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Autore: xela182    07/09/2019    0 recensioni
Questa è la storia del grande viaggio di Melanie Jack, una studentessa come tanti, che ha frequentato Hogwarts negli anni di Harry Potter e che dopo aver scoperto l'esistenza di Cynthia, scoprirà anche che avere una sorella è come avere l’anima divisa in due corpi...
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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NdA: Ciao a tutti, ritorno con il seguito di "Melanie Jack e il Prigioniero di Azkaban" (che se non avete letto potete trovare qui: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3739771&i=1 ) gettando Melanie in una nuova avventura!
Spero che la storia vi piaccia e vi ricordo che ogni commento, suggerimento o critica è ben accetto! Buona lettura! P.S.: in questo capitolo ci sono ben due "camei"... li trovate?





1186 a.C.
 
Urla strazianti e sibili la accompagnavano di stanza in stanza, passo dopo passo, attraverso cocci e frantumi, mentre gli occhi saettavano da un punto all’altro e la mente teneva il conto dei battiti della mano destra lungo la parete.
L’armata delle guardie aveva ceduto e il palazzo brulicava di ribelli.
Era vicina alla salvezza, non si sarebbe arresa.
Gocce di sudore le imperlavano la fronte: ce l’avrebbe fatta, avrebbe varcato quella soglia.
Premette la mano con più vigore sul muro e una scalinata le si materializzò davanti.
Un colpo di lame la fece fermare. Una voce.
- Mia Regina…
E venne il buio.

 
 
 
Melanie Jack
e il Calice di Fuoco
 
 
 


Sometimes I give myself the creeps
Sometimes my mind plays tricks on me
It all keeps adding up
I think I'm cracking up
Am I just paranoid?

(Green Day – Basket Case)
 
 
La canicola estiva rendeva onirico il paesaggio londinese, tanto da farlo sembrare un quadro impressionista di Monet.
Le fronde dei cipressi si muovevano pigramente mentre la polvere rossa del terriccio si alzava a creare piccole nuvole.
Lo scalpiccio dei passi nel vialetto si andava a confondere con le grida che provenivano dai campi adiacenti.
Lontana dall’atmosfera gioiosa e spensierata che la stagione presentava, Melanie stancamente trascinava i piedi e con piglio pigro faceva ciondolare la racchetta senza troppa cura nel farle prendere colpi.
- Quanto dureranno gli arresti domiciliari? – ruppe il silenzio Garrick.
La ragazzina si fermò; con uno sbuffo sconsolato spostò il ciuffo che le incorniciava la fronte e diede uno sguardo pieno di sconforto al cielo azzurro.
Era passato circa un anno da quando aveva scoperto di essere una strega e soprattutto che suo padre era un mago ed era pronto a ritornare nella sua vita dopo che per undici anni lo aveva creduto scomparso.
E che, dettaglio non trascurabile, suo padre era un ladro.
- Con una visione ottimistica direi tutta l’estate. Ma ti assicuro che prolungherei anche, a patto di togliere le lezioni di francese, di tennis e gli esercizi di matematica.
- Non capisco in effetti a cosa servano tutte queste cose da Babbani. – si domandò ad alta voce Tabitha - A parte il tennis. Perché è davvero divertente!
Claire, la madre di Melanie, era convinta che la matematica e la conoscenza della lingua francese potessero tornare utili anche nel mondo magico e che a Hogwarts facessero poca attività fisica, carenze alle quali voleva sopperire nelle vacanze estive.
Con quello che Melanie aveva combinato qualche settimana prima al Museo delle Cere, scappando da scuola, affrontando un drago e di fatto aiutando suo padre a fuggire al braccio della legge magica, Claire trovò campo fertile per attuare il suo piano.
Fortunatamente per la ragazzina, i suoi amici si mostrarono entusiasti, compresa Tabitha, che dopo sole due settimane di allenamento, maneggiava con disinvoltura la racchetta da tennis, mentre la mente di Garrick non vedeva l’ora di essere stuzzicata dalle equazioni.
In tutto ciò, Melanie non aveva avuto il coraggio di chiederle se potesse andare alla finale della Coppa del Mondo di Quidditch con i suoi amici, con i biglietti gentilmente offerti da Tabitha.
- Non ti sembra strano, però, essere di nuovo tra i Babbani? – osservò Garrick, insofferente alla mancanza della bacchetta.
I tre ragazzi si appoggiarono alla staccionata che limitava l’ingresso ad uno dei campi da gioco; due ragazzini, più o meno della loro età, stavano concludendo un incontro.
- A dire il vero non mi spiace. Ci sono cose interessanti da fare.
Melanie appoggiò la racchetta al recinto e prese a sistemarsi i capelli con noncuranza.
Garrick la guardò di traverso.
- Tipo fare gli occhi dolci a quel ragazzo?
Melanie sbuffò e con le braccia sui fianchi sostenne lo sguardo dell’amico.
Tabitha, leggermente più bassa degli altri due, si allungò sulle punte per scorgere la fonte di tanto interesse e visti i due ragazzi giocare, fece un largo sorriso.
- Potrei fargli sciogliere una stringa e poi soccorrerlo quando cade.
- Riceveresti un monito dal Ministero e saresti ignorata dal tuo bel principe. A nessun ragazzo piace conoscere una ragazza dopo aver fatto una figura di cacca. E cadere sulle proprie stringhe lo è.
- Oppure potremmo fare finta di avere problemi con quell’aggeggio laggiù.  – propose Tabitha indicando una macchina distributrice di bevande.
Melanie le sorrise complice e fece per dirigersi verso il punto indicato, quando Garrick la fermò afferrandole un braccio.
- Aspettate! Io quel tipo lo conosco! È un compagno di scuola di mio fratello Brody. Anzi, ex compagno, da quest’anno frequenterà Eton!
Si voltarono tutti a guardare il ragazzino biondo che in quel momento stava ridendo con l’amico mentre sorseggiava una bibita a bordo campo.
I riccioli gli cadevano ritmicamente sul viso, incorniciando il volto fine ed evidenziando i lucenti occhi azzurri.
Si scambiarono poi una singolare stretta di mano e si diressero ognuno verso la propria sacca.
Mentre liberavano il terreno di gioco, Garrick ne approfittò per salutare.
- Hey! Ciao, come butta? Finito l’allenamento?
- Ciao Rick, come va? Più che altro sono stanco di prendere paga da lui. – indicando l’amico - Mi ha battuto tre volte di fila! – fece una mezza boccaccia diretta al compagno che sogghignava.
- Peccato… io volevo aiutare con il servizio le mie amiche, ma come uno scemo mi sono fatto male alla caviglia… mi spiace averle fatte venire qui per niente…
Melanie e Tabitha si guardarono fugacemente, sentendosi entrambe avvampare.
- Beh, se vi va, possiamo fare qualche palleggio. – propose l’altro ragazzo.
- Magari in un doppio riesco a batterti! – sorrise il primo. – A proposito, io sono Tom e lui è Eddie.
Dopo le presentazioni ritornarono al campo.
Melanie sperava che l’imbarazzo la lasciasse presto in modo da giocare senza troppe figuracce.
Tabitha invece, pareva perfettamente a suo agio e senza smettere di cicalare un secondo, formò le squadre per il doppio.
Tuttavia, mentre Tom si rivelò essere un ottimo insegnante e diede a Melanie consigli preziosi, Eddie era focalizzato sulla partita e dopo pochi palleggi, l’inesperienza di Tabitha contribuì a lasciare margine agli avversari.
Al tramonto i ragazzi si offrirono di accompagnare Tabitha e Melanie a casa di quest’ultima, che parlando con Tom scoprì della sua passione per il francese e la recitazione.
- Se entri nella compagnia teatrale del college, magari posso venire a vederti nelle vacanze di Natale.
- Davvero? Mi piacerebbe molto! – gli occhi del ragazzo brillavano, ma Melanie ebbe l’impressione che non fosse la sua eventuale presenza il motivo, quanto la reale possibilità di poter recitare su un palcoscenico.
 
