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Autore: Dark Feder    01/09/2019    4 recensioni
Può una pioggia di stelle riunire Akaashi Keiji, ora giovane astronomo laureato alla Caltech, e Bokuto Koutaro, giocatore di pallavolo professionista?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ispirata da questo tweet

Doveva essere pronta per la notte di San Lorenzo ma ero troppo pigra per editare... sono un disastro.
In realtà la fanfic è ambientata a fine Agosto 2020, visto che le Olimpiadi di Volley sono dal 25 al 9 agosto, ma facciamo finta che ci siano tante stelle cadenti lo stesso, ecco. >///>


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« Akaashi Keiji, dopo 6 anni trascorsi all'estero a studiare Astronomia presso la prestigiosa università Caltech di Pasadina, ritorna all'improvviso in Giappone!! Che cosa lo avrà spinto a questa decisione? »
« Kuro, sei fastidioso. Non urlare, o mi distrai. »
« Kenma! Non sei curioso anche tu di sapere perchè se ne sia andato in quella maniera quasi 7 anni fa? »
« Al contrario di te, Akaashi sa usare la sua testa per qualche scopo. Ha vinto una borsa di studio. »
« Come reagirà Bokuto Koutaro alla notizia? »
« ... Ti stai veramente improvvisando come narratore della storia? »
« Che la storia abbia inizio! »
« ... Io non voglio saperne niente. »


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Tokyo, Aeroporto di Narita
Agosto 2020


