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Autore: La_Cantafiabe    05/09/2019    1 recensioni
Tony Stark ha promesso ripetizioni di fisica a Thor ma quest'ultimo è assolutamente negato in essa. Peter Parker offre il suo aiuto.
[Pre-Starker: Young!Tony x Peter] [Thunderfrost accennata] [HighSchool!AU/NoPowers!AU]
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: questi personaggi non mi appartengono (purtroppo), ma sono di proprietà della Marvel; questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

 
Di come Peter Parker salvò Tony Stark
 
Anthony Edward Stark, meglio conosciuto dalla popolazione studentesca della Midtown School of Science and Technology semplicemente come Tony-il-genio-megalomane, aveva questa malsana abitudine di ritenersi superiore a chiunque cercasse di intavolare con lui una conversazione e, probabilmente, era questo il motivo che portava la maggior parte dei suoi compagni di scuola ad evitarlo — il fatto che effettivamente fosse loro superiore in numerosi ambiti era un dettaglio trascurabile agli occhi dei più. 
 
Di ottocento e passa studenti soltanto cinque di loro erano stati in grado di instaurare con lui un rapporto di amicizia duraturo — Steve, Bruce, Thor, Natasha, Clint — e lui era quasi sicuro che ci fossero riusciti soltanto perché loro stessi avevano dovuto affrontare dei “periodi bui” con gli altri ragazzi nel corso degli anni. Erano un gruppo di incompresi, come Tony amava definirli.
 
Quel pomeriggio — seguito di una mattina davvero di merda, se Tony avesse dovuto classificarla, perché Jarvis non aveva potuto accompagnarlo a scuola a causa di un malore improvviso e lui era stato costretto a prendere un autobus sudicio che per poco non aveva perso; inoltre, come se tutto ciò non bastasse, il voto dell'ultimo compito di algebra era stato più basso di quanto si fosse aspettato. Quel pomeriggio, insomma, Tony era particolarmente stizzito; più del solito, almeno. E chiunque si fosse avvicinato per rivolgergli la parola non l’avrebbe passata liscia.
 
Si passò una mano tra i capelli già in disordine, sbuffando mentre riponeva ordinatamente i libri nello zaino. Non vedeva l'ora di tornare a casa e chiudersi nel suo laboratorio a trastullarsi con i suoi progetti di meccanica — proprio la notte prima aveva avuto una nuova idea per il suo ultimo prototipo e fremeva dalla voglia di metterla a punto. 
 
Quando sbatté l'anta dell'armadietto con una certa violenza per chiuderlo sentì un sussulto alla sua destra e voltandosi notò la presenza di un ragazzino più basso di lui al suo fianco: era il suo nuovo vicino di armadietto da qualche settimana ma non aveva mai avuto il piacere di chiacchierare — non che gli interessasse. Sapeva solo che aveva chiesto di cambiare armadietto a causa di alcuni bulli o qualcosa del genere e che sia il suo nome sia il suo cognome iniziavano con la "p".
 
Il ragazzino era minuto, forse aveva uno o due anni meno di lui e si guardava intorno sempre con quell'aria allarmata che Tony aveva iniziato a detestare subito dopo la prima occhiata. Forse assegnargli l'armadietto accanto al suo non era stata la decisione più saggia presa dai professori. 
 
Mise lo zaino in spalla e fece per andarsene ignorandolo deliberatamente come ogni giorno, quando si sentì chiamare da una voce profonda e familiare. Voltandosi riconobbe la figura di Thor che correva nella sua direzione tenendo sottobraccio Loki, suo fratello adottivo — incredibile come quei due passassero dal farsi la guerra come se non ci fosse un domani al camminare a braccetto per i corridoi in meno di mezza giornata; appena qualche ora prima, infatti, Tony li aveva visti urlarsi contro nel cortile.
 
«Tony, amico! Dopo ci incontriamo in biblioteca, vero?» chiese Thor con un entusiasmo fin troppo eccessivo.
 
...e addio alla piacevole serata in mezzo ai suoi adorati progetti. In quel momento si odiò profondamente per aver aspettato con così tanta impazienza la fine di quella giornata per poi vedersi sbattuta in faccia quella tremenda verità. 
 
