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Autore: Mikirise    22/08/2019    1 recensioni
Daichi lo ha sentito da Suga. Non è che ci creda, e -ma. Ma lo ha sentito da Suga, che lo ha sentito da Asahi, che dice di averlo sentito da Shimizu, che lo ha sentito da Noya che lo ha sentito da Tanaka che lo ha sentito da...c'è tutto un giro, qua. Tutto parte dalla voce di quello che è successo a Tokyo, durante la trasferta, che non è niente di scandaloso -ma.
E Tsukishima non ha capito come si è ritrovato in mezzo a questa faccenda.
[Tsukkiyama] [La Karasuno che è caotica intorno a loro]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Chikara Ennoshita, Daichi Sawamura, Karasuno Volleyball Club, Kei Tsukishima, Tadashi Yamaguchi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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☄️. Eclissi Lunare

Yamaguchi si sta divertendo davvero tanto. Forse troppo.

Kei gli lancia un’occhiata e poi sospira. Non era esattamente quello che si aspettava che sarebbe successo. Non che abbia effettivamente pensato nel momento in cui tutta questa storia è iniziata, quindi… però non era quello che pensava che sarebbe successo.

“Quando mi sono reso conto di aver sbagliato strada” sta raccontando Hinata, saltando accanto a Yamaguchi. “Ormai avevo pedalato oltre la montagna vicino casa mia. E avevo superato anche l’altra montagna e non sarei mai arrivato in tempo a scuola. Allora inizio a…” Tira in avanti le braccia e le muove come se avesse davanti un manubrio.

Yamaguchi sorride.

Kei schiocca la lingua contro il palato, mentre ruota gli occhi.

I loro mignoli sono intrecciati. Nessuno dei due fa una gran rumore su questo dettaglio, ma Hinata ogni tanto lancia uno sguardo alle loro mani, come se fosse confuso, per qualche ragione e poi sorride, come se si aspettasse che loro gli dicessero qualcosa. Non lo ha fatto proprio adesso. Il problema sta nel fatto che lo fa spesso, guardando con molta intensità Yamaguchi, che invece cerca di ancorarlo nella conversazione che stanno tenendo in quel momento.

Ha dovuto ripetergli di continuare la storia della montagna e la rana un paio di volte, perché Hinata si distraeva, guardando verso destra e sinistra e puntando una o un’altra volta a piccoli dettagli nel buio che nessuno di loro aveva notato. Ma torna sempre a guardare le loro mani.

Yamaguchi e Kei sanno di che cosa lui vorrebbe che loro parlassero, ma Yamaguchi ha detto che trova più divertente lasciare questo detto-non-detto, almeno fino a quando Kageyama non troverà il modo di sistemare i suoi pensieri. Lo stanno facendo per lui, no? Ma è anche vero che ci si deve proteggere. Almeno, ha detto, se non confermano e non negano non stanno mentendo per davvero e così avranno un buon alibi quando tutti inizieranno a chiedere che cosa fosse passato loro per la testa al tra tante virgolette mentire sulla loro relazione, fine virgolette.

Kei ha trovato questo ragionamento molto razionale. Anche molto dispettoso, a modo loro. Gli è piaciuto. Se Yamaguchi volesse, potrebbe diventare un buon avvocato. Fa quasi paura.

La cosa importante, adesso, è che quando tornano a casa e ci sono gli altri membri della squadra, Yamaguchi intreccia insieme i loro mignoli. E continua a camminare, come se niente fosse, come se fosse qualcosa che hanno fatto per tutta la vita. Forse, passare così tanto tempo con Hinata lo sta rendendo troppo simile a Hinata. E Kei si morde l’interno della guancia, a pensarci. Yamaguchi è tutta una contraddizione.

Kageyama cammina accanto a Hinata, con le mani in tasca e lo sguardo basso. Un idiota e la sua stupidità. Potrebbe essere un nuovo quadro, il sogetto di uno di quei tristissimi film introspettivi. Un idiota e la sua idiozia. Che rimarrà solo con quella. E ha trascinato Kei nella sua stupidità. Che noia. Kageyama che non sa risolvere i suoi problemi da solo e quindi trascina gli altri giù per il fosso con lui. Stupido Kageyama. Kei continua a mordersi l’interno della guancia. Stupido idiota.

“Passando per la montagna, ho visto quest’enorme rana che mi stava fissando. Cioè. Boh. È stato strano perché io ho visto prima la rana, forse non era…” Hinata parla tantissimo, soprattutto con Yamaguchi e soprattutto quando non c’è Yachi intorno a loro. Quando sono tutti e tre insieme -a Kei piace veramente tanto Yamaguchi.

Non era questo il punto ma...

Si è scoperto che Hinata ha anche altri interessi oltre alla pallavolo. Non ci mette la stessa anima, quando parla di come da piccolo adorava collezionare le carte dei Pokémon. Non ci mette la stessa anima, quando parla di quel piatto che ha provato quando è partito con la sua famiglia per vedere il mare. Blatera tantissime parole, fa tantissimi gesti.

Kei lo osserva con la coda dell’occhio. Yamaguchi continua a rispondere. Kageyama rimane in silenzio. C’è Tanaka, che cammina stancamente dietro di loro, insieme a Nishinoya. E deve essere per questo che Yamaguchi tiene i loro mignoli intrecciati.

“Le rane sono strane!”

“Quello che dico anche io!” grida Hinata in risposta.

Kei sta pensando a tirare su le cuffie e far finta di non starli ascoltando. Ma gli piace la risata di Yamaguchi. Kei si morde l’interno delle guance. Hinata è irritante. Yamaguchi ha una bella risata. Come fare a decidere che cosa fare? Yamaguchi ha anche delle mani morbide. Che cosa fare? Come muoversi? Come reagire?

Si stanno avvicinando al punto in cui tutti prendono strade diverse, sotto la collina.

Cosa fare? Come comportarsi? Stupido Kageyama. Stupido idiota, guarda in che posizione hai messo Kei. Stupido, stupido, stupido.

“Stavo pensando” cambia discorso ancora una volta Hinata, guardando verso l’alto. Non ha nemmeno finito il discorso sulle rane. Ha solo cambiato argomento. Durante una frase. Di nuovo. Kei non commenta. Vorrebbe potersi mettere le cuffie, in questo momento. Yamaguchi ha smesso di ridere e Kageyama sembra solo essere qualcosa di patetico in sottofondo. È una situazione imbarazzante. Vorrebbe davvero essere da un’altra parte. Non aver fatto niente per aiutare nessuno. Che cosa gli è passato per la testa? La mano di Yamaguchi è soffice. “Congratulazioni” finisce semplicemente Hinata, guardando direttamente a Yamaguchi, con la testa inclinata e il mento alto.

Yamaguchi ruota gli occhi ma sorride, mentre Hinata sale sulla bicicletta e inizia a salutare tutti quanti. Alza le braccia. Inizia a gridare verso Tanaka e Nishinoya, che gli gridano indietro qualcosa sull’andare da un supermercato e prendere delle gare autoaderenti per una caviglia o qualcosa così. La verità è che Kei non li sta ascoltando perché è troppo distratto. Forse stanno promettendo cibo, invece. O forse -bah, che importa.

Chissà per che cosa si è congratulato Hinata. Forse per la battuta di oggi, che sembra aver dato problemi anche a Nishinoya. Forse. Probabilmente. O forse Hinata è così stupido da voler rendere ovvio e detto quello che invece Kei e Yamaguchi non voglio rendere esplicito e detto e ovvio.

Sono arrivati ai piedi della collina. Devono prendere tutti direzioni diverse.

Kei sospira. Li vede scomparire. Vede Hinata salire sulla bicicletta e andare via. Kageyama fare un cenno della testa, prima di andare via. Vede Yamaguchi salutarli e rimanere con lui.

C’erano veramente tante persone prima. E ora invece, a camminare in mezzo alla strada, ci sono soltanto loro due. Kei e Yamaguchi.

Yamaguchi, che fa scivolare via il suo mignolo, non gli tiene più la mano, mentre inizia a parlottare su quando gli piaccia allenarsi con Shimada-san.

Kei abbassa lo sguardo. Doveva mettersi le cuffie. Il suo mignolo è freddo. La sua mano è vuota.







i. Secondo studi condotti dall’Università di Harvard, a Ennoshita Chikara non frega un c@*!

Avevano detto di rimanere in silenzio e aspettare che i ragazzi si sentissero a loro agio per poter parlare della loro relazione. Avevano detto che avrebbero aspettato pazientemente, che Yamaguchi e Tsukishima parlassero apertamente della loro relazione. Avrebbero dato loro tempo e spazio e -avevano detto che avrebbero aspettato.

Chikara tira su la lampo del giacchetto della tuta e sospira. Avevano detto che avevano avrebbero aspettato…

“Bravo bravo!” grida Noya, dando forti schiaffi sulla schiena di Tsukishima. Ennoshita tiene gli occhi chiusi, non vuole vedere.

Avevano detto che avrebbero…

“Insomma? A cosa siete arrivati, eh?” Noya abbassa la voce, ma continua a dare pacche sulla schiena di Tsukishima. “Vi ho visti tenervi per mano! Allora? Eh? Eh?”

Avevano detto che…

“Venite a scuola tenendovi per mano?”

Avevano detto…

“Ci sono stati bacetti?”

Avevano…

“Degli abbracci molto lunghi?”

Chikara riesce a sentire fisicamente il tic all’occhio che ha, mentre dà un colpo in testa a Noya, per poterlo calmare. Avevano detto che avrebbero aspettato che i ragazzi si sentissero al sicuro, per poterne parlare. Non avevano detto di voler forzare loro la mano. Non avevano detto nemmeno che li avrebbero affrontati direttamente. Quindi. Lo sguardo che gli lancia Noya non è per nulla giustificata. E Tsukishima che si passa una mano sul retro del collo, con fare nervoso non prevede nulla di buono. Soprattutto quando il gesto dopo è distogliere lo sguardo e cercare di asciugarsi l’altra mano sul pantaloncino della divisa.

Tutta questa storia non sembra essere da Tsukishima. Sinceramente, Chikara aveva deciso di tenersi fuori da questa storia, soprattutto visto l’ultimo disastro che ha causato, chiedendo un consiglio a Tanaka su quello che aveva sentito. Si è detto: no. Lascia che gli altri si mettano in mezzo. Non farti trascinare da questa pazzia generale intorno a te. Restane fuori.

