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Autore: Ghostclimber    11/09/2019    2 recensioni
Miyagi ha finalmente crackato il codice.
E, come ogni cosa che accade allo Shohoku, il suo "Eureka" non sarà altro se non la prima tessera del domino a cadere.
Genere: Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Ryota Miyagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Miyagi avvertì un tremito lungo la spina dorsale.

Strano.

Non stava certo assistendo ad una scena insolita, il tempo era bello quindi una percezione dell'abbassamento di pressione atmosferica era fuori discussione, stava come tutti i pomeriggi giocando a basket con la squadra di cui era diventato capitano.

Eppure...

Rallentò la corsa, cercando di esaminare la situazione.

Cielo terso, sereno, neanche una nuvola.

Allenamenti consueti, anzi: un po' più tranquilli del solito, dal momento che quel giorno Sakuragi si era alzato male dopo una nottataccia; complice qualche stramba posizione assunta durante il sonno disturbato, era afflitto da un forte mal di schiena e si era persino ridotto a chiedere di poter fare un po' di fondamentali. Con aria insolitamente umile, aveva spiegato a Miyagi che non voleva saltare gli allenamenti, ma che aveva paura di avere una ricaduta.

Le fan di Rukawa sbavavano dalla soglia, imitate con appena un po' più di dignità da Haruko Akagi, che se non altro stava compiendo un notevole atto di coraggio: stava porgendo una lattina di Pocari Sweat a Rukawa, il quale sembrò trattenersi dall'annusare l'oggetto per sincerarsi che non fosse stato cosparso di droga.

Il loro bel campione prese infine la lattina senza ringraziare, probabilmente spinto dalla sete e dalla necessità di integrare i sali minerali persi durante lo sforzo fisico, poi lanciò una brevissima occhiata a Sakuragi, che lo ignorò. O, per meglio dire, non se ne accorse: stava guardando da un'altra parte.

I tasselli del puzzle si riunirono improvvisamente.

Miyagi immaginò di essere un vecchio scienziato greco che si immerge in una vasca piena di acqua calda e ha l'intuizione del millennio.

-EUREKA!- urlò a gran voce.

Rukawa sussultò e si rovesciò la bibita addosso.

Sakuragi ebbe uno spasmo inconsulto e si lasciò sfuggire la palla dalle mani.

Haruko fece un salto di mezzo metro.

Ayako cercò di recuperare il cronometro che aveva appena accidentalmente lanciato per aria e, acchiappando per puro caso il cordino con cui lo si poteva mettere attorno al collo, lo salvò in extremis.

-Ho ho ho.- fece Anzai, per nulla stupito.

-Capitano, stai bene?- chiese timidamente Yasuda. Miyagi, al colmo della felicità, si voltò verso di lui e lo prese per le spalle. Accompagnando le proprie parole con uno sguardo stralunato, ululò: -CI SONO! HO CRACKATO IL CODICE!

-Ehi, Tappo, ti senti bene?- chiese Sakuragi, preoccupato.

-MAI STATO MEGLIO!- rispose Miyagi, poi diede in una risata così trionfante che fece sembrare quelle di Sakuragi solo dei discreti risolini.

Saltellando come un hippy sotto acidi, Miyagi si avvicinò a Rukawa, ancora immobile e gocciolante di Pocari Sweat e lo strinse in un abbraccio spaccaossa, che ebbe il solo risultato di congelare ancor più il volpino e fargli stritolare la lattina ancora mezza piena. Miyagi gli schioccò un bacio sulla guancia e gli urlò in faccia: -GRAZIE!

-Ryota, stai...- tentò di nuovo Sakuragi, avvicinandosi timoroso. Miyagi lo ignorò bellamente e si diresse quasi a passo di danza verso gli spogliatoi, canticchiando; un istante prima di chiudersi la porta alle spalle, spalancò le braccia e sbraitò: -SONO IL RE DEL MONDOOO!

