Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |      
Autore: suni    29/07/2009    27 recensioni
Ad Oto, Sasuke affermava di voler uccidere Naruto "per capriccio". Ma siamo sicuri che fosse davvero questa la ragione del suo gesto? O magari c'entrano invece uno schermo, qualche testo inappropriato e un certo archivio di nostra conoscenza...?
(Attenzione: alto tasso di demenza. Perditempo, porta a porta e ficwriter pieni di sé, astenetevi.)
Genere: Demenziale, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Kabuto Yakushi, Sasuke Uchiha
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
C’erano molte cose per così dire, usando un delicato eufemismo, sgradevoli, ad Oto

Non so come classificare questa cosa, ma di sicuro è stupida. Inutile perdere tempo a parlarne, l’unica cosa che voglio dire è che i riferimenti sono casuali e del tutto privi di intenzioni offensive. Se non avete senso dell’autoironia e scrivete nel fandom di naruto, vi sconsiglio di continuare la lettura, potreste avere brutte sorprese.

Agli altri, buon divertimento, o almeno spero.

suni

 

 

 

_________________________________

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C’erano molte cose per così dire, usando un delicato eufemismo, sgradevoli, ad Oto. Effettivamente l’elenco avrebbe potuto protrarsi per un lasso di tempo sorprendentemente lungo, partendo dalla persona di Orochimaru, che forse era quanto di peggio il panorama locale fornisse, per arrivare alla solitudine funerea, al fatto di vivere in umidi e fetidi corridoi sotterranei come le talpe e le larve o, ancora, a quello che le uniche altre persone presenti fossero cavie da laboratorio sottoposte quotidianamente ad atroci esperimenti, con tanto di urla raggelanti che si spandevano in quei cunicoli oscuri. La lista si prolungava di quel passo per infiniti punti e non v’è dubbio che, in un simile stato di cose, qualunque persona minimamente sana di mente sarebbe giunta alla conclusione che ci fosse un’unica cosa ragionevole da fare: raccogliere armi e bagagli, caricarsi in braccio katana, lacca e stemmini vari e svignarsela da quel posto immondo il più in fretta possibile.

Ma noi non stiamo parlando di una persona sana di mente.

Noi stiamo parlando di colui la cui massima espressione dialogica è “Mh”, colui che ha messo l’iniziale maiuscola a Vendicatore per questioni di copyright, colui che trova affascinante pettinarsi i capelli a coda d’anatra – e il bello è che la gente lo asseconda anche – colui che si stampa ventagli bianchi e rossi anche sui perizoma, colui che si mette a ridere soltanto dopo aver passato quattro ore in una posizione scomodissima chiuso dentro un barile sballottato qua e là. Insomma, avete capito, lui: Sasuke Uchiha.

Che poi, a ben guardare, lo si può anche capire: era l’unico ragazzino al mondo che sarebbe stato ugualmente scazzato e insoddisfatto ad Oto come a Gardaland, quindi tanto valeva restare dov’era. A Konoha gli aveva sempre dato fastidio tutto – Naruto Uzumaki in primis – e Oto non faceva differenza. Continuava a snobbare il mondo, come aveva sempre fatto, e a guardare sprezzante dall’alto in basso tutti quanti Orochimaru compreso, con gran disappunto del sannin in questione e del di lui braccio destro e più fidato seguace, Kabuto Yakushi. Seguace fidato che era la cosa, dal punto di vista di Sasuke, più spiacevole del villaggio segreto del Suono.

Kabuto, per cominciare, li aveva presi per il naso ai tempi della seconda prova, lui, Naruto e Sakura. Ora, che si fosse tranquillamente beffato degli altri due a Sasuke non pareva evento particolarmente strano o toccante; che si fosse preso gioco di lui, invece, .

In secondo luogo, Kabuto Yakushi era un leccapiedi. E tra i tanti difetti che Sasuke aveva, ma che comunque non si sarebbe mai abbassato a riconoscere come propri, davvero non figurava il servilismo, perché il quantitativo spropositato di orgoglio e stima di se stesso che gli erano propri, per forza di cose, gl’impediva quella pratica.

In terzo luogo, Kabuto Yakushi era veramente convinto di quel che faceva, delle idee di Orochimaru, dei suoi progetti e delle sua aspirazioni: li condivideva con slancio e abnegazione; posizione che, sempre agli occhi di Sasuke, faceva di lui un perfetto cretino. Aggiungendo il fare subdolo e le maniere viscide, il quadro non pareva affascinante.

