entrambi potevano coesistere. E poi era successo. Era successo che la luna si era innamorata del calore del sole e che il giorno aveva ceduto alla bellezza della notte. Nel momento in cui entrambi lo aveva realizzato, avevano anche capito che un grave peccato era stato commesso. Aleggiava sulle loro teste la disperazione, ma la consapevolezza non era bastata. Sapevano che prima o poi sarebbero stati separati.
Cap 2:
Come faceva la luce ad esistere nel buio? Demoni ed angeli erano rispettivamente cattivi e buoni, senza eccezioni. Ma Azraphel sapeva che come in Crowley esisteva uno spiraglio di luce, in lui esisteva una punta di oscurità. L’aveva capito nel momento in cui si erano incontrati. Forse loro erano l’eccezione. Forse erano la frase sbagliata scritta nella storia del mondo, che qualcuno avrebbe poi cercato di cancellare.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Gabriele, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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1

Questa è una storia antica quanto il mondo stesso, la storia di un demone che si innamorò di un angelo. Una storia triste, perché la cosa peggiore che si possa fare è amare la propria nemesi.
Amore non è un lusso concesso a chi non è umano. Questa non è una storia felice,  questa è la storia ma la più triste e struggente, quella che nessuno conosce. Eppure inizia quasi come una fiaba…
 
C’era una volta, all’inizio del mondo, un angelo vestito di bianco che incontrò un demone vestito di nero. E le loro ali, dei colori del giorno e della notte, erano così grandi da oscurare il sole
La luce e il buio, il sole e la luna, il bianco e il nero erano alcune di quelle cose ad esistere in parallelo, senza mai incontrarsi. Ma la luce che squarciava il buio creava l’ombra, il sole e la luna l’eclissi, il bianco e il nero e il colore grigio.
Per cui, forse, quella era una bugia. Crowley e Azraphel si erano trovati a metà strada fra il buio e la luce, nel confine dove entrambi potevano coesistere. E poi era successo. Era successo che la luna si era innamorata del calore del sole e che il giorno aveva ceduto alla bellezza della notte. Nel momento in cui entrambi lo aveva realizzato, avevano anche capito che un grave peccato era stato commesso. Aleggiava sulle loro teste la disperazione, ma la consapevolezza non era bastata. Sapevano che prima o poi sarebbero stati separati.
Avvenne. Avvenne ancor prima di quanto si fossero aspettati. Ma non era con la morte che avrebbero scontato la loro pena. Perché ad attenderli c’era un destino ancora peggiore.
«Me. Avevo detto di prendere soltanto me!»
Crowley si poggiò una mano sul cuore, mentre supplicava, implorava – lui! – di essere punito. Era già caduto, una volta, conosceva il dolore, la sofferenza, soffrire ancora non avrebbe fatto nessuno differenza.
«Crowley, non parlare più, ti prego. Non lo capisci? Questo è un fardello che dovremmo portare in due», gli rispose Azraphel, tranquillo o forse solo semplicemente rassegnato.
Il demone alzò gli occhi al cielo. E le sue ali divennero cenere, mente il cielo sopra la sua testa preannunciava la tempesta. A cosa sarebbe servito ribellarsi ancora?
Il destino era già segnato.
«Ma sì, che lo facciano. Parlo con te, Dio!» gridò. «Dividici pure se vuoi. Non importa quante volte verremo separati, è inutile!»
Sentì la presa di Azraphel sul suo braccio e ne avvertì il tremore. Aveva paura. Avevano paura entrambi. Come avrebbero fatto a ritrovarsi, se tutto ciò che avevano, i ricordi, sarebbero stati cancellati?
«Crowley… io non…»
«Non dire niente, angelo. E non fare quella faccia, perché io ti troverò sempre.»
Fu la sua promessa, impossibile da mantenere, ma in realtà ci credette, ci credettero tutti e due, mentre arrivavano il vento e la pioggia e venivano scacciati via dal loro mondo.
Cosa c’è di peggio dell’essere separati dalla persona che si ama?
Forse ritrovarla, vita dopo vita, senza mai saperlo. Questa era stata la punizione inflitta. Ancor peggio della morte, una dannazione eterna, che sarebbe andata avanti fino alla fine del mondo.
 
Londra, giorni odierni
 
L’orario di chiusura era passato già da un po’, ma come sempre Azraphel si era trattenuto più del dovuto. Aveva sistemato tutti i libri in maniera ordinata e aveva finito che il sole era già tramontato da un pezzo  e le strade a quell’ora spesso erano piene di malintenzionati, assassini e quant’altro. Quindi si sbrigò ad uscire e a chiudere la biblioteca. Sarebbe andato dritto per la sua strada se solo un lamento non avesse attirato la sua attenzione. Inizialmente pensò si trattasse del miagolio di un gatto, ma gli bastò voltare lo sguardo per scorgere una figura accasciata vicino ai cassonetti.
«Ma cosa…? E-ehi, tu. Stai bene?»
Si avvicinò, un po’intimorito. La figura seduta sull’asfalto non parlava più, era ora immobile. Azraphel si guardò intorno.
«È morto…? Mi senti…?»
Quello si mosse così veloce che quasi non lo vide. Una mano sconosciuta si era stretta attorno al suo polso e ciò lo aveva portato a rabbrividire, per lo spavento e forse anche per altro.
La persona che aveva soccorso si era alla fine dimostrata viva, ma molto poco in sé. Portava gli occhiali da sole nonostante di sole non ce ne fosse. Forse adesso lo stava guardando.
«Ah, ti ho trovato», gli sentì dire.
«Tu mi hai trovato? Ma chi sei?» domandò, non riuscendo più a muoversi. Lo vide sforzarsi per tirarsi su, senza però alcun risultato.
Una sbornia… come immaginavo.
«Forse è meglio se non ti muovi troppo», gli suggerì. Ma fu inutile Perse di nuovo i sensi e Azraphel si ritrovò così con un perfetto sconosciuto svenuto davanti. Ci sarebbe stato qualcuno che se ne sarebbe andato, facendo finta di niente. Ma non lui.
«Va bene, d’accordo. Dormi pure. Ti aiuto io», sospirò sommessamente. Che strano. Eppure quel viso… non gli era del tutto nuovo.


Nota dell'autrice
Per pubblicare questa storia ho dovuto mangiare un kg e mezzo di coraggio. Ho dovuto, perché altrimenti mi avrebbe dato il tormento per giorni e poi ero desiderosa di mettermi in gioco in un nuovo fandom. Devo ringraziare Shimba97 che mi ha incoraggiata e mi ha promesso che sclererà con me in ogni caso. Questa storia... beh, è l'idea definitva che mi è venuta dopo tanto pensare. Io spero solo due cose
1 - Che quello che io abbia scritto abbia senso
2 - Di non snaturare troppo i personaggi, visto che è una cosa che odio. Inizialmente questa storia doveva essere tipo una soulmate, però poi no... e lo so che se parlo così non si capisce poi molto, ma a me piace far arrivare le cose piano. Ah, prima che me lo dimentichi, la frase "Io ti troverò sempre", che torna sempre in ogni mia storia, è una citazione di OUAT, che chi mi conosce sa quanto mi ha forgiata. Io spero di avervi incuriositi. Adesso torno a respirare T_T
   
 
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