E ci sta anche riuscendo. Ci starebbe riuscendo. Ci sarebbe riuscito se...

“Io non lo dico per spaventarlo.” Noya si agita, cercando di liberarsi dalla presa di Chikara. “Lo dico perché la maggior parte degli adolescenti, soprattutto maschi, hanno problemi con la loro vita sentimentale, perché hanno problemi a esprimere il loro affetto.” Sta gridando. A Chikara verrà mal di testa. “È importante che, come suo sempai, gli faccia sapere che certi comportamenti sono più che normali.”

Chikara sbarra gli occhi, lanciando uno sguardo basito a Noya, che riesce finalmente a liberarsi dalla stretta. Tsukishima si muove nervosamente sul posto. Non capisce veramente l’ambiente che ha intorno. Non capisce quanto fuori luogo siano le sue parole. Non capisce quanto imbarazzante potrebbe essere la conversazione. Non capisce. “Chiedigli scusa” gli sibila contro Chikara, posandogli una mano sulla spalla. E Noya continua a non capire.

“Lo sto davvero dicendo per lui!” ribatte a voce anche troppo alta, infatti. “Immagina avere un partner e non riuscire nemmeno a tenergli per bene la mano. Li hai visti anche tu, no? Allora? Non che dici? Non possono davvero tenersi solo così la mano. Non ci credo che non si abbraccino nemmeno! Tsukishima!” Si gira verso il ragazzino, che continua a cercare un modo di scappare dall’angolo in cui Noya lo ha infilato. Sembra essere un animale in gabbia. “Se non ci sono abbracci, o baci, o parole tenere -sei sicuro che valga come relazione? Sei sicuro che stiate bene? Non bene fisicamente ma bene tra voi due? Ne avete parlato? Perché tu sei un po’ troppo spocchioso nel tuo modo di fare e esprimerti. Ci pensi che magari Yamaguchi vorrebbe un po’ più di tenerezza? Sei più tenero quando non ci siamo?”

“Oi!” lo rimprovera Chikara, strattonandolo di nuovo.

“Non dovrebbe imbarazzarsi così tanto!”

“Oi!” ripete Chikara con un po’ più di forza.

“Lo dico per lui” ripete con più forza Noya, girandosi verso Chikara. Poi si gira verso Tsukishima che sembra aver deciso di scindere corpo e anima, per poter scappare dalla situazione. “Mi sto preoccupando per te.”

Tsukishima sospira, accarezzandosi il retro del collo, prima di alzare un lato delle labbra. È tornato. Chikara lascia andare Noya. Tsukishima sorride col suo fare falsamente innocente. “Parli per esperienza personale, giusto?” chiede il ragazzino e uau.

Chikara alza le mani in aria e fa qualche passo indietro. Ci è andato pesante. Non che Tsukishima abbia mai giocato per perdere, certo, e non che Noya non se la sia cercata. Solo che -uau, ci è andato pesante.

Noya rimane immobilizzato, come se fosse stato congelato sul posto, prima di ruotare gli occhi. Quel poco tempo di di esitazione di Noya dà il tempo a Tsukishima per uscire dall’angolo in cui è stato intrappolato. Scivola via con dei movimenti fluidi e finisce di sistemarsi la tuta, per aggrapparsi alla porta dello spogliatoio.

“Sì” gli risponde Noya, girandosi velocemente verso di lui. Tsukishima sobbalza, anche se prova a non farlo vedere troppo. e Noya tiene i pugni chiusi. “Ovviamente lo dico per esperienza personale.”

Tsukishima non si gira verso di loro. Non gli piace quest’argomento, non vuole parlare di quest’argomento. Spostare il campo di battaglia verso una conversazione che rende anche Noya nervoso, è una mossa di tutto rispetto. Solo che Noya le cose che non vorrebbe fare le fa, le cose di cui non vorrebbe parlare le discute. È stato questo l’errore di Tsukishima.

Chikara sospira. Non vuole davvero mettersi in mezzo. Non vorrebbe girare intorno a Yamaguchi e Tsukishima come sta facendo Noya, anche se sa che questo comportamento di Noya è dovuto a un suo comportamento poco pensato, com’è stato parlare delle parole di Tsukishima a Tanaka. Nonostante questa consapevolezza, non vuole mettersi in mezzo.

Quindi Chikara prova a non vedere Tsukishima che scocca la lingua contro il palato, stringe la mano contro il pomello della porta, e che sembra essere, per qualche motivo, molto ma davvero molto a disagio. Quasi come se si sentisse in pericolo. Chikara finge di non vederlo.

Lo sente chiudere la porta. Dà un colpo in testa a Noya, sgridandolo con un: “Avresti solo dovuto chiedergli scusa.” Poi si passa una mano sul viso e sospira: “Tu hai il permesso dei tuoi per il nostro mini-ritiro?” cambia discorso.

Noya, dolce anima gentile, glielo lascia fare.




.Luna piena

Yamaguchi ride, tirandogli di palleggio la palla e aspettando la palla in palleggio indietro. Kei non trova che ci sia molto da ridere. “Non c’è niente da ridere” lo rimprovera infatti, ritirandogli la palla.

La palestra è riempita dai rumori e dal loro eco. Le palle cadono per terra, poi rimbalzano sui loro polpastrelli, poi ci sono i passi pesanti dei loro compagni di squadra e le voci -tante grida, un sacco di rimproveri, tante palle chiamate, oche conversazioni. Eppure, Yamaguchi e Kei riescono a chiacchierare, come riescono a farlo durante le pause a pranzo o quando Kei decide di non mettersi le cuffie.

“Scusa, Tsukki” parte Yamaguchi, allungando le braccia per colpire la palla. “Ma è vero che Nishinoya-san che prova a darti una lezione di educazione sentimentale fa ridere.” Kei gli tira indietro la palla, ma Yamaguchi non sembra essere concentrato, la palla cade per terra. Yamaguchi continua a ridere. “Ti ha chiesto se mi tratti bene?”

Yamaguchi è un ragazzo dispettoso. Kei non sa come il resto della squadra non se ne sia mai reso conto, ma è vero che Yamaguchi è, ed è sempre stato, un ragazzo moderatamente vivace, con idee che non sempre vanno bene col suo viso quasi angelico. Forse è per questo che vanno d’accordo, loro due. Perché la vivacità di Yamaguchi è sempre guidata dalla sua coscienza e il suo essere dispettoso è solo un modo per ridere, senza fare male a nessuno. È come se si godesse le piccole casualità della vita, gli scherzi della quotidianità. A Kei è sempre piaciuta questa cosa. Deve essere, dice sempre Yamaguchi, il senso dell’umorismo che si ottiene dopo anni ad essere uno dei più piccoli e gracili trai bambini. Dopo aver avuto tanta paura, è difficile tornare ad avere così tanta paura. È difficile accettarlo.

Yamaguchi tiene la palla tra le mani. Sta ancora ridendo. “Scusa, scusa” continua a ripetere, ma poi torna a ridere con ancora più forza. Alza una mano, come se volesse dirgli che presto smetterà di ridere, ma poi torna a ridere ancora di più.

Kei sospira, posando una mano sul fianco. “Davvero?” gli chiede. Ma le risate sono contagiose, si sa, e quindi, per quanto voglia tenere il suo tono serio, Kei si ritrova a scoprirsi ridere piano, con un sorriso sulle labbra. Odia questa storia. Ma.

“E tu non hai risposto?”

“Cosa dovevo rispondere?”

Yamaguchi prende dei respiri profondi. Sta davvero cercando di calmarsi. Inspira e poi espira. Si asciuga delle lacrime e poi torna a respirare profondamente. “Non lo so” ammette alla fine. “Potevi dirgli che ci siamo appena messi insieme e che ci sono cose che ancora non ci sentiamo a nostro agio a fare. Non lo so. O che non ci piace il PDA. Questa sarebbe stata valida, come risposta.”

“Avevamo detto di non dire niente di esplicito. Nel caso…”

“Okay, sì, ma ti aveva messo alle strette” ribatte Yamaguchi, con una smorfia. “Forse dovremmo cambiare strategia. Per prendere tempo.”

“Prendere tempo, dici.”

Yamaguchi aggrotta le sopracciglia. “Eh. Sì.” Tira in aria la palla e poi la riprende tra le man. “Prendere tempo. Per Kageyama.” Tira di nuovo la palla in aria. Sta avvertendo che tra poco ricomincerà a mandarla verso Kei. E Kei è pronto e sarebbe pronto anche senza gli avvertimenti, ma Yamaguchi è gentile in questo modo e a lui non dispiace.

Quindi riceve la palla di palleggio. Yamaguchi fa la stessa cosa. Kei la rimanda indietro di palleggio e Yamaguchi fa lo stesso e Kei…

Kageyama, eh?

È impossibile dimenticare che tutto inizia da lui. Lui e la sua confusione. Lui che nemmeno sa come affrontare i suoi sentimenti. Kei lancia uno sguardo alla palestra con la coda dell’occhio. La richiesta di spazio da parte di Kageyama ha sbilanciato leggermente la squadra. Non nel gioco. Sinceramente non ci vuole che un semplice due di ragazzini del primo anno, coi loro umori, distruggano una squadra. La Karasuno è abbastanza stabile, adesso. C’è un asso che tiene uniti i fili, delle fondamenta sicure in Tanaka-san e Sawamura-san, un appoggio non indifferente in Suga-san. Non è proprio una questione di stabilità sportiva, quindi, quanto di quella pratica. Hinata, di solito, si allena con Kageyama. Non avere loro due come coppia fissa, rende le altre coppie fisse durante gli allenamenti più variabili. Per la squadra non è un male. Ma è un comportamento che potrebbe alzare qualche dubbio.

Quello che Yamaguchi e Kei stanno facendo è: far alzare tutti i dubbi su di loro. Attirare così tanto l’attenzione da dare il tempo a Kageyama di riprendersi e ricominciare a comportarsi normalmente.

Non è detto che funzioni. Ci sono già state delle domande. Suga-san ha chiesto se i due idioti hanno litigato e, Kei non ne è sicuro, ma Daichi-san sembra guardare loro quattro come se sapesse. Non è davvero detto che funzioni.