Inoltre, Kabuto Yakushi insisteva nel far sì che anche lui facesse propri gli stessi ideali, che sviluppasse la medesima stima sconfinata verso Orochimaru e che vivesse come un immenso onore il fatto di essere stato prescelto come suo prossimo corpo; insisteva in maniera sfibrante perché lui si rivolgesse al sannin coi dovuti onori e fosse umile e accomodante – due concetti che nemmeno un ritardato avrebbe mai minimamente accostato alla persona di Sasuke. Ora, siccome difatti il giovane genio si guardava bene dal seguire quelle direttive, quello stronzo di Kabuto per dispetto gli zuccherava sempre il tè. E Sasuke odiava lo zucchero, Kabuto lo sapeva benissimo. Era inammissibile.

Ma c’era un’ultima cosa di Kabuto che snervava Sasuke in modo intollerabile.

Il punto era che Sasuke Uchiha soffriva d’insonnia, come ogni buon quattordicenne psicolabile che si rispetti, e Kabuto aveva dei computer, che usava per monitorare i suoi esperimenti ed effettuare le successive analisi, per tutto il giorno. E fin qui, la questione fila.

La cosa che invece mandava in bestia Sasuke oltre ogni dire era che puntualmente di notte, ogni volta che si alzava per far due passi, andare a far tappa in bagno, sventolare due colpi di katana e, insomma, far passare il tempo che l’incapacità di dormire all’orario adeguato – peculiarità che, tempo dopo, avrebbe portato Sai a commettere lo sgarbo di disturbarlo durante la pennica pomeridiana – lasciava vuoto e dilatato, trovava Kabuto ancora davanti al computer. Immerso nella lettura di chissà cosa, col suo impenetrabile e perfido sorrisetto sulle labbra, il medico ridacchiava con scherno vedendolo comparire e non smetteva di sghignazzare malignamente in silenzio finché lui non spariva.

Sasuke non amava farsi i fatti altrui e delle persone che aveva intorno gl’importava assai poco, per non dire un’emerita cippa di niente. A lui interessava uccidere suo fratello e vendicare il clan, e che il resto del genere umano crepasse tra sofferenze atroci o si perpetrasse florido non era affar suo. Dunque, come Kabuto passasse le notti non gl’interessava – in effetti, preferiva non pensarci. Quel che lo faceva veramente incazzare era la costante sensazione che Kabuto – che, non v’era dubbio, ricambiava pienamente la sua antipatia - ridesse di lui, e questo Sasuke non lo poteva tollerare: nessuno aveva il diritto di schernire l’ultimo Uchiha – beh, l’ultimo di lì a breve – se non voleva incappare nella sua giusta collera.

Naturalmente, Sasuke non aveva intenzione di abbassarsi a dare a Kabuto la soddisfazione di sapere che le sue risatine leziose lo indisponevano e che avrebbe dato la testa mozza di suo nonno, rotolata ai suoi piedi nella tragica notte blablabla, per sapere di cosa cavolo ridesse ed eventualmente infliggergli la giusta punizione per la sua mancanza di rispetto: gli scagliava la solita occhiata altera, con superiorità, e tirava dritto per la sua strada con espressione di fredda indulgenza e divino schifo.

Questo, almeno, fino alla notte in cui Kabuto, proprio mentre lui lasciava la stanza, si lasciò sfuggire – o lanciò volutamente, vai a sapere – un leggero “Ridicolo!” scorrendo assorto lo schermo. La sola idea che qualcuno potesse usare quel lemma in riferimento a lui scosse talmente Sasuke che, accantonando per un istante l’imperturbabilità, il ragazzino si voltò indietro accigliato, con espressione fosca ed ostile.

“Che cosa è ridicolo?” chiese tagliente.

Kabuto si strinse nelle spalle con calcolata noncuranza.

“Non credo proprio che tu lo voglia sarebbe, Sas’ke-kun, sarebbe traumatico,” ribatté accondiscendente, ostentando una premura di fiele.

Sasuke raddrizzò le spalle con fierezza, regale, sbuffando altezzoso: nulla poteva traumatizzare un Uchiha.

“Fa’ vedere,” intimò brusco, raggiungendo il medico. La sua famiglia era stata sterminata praticamente sotto il suo naso e, a parer suo, la cosa non aveva avuto conseguenze sulla sua invulnerabile psiche: certo non sarebbe bastato uno stupido computer a scalfire una simile fortezza.