*****
 
Varcato l’uscio di casa, Melanie iniziò la sua personale performance della ragazzina pentita e afflitta, distrutta dall’attività fisica, cercando di interpretare al meglio il ruolo che le poteva valere la dispensa dagli esercizi serali di matematica.
Non era preparata a trovare la casa a soqquadro; se era lei ad essere presente in casa era praticamente la situazione standard, ma Claire non era il tipo da concedersi una giornata di relax a spese dell’appartamento.
Appena la donna la scorse, da dietro una pila di indumenti pronti per il ferro da stiro, le fece un cenno.
- Melanie! Dov’eri finita? – la ragazzina stava per dilungarsi in una spiegazione melodrammatica del pomeriggio, ma non le venne concesso il tempo di rispondere.
- Non importa! Hai presente la mia amica Kate? Dai! Quella con la fantastica chioma di ricci neri! Te la ricordi? Quella con i due bambini?
- Jamie e Fran?
- Rush e Zoe! Jamie e Fran sono le figlie della nostra ex vicina di casa… che in effetti aveva ricci scuri anche lei… ma no, sto parlando di Kate! Kate! Dai, te la ricordi?
- Mamma, quant’è importante ai fini della storia che io me la ricordi? – sbuffò Melanie prendendo un succo fresco dal frigo.
- Ve bene, poi ti faccio vedere le foto. Ne avevo una bellissima con te che tieni in braccio i due bambini, perché ti piaceva tanto giocare con loro…
- Mamma! Si può sapere che ha fatto Kate?
Claire pur non smettendo un attimo di parlare aveva già stirato gran parte dei vestiti e mano a mano li riponeva in due grosse valigie, per altro già zeppe di roba.
- Te la ricordi allora adesso?
Melanie sospirò e optò per la soluzione indolore.
- Ma sì, certo, Kate! Quella con la testata di riccioli neri e i due bambini, Rush e Zoe! Adoravo giocare con loro da piccola!
- Ooh, vedi che te la ricordi! Comunque, Kate aveva prenotato un viaggio in Francia per quest’estate - Parigi, Mont-Saint-Michel, la valle della Loira - ma Zoe si è beccata la varicella e non possono più partire, il viaggio non è rimborsabile e così mi ha proposto di prendere il loro posto! Non è grandioso?
- Insomma… la varicella è parecchio fastidiosa, poi col caldo è anche peggio e perdere le vacanze in Francia…
- Intendevo: “grandioso per noi”!
- Ah, sì, per noi senz’altro! Quando si parte?
 