Soprattutto se Kageyama continua a preferire allenarsi con Asahi-san.

“Tsukki!”

Kei aggrotta le sopracciglia e si gira verso Yamaguchi. Ma non vede Yamaguchi. Solo una palla dritta in faccia, che gli fa chiudere gli occhi e gli fa male, fisicamente e anche emotivamente. Cazzo. Di solito Hinata si prende le pallonate in faccia. Cazzo cazzo cazzo.

Kei si passa una mano sul viso. Non sente di star sanguinando e non sente nemmeno di essersi fatto poi così tanto male. Il rumore delle palle in palestra si ferma. Devono starli tutti guardando. Cazzo cazzo cazzo cazzo.

Yamaguchi corre verso di lui e gli toglie a forza la mano da davanti il viso, prendendola dal polso e studia il viso con un’espressione preoccupata.

“Sto bene” cerca di tranquillizzarlo Kei. Anche perché è vero che sta bene. Se si è preso una pallonata in faccia (cazzo) non è certo perché Yamaguchi non ha tirato bene, o ha tirato senza avvisare. Kei è stato colpito perché, come un idiota, si è lasciato assorbire da altri pensieri. Ha fatto l’idiota. È stato uno stupido. Ma almeno non si è fatto troppo male.

Yamaguchi passa una mano intorno al suo viso, alzando il mento di Kei, per essere sicuro di poterlo guardare negli occhi. Lancia uno sguardo alla squadra, con la coda dell’occhio, e posa entrambe le mani sulle guance di Kei.

Lo sta avvisando. Ma Kei non capisce di cosa.

Poi lo capisce.

Yamaguchi si allunga e gli dà un bacio sulla fronte, appena sopra gli occhiali. Ed è un bacio infantile e veloce. Quando si allontana sta sorridendo. “Così il dolore dovrebbe non esserci più” dice.

Non ci sono rumori di palle lanciate, palle che rimbalzano, palle che cadono. Solo il silenzio, mentre Yamaguchi si alza in piedi e poi porge la mano per aiutare Kei ad alzarsi.

Kei la prende, quella mano. Kei si alza. Kei prende tra le mani la palla. Kei la lancia a Yamaguchi. Kei ha deciso di non pensare che Yamaguchi gli ha dato un bacio sulla fronte. La fronte di Kei brucia. Così anche le sue guance e le sue orecchie. Kei ha deciso che la pallavolo è un buon modo di evitare i suoi problemi e le voci dei suoi compagni di squadra, che sembrano aver iniziato a fare una ola, alzando le braccia e accompagnandosi con un oooooh anche troppo rumoroso.






ii. Capricorno: non farlo. non uscire di casa. non aiutare nessuno. passa la giornata a faccia in giù sul tuo letto

Kinoshita dondola i piedi e mangia in silenzio ed è anche di troppo buon umore. È una storia che inizia ad aprile e che si conclude adesso. Ci sono voluti alcuni mesi, ma finalmente Kinoshita sembra essere qualcosa di simile a felice e quindi Chikara finge di non essere troppo irritato.

Le due coppie di ragazzini del primo sono stati importanti per arrivare a questo punto e Narita che sembra essere incapace di dire no, mentre si lascia trascinare di qua e di là dalle decisioni di Chikara e Kinoshita, non ha aiutato. E tutto inizia con Chikara e Kinoshita in palestra, che guardano la partita tre contro tre e si dicono che i ragazzini sembrano essere stati divisi in coppia, con due trope completamente diversi come inizio di una, o due?, storia, storie?, d’amore. Gli amici d’infanzia e i rivali. Parte tutto così.

Kinoshita ha un sorriso anche troppo esplicito. Non ha mai sorriso così, nei due anni di conoscenza con Chikara. Mai. Fa quasi venire voglia di prenderlo a calci. E infatti Chikara gli dà un colpo sulla spalla e poi fa finta di sorridere, cosa che fa ridere Kinoshita. Figlio di buona donna. Kinoshita si porta un raviolo in bocca. E -uau, che figlio di buona donna.

Kinoshita, durante quella partita, stava tenendo il punteggio e, annoiato ha detto: i primi saranno gli amici d’infanzia. Chikara non aveva capito subito, ma ci è arrivato. Ci ha messo un po’, ma ci è arrivato. E infatti ha risposto: i due ragazzini che si sono picchiati hanno più probabilità di cambiare la loro relazione.

E Kinoshita aveva riso di lato e detto: scommettiamo?

E Chikara aveva chiesto: che cosa?

E Kinoshita: chi perde deve comprare il pranzo all’altro fino a quando non ci si diploma.

E Chikara si era detto, ma sì, dai, quante probabilità ci sono che quello spilungone e il ragazzino con le lentiggini si mettano insieme? La verità è che non pensava nemmeno che il bimbo basso coi capelli arancioni e il tipo alto senza anima negli occhi facciano qualcosa. Non tanto perché non ci -ma perché la vita non è una commedia romantica. Non tutte le persone che interagiscono tra loro provano attrazione. Non è detto che tutte le persone provino attrazione per il loro stesso sesso, poi. E non è detto nemmeno che da quelle basi non nascesse una bella amicizia. Nel peggiore dei casi Chikara avrebbe perso. Nel più probabile dei casi, nessuno dei due avrebbe dovuto comprare un bel niente all’altro. Quindi Chikara ha detto: okay, ma soltanto fino a quando la coppia sarà effettivamente una coppia.

E ora quei due idioti di Tsukishima e Yamaguchi sono una coppia e Kinoshita è così tanto un figlio di buona donna che Chikara ha di nuovo l’istinto di picchiarlo. E lo fa.

Kinoshita ride. Non ride così tanto di cuore e così tanto spesso. Non di solito. Chikara immagina che sia una buona cosa, allora, che abbia vinto una stupidissima scommessa. Ma è anche vero che Chikara ha 17 anni e odia perdere. Quindi gli dice: “Lo sai che tanto non dureranno, vero?” E Kinoshita gli lancia un’occhiata veloce da sotto le ciglia e sbuffa una risata.

“Forse.”

Poi tornano entrambi a guardare davanti a loro. Kinoshita dondola i piedi. Narita è convenientemente silenzioso. E Tanaka ha fatto inginocchiare davanti a lui Yamaguchi, che non sembra riuscire a fermare le sue risate.

“Scusa scusa” sta continuando a ripetere, mentre si copre la bocca e i suoi occhi sono un po’ socchiusi, un po’ troppo piene di lacrime. Chikara alza un lato delle labbra. Dovrebbe fermare Tanaka, ma, la verità?, sembra che Yamaguchi riesca a maneggiare la situazione meglio del suo ragazzo.

Kinoshita continua a mangiare di buon umore. Un raviolo dopo l’altro. Nemmeno offre. Figlio di buona donna.

“Devi prendermi sul serio, Yamaguchi, per il tuo bene” grida Tanaka, prendendolo dalle spalle per scuotere il ragazzino. “Ci sono delle cose a cui non sei ancora pronto. Lo dico davvero. Per te. Devi stare più attento a non venderti così facilmente, non lo sai che la cosa migliore sarebbe non abbracciarsi, non baciarsi e per l’amor del cielo non…”

“Tanaka!” lo riprende Chikara, con le braccia incrociate. Ma davvero? Ma che problemi hanno questi ragazzi? Perché si devono comportare così?

Yamaguchi ride. Non riesce più a contenersi, a quanto pare. E Tanaka si gira verso Chikara con due occhi quasi lacrimanti per il dolore che questi ragazzini gli stanno infliggendo. Deve essere difficile, in effetti, essere stato superato in quanto a vita amorosa da due ragazzini più piccoli. Chikara non ha tempo per provare pena per Tanaka. “È pericoloso!” continua a gridare. “Non lo sai che cosa potrebbe succedere loro! Non lo sappiamo se -e poi!”

“Smettila di spaventare i ragazzini” lo rimprovera Chikara, con un sospiro.

Yamaguchi ride. Continua a ridere. Forse non ha capito in che situazione si sta trovando. Forse è solo molto nervoso. Chikara non saprebbe proprio dire. “Scusa, scusa. Lo giuro. Non lo farò. Non farò niente di stupido.” Non è credibile, se lo dice con le lacrime agli occhi Yamaguchi si passa una mano sul viso. Chikara sospira.

Bambini…

Tanaka lo scuote ancora un po’ dalle spalle. Poi gli dice: “È che, vedi?, Yamaguchi, il sesso alla tua età potrebbe ucciderti. Il sesso ti uccide, capito? Se fai sesso, muori.”

Il mento di Yamaguchi trema. Sta per rimettersi a ridere, ma viene anticipato da Kinoshita, che sputa un po’ del raviolo che aveva in bocca, per ridere a voce altissima.

E Kinoshita è un figlio di buona donna, perché è un figlio di buona donna, ma almeno questa storia sembra avergli fatto tornare la voglia di ridere e quindi Chikara si può ritenere soddisfatto. Tanaka abbraccia Yamaguchi e mormora qualcosa sul non dare la propria gioventù a Tsukishima, e Chikara sospira e sorride.

Va bene così. Almeno, beh, per adesso. Per adesso va bene così.





.Gibbiosa calante

“Ti giuro” sta dicendo Yamaguchi, con gli occhi puntati sulle sue patatine fritte. Ci giocherella un po’, immergendole nel ketchup e Kei si è sempre chiesto come faccia a mangiare le patatine fredde. “Mio papà mi mi ha detto che non mi darà la paghetta fino al prossimo mese. Dice che spendo troppo, ma non so come faccio a spendere tutti quei soldi che dice lui. Forse in cibo. Forse invece è tutta colpa tua che non fai altro che dirmi quel videogioco e quell’altro videogioco!” Yamaguchi sbuffa, scuotendo la testa e portandosi una patatina in bocca. “Mi ha detto che se voglio più soldi, allora dovrei trovarmi un lavoro. Dovrei chiedere a Shimada-san, secondo te?”

“Ti darebbe davvero il lavoro?” gli chiede Kei, posa la guancia sul palmo della mano e sbuffa una risata. “E poi ti ho detto che te lo presto il videogioco.”