-Spero che crepi come Di Caprio in Titanic.- bofonchiò Rukawa, guardandosi i vestiti completamente zuppi.

-Ohi, va' che sanguini.- disse Sakuragi, -Ti sei tagliato con la lattina.- Rukawa sussultò poi si guardò la mano. Effettivamente sanguinava. -Nh.- commentò, cristallino come sempre.

 

-Haruko, vai a prendere la cassetta del pronto soccorso. Hanamichi, Rukawa, con me.- disse Ayako; i due ragazzi la seguirono, docili, e mentre lei si toglieva il berretto per riavviarsi i capelli Rukawa gettò la lattina schiacciata e si premette un asciugamano sulla mano ferita.

Dagli spogliatoi veniva la voce di Miyagi che cantava sotto la doccia: -Maaa iiil mio misteeerooo è chiuuusooo in meee! Iiil nooome miiio nessuuun saaprààà!- Haruko arrivò con la cassetta del pronto soccorso, prese un batuffolo di ovatta e lo bagnò col disinfettante, poi si bloccò, troppo intimorita all'idea di toccare la santa mano di Rukawa per procedere.

-Da' qui, Haruko, faccio io. Sono un esperto.- disse Sakuragi. Prese la mano di Rukawa, la rivoltò col palmo all'insù e prese a disinfettare i piccoli taglietti con gentili strofinii dell'ovatta. Rukawa serrò gli occhi, sperando che tutti gliela passassero buona come espressione di dolore fisico.

-Harukina, c'è della pomata antibiotica? Questi taglietti sono micidiali, si infettano come niente.

-Eccola qui, Sakuragi-kun.- le dita di Sakuragi, ruvide sul palmo tenero della mano di Rukawa, lo cosparsero di una crema fresca e quasi inodore, poi la ricoprirono con una garza morbida.

Una benda elastica fu avvolta intorno alla mano lesa, e Rukawa si sentì sul punto di scoppiare a piangere; meditò sull'idea di schiacciare una lattina al giorno, poi la accantonò: presto o tardi, qualcuno avrebbe capito che era una scusa per farsi toccare da Sakuragi, e non era detto che sarebbe stato sempre lui a medicarlo. Farsi sbavare sulla mano dalla Akagi era una prospettiva lugubre, oltre che decisamente antigienica.

-Ecco fatto. Ehi, sei stato bravo, non mi hai neanche picchiato!- disse Sakuragi.

-È la mano destra, mi serve per giocare a basket.

-E per farti le pippe.- la crudele puntualizzazione di Sakuragi fece sbarrare gli occhi a Rukawa: lui l'aveva toccato e non poteva neanche masturbarsi al pensiero. Il rosso scoppiò a ridere sguaiatamente e lo prese in giro: -Ma comeee?! Il grande Kaede Rukawa non sa farsi le seghe con la mano sinistra?! Ah, Rukawa, che pena, che pena... un giorno il Magnifico Tensai ti insegnerà, sapessi, faccio certi cambi di mano che... hop!

-Ahem.- Ayako si schiarì la voce per far presente ai due che il discorso non era esattamente consono. Sakuragi arrossì e Haruko commentò: -Sakuragi-kun è sempre così buffo!

-Eh...- rispose in tono deluso.

-Sfigato.- commentò Rukawa.

-Hai ragione, Rukawa, batti il cinque!- ribatté Sakuragi alzando una mano aperta. Rukawa lo guardò con sufficienza e gliela schiaffeggiò con la sinistra, lasciandolo attonito, poi infierì: -Sfigato e pure idiota.

-TEME KITSUNEEEEE!

-MA INSOMMA, BASTA!- urlò Ayako, e li colpì entrambi con il ventaglio. Una volta ristabilita la calma, chiese: -Qualcuno di voi ha capito cosa gli è preso, a Miyagi?

-Nah.- rispose Sakuragi, -Ma mi ha fatto paura.