Era passato quasi un anno dall'ultima volta in cui era tornato in Giappone. 8 mesi, per l'esattezza, da quando era riuscito a trovare una buona offerta per il periodo natalizio ed era passato a salutare velocemente gli amici per la Vigilia di Natale, per poi ripartire subito il giorno dopo, senza nemmeno festeggiare.
Non era passato poi così tanto tempo, ma Akaaashi Keiji era nervoso. È vero, erano passati solo 8 mesi da quando era stato in Giappone l'ultima volta, ma era passato più di un anno da quando aveva visto di persona Bokuto Koutaro, il suo migliore amico.
Akaashi uscì dall'aeroporto, dirigendosi verso l'area dei parcheggi. Una volta raggiunto il luogo in cui si erano dati appuntamento, si guardò intorno cercando di individuare qualche figura familiare tra le varie auto, mentre giocherellava nervosamente con le dita. Tirò furi il telefono dalla tasca e notò la notifica di un nuovo messaggio. Stava per sbloccarlo, tracciando la forma di un triangolo sul suo salvaschermo, quando una voce energica urlò il suo nome a squarciagola « AKAAAAAAASHIIIIIIII!!! »
Ad aver urlato era stato un giovane uomo dal volto sorridente e dagli stani capelli sparati all'insù di due colori diversi, che stava correndo verso di lui quasi saltellando, rispecchiando in maniera perfetta quella energia che era presente nella sua voce.
Bokuto Koutaro non era affatto cambiato.
... O per meglio dire, era sicuramente cambiato: le braccia muscolose erano ancora più definite (Akaashi si morse l'interno della guancia per essere stata la prima cosa ad aver notato), il volto aveva perso le ultime fattezze adolescenziali, si era fatto più affilato ed era diventato un giovane uomo affascinante. Ma, allo stesso tempo, Bokuto non era cambiato affatto: aveva sempre lo stesso sorriso divertito, la stessa pettinatura bizzarra che lo faceva assomigliare a un gufo, e gli stessi occhi dorati che brillavano di energia.
« HEY HEY HEY!! » lo salutò Bokuto, battendogli una mano sulla spalla. Si fermò un secondo, corrugando la fronte e spostando la testa di lato, proprio come l'animale che gli piaceva tanto, esaminandolo attentamente. Quando fu finalmente soddisatto, si ricompose ed esclamò « Sei diventato bello! Cioè, non che prima non lo fossi, ma è incredibile!! Per poco quasi non ti riconoscevo!!! Per fortuna che invece quella tua espressione sempre pensierosa non è cambiata affatto!!!! »
Akaashi fu grato alla calura estiva di quel mese di agosto, così che il rossore sulle sue guance potesse passare praticamente inosservato sul volto già accaldato. Bokuto era sempre stato una persona sincera e a volte non pensava affatto prima di parlare. Cercò di ricomporsi, prima di rispondere.
« Ti vedo bene, Bokuto-san. » disse, in un tono che non tradiva emozioni « Fin troppo. Hai messo su qualche chilo? »
« AKAAASHI, non è affatto vero! » piagnucolò Bokuto, gonfiando le guance imbronciato « È solo che ieri sera abbiamo fatto a gara a chi mangiava più Yakiniku con quelli del club! Non potevo perdere! »
« Sawamura-san ti ha battuto di nuovo? »
« Per un soffio, Akaashi! Se non avessi bevuto quel bicchiere d'acqua avrei sicuramente avuto ancora spazio per- »
Il suono di un clacson richiamò la loro attenzione.
« Hey, mi fa piacere che abbiate tante cose da raccontarvi, ma non possiamo stare qui in eterno! Sbrigatevi a salire! »
Dal finestrino di una Nissan Qashqai nera, spuntò una testa di ribelli capelli neri. Non appena i suoi occhi ambrati dall'aspetto vagamente felino si posarono su quelli cerulei di Akaashi, accennò un ghigno « Bentornato, 'Kaashi! È un piacere riaverti tra noi comuni mortali. Bo, sbrigati, su! »
Bokuto scortò Akaashi all'auto e lo aiutò a caricare i bagagli, e dopo aver perso altri minuti insistendo perchè Akaashi prendesse il posto davanti, finalmente furono entrambi in auto.
« Buongiorno, Kuroo-san. È una sorpresa vederti qui, Bokuto-san non mi aveva detto nulla. »
« E perdermi il ritorno del nostro astronauta? Giammai! » disse, sorridendo sornione.
Akaashi sospirò. Nemmeno Kuroo Tetsuro era cambiato. « Non sono un astro--» cercò di spiegare, ma venne interrotto da Bokuto « Te lo ho già detto, non è un astronauta. È un astrofico--- cioè, un astronautico-- urgh, un'astrologo! Ho detto bene, Akaashi? »
« Un astronomo, Bokuto-san. Uno studioso degli astri. Un astrofisico, per la precisione. Studio i corpi celesti e le leggi che li regolano. Non sono un ingegnere spaziale, non progetto astronavi, non indosso tute spaziali, ma soprattutto - non predico l'oroscopo. »
Ne avevano già parlato molte volte, ma sembrava che non ci fosse speranza con quei due. Era sicuro che Kuroo lo facesse apposta, ma Bokuto sembrava che sentisse ogni volta quel discorso per la prima volta, ed era ancora più fastidioso perchè era sicuro che Bokuto non lo volesse offendere. Ricordava ancora quando gli aveva detto di voler studiare astrofisica e Bokuto gli aveva risposto di essere della Vergine.
Avere a che fare con Bokuto a volte era esasperante, ma trovava la purezza e l'ingenuità con cui diceva le cose assolutamente adorabile, ed era rimasto senza parole fino a quando non era arrivato Konoha a ridere a gran voce.
« Lo sappiamo, lo sappiamo, Paolo Fox del Sol Levante. » disse Kuroo, ridacchiando perchè sapeva che la sua provocazione era andata a segno.
« Chi sarebbe Paolo- » chiese Akaashi, ma Bokuto lo interruppe « Hai fame, Akaashi? »
« Hm. » Si sentiva ancora abbastanza scombussolato da tutte le ore di volo e dal fuso orario, ma non poteva negare di provare un certo languorino « In effetti, non mi dispiacerebbe assaggiare qualcosa di Giapponese, dopo tanto tempo. »
« Perfetto! » disse Kuroo « Abbiamo il nostro ristorante di Ramen preferito a due isolati da qui! Tenetevi forte! » e senza nessun altro preavviso, Kuroo fece una azzardatissima inversione a U. Akaashi ringraziò di aver indossato la cintura, e rivolse una preghiera a qualsiasi Kami esistente.