Aveva completamente rimosso dai suoi pensieri di aver promesso a Thor ripetizioni di fisica. Che poi ancora non aveva capito perché non potesse aiutarlo Loki nel recupero, visti i suoi voti eccellenti — Thor aveva detto qualcosa a proposito del fatto che si distraessero troppo spesso quando lui e il fratello erano insieme —, ma fin quando il biondone lo pagava per le lezioni in più, lui non aveva il diritto lamentarsi — per soldi si fa di tutto era la sua politica.
 
«Sì, ci vediamo tra poco» si costrinse a dire, cercando di non piegare le labbra in una smorfia di disappunto.
 
Quando Thor se ne andò, trascinandosi dietro il fratello — povero ragazzo —, l'umore di Tony era sotto terra, in una buca molto profonda. Si voltò sbuffando aria dal naso e trovò il suo vicino di armadietto a fissarlo. Si premurò di lanciargli un'occhiataccia prima di andarsene. 
 
♦ ♦ ♦
 
Un'ora e quarantacinque minuti dopo, Tony pensò che forse non ne valeva così tanto la pena, di sprecare il suo prezioso tempo in cambio di appena tre dollari e mezzo a lezione — paga assolutamente simbolica, sia chiaro —: nonostante l'argomento in cui avrebbe dovuto aiutare Thor fosse uno dei più semplici del programma di quell'anno e nonostante glielo avesse già spiegato quattro volte, lui non accennava ad aver capito qualcosa neanche per sbaglio.
 
«Thor, per l'amor del cielo, non c'è assolutamente niente di difficile in questo stupido moto! Adesso capisco perché Loki si rifiuta di aiutarti…» gli disse, con una nota di stanchezza nella voce. Poi decise che per quel giorno aveva sofferto abbastanza e chiuse il libro con un tonfo, ignorando il monito di silenzio — «Shhhh!» — che la bibliotecaria gli riservò.
 
Thor lo guardò storto prima di rispondere. «I motivi che impediscono a Loki di rendersi utile in questa situazione non riguardano la mia incompatibilità con la fisica, se proprio ti interessa saperlo».
 
«In effetti non mi interessava saperlo, ma ammetto che mi hai incuriosito. Perché Loki non ti aiuta?».
 
Ora, Tony non era mai stato un ragazzo impiccione, anzi, detestava come solo lui sapeva fare chi cercava di farsi gli affari altrui, magari anche in modo poco discreto; ma, d'altro canto, adorava alla follia mettere in imbarazzo i suoi amici. E la situazione che si era appena creata era alla sua totale mercé.
 
«Forze superiori gli impediscono di venirmi in aiuto. Tony, non sono affari che ti riguardano». 
 
Il ragazzo dovette trattenere una risata per non farsi riprendere di nuovo dalla bibliotecaria ma fu difficile: Thor era arrossito violentemente e aveva messo su un'espressione che sarebbe dovuta sembrare offesa e forse anche minacciosa ma che di fatto lo fece sembrare solo un bambino indispettito. E che agli occhi di Tony palesò il fatto che ci fosse qualcosa sotto. 
 
Ma non erano affari suoi, Thor aveva ragione. 
 
Risposero i libri nei propri zaini e mentre si avviavano verso l'uscita, Thor porse a Tony i tre dollari che avevano stipulato come pagamento — ridicolo, ma pur sempre di un pagamento si trattava. «Grazie per le ripetizioni, comunque. Possiamo vederci venerdì, ché domani ho da fare?» gli chiese Thor. 
 
«Sì, va bene. Stessa ora, stesso posto».
 
Arrivati al portone, prima di varcarlo, Tony fece vagare i suoi occhi all'interno della biblioteca — era sempre stata una sua inquietante abitudine quella di osservare velocemente un luogo prima di andarsene — e, inaspettatamente, incrociò lo sguardo del suo vicino di armadietto. Lui gli sorrise timidamente per poi chinare il capo su un libro. Tony, non sapendo come comportarsi, se ne andò.
 