Non sapeva quanto si sbagliava.

 

 

 

 

WWW

 

 

“Fa’ vedere.”

Kabuto fece come per suggerirgli di trattenersi mentre Sasuke doppiava la scrivania e si posizionava accanto a lui, faccia allo schermo, scrutando arcigno il monitor illuminato da una fredda luce chiara.

Al suo sguardo affamato di curiosità si presentò un banalissimo testo in prosa, lunga sequela di caratteri neri sulla pagina bianca: niente che giustificasse tanta ilarità.

“Beh?” sbottò stizzito.

“Ma non vedi cosa c’è scritto..?”

Sasuke fu sul punto di rispondere contegnoso a Kabuto chiedendogli se secondo lui avesse mai avuto tempo da sprecare per imparare a leggere quando aveva cose ben più importanti da fare, tipo diventare abbastanza potente da commettere fratricidio. Ricordandosi che in effetti tempo addietro l’aveva fatto serrò invece sdegnosamente le labbra e assottigliò concentrato le palpebre, immergendosi nella lettura. Lentamente, sillaba dopo sillaba, il suo colorito già niveo si fece di una nuance malsana tendente al verdognolo.

 

Le calde braccia muscolose del moro la avvolsero in una stretta decisa ma amorevole e Sakura si lasciò sfuggire dalle labbra un sospiro estatico, felice di vedere il suo sogno finalmente realizzato. Sasuke era lì con lei e non se ne sarebbe mai più andato, perché il sentimento che li univa era troppo grande.

Quasi confermando il pensiero della rosa, Sasuke la serrò un po’ di più.

“Ti amo, Sakura,” sussurrò dolcem

 

“C-c-che c-c-os’è questa roba?” sbottò Sasuke – o meglio: rantolò con voce stranamente acuta, immerso nello sforzo di trattenere un violento conato di vomito.

Kabuto chinò la testa verso il basso, tentando invano di reprimere una risata quasi isterica alla vista del volto del genio deformato da quel che poteva definirsi solo panico.

“Una fanfiction, Sas’ke-kun,” rispose il medico tra le risate compiaciute. “Dovresti essere contento, parla di te,” aggiunse solerte.

“Non è vero!” ringhiò Sasuke minaccioso, recuperando un minimo di autocontrollo. “Quello non sono io! Ti pare che io sussurri dolcemente? A Sakura, poi?”

Kabuto si schiarì serio la voce, sistemandosi gli occhiali sul naso.

“Pare che in passato tu l’abbia fatto. C’è un certo episodio in cui pare che, partendo da Konoha, tu le abbia surrurrato un grazie molto dol...”

“Sì, ma subito dopo l’ho messa a tappeto!” protestò Sasuke oltraggiato, la fronte aggrottata. “E cosa cavolo è una fanfiction?” sibilò finalmente, facendo sfoggio dell'altra sua peculiare capacità, ovvero quella di porsi sempre la domanda fondamentale con ritardi astronomici concentrandosi invece su cazzate senza importanza e futili questioni d’onore. 

“E’ un racconto scritto da un ammiratore,” spiegò Kabuto sbrigativo, con sufficienza.

“Di chi?” chiese Sasuke glaciale.

“In questo caso, un ammiratore di Naruto,” completò Kabuto, riportando lo sguardo sullo schermo con malvagio entusiasmo.

“Di Naruto?” ripeté Sasuke con voce involontariamente stridula, i neri occhi sgranati. “Esistono ammiratori di quel...dobe?”

“Di noi tutti, voglio dire, del nostro mondo,” si corresse Kabuto con uno sbuffo. “In realtà tu hai molti più fan di lui, Sas’ke-kun,” aggiunse vagamente amareggiato.

“Vorrei ben vedere,” borbottò Sasuke sprezzante. Ci mancava soltanto che l’idiota venisse apprezzato più di lui, sarebbe stato veramente il colmo. “Ma dove stanno, poi, questi fan?” aggiunse, nonostante il fatto di risultare ignorante in merito alla questione toccata lo indispettisse in modo indicibile. Ma un giorno o l’altro avrebbe ucciso Kabuto e l’onta sarebbe stata lavata col suo sangue.

Kabuto sospirò tediato, prima di mettere mano al puntatore.

“Come spiegarti... Guarda,” affermò smanettando col mouse, e Sasuke si chinò automaticamente in avanti, studiando la nuova pagina.

“E...F...P. Che cosa dovrebbe voler dire?” domandò, tracotante.