“Ugh.” Yamaguchi allunga il braccio per prendere un’altra patatina dal gruzzoletto di Kei. “Non è la stessa cosa, avere un videogioco prestato. Immagino non sia nemmeno la stessa cosa comprarlo con soldi di qualcun altro. Alla fine, non capisco davvero di che cosa si lamenta papà, se tanto i soldi che mi dà me li guadagno. Ultimamente sembra essere più oppressivo del solito.”

Kei fa una smorfia. “Per la cosa dei soldi?”

“Uhm no” risponde Yamaguchi. “È come se fossi sempre indietro per lui. Se gli avessi chiesto dei soldi per, non lo so, uscire con la mia ragazza, probabilmente me li avrebbe dati. Forse anche più di quelli che ho chiesto. Ma visto che ho chiesto soldi per giocare con il mio amico alto, niente. Poi, oltre la cosa della ragazza, non fa altro che chiedermi se ho deciso quale università frequentare, o -per la cosa di inglese? Non mi ha parlato per quasi una settimana.”

“Non sei andato male a inglese.”

Yamaguchi sbuffa, ruotando gli occhi. “Sono andato male a inglese” ribatte, giocherellando con la patatina appena rubata tra le dita. “Almeno, lui dice così.” Sospira e riprende a mangiare.

“Dovremmo trovarti una ragazza” borbotta Kei, accarezzandosi il retro del collo. Detesta averlo detto. Ma gli piace come Yamaguchi sbuffa e scuote la testa, come se avesse appena detto una grandissima stupidaggine.

“Con la situazione di Kageyama?” chiede, ruotando gli occhi. “E poi non sarebbe felice nemmeno così. Almeno, non credo. Boh, non lo so. No. No no. E poi le ragazze mi parlano solo per parlare di te.”

Kei alza un lato delle labbra. “Ops.”

“Sì, infatti. Ops.” Yamaguchi ruota gli occhi. Prende un’altra patatina per giocherellarci. “A questo punto potrei dire anche a lui che sto uscendo con te e per questo mi servono i soldi.”

“O forse potresti fare un bilancio di quello che spendi e iniziare a risparmiare.”

“Cosa? No? Perché sei così?” lagna Yamaguchi, coprendosi la faccia. “Diciamogli che ci siamo messi insieme e che ci servono i soldi per i nostri appuntamenti.”

“Inizia a risparmiare i soldi.”

“Dai, Tsukki, che ti costa? Diciamogli che stiamo insieme e vediamo se mi ci dà i soldi.”

“Risparmia soldi.”

“Dai Tsukki!” continua a lagnare Yamaguchi.

Kei prende in mano la bottiglia e poi la posa sulla fronte di Yamaguchi. “Risparmia” gli ordina di nuovo e sente Yamaguchi ridere piano. “E, se vuoi, lo sai, non è che mi importi molto della Situazione Kageyama. Gli abbiamo dato anche troppo tempo, no? Se vuoi cercarti una ragazza o se c’è qualcuno che ti piace, potremmo anche far finta di lasciarci.” Scrolla le spalle. Accompagna i movimenti di Yamaguchi con la bottiglia sulla fronte e lo guarda mentre sbatte lentamente le palpebre, come se non capisse. “La priorità saresti tu, no?” finisce Kei, togliendogli la bottiglia da sopra la fronte e distogliendo lo sguardo.

Quasi perde il sorriso di Yamaguchi. Sembra quasi brillare. “Scherzi?” gli chiede. “Ci sono così tanti pro in questa faccenda che, fosse per me, potremmo continuare all’infinito.”

“Pro?”

“Sì.” Yamaguchi inclina la testa con un sorriso. Poi inizia a contare sulla punta delle dita. “Uno: nessuna ragazza mi chiede da qualche giorno se posso mettere una buona parola per te.”

“Un pro per entrambi.”

“Già. Due: Nishinoya-senpai mi compra un sacco di gelati.”

“E questo perché…?”

“Perché ho un ragazzo.”

“Non ha senso.”

“Tre: stiamo facendo un favore a un amico.”

“Amico tuo.”

“Amico nostro.”

“Ti rendi conto che lo hai messo dopo il gelato? Sicuro che sia davvero tuo amico?”

Nostro amico.”

Tuo amico.”

Yamaguchi ruota gli occhi e fa un gesto con la mano, come se volesse cancellare le ultime frasi. Continua a sorridere. A Kei piace. “Quattro: possiamo prendere in giro tutta la squadra. Li hai visti che faccia hanno fatto quando ti ho dato un bacio sulla fronte?”

“No.”

“Ti sei perso una scena bellissima.”

“Immagino.”

“Dovrei riprovarci?”

“Non hai nessun senso della preservazione?”

“Dovrei averlo? E poi…” Yamaguchi scuote la testa e fa una smorfia. “Che cosa vorrebbe dire?”

“Non lo so, ma Tanaka-san continua a ripetere che non hai nessun senso della preservazione e che non ne devo approfittare.”

Si fermano a guardarsi negli occhi e, dopo qualche secondo, entrambi sbuffano una risata. “Vedi? Il punto quattro è un buon punto” dice Yamaguchi, muovendo le spalle e sistemandosi sulla sua sedia. “Cinque: se devo far finta di avere un ragazzo, sono felice che il ragazzo sia tu. È per questo che ti dico che dovremmo dire a mio papà che stiamo insieme e fingere che i soldi che ci servono per il videogioco sia in realtà per i nostri appuntamenti.”

“Risparmia quei soldi e non lagnare.”

Yamaguchi invece lagna. Kei comunque è felice che -perché okay, ma… e quindi è felice che Yamaguchi non voglia un altro finto ragazzo o ragazza che sia. Si passa una mano sul viso. Chiude gli occhi.

Sta diventando sempre più patetico.







iii. Maestro di Pateticità e altri motivi per cui chi si fa i fatti suoi campa cent’anni

C’è qualcosa che non va. Chikara se ne rende conto, ma è anche vero che Chikara non vuole farci niente. Nota delle piccole cose. La lontananza tra Hinata e Kageyama, che non sembra volersi curare da sola, e nemmeno con l’aiuto di Yachi, la troppa vicinanza tra Yamaguchi e Tsukishima che sembra essere fatta apposta, Daichi-san e i suoi sguardi ai ragazzini del primo. Noya che ha deciso, per qualche motivo, di voler diventare il guru sentimentale di Tsukishima e non fa altro che metterlo all’angolo nella speranza di impartirgli lezioni di educazione sentimentale. Sono piccole cose che non hanno senso da sole, ma che se messe nel giusto contesto…

“Hai avuto il permesso dei tuoi genitori per il mini-ritiro?” chiede Chikara a Tsukishima, che lo guarda con le sopracciglia aggrottate, prima di tornare a sistemarsi gli occhiali intorno alla testa. “Ormai manca poco.”

Tsukishima inclina la testa e sospira, guardando da un’altra parte. Un nuovo dettaglio sembra essere questo strano nervosismo di Tsukishima. Un nervosismo calmo, come se non sapesse come si dovrebbe comportare, nonostante lui sappia sempre come muoversi nel mondo. È facile per lui affrontare le persone indirettamente. Battutine, scherzi, risatine sono tutti modi per rimanere in superficie, riuscire a scappare dalle persone, senza che loro se ne rendano conto. Questa presa di posizione -il fatto che sia stato lui a girarsi verso Chikara a dire: io e Yamaguchi… è qualcosa di nuovo. Deve voler dire che gli piace davvero Yamaguchi. Deve voler dire anche, forse, che voleva tagliare fuori ogni possibile risposta da Kageyama. Uno scontro diretto. Non è da lui.

Chikara sa che c’è qualcosa che non va, ma…

“Mia madre non è sicura” risponde piano Tsukishima, sistemandosi anche i bordi della maglietta, insistentemente. “Non ci saranno degli adulti e non conosce il posto. Mi ha anche chiesto se potevo portare Akiteru.”

“Hai detto no, vero?” chiede Noya, tirando indietro la testa, per poterlo guardare, anche se a testa in giù. “Poi tutto perderebbe senso.”

“Perderebbe senso anche se Tsukishima non venisse” ribatte Narita, ruotando gli occhi. “Se deve venire tuo fratello, potremmo anche legarlo una volta arrivati e nasconderlo fino a quando non dovremo tornare a casa.”

“Sequestro di persona” concorda Kinoshita, annuendo. “Mi sembra una buona soluzione.”

“Eccetto che non lo è” sospira Chikara, passandosi la mano sul viso. Poi torna a Tsukishima che cercava di sgattaiolare verso la porta. Di nuovo. Deve essere stressante, per lui. “Come mai tua mamma si preoccupa così tanto? Hai qualche malattia?”

“Ragazzi, buoni che qua Chikara ha deciso che Tsukki sta per morire!”

“Tsukki?”

“Non sono malato.”

“Beh, lo spero tanto!” risponde sarcasticamente Kinoshita. “Se fosse malato, avesse asma o altro, ce ne saremo già resi conto, non pensi?” chiede a Chikara, che sospira. In effetti però rimane strana come cosa.

“Non mi dire…” inizia e si ferma in tempo, perché ha già fatto qualche problema a Tsukishima e Yamaguchi, non vuole metterli in mezzo in un’altra bufera. Non è davvero quello che vuole fare.

Solo che non aveva calcolato Tanaka, che compare dietro le spalle di Tsukishima, e posa le mani sulle sue braccia, con quella sua stupida e spaventosa faccia. “Tua mamma è una donna saggia” sibila da dietro l’orecchio del ragazzino, facendolo rabbrividire. “A non lasciare che suo figlio parta col suo ragazzo.”

Chikara ruota gli occhi. Ecco. Si alza un oooooh tra tutti i ragazzi presenti nella stanzetta. “Non è questo” cerca di difendersi Tsukishima, ma ormai è troppo tardi.

“Sporcaccioni!” grida Kinoshita, portandosi le mani ai lati delle labbra.

“Ooooooooooh!” continua Narita, senza nemmeno prendere fiato. È spaventoso.

Noya ride. Ride. Continua a ridere. E Tanaka inizia la sua solita manfrina su quanto il sesso sia una cosa brutta, su quanto dei ragazzini dovrebbero starci lontani e su come l’astinenza sia veramente l’unica soluzione per rimanere vivi.

Tsukishima sembra voler morire. Sembra quasi voler piangere. Quindi Chikara sospira, alza il braccio, per passarlo intorno alle spalle del ragazzino e dice: “Okay, okay, basta.” Mentre lo trascina fuori dalla stanzetta, nell’attesa che i ragazzi si calmino.