« Bokuto-san, non avevi detto di aver preso la patente? Come mai non hai guidato tu? » chiese Akaashi, una volta arrivati al ristorante di Ramen ed aver preso posto in un tavolo. Il cuore gli batteva ancora all'impazzata per la corsa folle che aveva appena affrontato, e non era poi così sicuro che sarebbe ruscito a mangiare qualcosa.
« Avrei voluto, Akaashi! Ma Kuroo non mi ha voluto prestare la sua auto! Che razza di uomo è uno che non lascia guidare la propria auto al suo bro? »
Kuroo sbuffò, e si mise una mano sul petto, rivolgendosi verso Akaashi « Akaashi, credimi, ti ho salvato la vita. Dovesti prostarti ai miei piedi e ringraziarmi. Non riesco ancora a capire come abbiano potuto rilasciargli la patente, probabilmente devono aver battuto la testa durante qualche frenata!! »
« Non ascoltarlo, Akaashi! La mia guida non ha nulla che non va! Semplicemente, ci metto tutto me stesso, e non tutti sono pronti a-- » si giustificò Bokuto, gesticolando vivacemente.
« Tutto te stesso! » esclamò Kuroo « Tutto te stesso e tutto il pedale dell'acceleratore sono due cose diverse! »
« E' successo solo una volta! »
« Sette volte nel giro di 3 minuti! »
In quel momento arrivò la cameriera, che portò loro 3 porzioni di Somen Ramen, più alcuni Onigiri richiesti da Akaashi. Finalmente per qualche minuto nessuno parlò, tutti troppo impegnati a divorare la loro porzione.
« E così, Akaashi, questa volta hai intenzione di restare? » chiese Kuroo, con la bocca piena, interrompendo quella calma che si era venuta a creare.
« Hm. » rispose Akaashi, con la bocca piena « Ho finito la specializzazione, e si è aperto un posto da ricercatore alla Todai, quindi per i prossimi due anni rimarrò qui a Tokyo. Non so ancora cosa farò dopo. »
« Che fortuna, Akaashi!! Tra tutte, proprio Tokyo. Kuroo è ancora impegnato con chimica e il mio club è vicino, magari possiamo trovarci ancora come una volta. Tsukki dovrebbe essere iscritto a geologia, giusto? Si potrebbe unire anche lui! »
Akaashi annuì, mentre Bokuto stava già partendo per la tangente programmando la loro prima partita amichevole dopo tanto tempo. Non si accorse che mentre lo guardava, sulle sue labbra si era formato un sorriso, ma la cosa non passò inosservata a Kuroo.
« Una bella fortuna, sì. Dalla Caltech alla Università di Tokyo... mi chiedo cosa ti abbia spinto a farlo, Akaashi. »
« Era una ottima offerta. Non avevo motivo di rifiutare, Kuroo-san. » rispose Akaashi, sostenendo lo sguardò inquisitore dell'altro. Per quanto assieme a Bokuto l'ex capitano del Nekoma sembrasse privo di neuroni, in realtà era sempre stato molto intelligente e una vera e propria spina nel fianco.
In effetti, aveva tralasciato un dettaglio: era vero che si era aperta una posizione di ricercatore in Giappone, era vero che la Università di Tokyo voleva lavorare su un nuovo progetto e aveva bisogno di astrofisici capaci, ma Akaashi aveva ricevuto una proposta come ricercatore anche dalla Caltech.
Ritrovandosi di fronte alla scelta, Akaashi si era gettato nel letto del proprio dormitorio, tormentato dall'indecisione. Non c'era paragone tra le due offerte, i mezzi e i fondi messi a disposizione dalla università americana erano nettamente superiore a quella giapponese. Tuttavia, ritornare a casa...
Fu in quel momento che ricevette una notifica sul telefono da un canale di sport a cui si era iscritto. "Schiacciata incredibile di Bokuto Koutaro fa conquistare al Giappone il bronzo alle Olimpiadi di Tokyo!!"
Non fu mai così veloce ad aprire una notifica. Aprì immediatamente il video in allegato, e mentre vedeva quellla figura a lui così familiare portare a termine una straordinaria parallela, il suo cuore saltò un battito. Eccola lì. La sua stella.
Prese il telefono e digitò un messaggio.
"Bokuto-san, torno in Giappone."


Finito di mangiare, Kuroo accompagnò a casa Akaashi. Bokuto lo aiutò a prendere i bagagli ed insistette per portarli fino in casa, facendo sfoggio delle proprie braccia toniche, mentre Akaashi distolse lo sguardo. Quando poi venne a sapere che i genitori di Akaashi non sarebbero tornati prima del fine settimana, insistette per rimanere. Akaashi si oppose all'inizio (non era necessario che si disturbasse così tanto, aveva gli allenamenti, lui era a posto, davvero), ma Bokuto non volle sentire storie. Cercò di convincere anche Kuroo a rimanere, ma quest'ultimo se ne tirò fuori. Diede un abbraccio ad Akaashi, salutandolo, e mentre erano ancora vicini gli sussurrò « Buona fortuna con Bo. Gli sei mancato da morire. »
Kuroo Tetsurou era decisamente una spina nel fianco.