-Dillo a me.- ribatté Rukawa.

-Ok, rimettiamo in scena quel che stavi facendo. Haruko, dagli una lattina. Rukawa, fai esattamente quello che hai fatto prima.- Haruko arrossì e Rukawa fece spallucce. Si allontanò di qualche passo, poi tornò verso la panchina e ripercorse i propri pensieri di poco prima: “Ecco di nuovo quella rompiballe decerebrata. Una lattina, cos'è? Ah, Pocari Sweat. Quell'idiota la adora, dovrei prenderla, sarebbe un po' come stargli più vicino. Sì, ma se questa scema l'ha drogata? Beh, dubito che mi si rizza se sono privo di conoscenza. Va beh, dai, dopotutto ho sete.”, prese la lattina e la aprì, la guardò con sospetto un'altra volta e bevve un sorso. “Qui ho pensato che la lingua dell'idiota probabilmente ha questo sapore, mi sono girato a guardarlo mentre palleggiava ma stavolta col cazzo, lui mi sta guardando. Mi girerò tra un attimo e dirò che abbiamo finito.”

Rukawa si guardò attorno con aria noncurante, poi spostò gli occhi su Ayako e Sakuragi, seduti fianco a fianco sulla panchina con aria meditabonda.

-Beh? Capito qualcosa?

-No, io no.- disse Sakuragi, -Mi hai solo fatto venire in mente che ho sete.

-Capisco meno di prima.- sottolineò Ayako, corrucciata.

-Ehm... R... Rukawa?- pigolò Haruko. Rukawa abbassò lo sguardo. -Perché non chiedi a Miyagi?- Rukawa non rispose, ritenendo a ragione di avere il viso deformato in una faccia da “Chi? Io?”

-Ha ragione...- rifletté Ayako, -In fondo Ryota ti deve un favore.

-Che favore?- chiese Rukawa.

-Non lo sappiamo ancora. Ma ti ha ringraziato, no?

-Porca vacca, è vero!- sbottò Sakuragi, -Com'è che quest'idea non è venuta a me, il Genio?

-TRAAAMONTAAATE STEEELLEEE, AAALL'AAALBAAA VIIINCERÒÒÒ!

-Oh, Kami, rieccolo.- gemette Ayako. Miyagi uscì trionfante dallo spogliatoio e, con i capelli ancora umidi, si diresse verso l'uscita senza salutare nessuno, continuando imperterrito a cantare: -VIIINCERÒÒÒ! VIIINCERÒÒÒ! VIIINNN... CEEE... RÒÒÒ!!!- la porta si chiuse alle sue spalle con un tonfo di grancassa. Rukawa fissò Ayako e decretò: -Magari domani.

-Sì...- concesse lei, ancora sconvolta. Sakuragi si ritrovò in mano la lattina aperta di Pocari Sweat, e la sua coscienza registrò come nota a margine Rukawa che diceva: -To', bevi. A me non va.- ancora pensieroso, si portò la lattina alla bocca e la svuotò in una sola, gargantuesca sorsata.

 

Per una settimana, Ryota Miyagi si attenne ad un comportamento rigido e severo degno di Takenori Akagi quando non aveva le palle girate a causa di Sakuragi.

Ayako era sempre più preoccupata per lui, ma cercava di non darlo a vedere: la verità era che una parte di lei sentiva la nostalgia dei suoi occhi castani che si trasformavano in cuoricini quando lui la guardava, e soprattutto del suo affettuoso e ridicolo “Ayakuuucciaaa!”.

-Ehm... Ryota?- chiamò piano, mente lui si avvicinava alla panchina per prendere un sorso d'acqua.

-Dimmi.- rispose lui, in tono distratto.

-Ti va di fermarti dopo gli allenamenti e mettere giù qualche schema?

-Ah, mi spiace, Ayako... davvero. Ma oggi proprio non posso. Sarà per un'altra volta.