 
Era la prima volta che Melanie prendeva l’aereo e fu estasiata quando le assegnarono il posto accanto al finestrino.
Quando lo aveva comunicato ai suoi amici, Tabitha storse il naso; benché il mondo Babbano la affascinasse, un mezzo che volasse senza alcun tipo di magia non le trasmetteva fiducia e fu anche stupita dalla durata del viaggio (“Tanto valeva andare con la scopa!”). Diede quindi a Melanie un interessantissimo volume sugli insediamenti francesi delle comunità magiche, con tanto di storia locale, e si raccomandò di trovare il coraggio di chiedere il permesso per la finale di Quidditch.
Garrick, essendo Nato Babbano, era più avvezzo agli spostamenti in aereo si limitò a ricordarle di non indossare oggetti metallici o tantomeno la bacchetta prima del gate.
 
Una volta giunte a Parigi, lo sfarfallio nello stomaco di Melanie si fece ancora più forte.
La città le si dipanava davanti come un libro che volesse farsi leggere, l’atmosfera frizzante, il sole e le numerose fontane e i getti d’acqua lungo la Senna erano una scarica di allegria adrenalinica.
Come tutti i Babbani salirono sulla Tour Eiffel, ma da brava strega studiò attentamente la Cattedrale di Notre Dame e i numerosi riferimenti alla simbologia alchemica del principio cosmico di creazione che nulla aveva a che vedere con la devozione cristiana che legava i Babbani.
Visitarono il Louvre e Montmartre, fecero una minicrociera sulla Senna, passeggiarono per gli Champs-Élysées, dove Melanie perse una battaglia con la madre e si fece convincere a rallentare per un po’ di shopping.
- Non è carino questo? – chiese Claire mostrando un vestito di tulle celeste.
- Ah-ha. Appena la mia zucca si trasforma in carrozza, lo prendo.
In tutta risposta Claire le fece una boccaccia, ma continuò a mostrarne un’altra mezza dozzina.
- Ho ancora il vestito che mi hai preso l’anno scorso da Madama McClan. Mai usato!
- Ma che c’entra! Quella è una veste normale, nera! Metti che ti invitano ad una festa…
- Uhm, sì, a proposito di inviti… Tabitha mi ha proposto di andare a vedere la finale di Quidditch e..
- Ecco, vedi! Dai, provati questo! – Claire spinse la figlia verso un camerino con un abito non troppo pomposo, ma con il corpetto di pizzo.
- Mamma, non è esattamente il tipo di abbigliamento per…
- Taci e provatelo!
Si soffermarono in Place de la Concorde a prendere un gelato, tentando di immortalare l’obelisco di Luxor in un solo scatto, cosa che neanche con la macchina fotografica magica fu possibile.
Una volta rientrate in hotel, Melanie sprofondò in un sonno profondo.
Un brivido gelido lungo la schiena la colse di sorpresa, ma fu un attimo; la stanchezza prese il sopravvento e si riaddormentò lesta.
Il mattino dopo, pronta per lo spostamento verso Mont-Saint-Michel, era di nuovo carica di energia.
 
*****
 
Col passare dei giorni il francese di Melanie andava migliorando, tanto che al Château Chambord riuscì ad aiutare una bimba che si era persa a ricongiungersi con la famiglia, che dispensò numerosi e calorosi ringraziamenti.
Durante la vacanza Melanie tentò più volte di portare il discorso alla finale di Quidditch, ma fu solo sul volo di ritorno che riuscì a strappare a Claire il consenso a patto che finisse tutti i compiti per Hogwarts e tutte le esercitazioni previste per le materie babbane.
Di buona lena quindi si gettò a capofitto sui libri, terminando in tempo tutte le consegne, dal tema sulla Conferenza Internazionale dei Maghi del 1289 per il professor Ruf ai problemi di geometria euclidea con i solidi e i relativi volumi, dalle due pergamene sull’utilizzo del Bezoar per Pozioni alle coniugazioni dei verbi irregolari in francese.
Mancava solo un giorno all’appuntamento con i genitori di Tabitha e gli amici a Diagon Alley quando Melanie, rientrando a casa dalla lezione di tennis, trovò Claire impallidita, con le labbra serrate davanti ad un voluminoso pacco trasportato da due grossi gufi, ancora appollaiati sui pensili della cucina.
L’involucro riportava solo una piccola scritta ed era stata quella, Melanie ne era sicura, a mettere in agitazione la donna: “da Papà”.

 
 


 
  
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