♦ ♦ ♦
 
La mattina dopo Tony arrivò a scuola in perfetto orario ma non perfettamente riposato — il giorno in cui lo sarebbe stato avrebbero dovuto festeggiare, lui e i suoi amici. Le lezioni passarono lente e noiose come al solito e fortunatamente quel pomeriggio non aveva attività di doposcuola.
 
Al suo armadietto si affrettò a preparare lo zaino per tornare a casa — prima si sarebbe dovuto fermare al bar di fronte alla scuola per incontrare Steve come al solito —, quando una voce sconosciuta lo chiamò. Ci mise qualche secondo di troppo a realizzare che era stato il suo vicino di armadietto a richiamare la sua attenzione.
 
«Ehm… avrei una richiesta da porti. Ma se non è un buon momento ne possiamo parlare domani» disse il ragazzino. Parlava con voce acuta ed era evidente che non fosse a suo agio: forse era stato intimorito dal sopracciglio inarcato di Tony, che gli conferiva un'aria non esattamente amichevole, anzi.
 
Detto in tutta sincerità, Tony non aveva la benché minima voglia di scambiare due parole con lui —in realtà non vedeva l’ora di estraniarsi dal mondo circondato dal suo ultimo progetto —, ma quel giorno non era ancora successo niente che avesse attentato al suo umore e comunque non gli aveva mai fatto nessun torto, quel P.P., così decise di dargli una possibilità. «Cosa vuoi?»
 
«O-okay, ehm… io sono Peter Parker, comunque. Beh, ieri pomeriggio ti ho sentito parlare con quel tipo biondo e poi ti ho visto in biblioteca mentre gli davi ripetizioni di qualcosa e non sembravi molto contento di doverlo fare. Ho anche visto che alla fine della lezione ti ha pagato e, sai, in giro si dice che per la tua famiglia i soldi non siano un problema. Per me e mia zia invece lo sono, quindi, in sostanza, ho pensato che io potrei prendere il tuo posto per le ripetizioni di quel ragazzo. Se per te va bene, ovviamente».
 
Tony rimase in silenzio, spiazzato da quel fiume di parole improvviso — il ragazzino non aveva quasi respirato mentre parlava. Si sentì come se qualcuno gli avesse appena fatto esplodere una miscela chimica sul viso — si immaginava con la stessa espressione che Devon Murray aveva dovuto interpretare in "Harry Potter e la pietra filosofale", quando Seamus Finnigan faceva esplodere la piuma a lezione di incantesimi. Quel ragazzino aveva sciorinato un poema intero soltanto per chiedergli se avesse potuto sostituirlo nel dare ripetizioni a Thor. Senza neanche sapere per quale materia, oltretutto. Doveva essere proprio disperato.
 
«Penso che vada bene… a me va bene ma dovresti parlarne con Thor» si obbligò a dire, per non fare la figura dello stoccafisso.
 
Peter Parker gli sorrise e Tony probabilmente travisò tutto, perché non era bravo a capire le emozioni delle altre persone, ma gli parve che ci fosse una punta di riconoscenza in quel gesto. 
 
«Di solito Thor pranza al tavolo con me, quindi se domani mi segui in mensa puoi parlare con lui». 
 
Invitare sconosciuti al suo tavolo non era una cosa da Tony Stark, anzi, era più probabile che tentasse invano di impedire ai suoi amici di farlo, ma quel ragazzino lo aveva incuriosito — nessuno lo aveva mai guardato con quello sguardo di pura gratitudine nonostante non avesse fatto assolutamente niente. E poi, beh, lo aveva appena salvato da altri tediosi pomeriggi in compagnia di Thor che lo avrebbero di certo portato all'esaurimento nervoso.

 
F I N E




 
Spazio Autrice:
finalmente anch’io sono riuscita a pubblicare qualcosa su EFP! Sono molto orgogliosa di questa OS perché è la prima volta che riesco a scrivere così tanto e a concludere qualcosa, per di più con due personaggi a cui sono molto affezionata. 
Spero che la storia sia di vostro gradimento e mi piacerebbe ricevere qualche recensione, così che possa migliorare il mio stile di scrittura. Grazie per aver letto!
La_Cantafiabe
   
 
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