-Oh... ok.- ribatté lei, palesemente delusa. Miyagi salutò con affetto Rukawa, mentre gli passava di fianco, e lui invece di rispondere si limitò a spalancare le braccia, esasperato e frustrato.

-Oggi. Negli spogliatoi.- sibilò una voce al suo orecchio, e Rukawa si irrigidì. Un braccio gli circondò le spalle, e Sakuragi aggiunse, in tono da cospiratore: -Vedo di far sgombrare il campo agli altri per lasciarci soli. Ho un piano perfetto.

-Nh?!- soffiò Rukawa, fraintendendo ogni singola parola.

-Devi darti una mossa, Rukawa, Miyagi mi preoccupa.

-Ah.- disse Rukawa, finalmente afferrando il senso del discorso, -Ok.- Sakuragi gli batté una mano sul bicipite e corse via.

 

Il “piano perfetto” di Sakuragi si rivelò essere una flatulenza lunghissima e molto rumorosa, che causò una fuga di massa.

Rukawa, sconvolto, rimase immobile, attonito nel rendersi conto che nonostante il fragore non erano sommersi da miasmi letali. Miyagi, che non aveva battuto ciglio, ridacchiò e disse: -Il vecchio trucco della scoreggia non si batte, eh? Un classico.

-Miyagi, ci devi delle spiegazioni.- esordì Rukawa.

-Su cosa?

-Quella sceneggiata di settimana scorsa!- specificò Sakuragi. Miyagi ridacchiò.

-Avanti, spara.- insistette Rukawa, le braccia conserte sul petto. Miyagi si fece serio e disse: -Hana, per favore, esci un attimo.

-Tappo, quel che hai da dire interessa anche a me. Sono preoccupato.

-Esci.- il tono di voce di Miyagi era così definitivo che Sakuragi non riuscì a trovare nulla con cui controbattere. Incontrò lo sguardo di Rukawa brevemente e cercò di trasmettergli una muta richiesta di tenerlo informato, poi uscì.

-Ho notato che le tue fan ti adorano e tu non le caghi.- disse Miyagi, -Che Haruko ti adora anche se la tratti come se non esistesse. Che Sakuragi continua a fare il filo ad Haruko e lei non se lo cala di striscio. Poi ho notato che tu sbavi dietro a Sakuragi e lui neanche ti vede.- Rukawa sussultò, mentre un dolore sordo gli invadeva il petto. -...quindi, sono giunto alla conclusione che per conquistare Ayako devo ignorarla. E sta funzionando, mi sa!- Rukawa non aveva il coraggio di muovere un muscolo. Rimase a braccia conserte, con gli occhi fuori dalle orbite e rivoli di sudore freddo che gli colavano lungo la schiena.

-Dovresti provarci, sai? Ci vediamo.- concluse Miyagi, voltandosi; la porta si richiuse dietro le sue spalle con un tonfo sordo che echeggiò nell'angosciante silenzio che era caduto.

Rukawa continuò a rimanere immobile.

La porta si aprì di nuovo e si richiuse, ma lui non si mosse, non alzò lo sguardo, con ancora l'eco delle parole crude del capitano nelle orecchie.

 

-Rukawa, cosa diavolo è successo?- chiese la voce di Ayako dopo un tempo indefinito in cui la coscienza del ragazzo era rimasta ad aleggiare in stato di shock, incapace di formulare un ragionamento di senso compiuto, fosse stato anche un semplice “due più due fa quattro”.

Rukawa la guardò, aprì la bocca, poi la richiuse.

-Rukawa?- chiamò Sakuragi.

-Cos'è successo, Kaede? Dimmelo!- Ayako era l'unica ragazza a cui Rukawa poteva dire di voler bene. L'unica persona con cui, grossomodo, aveva una certa confidenza. Aveva persino meditato di parlarle della sua cotta per Sakuragi, salvo poi rinunciare perché non sapeva come porsi e non aveva idea di come lei avrebbe reagito, se con un consiglio sensato, con condiscendenza o con le tipiche risatine femminili che lo mandavano in bestia, o peggio con disgusto.