Portarono le valigie fino in camera, ma Akaashi era troppo stanco per mettersi a sistemarle adesso. Il viaggio era stato lungo, e le parole di Kuroo gli risuonavano nelle orecchie.
Si gettò nel letto, fissando il soffitto, dove quando era piccolo aveva fatto mettere una carta da parati raffigurante la volta celeste. A pensarci ora, a 25 anni, era leggermente imbarazzante. Bokuto si distese accanto a lui, guardando verso l'alto.
« Sai, ogni volta che guardo le stelle, penso a te. Sono così orgoglioso del mio kohai e della sua intelligenza! » disse Bokuto, sorridendo.
Akaashi distolse lo sguardo dal soffitto, spostandolo verso Bokuto. Il cuore aveva saltato qualche battito, ma la sua voce uscì calma come al solito « Pensi a me? »
« Si, beh, a dire il vero è un pò imbarazzante, sai... » disse, grattandosi il capo e arrossendo leggermente « Ho frequentato per un pò questa ragazza che era appassionata di astromagia e discendenti, ma ogni volta che mi diceva qualcosa sul cielo ribattevo con qualcosa che mi avevi insegnato tu.»
Akaashi accusò il colpo. « Astronomia e ascendenti, suppongo. Mi dispiace, so che le mie opinioni al riguardo sono un pò... molto severe. »
« Nah, 'Kaashi. Giustificava il suo comportamento frivolo con il suo segno zodiacale. Ma era nata in Dicembre anche lei, Akaaaaasshi! Come te! Non aveva senso. »
Akaashi avrebbe voluto fare altre domande - chi era, come è successo, come ha potuto lasciare andare una persona fantastica come te - ma sentiva la bocca impastata e una fitta al petto. Ma fu Bokuto a continuare a parlare.
« E poi, c'è stata quella volta al mare, l'estate scorsa... c'era questo ragazzo che mi ha portato a vedere le stelle cadenti, ma quando mi ha chiesto cosa avevo desiderato gli ho risposto che avrei voluto vedere le stelle insieme a te. Non lo ho visto più. »
Il cuore di Akaashi mancò di nuovo un battito. « N-- Non me lo avevi mai detto. »
« E' stato imbarazzante, Akaashi! Kuroo e Tsukki non la smettevano più di ridere. Mi ero talmente emozionato a vedere le stelle che non ho capito che ci stesse provando con me! »
Non era nulla di strano. Quando si concentra troppo su una cosa, Bokuto perde di vista tutto il resto. Non era quello ad averlo sconvolto. Non ci trovava nulla da ridere. Ciò che ora lo turbava... Bokuto aveva frequentato dei ragazzi? Davvero Bokuto pensava di continuo a lui ogni volta che alzava gli occhi al cielo? Bokuto aveva frequentato dei ragazzi?
« Però, ahhh... la vista del cielo era stata magnifica quella sera! » disse Bokuto, sospirando.
Akaashi lo guardò, e sentì qualcosa bruciare dentro di se. Non avrebbe dovuto darci peso. Avrebbe dovuto crescere, abbandonare quella cotta adolescenziale che lo tormentava da anni, ed andare avanti con la sua vita. Ma le cose che aveva appena scoperto avevano riacceso la fiamma che si era quasi spenta durante la lontananza.
Del resto, non era il fatto stesso che si trovasse lì, in quel preciso istante, al posto di essere a Pasadina, la chiara prova che in realtà non aveva mai chiuso col passato? Era fuggito per troppo tempo.
Akaashi si alzò in piedi di scatto.
« Sei libero questo finesettimana? »
« Perchè? »
« Vuoi venire a vedere le stelle con me?»