“Erika’s Fanfiction Page. L’archivio delle fanfiction di Erika. E’ qui che leggo le storie.”

“E chi sarebbe Erika?”

Kabuto si sistemò nuovamente gli occhiali sul naso, compito.

“Non ne ho la più pallida idea,” ammise controvoglia.

Sasuke gli lanciò un’occhiata gelida, raddrizzandosi fiero. Kabuto lo imitò, accennando un sorriso sussiegoso.

“E’ qui che i nostri fan scrivono le loro storie su di noi. Tu sei uno dei più gettonati...e non me ne spiego la ragione,” proseguì, mormorando appena l’ultima frase con fastidio.

Sasuke assottigliò le labbra, ostile, scrutandolo con odio. Soprassedette, magnanimo.

“Quindi quella schifezza che stavi leggendo sarebbe...”

Kabuto annuì.

“Sì, una storia su di te scritta da una tua ammiratrice.”

“Quella non è una mia ammiratrice. Quella mi odia a morte,” obiettò Sasuke sdegnoso, rabbrividendo al ricordo del caldo abbraccio e del ti amo sussurrato dolcemente.

“Beh, c’è un certo disaccordo in merito. C’è chi ti adora follemente e chi vorrebbe vederti morto prima possibile,” concesse Kabuto leggero.

“Il secondo punto è reciproco,” ringhiò Sasuke altero, prima di levare il mento all’aria con superiorità. “Comunque non m’interessa questa roba ridicola,” aggiunge indifferente. “Gente che mi rifila a Sakura, è proprio una stup...” concluse, voltando le spalle per allontanarsi.

“Non solo a Sakura,” buttò lì Kabuto con noncuranza, sorridendo malefico tra sé. Le lenti dei suoi occhiali rilucettero sinistre mentre Sasuke si bloccava di scatto, tornando a girare lentamente la testa indietro.

“Cosa intendi dire?” chiese freddamente.

Kabuto scrollò il capo, facendo ondeggiare i capelli.

“Ai fan piace far nascere amori tra i loro idoli. Creano le coppie più assurde. Pensa che,” citò, esagerando enfaticamente lo stupore, “c’è chi ventila una relazione tra me e il nostro grande e amatissimo Sannin.” E scosse la testa con rimprovero.

“Chissà come mai...” mormorò Sasuke, impassibile. “E io...?” aggiunse bizzoso.

“Secondo alcuni ti stupra,” scandì Kabuto arcigno.

“Ho sempre pensato che volesse farlo...” borbottò Sasuke tra sé, prima di rabbrividire lievemente. “Poi?”

“Tu sei molto diffuso. Beh, alcune ti mettono con Hinata Hyuuga, ad esempio...” affermò Kabuto, scorrendo la lista dei titoli.

“Ma se non le ho mai rivolto la parola,” osservò il genio, arricciando il naso con disgusto. “E’ persino più inutile di Sakura, quell’impedita.”

“...o con Kakashi.”

“K-Kakashi sensei?” E lo squittio atterrito che Sasuke emise lo fece arrossire di vergogna. “P-perché lui è...?” aggiunse, con malcelato panico.

“Mi stupirebbe,” commentò Kabuto scuotendo la testa, e Sasuke rilassò il busto. Deglutì vigorosamente, cercando di mantenere un fare compassato, ma un leggero rivolo di sudore gl’imperlava la fronte.

“Chi altri?” chiese cauto.

“Vediamo...certo, ogni tanto c’è Gaara,” proseguì Kabuto giulivo. Quel bastardo se la godeva.

“Sabaku no PsicoGaara?” ruggì Sasuke allibito. “Ma se mi voleva ammazzare, quel coso!”

“Non vuol dire, sai?” lo riprese Kabuto compreso. “Anzi, ai fan piace immaginare di far nascere l’amore tra coloro che si odiano di più. Prendi Itachi, per esempio...” aggiunse, vago, e Sasuke non colse l’incresparsi trionfale delle sue labbra nel silenzio assoluto che seguì: era troppo impegnato a sbiancare e sorreggersi sulle gambe malferme.

“C-chi?” esalò flebile.

“Itachi. Ma sì, l’Uchihacest,” replicò placido Kabuto.

“Uchiha...cest?”

“E’ così che si chiamano le storie in cui tu e lui...” e Kabuto s’interruppe, con un chiaro gesto mimico. Sasuke spalancò la bocca, sgranò gli occhi, si fece di nuovo verdognolo e poi paonazzo, ed infine esplose.