E ora, lei era la causa indiretta del suo cuore infranto.

Rukawa scattò e si mise a prendere a pugni un armadietto a caso, ignorando le braccia e le mani che cercavano di trattenerlo. Finalmente, la stanchezza ebbe la meglio, e Rukawa si appoggiò, sfinito, allo sportello che aveva appena finito di distruggere. Ayako piangeva piano, dietro di lui, e dopo un lungo silenzio rotto solo dai suoi singhiozzi discreti e dal respiro affannoso di Rukawa, finalmente la ragazza parlò: -Rukawa, ti prego...- lui si voltò.

Sakuragi era immobile, lo sguardo preoccupato rivolto verso di lui.

Fu troppo, per Rukawa, che distolse gli occhi dai suoi, si accasciò contro gli armadietti e si prese il volto tra le mani, cercando invano di contenere le lacrime.

-Oh, Kami sama!- esclamò Sakuragi, -Cos'ha? Rukawa, cos'ha Miyagi?- chiese, temendo il peggio, anche se non capiva come la cosa avrebbe potuto collegarsi alla gioia di poco tempo prima.

-Lui sta bene.- riuscì a bofonchiare Rukawa, seppur con la voce che tremava.

-Cosa ti ha detto per farti stare così, Kaede?- chiese dolcemente Ayako. Rukawa si tolse le mani dalla faccia e la guardò, cercando di farle capire qualcosa che non le aveva mai detto. Intuitiva come sempre, la manager ci mise poco: -Oh. È per questo che mi ignora. Ma, Kaede, non è detto che...- Rukawa la zittì con un gesto della mano, mentre gli occhi tornavano a pizzicargli.

-Ragazzi, io non sto capendo...- disse Sakuragi, chino di fianco a Rukawa. Vedendo che sembrava sull'orlo delle lacrime, gli appoggiò una mano sulla spalla; non sapeva cosa avesse, ed era chiaro che avrebbe parlato solo sotto tortura, ma sentiva il pressante bisogno di offrirgli conforto. Rukawa si morse il labbro inferiore, continuando a fissare Ayako.

-Hanamichi, forse è il caso che andiamo. Rukawa, ce la fai da solo?- lui annuì. Sakuragi esitò, poi strinse Rukawa in un breve abbraccio e gli sussurrò all'orecchio: -Se hai bisogno, sappi che ci sono. Anche se hai bisogno di fare a botte per sfogarti.- si alzò e uscì insieme ad Ayako, lasciando Rukawa solo e confuso.

 

Il giorno dopo, Ayako entrò in palestra decisa a far fuori la questione con Miyagi. La sera precedente aveva chiamato Rukawa, che a spizzichi e bocconi le aveva raccontato della loro conversazione. Con voce atona le aveva detto che non gliene faceva una colpa, probabilmente pensava che la sua fosse solo una banale cotta, e di non colpevolizzarlo.

-Miyagi, io e te dobbiamo parlare.- disse al capitano, -E non voglio sentire scuse. Fermati dopo gli allenamenti, ti aspetto nell'ufficio di Anzai.

-Ayako, mi spiace ma anche stasera...

-Se non ti presenti, non mi vedrai più. Lascio il club e chiedo di cambiare classe.- rispose Ayako, e lo sguardo terrorizzato di Miyagi un po' le accelerò il battito cardiaco.

 

-Ayako...- chiamò piano Sakuragi, avvicinandosi alla manager con la scusa di aver bisogno del cronometro per certi esercizi che doveva fare, -Posso farti una domanda strana?

-Quando mai me ne hai fatta una normale?- sorrise Ayako.

-Dai, sono serio. È una cosa davvero assurda, ma... ieri non ci ho capito un cavolo, e ci ho pensato tutta la notte, e... senti, per caso io piaccio a Rukawa?