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29 agosto 2020
Achi-mura, Villaggio delle Stelle, Prefettura di Nagano


« In realtà le stelle cadenti non sono veramente stelle » spiegò Akaashi, mentre la funivia li faceva salire lentamente verso la vetta, dove si trovava il punto migliore per l'osservazione del cielo estivo « Sono frammenti di meteore. Dei meteoriti. »
« Ohhh! » disse Bokuto, a bocca spalancata « Ma non sono pericolosi, allora? I dinosauri ci sono rimasti secchi! »
« Sono solo dei detriti, si estinguono completamente ancora prima di arrivare a terra. Quando si avvicinano all'orbita terrestre, la vicinanza al sole innanza la temperatura. Il momento in cui noi le vediamo nel cielo è il momento in cui tutti questi componenti si esauriscono, bruciando. »
« Aspetta, Akaashi... vuol dire che il momento in cui sono più fighe è anche il momento in cui muoiono? »
« Esattamente. » ripose Akaashi, il tono pacato che si limitava a confermare l'affermazione di Bokuto. Non era nulla di triste, era solo fisica. Tuttavia, sapendo come Bokuto tendeva ad immedesimarsi e ad emozionarsi, guardò l'amico pensando di trovare nel suo volto una traccia di tristezza. Invece Bokuto era sì serio, ma non sembra triste. L'espressione era serena, e guardava con attenzione fuori dal finestrino.
« ... Pensavo che ci fossi rimasto male. » disse Akaashi, perplesso.
« Beh, sì, in effetti è un pò triste... Però, Akaashi, hanno brillato, no? E qualcuno le ha viste, giusto? Quindi non è stato inutile! » Bokuto rise, e Akaashi rimase in silenzio « Anche io, se dovessi scegliere tra una vita mediocre da giocatore amatoriale di volley e una sola partita da campione, sceglierei la seconda! Le capisco perfettamente! » si batte un pugno sul petto, ridacchiando soddisfatto.
Akaashi lo guardò, e rimase quasi abbagliato dalla radiosità del sorriso di Bokuto. Il suo cuore iniziò a palpitare, ma nonostante questo il volto rimase inespressivo, mentre alzava un sopracciglio. « Però dopo quella partita non potresti giocarne più. Sarebbe la fine. »
« Urgh, questo sarebbe un problema...» Bokuto chiuse gli occhi, riflettendo attentamente, e grattandosi il capo « Ma rimango della mia idea. Non voglio fare qualcosa di noioso. Voglio fare qualcosa di divertente, per quanto difficile e rischioso sia. » Bokuto riaprì gli occhi, e poi con il suo solito ghigno guardò sardonicamente il moro. « E poi, Akaashi... se qualcosa andasse storto, ora ci sei tu a rimettere a posto le cose! »
Akaashi sentì quello sguardo trapassarlo da parte a parte, e perse parte della compostezza che gli era propria. Rimase in silenzio qualche secondo, sospirò, e disse « Per favore, non conferirmi meriti che non possiedo. Non sono in grado di risolvere qualsiasi situazione. »
Bokuto non rispose, fischiettando allegramente « Hai ricevuto una borsa di studio alla Caltech perchè hai inoltrato online a quel concorso una soluzione innovativa a un problema a cui nessuno aveva pensato. Puoi fare tutto ciò che vuoi, Akaashi! »
« Non stiamo parlano più delle stelle però, Bokuto-san. » disse Akaashi « Ci sono situazioni in cui non so cosa fare. »
Si tratta di te. Non so cosa fare. Cosa è giusto? Rovinerei tutto? Sembra che qualsiasi cosa io faccia alla fine sono sempre attratto nuovamente a te.
Dovette essersi perso di nuovo nei suoi pensieri, perchè Bokuto gli diede una pacca sulla spalla. « Akaashi...? »
Un tonfo li distrasse entrambi. Erano arrivati.