Tsukishima non è riuscito a rispondere. O, vista la situazione, sotterrarsi e non sentire al suo funerale come la causa del suo decesso sia: sesso. Non è riuscito a difendersi. Anche questo è un sintomo allarmante che dice a Chikara che no, qualcosa non va, forse dovrebbe davvero fare qualcosa.

“Grazie” borbotta Tsukishima, chinando un poco la testa, poi, senza nemmeno guardarlo negli occhi, scappa via, verso la palestra.

Forse è il momento che Chikara inizi a mettersi in mezzo.






.Ultimo quarto

Yachi, Yamaguchi e Hinata passano davvero molto tempo insieme.

Tsukishima non se n’era reso conto, prima. Sembrano essere sempre insieme a parlottare, seduti in cerchio, con le gambe incrociate, mentre non sembrano nemmeno degli studenti del liceo. Sono sempre lì, sugli scalini della palestra, Yachi che ruota gli occhi più spesso di quello che vorrebbe. Vengono baciati dal sole. Sembrano brillare di luce propria. Passano davvero molto tempo insieme.

Kageyama e Kei, invece, sono stati uniti dalle circostanze. Sono rimasti dentro la palestra, mentre i secondi e i terzi sono andati chissà dove, chissà per quale motivo, insieme al coach Ukai.

“Se non gli avessi chiesto spazio,” inizia Kei, lanciando un un ultimo sguardo ai tre fuori dalla palestra. “Hinata sarebbe corso qua e avrebbe iniziato a pregarti di alzargli la palla.” C’è la possibilità che i più grandi se ne siano andati nella speranza che avere più spazio, insieme alla mancata presenza di altri alzatosi, ispirasse il riavvicinamento del Duo di Idioti. Kei posa una mano sul fianco e sospira. La squadra sembra essere lontana anni luce dalla soluzione al mistero. “Se tu gli hai chiesto di starti lontano, tu devi chiedergli di riavvicinarvi, però.”

Kageyama alza lo sguardo verso di lui, poi torna a fissare il vuoto. “Lo so” borbotta in risposta.

“E allora perché ne stiamo ancora parlando?”

Kageyama tira su un ginocchio, scuote la testa. È imbarazzante quanto a lungo debba pensare a una cosa che è ovvia a chiunque abbia degli occhi e sia stato nella stessa stanza di quei due idioti per più di un minuto. È frustrante. “A te Yamaguchi piace, giusto?” E si permette anche di trascinarlo giù con lui.

Lei fa una smorfia. “Uh?” si permette anche di metterlo in mezzo. È incredibile. Irrispettoso. Una palla ai piedi. “Uh??” ripete con più vigore.

Kageyama alza appena lo sguardo, non sembra essere tanto interessato alla reazione di Kei. “Ho chiesto se a te Yamaguchi piace. E, aggiungo adesso, se ti piace, come hai fatto a capirlo?”

“Perché non ti fai i fatti tuoi?” risponde Kei. È entrato nella difensiva. Probabilmente tra poco inizierà a offendere Kageyama senza il minimo ritegno. Si sta davvero irritando.

Kageyama invece è rimasto calmo. Si morde la lingua, forse, e giocherella con le dita, toccandosi i polpastrelli. Questa cosa irrita Kei ancora di più.

“Ma lo hai capito in che situazione ti trovi, sì?”

“Sì” risponde semplicemente. “È solo che mi facevo domande.”

C’è un momento di silenzio tra loro. Un silenzio riempito dalle risate di Yamaguchi e Yachi fuori dalla finestra. Kei non vorrebbe sentirsi così tanto a disagio. Sinceramente, l’unico motivo per cui ha deciso di aiutare Kageyama è che gli faceva pena. O almeno: gli aveva fatto pena mentre cercava balbettante delle scuse da rifilare a Ennoshita-san, ma anche a se stesso. Deve essere che ha pensato di essere sulla stessa barca del Re, qua. Potrebbe aver simpatizzato. Non si dovrebbe simpatizzare col Re. Anche se è un Re Patetico.

Kei si posa una mano sul fianco. Fa qualche smorfia. Gli sta costando forza e pazienza, questa conversazione. Non ha nemmeno nessuno per chiedere forza o pazienza.

Una volta.

Ha deciso di essere gentile una volta e guarda che cosa succede.

“Non posso dire che sia stata una cosa improvvisa” riesce a dire alla fine. Tiene la voce un po’ più bassa. Ad eccezione di Hinata, tutti i presenti in questa palestra sanno che Kei e Yamaguchi non stanno davvero insieme. Non vuole coprirsi di ridicolo più di quanto sta già facendo. “Yamaguchi mi è sempre piaciuto. Forse, da piccolo non me n’ero reso conto. Nei momenti buoni, nei momenti brutti, Yamaguchi c’è sempre stato e a un certo punto è diventato una presenza calma, un rumore bianco. Qualcosa che ho dato per scontato.” Deglutisce. Si morde il labbro inferiore. Kageyama non ha poi tutta questa reazione. Rimane in silenzio. Ogni tanto lo guarda. Kei è quasi irritato da questo comportamento. “Yamaguchi sarà sempre lì. Mi dicevo così. E a un certo punto, ho smesso di guardarlo. Fino a qualche mese fa. Lui —è come se si fosse imposto. Come se si fosse messo proprio davanti a me. Mi abbia detto di guardarlo. Costretto. Forse costretto a guardarlo. Ma non è stata una cosa improvvisa. Se fossi stato più attento, probabilmente me ne sarei reso conto prima.”

Rimangono di nuovo in silenzio. È la prima volta che Kei dice cose del genere. Non ha capito per quale motivo dovrebbe aver detto cose del genere a quest’idiota qua. Kageyama giocherella con le dita. “Come fai a nasconderglielo?” gli chiede.

Quest’idiota.

Kei fa altre smorfie. Arriccia le labbra, inclina un po’ la testa. Poi guarda Yamaguchi parlare con Yachi e Hinata. Sta lì, seduto con le braccia tra le gambe e il suo enorme sorriso. Devono star parlando di cibo. Si è infilato la giacca della tuta, probabilmente perché ha freddo, nonostante non faccia nemmeno tanto fresco. Come fa a nasconderglielo?

Kei inclina la testa. Yamaguchi non gira mai lo sguardo verso di lui? Come fa a nasconderglielo?

“Penso che…” Kei si morde la lingua. Perché dovrebbe rispondere? Lui e Kageyama non sono nemmeno tanto amici. Sono due persone che stanno nello stesso club di pallavolo. Nient’altro. Kei lo ha aiutato solo perché… solo perché. E ora sta continuando a coprirlo solo perché gli piace la situazione che si è venuta a creare. Perché gli piace come Yamaguchi si comporta con lui davanti agli altri. Anche se è solo per finta. Perché Tsukishima è così patetico. Non c’è niente di altruistico in questo.

“Ho parlato con Hinata” gli dice Kageyama, sistemandosi sul pavimento. “Non di —di te e Yamaguchi. Gli ho chiesto che ne pensa.”

“Perché?”

Kageyama scrolla le spalle. “Perché” inizia. Poi sbatte piano le palpebre. “Perché ne stava parlando con Yachi. E Yachi ha detto -beh, tutto e niente.”

“È brava a dire bugie.”

“Già.” Kageyama sembra dirlo solo per assecondarlo. Forse non è sicuro di quello che renderebbe una persona una buona bugiarda. Forse nemmeno si è reso conto che Yachi stava mentendo. Kei alza un lato delle labbra. Un idiota. “A noi piace la pallavolo. Gli ho chiesto cosa ne pensa. Se crede che questa vostra…” Gesticola.

“Relazione” suggerisce Kei, ruotando gli occhi.

Kageyama gonfia una guancia. Non sembra essere sicuro della parola, ma non è abbastanza bravo in grammatica per controbattere. “Relazione” ripete quindi, come se stesse assaporando la parola. “Cosa ne pensava della vostra relazione. E lui ha detto che siete stati furbi e fortunati, perché avete trovato due cose che amavate nello stesso posto. Quando poi Yachi gli ha chiesto se non pensa di poter essere fortunato anche lui così, lui ha risposto…” Si gratta la fronte, con un’espressione irritata. “Ha chiesto se secondo noi avrebbe potuto avere una possibilità con Tanaka-san.”

Kei sputa una risata, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Kageyama.

Non ha nemmeno voglia di scusarsi. Forse per questo ride con più forza, tenendosi la pancia con le braccia.

Kageyama gli dà un pugno sugli stinchi. Kei alza il piede da terra e però non riesce a smettere di ridere, cosa che rende la faccia di Kageyama sempre più scura. “Come faccio?” gli chiede, passandosi una mano sul viso. “Se lui non vuole -come faccio a nasconderglielo? Come fai tu?”

Kei ora si stende un po’ in colpa. Kageyama è patetico. Lo è davvero. Non dovrebbe interferire.

Lancia uno sguardo a Yamaguchi. Kei non ha mai nascosto niente. O ha sempre nascosto tutto, non lo sa con precisione. Come fa a nasconderglielo? Come fa a nascondergli tutto quest’amore che prova per lui? No. Non pensa di farlo. Yamaguchi sta gesticolando, tirando le spalle in avanti, accovacciato sulle scale.

“No” mormora Kei, scuotendo la testa. “Lui non vede. Non vede me.” Deve essere una cosa loro, il non vedersi a vicenda. Il non guardarsi nel momento giusto. Kei è patetico. Almeno non è il solo.

“Non va bene” mormora Kageyama, coprendosi il viso con le mani e Kei aggrotta le sopracciglia, guardando, per la prima volta, tutto il gruppo di Yamaguchi.

Mentre Kageyama si raggomitola in se stesso, con le orecchie rosse, Hinata lo guarda, con uno sguardo curioso e, quando i loro sguardi si incontrano, sorride. Sorride socchiudendo gli occhi, mostrando i denti.

Kei ruota gli occhi.

Non ci può credere. No.

Anche in questa situazione. Non ci può davvero credere. È patetico da solo. Hinata vede Kageyama e Tsukishima si è accontentato di tenere la mano di Yamaguchi, senza essere visto. È davvero patetico da solo.

