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Autore: Robin2700    29/08/2019    0 recensioni
StrangexRoss
Siamo nel Wakanda, gli Avengers e compagnia sono stati invitati dal re per una vacanza.
Di solito si dovrebbe dormire fino a tardi, ma qualcuno ha qualcosa di meglio da fare.
Fatemi sapere cosa ne pensate ;)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Everett Ross
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo limpido del Wakanda dopo l'alba era uno spettacolo. Gli uccelli cantavano mentre volavano alti e la gente in paese si preparava alla giornata che pian piano stava facendo capolino anche quel mercoledì. L'aria era fresca, vivibile se messa a confronto con la cocente e umanamente insopportabile calura del pomeriggio. Rimpiangevo il mio Sancta Sanctorum soltanto per il fresco. Invece Wong sembrava essersi adattato alla perfezione al companion dove alloggiavamo: un edificio moderno – come tutto il resto del cuore del regno - immerso nel bosco e nella natura. I deboli raggi delle sei e trenta battevano sulle mura bianche, andando a braccetto con gli alberi alti che lasciavano all'ombra le finestre e gli infissi scuri. Come mi ero abituato a fare, ero sceso in giardino - o, come meglio dire il prato circostante - dove mi sedevo a fare colazione su una grande roccia, non troppo spigolosa, accompagnato da un caffè fumante e qualche brioche. Era strano per me un 'contatto' così aperto con la natura, abituato com'ero a New York e ad attici da milioni di dollari, vizio che pian piano, visto il risvolto della mia vita da qualche anno a questa parte, avevo iniziato a perdere.

Ma c'era un'altra ragione se per una settimana, ogni mattina, uscissi così presto per sedermi su un sasso a mangiare, ignorando completamente l'esistenza di un tavolo in cucina, ignorando completamente l'esistenza di una cucina stessa: Everett.

Era un uomo una spanna più basso di me, autoritario e bello, bello da morire. Mi divertivo a stuzzicarlo e vedere la sua espressione irritata, le rughe che spuntavano attorno ai suoi occhi e il suo ghigno infastidito. Non resistevo. Mi procurava scariche d'adrenalina dappertutto. Volevo vedere di più. Più espressioni, più sfaccettature, più emozioni. Ma a volte era stressante vedere così tanto: erano davvero necessari quei vestiti? L'idea di vederlo nudo, supplicante nel mio letto, il suo odore cucito sulle lenzuola, le sue labbra sanguinanti dai miei morsi, la sua pelle arrossata dalle mie di labbra. 

E guarda caso passava davanti a quel prato per allenarsi ogni mattina. I suoi capelli brizzolati risplendevano alle prime luci, era come se la luce delle stelle fossero esplose in un cielo non più così tenebroso. Avrei voluto guardarli per sempre se avessi potuto, parte dei motivi per cui mangiavo lì tutte le mattine risiedeva nel poterli vedere. Ogni ciocca si muoveva libera, domate dall'aria che le mandava controcorrente. Il viso e il collo si imperlavano di sudore, rendendomi contorto dalla frustrazione dal voler essere io a provocarlo, invece mi limitavo a rimanere tutte le volte sopra la solita roccia su cui mi appollaiavo a spiarlo. Fasciato da quella maglietta sportiva aderente che metteva in evidenza la linea del suo petto e Dio, i suoi fianchi... avrei potuto imprimerli a fuoco nella memoria e ritrovarli sicuramente in uno di quei tanti libri di magia nel Sanctorum sotto definizione 'incantesimo d'amore'. Volevo sfiorarli anche solo per un secondo. Le gambe sbattevano sul terreno con dei movimenti brutali ma leggiadri allo stesso tempo, avrebbe potuto spaccare il terreno sotto i suoi piedi ma allo stesso tempo rasentarlo a malapena, quasi volandogli sopra la testa. Volevo sentirle avvinghiate ai miei fianchi, lisce o ruvide, che mi spingevano di più contro di lui mentre mi chiedeva 'ancora'.

Rimanevo imbabolato. Mi soffermavo a guastarmi ogni più piccolo dettaglio dei suoi muscoli in movimento, con le scarpe da ginnastica grigie che svettavano metro dopo metro. Ma il tratto di strada non era infinito, e lui, inaspettatamente, correva velocemente. Così, rimanevo ad aspettarlo passare di nuovo per diversi giri, prendendo con calma ogni cosa avessi deciso di mangiare quella mattina. Certe volte mi era capitato di sorseggiare il caffè ormai freddo, facendo finta di niente, come se fosse ancora fumante, nonostante freddo non lo sopporti proprio.

Sono sicuro che se ne fosse accorto anche lui che mi alzavo presto tutte le mattine per fare colazione all'aperto solamente per vederlo, facendo percorrere la mia mente dalle fantasie più sfrenate. Deve essersene accorto, anche perchè il sorriso divertito che aveva iniziato a fare da un paio di giorni non mi era per niente sfuggito.

Il mio desiderio era un gioco per lui? Non saprei dirlo. So solo che, appena tornato, ribadisse sempre che non gli piacesse affatto il caffè freddo: ''Lo preferisco bollente, deve infuocarmi la gola''. E come se nulla fosse, andava a farsi una doccia.
Per una settimana mi sono lasciato provocare. Per una settimana ho aspettato che mi ammiccasse per infuocarlo sotto il getto d'acqua nella doccia.
Dopo una settimana, dopo l'invito di due dita ed un sorrisetto, posso dire che è stata l'attesa più gratificante della mia vita.

  
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