Il posto era meraviglioso. Era uno spiazzo larghissimo, pieno di piccoli telescopi per osservare il cielo.
Di solito il posto era super affollato, in particolare nelle sere d'estate del passaggio delle perseidi come questo, ma Akaashi in qualche maniera era riuscito a riservare l'intero posto per sé. A volte persino Bokuto rimaneva senza parole per le cose che riusciva a fare Akaashi, ma in quel momento non ci diede peso, mentre correva esaltato.
« Non correre, Bokuto-san. » lo rimproverò Akaashi « A breve spegneranno le luci. »
Appena raggiunsero lo stazio prestabilito, tutte le luci vennero spente, ed i due vennero inghiottiti dal buio. O almeno, così avrebbe dovuto essere, se non fosse stato per la luminosissime volta celeste sopra di loro.
Su uno sfondo blu, si stagliavano migliaia di stelle, ed al centro di esse, la via lattea spiccava con i suoi riflessi bianchi e rosati.
Persino Bokuto aveva smesso di parlare ed era rimasto a bocca aperta. Akaashi sorrise osservandolo. Non era nuovo a paesaggi del genere, nei suoi anni da studente in America era stato a vari osservatori ed aveva osservato ogni tipo di cielo. Ma in Giappone era ormai raro poter osservare uno spettacolo del genere a causa dell'inquinamento luminoso. Era sicuro quindi che Bokuto non avesse mai assistito a nulla del genere. Sentì il cuore riempirsi d'orgoglio, come quando Bokuto schiacciava in maniera perfetta una sua alzata.
Bokuto era lo specchio della sua gioia, se non di più, mentre indicava il cielo e i punti luminosi e urlava « Che stella è questa, Akaashi? E quella? Ah! Quella è la Stella Polare? Ho indovinato, vero? »
« Quella è la costellazione dello Scorpione. E quella è Antares, invece. No, in realtà, la Polare si trova--- Ah! Bokuto-san! Guarda! »
Akaashi indicò un punto nel cielo che venne attraversato da una scia luminosa.
« Dove? Dove? » Bokuto si guardò affannosamente attorno, avendo perso il momento.
« Shhh. » disse Akaashi « Osserva. » I punti luminosi che fino a poco prima sembravano fissi nel cielo, avevano iniziato a muoversi.
« Wow, è meraviglioso. » disse Bokuto, completamente rapito, mentre osservava la pioggia di stelle.
« Ricordati di esprimere un desiderio, Bokuto-san. » disse Akaashi. Vide Bokuto aprire la bocca, e lo fermò « Non devi dirlo ad alta voce, altrimenti non si realizza. »
Bokuto lo guardò intensamente per un istante, e poi riportò di nuovo il volto all'insù. La sua mano sfiorò quella di Akaashi, che preso alla sprovvista cercò di ritrarsi, ma la mano di Bokuto riuscì ad afferrare una delle lunghe dita affusolate del moro, stringendola delicatamente. Sconfitto, lasciò che Bokuto stringesse la sua mano con un presa salda ma affettuosa.
Non significa nulla. Ti ha già tenuto per mano altre volte. Si sta solo facendo prendere dal momento.