Che palle.





iv. trentaquattro e più motivi per cui un codardo non dovrebbe mai agire e altre bellissime avventure

Che cosa ti piace fare per vivere?

(No, no, questa risposta è sbagliata.) Chikara si accarezza la testa e giocherella con la penna rossa. Non si può andare avanti così.

A Chikara non piacciono molte cose. Gli piace farsi i fatti suoi. A volte, non può farsi i fatti suoi, però, ed ecco il dramma. Cosa fare in situazioni del genere? Immischiarsi, non immischiarsi. Tutto dovrebbe dipendere dalle informazioni che ha sulla situazione. Le informazioni quindi sono -poche. Anche troppe però, secondo i gusti di Chikara. Troppi paradossi in questo momento.

(Anche questa risposta è sbagliata.)

“Ma ti sei impegnato per fare questa simulazione?” chiede Chikara, lanciando uno sguardo annoiato a Tanaka, poi sbuffa. Se Tanaka non si impegna, questa è una perdita di tempo. Per entrambi. È anche vero che sarebbe un cattivo amico se non rimanesse per parlare di qualsiasi cosa sia stia passando per la testa di Tanaka. A meno che lui non voglia parlare di ragazze. a Chikara non va di parlare di ragazze e se Tanaka parte con un suo monologo su quanto bella e intelligente e simpatica e chissà che cos’altro sia Shimizu-senpai, ecco, Chikara non esiterà ad alzarsi e andarsene via. “Che c’è?” Anzi, guarda, è già pronto ad andare via.

Tanaka scuote la testa. “No, niente.”

(Risposta sbagliata.)

Certo, no, niente. È quasi frustrante quanto poco Tanaka lo sembra conoscere. Quindi Chikara posa una mano sotto il mento e lo osserva in silenzio, prima di dire: “Pensi a Yamaguchi e Tsukishima.” Ruota gli occhi e giocherella con la penna rossa, mentre continua a correggere il suo compito simulato. Tanaka è facile da leggere. Almeno non sta pensando a “Non dovresti farti distrarre così facilmente.”

“Uhm.”

“Non hai imparato niente dall’ultima volta con Noya?”

Tanaka apre la bocca, come se volesse gridare una specie di difesa, ma poi aggrotta le sopracciglia, rimane ben seduto, con le mani unite tra le gambe e annuisce lentamente. Chikara sospira. Spera di non aver tirato fuori un argomento che nessuno dei due vuole affrontare. Non che a lui importasse qualcosa, quando il tutto è successo, però...

“Non sono affari tuoi” continua Chikara, tenendo gli occhi sul compito. Ne sta parlando come se lui stesso non stesse pensando di andare a parlare coi due ragazzini, o, almeno, con Tsukishima. È un po’ come se stesse cercando di convincere se stesso, non Tanaka. “Non dovresti immischiarti.” Come se si volesse dare una giustificazione. Sa che c’è qualcosa che non va. Non sa esattamente che cosa. Sa che dovrebbe fare qualcosa. Non sa esattamente che cosa.

“Non mi sto immischiando.”

Chikara sospira ancora. Anche questa risposta è sbagliata. La cerchia con la penna rossa, poi inclina piano la testa. “Ti stai immischiando.”

“Però è diverso dalla situazione di Noya, no?” ribatte Tanaka, grattandosi la testa. “Perché per Noya non potevamo farci niente perché lui non ci aveva detto niente, ma Tsukishima ci ha detto che...”

“Okay, ma tu li stai solo spaventando finché non diranno che non staranno più insieme” lo interrompe Chikara. Alza lo sguardo verso di lui, poi scuote la testa. “Non stai facendo qualcosa per loro. Lo stai facendo soltanto perché non ti va di ripetere una situazione. Che è un po’ il contrario di quello che sta facendo Noya. Ma tutti e due non state facendo altro che o proiettare o infastidire due ragazzini. Dovreste davvero smetterla.”

“Lo sai che non è così.”

“Tu non potevi fare niente, nella storia di Noya, perché non eri nella coppia” dice ancora Chikara. Rimane in silenzio per qualche secondo, per studiare lo sguardo di Tanaka che sembra essere stato appesantito con un troppa colpa. Non era quello che voleva fare Chikara. Almeno. Lui crede che non lo voleva fare. È sicuro al novantotto percento che non voleva parlare di Noya. “Non puoi far niente per la situazione di Tsukishima e Yamaguchi, perché non fai parte della coppia. Anzi. Penso che da quando tu e Noya avete iniziato il vostro attacco sincronizzato, Tsukishima abbia provato a stare davvero più lontano da Yamaguchi.”

“Non è una cosa brutta.”

Chikara assottiglia lo sguardo. “Non sai di cosa sto parlando, vero?” gli chiede. Si accarezza il retro del collo, con gli occhi chiusi. “Quello che è successo a Noya? Potrebbe succedere di nuovo. Ma questa volta per colpa tua.”

Tanaka abbassa lo sguardo. Chikara non vuole essere duro con lui e non vuole sicuramente prendersi la responsabilità di sgridare i suoi compagni di squadra per un atteggiamento infantile, ma è anche vero che non vuole che quei ragazzini si sentano male o abbiano delle brutte esperienze perché lui non ha fatto niente.

“Cerca di calmarti” gli dice. “Tsukishima e Yamaguchi non sono Noya e Asahi-san. Nessuno dei due lascerà il club di pallavolo. Continueranno a giocare con noi, ma tu devi lasciarli fare. Fidati di loro. Sono abbastanza grandi, okay?”

“Però è vero che il sesso potrebbe ucciderli...”

Chikara gira la simulazione di compito per farla vedere a Tanaka e sorride genuinamente mentre gli dice: “Anche un 21 in grammatica potrebbe ucciderti.” Che non c’entra niente, ma che dovrebbe mettere fine a questa discussione, almeno per un po’. “Smetti di far paura a dei ragazzini.”

Chikara ha troppe informazioni su questa storia. Più di quante ne vorrebbe. Sa sicuramente che ora che ha parlato di questa storia con Tanaka, dovrà per forza parlare di questa storia con Tsukishima, almeno per tranquillizzarlo. O forse, la cosa migliore che potrebbe fare adesso è lasciare che si riprenda, che smetta di allontanarsi dal suo migliore amico soltanto perché qualcuno da fuori continua a mettergli strane idee in testa.

Ci sono delle cose che non quadravano già dall’inizio della storia. Il fatto che Tsukishima si sia buttato in prima linea, il fatto che, Chikara lo sa, non stavano parlando di lui e Yamaguchi, quando stava prendendo in giro Kageyama, quella volta. Non è quel tipo di persona. A meno che non voglia coprire qualcosa. E che cosa potrebbe voler coprire?

Tanaka si morde l’interno delle guance. “Non è mio dovere, proteggere i più piccoli?”

Chikara ruota gli occhi. “No.”




.Luna calante

Piove. Piove con veramente tanta violenza e, a un certo punto, sembra che le gocce di pioggia che cadono sul terreno stiano diventando più forti di qualsiasi altro rumore. Kei non riesce a sentire nient’altro, mentre rimane in piedi, davanti all’entrata di scuola, con le mani in tasca. E si chiede se tornare a casa oppure no.

La palestra si è allagata. Succede più spesso di quanto sia bello ammettere e nessuno di loro pensa che sia un grandissimo problema. Kei ha visto Hinata saltare sulle pozzanghere ai lati del campo da gioco e dire qualcosa come qualcuno mi schiaccia la palla? Voglio migliorare la ricezione. E in quel momento gli è sembrata una situazione paradossale, ridicola, quasi comica. Si potrebbe anche fare male. Ma non era quella la cosa importante. La palestra allagata è parte della quotidianità e, con grande disappunto di Kei, la maggior parte delle volte la squadra, con la complicità del professore e del coach, decide di allenarsi lo stesso. Ma oggi sembra essere impossibile. Daichi-san ha anche litigato con il capitano della squadra di basket, perché loro, il club di basket, ha deciso che era possibile utilizzare la palestra e Daichi-san allora voleva convincere che anche loro, il club di pallavolo, si allenasse e -un disastro, se volete chiederlo a Kei. Ma la palestra è stata chiusa.

I ragazzi se ne sono andati a uno a uno. I ragazzi del secondo hanno detto qualcosa sul dover studiare, Noya ha detto che sarebbe andato ad allenarsi con la squadra di pallavolo delle mamme. Tanaka è rimasto indietro, ma non ha dato fastidio a Kei. Strano. Lo ha guardato da lontano durante tutta la riunione per decidere che non si sarebbero allenati, Tanaka è stato dietro di lui e lo fissava, ma non ha gridato niente di sconveniente, non ha fatto nessuna battutina, non ha detto niente. Per qualche ragione, questo comportamento mette Kei più in allerta di quello precedente. Ma non importa. I ragazzi del terzo anno sono rimasti a scuola. Dovevano sistemare alcune faccende in una riunione per pensare a nuove strategie. Il coach Ukai ha detto che si sarebbero incontrati tutti al negozio della sua famiglia, ma loro non si sono ancora mossi.

Kei arriccia il naso. Sta iniziando a fare freddo, in effetti. Starnutisce.

“Salute” dice Yamaguchi, sistemandosi il colletto della giacca per potersi coprire. È sempre stato molto freddoloso. Kei sospira e guarda i nuvoloni neri in cielo. Dovrebbero farsi coraggio e iniziare a camminare per andare a casa. O forse dovrebbero aspettare un altro po’, perché la pioggia non sembra volersi calmare. “Come sta la mano?” chiede Yamaguchi.

Kei lancia un’occhiata veloce alle sue dita e poi alza una spalla. La mano sta bene. Si è fatto male, durante gli allenamenti del mattino, ma più che altro per una sua stupidaggine e perché ultimamente gli è più difficile rimanere concentrato sul gioco, per qualche motivo. “Sto bene” mormora dopo qualche secondo, aprendo e chiudendo la mano per mostrare che sta dicendo la verità.

