Ho sempre odiato gli ospedali.

Mi infastidisce da morire l’odore del disinfettante che ogni singola parete di questo luogo infernale emana.

Mi sento soffocare, vorrei soltanto che tutto questo fosse un brutto sogno.

Prima la mamma, adesso lui…ma perché la mia vita deve essere così schifosa? Che cosa ho fatto di male per meritarmi tutta questa sfortuna? Perché io? Perché proprio adesso che il nostro rapporto stava migliorando?

«Se non dovesse farcela…che cosa sarà di noi?» - sussurro.

Improvvisamente sento una mano stringere dolcemente la mia. Sollevo lo sguardo e mi scontro con le iridi nocciola di Sana che mi fissano con preoccupazione.

Ho bisogno di qualcuno che mi stia accanto senza farmi troppe domande e paradossalmente, questo qualcuno è proprio lei. Per quanto lei sia matta e scatenata, è l’unica che mi ha sempre capito, è l’unica che ha sempre saputo ascoltarmi.

Senza dire una parola l’attiro a me e l’abbraccio, ho bisogno di qualcuno che mi infonda sicurezza, ho bisogno di qualcuno che mi dia un po’ di calore.

Restiamo così per un tempo indefinito e quando ci stacchiamo, ho la certezza che tutto andrà bene.

Poco dopo ci raggiunge l’infermiera che ci conferma che mio padre è fuori pericolo. Sana stringe nuovamente la mia mano con dolcezza.

Non posso far altro che ricambiare il contatto e ringraziarla silenziosamente: è merito suo se non sono crollato.

Ed è proprio in questo momento che realizzo una cosa: ho bisogno di qualcuno come Sana nella mia vita.