Nessuno disse nulla per vari minuti, fino a quando Bokuto decise di rompere il silenzio, ancora con gli occhi puntati in alto.
« Dici che funziona davvero? » mormorò a bassa voce, come se parlando a voce alta potesse interrompere quello spettacolo magico che stava avvenendo sopra di loro.
« La cosa non ha fondamento scientifico. » disse Akaashi, con il suo solito tono monotono, capendo che si stesse riferendo ai desideri. Sentì Bokuto accanto a sé irrigidirsi, ed un'ombra si forma sul suo volto prima radiante di emozioni. Il moro si sentì in dovere di intervenire.
« Tuttavia, le stelle hanno sempre affascinato i popoli. Erano considerate messaggi da parte degli dei. Per questo motivo, ad esse vengono affidati i propri desideri.»
Bokuto si girò verso Akaashi, il broncio parzialmente scomparso « Lo hai fatto anche tu, Akaashi? »
Akaashi si sentì trapassare da parte a parte da quello sguardo. Il tono era lamentoso, ed Akaashi era debole. Avrebbe potuto mentire, e dire che no, lui era troppo razionale per una cosa del genere. Ed invece...
« Si. Anche io. »
Bokuto si riprese in un lampo, sprizzando allegria e energia da tutti i pori. « Davvero? Cosa? Cosa? Dillo al tuo senpai Bokuto! Alla fin fine, ci sono cose che anche tu devi lasciar fare agli altri, vero Akaashi? Ahahah! »
Akaashi sospirò. « Ti ho detto che non bisogna rivelare il desiderio, o non si realizza, Bokuto-san. » ribadì, e poi ignorando la faccia delusa e imbarazzata di Bokuto continuò «... ma a questo punto non vedo come possa fare differenza. L'ultima volta ho desiderato di poter vedere la prossima pioggia di stelle insieme a te. Esattamente come hai fatto tu. » Si girò, sperando che nonostante la luce delle stelle sopra di loro, Bokuto non notasse il suo imbarazzo.
Aveva sbagliato. Era stata una pessima, pessima idea quella di venire a vedere le stelle. Si era fatto prendere da un pizzico di gelosia ed ora si era incastrato in quella situazione imbarazzante.
Bokuto era rimasto fermo per un secondo, e per un attimo Akaashi pensò che fosse rimasto turbato da quella dichiarazione. Invece Bokuto si portò la mano sotto il mento, chiudendo gli occhi e corrucciando la fronte, come se stesse pensando molto intensamente a qualcosa. All'improvviso spalancò i suoi enormi occhi da gufo, battè i palmi, come se avesse avuto una improvvisa epifania. « Oh! Ma certo! Akaashi!!! Ci sono arrivato. Non credo che dovremmo affidarci a qualcosa di ineffabile come le stelle. Dobbiamo essere noi a realizzare i nostri desideri. Esattamente come hai fatto tu, portandomi qui! » e quando vide che Akaashi era rimasto a bocca aperta, spostò la testa di lato « Cosa c'è? Non ho usato ineffabile nella maniera corretta? »
« No, è stato impeccabile. È solo... » Akaashi scoppiò a ridere « Hai ragione. Hai perfettamente ragione. Siamo i protagonisti della nostra storia. Non possono essere le stelle a risolvere i nostri problemi. »
Bokuto gli sorrise di rimando, stringendogli la mano.
« Sono o non sono un genio, Akaashi? » rise di gusto, e poi alzò di nuovo gli occhi al cielo « Sono contento che tu ti senta meglio. Sembravi nervoso quando eri rientrato in Giappone. » con il pollice accarezzò gentilmente il dorso della mano di Akaashi, in un gesto affettuoso che non aveva mai fatto prima.
Per molti Bokuto era una persona spensierata priva di preoccupazioni, ma in realtà era sempre molto attento alle persone che aveva intorno e si accorgeva subito se qualcosa non andava. Akaashi sorrise, lasciandosi alle spalle le preoccupazioni e alzando gli occhi al cielo.
Sotto quel mare di stelle, era così piccolo. Erano tutti così piccoli. Erano solo un istante nell'eternità dell'universo. Tutte le paure sembravano futili, se la pensava in quella maniera.
Strinse la mano che stringeva la sua.
« Sono innamorato di te, Bokuto-san. »
Lo guardò, e nei luminosi occhi dorati dell'altro rivide l'intero universo: vedeva il principio, i pianeti, supernove e nebulose, e più di tutto ciò vedeva una singola stella, luminosa ed abbagliante, che continuava a chiamarlo a sè. Bokuto Koutaro da solo brillava più di tutto l'intero firmamento.
Si perse in quel mare di eternità, e quasi non si accorse che Bokuto si era avvicinato, appoggiando le proprie labbra sulle sue.
« Ti amo anche io, mio astrofico »


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Akaashi aprì gli occhi. Aveva la sensazione di aver sognato qualcosa di terribilmente nostalgico, ed aveva gli occhi leggermente umidi.
Mentre la sua vista si abituava all'oscurità della stanza, poteva man mano notare sul soffitto delle figure luminose. Delle linee fosforescenti formavano delle costellazioni sul soffitto: poteva distinguere chiaramente l'Orsa Maggiore, il segmento che univa Merak e Dubhe, e seguendo questa linea immaginaria che le congiungeva individuò la Stella Polare.
Era un gioco che faceva da sempre, fin da bambino, da quando suo padre aveva deciso di applicare quella carta da parati. Forse era infantile da parte sua indugiare ancora in quel passatempo, ora che ormai era cresciuto.
Per sua fortuna, Bokuto era ancora più infantile di lui ed aveva insistito per avere una carta da parati uguale nella loro stanza.
Si girò sul fianco sinistro, e si ritrovò a fissare la schiena muscolosa di Bokuto, che stava ancora russando con gusto. Affondò la testa fra le scapole dell'altro, mentre lo avvolgeva in un abbraccio. Era reale.
« N-ngh... ancora cinque minuti, 'Ji... » borbottò nel sonno Koutaro, per poi grugnire. Keiji rise, e dando un bacio leggero e affettuoso al collo dell'altro, disse « Abbiamo tutto il tempo dell'universo, Kou. »

 

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Spero che non sia smielosa e schifosamente piena di cliché, ma (spoiler?) Akaashi che dice che Bokuto è come una stella e che loro sono i protagonisti del mondo non è già abbastanza cliché? È incredibile che la BokuAka abbia inventato l'amore.
Spero di riuscire a scrivere altro su di loro prossimamente. Sono S E T T E anni che non scrivo, e ci è voluto un anime come Haikyuu!! per farmi smuovere.

   
 
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