Hinata si è infilato il suo impermeabile e ha preso la sua bicicletta, prima di andare via. Si è guardato intorno, stava parlando con Yamaguchi e gli aveva detto che sarebbe andato fino a casa e poi si sarebbe allenato lì, nonostante sua madre detesti quando lo fa. C’è un sacco di spazio a casa sua, è una delle cose belle di vivere in mezzo alle montagne. Però non voleva dare fastidio a sua sorella, che probabilmente si sarebbe addormentata subito dopo essere tornata a casa. Yamaguchi gli aveva risposto di non allenarsi sotto la pioggia e che probabilmente l’Associazione di Quartiere lo avrebbe accolto a braccia aperte nella loro palestra se si fosse voluto allenare con loro. E Hinata si era illuminato in un sorriso e aveva cercato -Kei sarà anche patetico, ma quei due sono più patetici di quanto lo possa essere lui, perché ugh. Aveva cercato Kageyama, comunque, e avrebbe probabilmente voluto dirgli il suo solito alzami la palla!, ma poi ha girato la testa, ha detto che ci avrebbe sicuramente pensato, è salito sulla sua bicicletta ed è andato via.

Sono irritanti. Ma finché Kageyama non arriva alla sua soluzione, Tsukishima può far finta di avere il diritto di tenere la mano di Yamaguchi. Quindi okay. Sono irritanti, ma può sopportarli,

Altra cosa importante, successa adesso, Yachi ha finalmente ricordato di restituire l’ombrello a Yamaguchi, che adesso ci giocherella, tenendolo tra le due mani. E continua a piovere. Ed è una buona coincidenza che oggi gli allenamenti siano saltati, perché Yamaguchi deve venire a casa sua. Mamma ha anche preparato i suoi piatti preferiti. Forse avrebbe dovuto dirle di non cucinare tantissimo, ma sua mamma si emoziona sempre troppo, quando Kei parla di portare a casa un amico, non importa che questo sia sempre Yamaguchi.

Finché Kageyama non trova la sua risposta, Kei ha tempo per decidere se fare la sua mossa.

Yamaguchi apre l’ombrello e inizia a rigirarlo tra le mani. “Penso che dovremmo aspettare un altro po’, uh?” gli chiede, senza distogliere lo sguardo dall’ombrello che si muove verso destra e poi verso sinistra. Poi lancia un’occhiata divertita a Kei e gli dà una fiancata. Kei non ha nemmeno il tempo per gridargli contro, perché Yamaguchi corre immediatamente via, verso il fango davanti scuola, coprendosi con il suo ombrello giallo.

E Kei alza un lato delle labbra e apre il suo ombrello e cerca di seguirlo, correndo verso di lui per poterlo prendere dal colletto e scuoterlo e dirgli di non dargli mai più nessuna fiancata. Ma Yamaguchi è troppo veloce. Balza tra le pozzanghere e sembra essere sempre lo stesso bambino delle elementari di quando si sono incontrati. Veloce e divertente e gentile. Kei cerca di stargli dietro ma, senza nemmeno rendersene conto, si ritrovano davanti ai cancelli della scuola, con tutte le spalle bagnate e Yamaguchi si gira verso Kei e ride, mostrando i denti, con il naso arricciato e le lentiggini bagnate.

E a Kei manca un battito.

Se non fosse stato per finta -se fossero stati insieme per davvero, in questo momento Kei avrebbe potuto prendere il suo viso tra le mani e gli avrebbe baciato il naso. È un pensiero strano. È un pensiero quasi doloroso. Se non fosse stato per finta. Se Kei fosse stato meno patetico. Se Kei avesse avuto un po’ più di coraggio.

Ma Kei è patetico e adesso non pensa di avere tutto questo coraggio.




v. Daichi-san scende dal cielo e concede la sua saggezza: fatti i fatti tuoi e campa cent’anni

Chikara è stato chiamato da Daichi-san per passare per il negozio della famiglia del coach Ukai. E Chikara ci è andato, ma soltanto perché quando il capitano ti dice di fare una cosa, allora tu provi a fare questa cosa. Per lui. Perché Daichi-san non è il tipo di persona che spreca parole o fatti. E, quando chiede aiuto, è semplicemente perché ha bisogno di aiuto. E quando Chikara lo ha trovato fuori dal negozio, con le braccia incrociate che guardava assentemente la pioggia, ha capito che quello che doveva dire era importante. E quando Daichi-san gli ha fatto cenno di avvicinarsi, Chikara si è avvicinato.

“Cosa sai della situazione?” chiede Daichi-san, girandosi verso di lui, prima di sospirare e poi accarezzarsi la fronte. “Ho la sensazione che tu sai anche troppo della situazione.”

Chikara alza un sopracciglio. “Di Tanaka e Noya che potrebbero non passare gli esami?” gli chiede. Infila le mani in tasca e posa le spalle sul muro. Sa di che cosa parla e sa anche che forse la cosa migliore non è aggiungere carne al fuoco. Ci sono delle cose che sono strane. Il rapporto freddo tra Hinata e Kageyama, okay, ma anche le reazioni di Tsukishima a Yamaguchi nonostante loro dovessero stare insieme. C’è il comportamento di Tanaka, che però Chikara ha già provveduto a riprendere. E anche la reazione di Noya alla relazione tra Tsukishima e Yamaguchi. Sono un bel po’ di problemi causati da soli due ragazzini che si tengono la mano. E dice che si tengono per mano perché... “Non penso che stiano davvero insieme.”

Daichi-san annuisce piano. “Neanche secondo me” concorda. Si gratta un sopracciglio col pollice e chiude gli occhi, probabilmente per rimanere lucido. “Normalmente non te ne avrei parlato, ma penso che sei l’unico che può dirmi se in effetti valga la pena fare qualcosa oppure no. La squadra potrebbe risentire della situazione, a lungo andare. Tsukishima ha solo fatto un favore a un amico e immagino che lo stia facendo anche Yamaguchi. Come dire? Devono aver pensato che per loro è più semplice affrontare questa situazione, piuttosto che per Kageyama. Ed è un gesto nobile, sono sicuro di questo, ma non sono sicuro che sia un gesto che sia stato ben pensato. La reazione di Kageyama non è stata certo la migliore. Anche se, in effetti, se fosse stato lui a uscire allo scoperto, non penso che sarebbe riuscito ad affrontare Nishinoya e Tanaka da solo.”

“Forse neanche Tsukishima potrebbe affrontarli.” Chikara si inumidisce le labbra. Yamaguchi sembra essere molto più bravo a gestire quei due, invece, nonostante la sua età. Sta iniziando a fare freddo. “Ho parlato con Tanaka.”

Daichi-san annuisce di nuovo. “Ho parlato con Nishinoya” lo informa. “Dovremmo parlare anche coi ragazzi? Perché non possiamo permetterci che la squadra...” Si interrompe, accarezzandosi la fronte. “Preferirei non mettermi in mezzo” ammette. “Normalmente queste cose si sistemano da sole. Ma sono tre settimane, ormai, che andiamo avanti così. La settimana prossima partiremo per il nostro ritiro, vorrei davvero che in quella settimana fossimo tutti -sereni. In pace tra di noi, lo capisci?”

“Non penso che ora non siamo in pace, è più una questione di...”

“Equilibrio, sì.” Daichi-san si gratta nervosamente la testa. “Non è sicuramente la prima volta. Forse anche questa cosa si risolverà senza interventi, ma... Sono sincero, questa cosa mi preoccupa.”

“Sono dei bravi ragazzi” lo rassicura Chikara. “Non faranno cose stupide e non vorranno mai fare cose cattive l’uno all’altro. Che Tsukishima si sia esposto per un compagno di squadra dovrebbe volerci dire quanto le loro relazioni siano più forti di quello che noi pensavamo, no? Hanno avuto un inizio un pochino burrascoso, parlo di Kageyama e Tsukishima, ma anche Hinata, ma stanno imparando a conoscersi, probabilmente si sono anche affezionati tra di loro, stanno costruendo le loro fondamenta. Se poi noi interferissimo, non saremmo lungimiranti.”

“Non mi piacciono relazioni romantiche nella squadra” ammette ancora una volta Daichi. “Soprattutto, non dopo l’ultima volta. Mettere in pericolo l’equilibrio adesso, vuol dire mettere in pericolo l’equilibrio anche tra qualche mese o qualche anno. Forse non fare niente non è lungimirante da parte nostra.”

Chikara aggrotta le sopracciglia. Incrocia le braccia. “Parli come Tanaka” gli fa notare. Studia l’espressione del viso di Daichi-san che non risponde. “È strano che io debba dire questo, non mi sento nemmeno di avere il diritto di dirlo ma, non è il momento di avere paura, capitano. Non siamo una squadra che non riesce a sopravvivere alla rottura di una coppia, penso che ce ne siamo già resi conto. E stiamo parlando di ragazzini che amano la pallavolo forse più di quanto sono capaci di amare qualcos’altro. Non perderemo la palestra.”

Daichi-san si muove nervosamente sul posto. Si morde il labbro inferiore e aggrotta le sopracciglia. “Chi te lo ha detto?” gli chiede, guardando la pioggia cadere. “È stato Suga, vero?”

Chikara si lascia sfuggire una risata. “Saremo sempre accanto a te, capitano.” Posa una mano sulla spalla di Daichi-san.

“Oddio, smettila” protesta lui, muovendo la spalla per far scivolare via la mano di Chikara.

“Non ti abbandoneremo mai, non lasceremo che il club di basket ci rubi la palestra.”

“Ma ti ha detto tutto? Tutto quanto? Ma perché?” lagna Daichi-san, coprendosi il viso. “Ennoshita, smettila.”

Chikara alza un lato delle labbra. “Suga-san mi ha detto che quando fai il codardo il modo migliore per farti tornare in te è questo. Parlare del tuo incubo col tipo che si ruba la palestra...? Ma almeno lo ha detto soltanto a me” lo informa. “Ma lo penso davvero. Di avere fede nei ragazzi, lo credo per davvero.”

“Non intervenire, quindi.”

Chikara annuisce, con una smorfia sulle labbra. Si guarda intorno. Continua a piovere. Non sembra voler smettere. “Non intervenire e godersi lo spettacolo, no?” gli dice dopo un po’, a mezza voce. “Sperare anche che Tanaka e Noya non rompano Tsukishima durante il processo.”

“Ho sentito che Nishinoya ha dato dei preservativi a Yamaguchi.”

“Che cosa ha fatto?”

Daichi-san sbuffa una risata, posando una mano sulle labbra. “Ti ho detto che ho dovuto parlare con lui.”