“CHE COOOSAA?” sbraitò furioso. “Chi è quell’imbecille che ha sparso in giro una voce simile? Io lo voglio morto! Morto, morto, MORTO!” ululò, dimenandosi minaccioso a pochi centimetri dal volto di un impassibile Kabuto. Nel silenzio successivo, turbato solo dall’ansimare nervoso del ragazzino, il medico si pulì dignitosamente le lenti sputacchiate.

“Avevo intuito,” commentò con voce incolore.

“Chi è? Chi? Pretendo riparazione! Io non toller...”

“Mica finisce lì,” lo interruppe Kabuto, formale.

“C’è qualcosa di peggio di questo?” sibilò Sasuke truce.

“Diciamo che c’è qualcosa che ha proporzioni più massicce. Lascia che ti parli della più grande moda delle fanfiction su di noi e permettimi,” e qui Kabuto fece una pausa carica di significato, gli occhi che brillavano vittoriosi, “...di introdurti alle meraviglie del SasuNaru, o NaruSasu che dir si voglia,” concluse, poggiando le spalle allo schienale della sedia con aperta, mefitica soddisfazione.

Sauke lo osservò vitreo, ammutolendo per qualche istante.

“Eh?” emise, perplesso.

“Il SasuNaru! Sasu – Naru, ti serve lo spelling?” sbottò Kabuto, esasperato da quel lungo botta e risposta.

Sasuke, di nuovo, avvertì un brivido e deglutì un groppo in gola con vaga inquietudine.

“Perché ho l’impressione che non mi piacerà affatto?” chiese tagliente.

Kabuto si spostò su un’altra nuova pagina, senza badargli.

“E’ in assoluto il più grande filone attuale. Ci sono seguaci dappertutto, e tutti concordano sul fatto che voi due siete innamorati. Francamente, dopo un’attenta analisi delle motivazioni addotte comincio io stesso a domandarmi se non sia vero, Sas’ke-kun,” concluse, con un tono mellifluo nel pronuncciare il suo nome.

“Io e chi?” replicò Sasuke secco, con un tono che nelle intenzioni doveva mettere in guardia l’interlocutore dal proseguire con le sue insinuazioni. Di fatto, parve piuttosto un pigolio sparuto che ben poco si adattava a Sasuke.

“Uzumaki, ovviamente.”

“IO E IL DOBE?” ragliò il genio, portando automaticamente il braccio ad estrarre la katana che, essendo lui in pigiama, non era affatto appesa alla sua schiena. Stizzito, ringhiò truce. “Non dire stronzate, Kabuto, è quell’idiota che mi sta col fiato sul collo perché ha la testa più dura delle squame di Manda,” specificò disgustato.

Kabuto scosse la testa.

“E’ innamorato di te,” ribadì pazientemente, con noncuranza. “Completamente cotto. E tu di lui. Per questo non l’hai ucciso nella Valle dell’Epilogo, quando...”

“Ma tu cosa cavolo ne sai, eh?” abbaiò Sasuke afferrandolo per la collottola, ormai vicino al perdere le staffe.

“Lasciami,” replicò Kabuto con tutta calma, allontanando lentamente la sua mano. Sasuke non mosse un solo muscolo, continuando ad osservarlo astioso. “Le vostre fan non fanno che discutere di quell’episodio. Per non parlare di quando Haku...”

“E piantala!” E qui Sasuke arrossì vistosamente. Non gli piaceva la piega che stava prendendo quella conversazione, proprio no. “Non posso credere che ci sia davvero gente convinta di queste...”

“Guarda tu stesso,” lo riprese Kabuto, magnanimo. “Mettiti comodo, io vado a farmi uno spuntino. Qui trovi tutto, le Uchihacest, il SasuNaru, quello che preferisci. Divertiti, Sas’ke-kun,” completò, alzandosi con quel suo sorriso maligno e gli occhi accesi di malizia dietro le lenti rotonde.

Sasuke lo guardò allontanarsi con espressione stranamente incerta. Aveva inconsulti brividi alternati a vampate di caldo lungo la schiena e le sue gambe sembravano un po’ molli. Poi voltò lo sguardo verso l’ordigno infernale e, con titanico sprezzo del pericolo, si avvicinò guardingo, prese posto sulla sedia e poggiò le mani chiare sulla tastiera.

EFP, mh? A noi due.

   
 
Leggi le 27 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: suni