Chikara si accarezza la fronte. “Penso di volergli parlare anche io, a questo punto.”




.Luna Nuova

“Esistono diversi modi per prendersi la mano” sta dicendo Yamaguchi, seduto sul futon con le gambe incrociate e la mano ben aperta davanti a lui. Fa cenno a Kei di fare qualcosa -qualcosa come, beh, posare il palmo della mano sul palmo della mano di Yamaguchi e Kei prima controlla che ore sono, poi fa un calcolo veloce per capire più o meno quante ore possono dormire prima di sgattaiolare fuori di casa e sedersi davanti al negozio di videogiochi. Potrebbero anche comprare Daemon X Machina online ma... “Tsukki...” Perderebbero il divertimento dell’accamparsi fuori da un negozio, poi.

Kei sospira. “Va bene, va bene” mormora. Si siede sul futon che ha sistemato per Yamaguchi, incrocia le gambe e sospira. Poi posa la sua mano su quella di Yamaguchi. "Non capisco perché ti sei fissato con questa storia, però." Yamaguchi ha la mano calda e i polpastrelli stranamente fermi, contro le mani fredde e i polpastrelli leggermente tremanti di Kei. Yamaguchi ha una mano più compatta. Un palmo grande, delle dita un pochino più corte. Kei ha un palmo allungato, delle dita più lunghe. Nel complesso, le loro mani sono della stessa grandezza, però...

Yamaguchi assottiglia lo sguardo e allarga la mano, per vedere se anche Kei riesce a seguire i suoi movimenti. Poi sorride. “Allora sì, guarda, dicevo che ci sono diversi modi per tenersi la mano, no?” ripete. Fa scivolare la mano leggermente a sinistra e Kei riesce a vedere tutte e dieci le loro dita, prima che Yamaguchi stringa il palmo con le sue dita. “Questa la chiamano a waffle perché, guarda, fa lo stesso effetto degli waffle. Ti rendi conto che Kinoshita-san mi ha detto che ci teniamo la mano come dei bambini soltanto perché non ci teniamo la mano così?” Smette di stringere, tira su le dita e tornano nella posizione iniziale. “Non lo so perché pensano che possono dire tutto quello che vogliono su noi due, ma credo che lo facciano in buona fede. Hai sentito di Noya-san e Asahi-san?”

Kei sospira. Non ha mosso la mano. Non ha tenuto la mano di Yamaguchi. Non riesce a non pensare a quei due idioti che sono bloccati in un limbo perché entrambi sono degli idioti e non si rendono conto l’uno dei sentimenti dell’altro. Kei avrebbe voluto pensare ai videogiochi, perché è per questo che Yamaguchi è qui, perché vogliono giocare Daemon X Machina. Vorrebbe anche parlare di qualcos’altro come la scuola, se vuole, oppure, boh, qualcosa. Vorrebbe parlare di qualcosa che non sia questa situazione, per il semplice motivo che non sa come comportarsi in questa situazione. Che non sa se anche lui vuole essere visto da Yamaguchi. Forse questa storia...

“La tua mano sta davvero meglio” dice Yamaguchi. “Mi sono preoccupato.”

“Come altro ci si tiene per mano?”

“Ah, sì.” Yamaguchi arriccia il naso. Fa scivolare di nuovo la mano verso sinistra, per poi stringere il palmo. Kei asseconda i suoi movimenti. “Questo è a pancake. Penso che sia così che i fratelli maggiori tengono la mano dei fratellini. Quando devono attraversare la strada e cose del genere.” Di nuovo, fa scivolare le loro mani nella posizione iniziale. Kei lo lascia fare. “Non mi piace tenerti così la mano, però, perché le tue mani sudano sempre.”

“Non è vero” protesta automaticamente Kei.

E Yamaguchi ride piano. “Sì che è vero. Guarda adesso. Stanno sudando.” Alza le sopracciglia, ma non stacca le loro mani, non si tira indietro. “Sudi sempre freddo. Non ho capito perché, ma è per questo che preferisco tenerti la mano col mignolo.”

“Sembra una cosa più libera, così.”

“Sì, è vero.”

Rimangono in silenzio. Mano contro mano. Forse è vero che a Kei sudano le mani, perché sente qualcosa di umidiccio tra di loro. Ed eppure Yamaguchi rimane lì, nella stessa posizione. Akiteru ha voluto che tenessero la porta aperta, perché ha sentito da Shimada-san che ha sentito da Saeko-san che Yamaguchi e Kei si stavano frequentando e Kei non ha ribattuto nulla, mentre Yamaguchi rideva, mangiando le sue patatine fritte. Che importa. Yamaguchi probabilmente avrebbe invogliato Akiteru a dire che sì, stavano insieme e lo avrebbe portato come testimone davanti a suo padre per avere più soldi della paghetta. Meglio non toccare troppo questo argomento. Per lui questa è una storia che fa ridere. Una situazione che non è seria. E Kei invece sta qui, con le sue mani sudate a pensare che forse non gli basta tenere la mano di Yamaguchi, che forse vorrebbe essere visto da Yamaguchi.

“Sono sicuro che ci siano altri modi per tenere la mano di qualcuno” continua lui, aggrottando le sopracciglia. Yamaguchi muove la mano verso il dorso della mano di Kei. “Così? Tipo così credo, ma penso che quello sia il modo in cui le persone tengono la mano quando, non lo so, stanno a un ristorante e cose così. Non penso che dovremo usarla. Non lo so però. Perché se stiamo andando al ritiro e non ci teniamo la mano così quando mangiamo, sarà sospetto?”

Quando ha smesso di guardarlo? Quando ha perso l’interesse di Yamaguchi, quando ha perso Yamaguchi? Se si fosse reso conto di questo affetto che prova per lui prima, sarebbe riuscito a dirgli qualcosa? Se pensasse di non avere niente da perdere, riuscirebbe a dirgli qualcosa? E che cosa gli dovrebbe dire? Cosa vorrebbe potergli dire? Se Kei dicesse la cosa sbagliata adesso, perderebbe il suo migliore amico. E poi con chi aspetterebbe l’uscita dei videogiochi? E poi con chi giocherebbe sotto la pioggia? E poi chi finirebbe le patatine fritte del suo menù? Se Yamaguchi lo guardasse, probabilmente si prenderebbe tutta la responsabilità di fargli parlare dei suoi sentimenti. Se Yamaguchi lo guardasse, probabilmente adesso starebbero già parlando di quanto ridicolo e patetico e sfigato sia Kei.

“Cosa fanno le coppie durante tutto il tempo libero? Perché far finta per qualche ora è okay, ma queste saranno tre giorni, ventiquattro ore su ventiquattro.”

“Non so se ti stai emozionando troppo oppure se ti stai agitando troppo. Non penso che cambi molto da quello che facciamo sempre.”

“Sarebbe divertente se ci scoprissero durante il ritiro.”

“No, non lo sarebbe.”

“Lo so. Però, beh, dovremmo essere preparati, non pensi?”

“Ti stai agitando troppo.”

Yamaguchi sospira e tira giù la mano, per poi lasciarsi cadere verso il cuscino. “Nishinoya-senpai mi ha dato un preservativo” confessa, coprendosi il viso. “Cioè, non so perché lo abbia fatto. È solo passato, mi ha dato questa cosa e poi è scappato e Daichi-san ha iniziato a gridare e io ho guardato e... ugh. Che cosa dovrebbero fare due persona che stanno insieme?”

“Non lo so. Cosa faresti se chiudessi la porta e stessimo insieme?”

Yamaguchi alza un sopracciglio e lo guarda da dietro le dita che nascondevano il suo viso. “Giocheremmo a Yu-Gi-Oh!.”

Kei sbuffa una risata. “Ma sei davvero uno sfigato allora.”

Yamaguchi gli dà un calcio al ginocchio con il piede. “Che cos’altro si dovrebbe fare? Se anche stessimo insieme, non sarebbe da poi così tanto tempo. Due, tre settimane? Non c’è molto da fare quando ancora non si ha nemmeno parlato. Baci? Sì, okay, ma noi siamo soprattutto amici. Quindi è ovvio che giocheremmo a Yu-Gi-Oh!, senza che nessuno ci veda, perché è un gioco da bambini.”

“Non penso nemmeno che i bambini ci giochino più.”

“Ci giocheremmo noi.”

“Se stessimo insieme?”

“Perché? Ora che siamo amici non possiamo giocare a Yu-Gi-Oh!? Non ho i privilegi?”

Kei scuote la testa.

Yamaguchi gli tira il cuscino in faccia allora, alzandosi a sedere. “Allora sei un infame! Gioca a Yu-Gi-Oh! con me!” grida tra le risate, alzandosi in piedi e allungandosi per afferrare di nuovo il cuscino e tornare a colpirlo col cuscino. “Gioca!”

“No!” risponde Kei, ridendo e coprendosi il viso.

“Gioca! A! Yu-Gi-Oh! Con! Me!” A ogni parola lo colpisce col cuscino. Sale su di lui a cavalcioni per fermarlo e continua a colpirlo. “Ho anche portato le carte!”

“No!”

“Gioca!”

“No!”

Ridono tutti e due. “Gioca!” ripete Yamaguchi con la voce rotta dalle risate. Smette di colpirlo, però, forse perché gli occhiali di Kei sono storti, deve aver avuto pietà di lui. “Infame” mormora però, sospirando e sedendosi vicino a lui. Ha i capelli arruffati. Anche il fiatone. Sembra divertito. “Dai, Tsukki, giochiamo a Yu-Gi-Oh!”

“Sta insieme a me” risponde Kei, senza pensarci.

Yamaguchi aggrotta le sopracciglia e si gira verso di lui. “Uh?” riesce a chiedere, prima di togliersi i capelli da davanti agli occhi. “Eh?”

Kei non stava pensando. Ma lo ha detto. Ha l’opportunità. Ha le parole. Non ha il coraggio, ma ormai le parole sono state dette. Devono essere state le orecchie arrossite di Yamaguchi dopo lo sforzo di tenerlo giù, o il discorso che stavano facendo, o quell’adrenalina che gli aveva dato alla testa. Non lo sa. Sa solo che guarda dritto negli occhi Yamaguchi, dopo essersi sistemato gli occhiali sul naso e gli aveva detto: “Sta con me. Per davvero questa volta, però.”
  
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