-Ah... ecco, guarda... non saprei! E poi, se anche fosse, non avrei il diritto di dirtelo!

-Grazie.- rispose Sakuragi, e qualcosa nel suo sguardo convinse Ayako di aver parlato troppo. Pensò di fermarlo, di dirgli che no, assolutamente, non era come pensava, lei non sapeva niente per davvero, ma si rese conto che ormai era troppo tardi.

 

-Ayako, cosa volevi dirmi?- chiese Miyagi. Era chiaro che il suo tono voleva essere duro e fiero, ma gli andò male: la voce gli tremava, e i suoi occhi erano colmi di paura.

-Volevo dirti che mi piaci, Ryota, mi sei sempre piaciuto nonostante tutte le stronzate che spari, i tuoi “Ayakuccia cara” e le occhiate da pesce lesso che mi lanci.

-Funziona...- sussurrò Miyagi involontariamente, con gli occhi grandi come piattini da tè.

-Sì, funziona.- rispose a malincuore Ayako, -Ma solo perché mentre eri tanto impegnato ad ignorarmi ho visto quel che c'è dietro alla tua facciata da testa di rapa. Non pensare che automaticamente la gente si innamori degli stronzi.

-Ayako, ti vuoi mettere con me?- chiese Miyagi, in una rediviva degli occhi a cuoricino.

-No.

-N... come no?- chiese Miyagi, attonito. Ayako si alzò e gli disse, tenendosi a pochi centimetri dal suo viso: -Come ti saresti sentito se qualcuno ti avesse detto “ho capito che per far innamorare Tizio devo ignorarlo, perché Ayako non sa nemmeno che esisti e tu la ami?”- Miyagi impallidì e si sedette sulla scrivania di Anzai. Si portò una mano alla bocca, poi disse: -No...

-Dimmelo, avanti.

-No, Ayako, non dirmi che Rukawa è proprio innamorato!

-Sì che è innamorato, imbecille, e ieri tu l'hai fatto a pezzi! Ma perché non pensi, prima di parlare?

-Ayako... te lo giuro. Io pensavo che Hanamichi glielo facesse venire duro, niente di più... pensavo che casomai potesse avere una cotta per Mitsui, ma che fosse innamorato di Hanamichi... oh, Kami.- Miyagi si chinò su se stesso, il viso tra le mani, tirò un lungo respiro poi si sollevò di nuovo. Con le lacrime agli occhi, disse: -Ritiro la mia richiesta. Saresti sprecata con me, è questa la verità. Non sono altro che un idiota, un ritardato che non sa far altro che giocare a basket e fare a botte, e tu meriti molto, molto di più.- Ayako gli si avvicinò.

-Davvero, Ayako. Non ti disturberò più.

-Sono contenta che tu abbia capito quel che hai combinato.- disse lei, -Questo. Questo è il Ryota Miyagi di cui potrei anche innamorarmi.- sotto al suo sguardo attonito, Ayako si appoggiò alla sua spalla e gli circondò il collo con le braccia.

 

-Rukawa...- chiamò piano Sakuragi, raggiungendolo in spogliatoio. Rukawa sussultò, e di nuovo al tocco della sua mano sulla spalla.

-Che vuoi?- chiese, fingendosi più impassibile di quanto non si sentisse.

-Volevo chiederti se... sì, insomma, se ti va di fermarti a cena da me stasera.

-Perché?

-La gente di solito dice sì o no, lo sai?

-Io invece ti chiedo perché.- Rukawa, già ferito dall'osservazione di Miyagi, avrebbe fatto di tutto pur di non farsi colpire di nuovo.

-Perché... oh, uffa, non ci ho esattamente pensato, ehm... perché in questi giorni abbiamo convissuto da esseri umani e non mi sei sembrato poi così male? Per spettegolare su Ayako e Miyagi se escono sorridenti dall'ufficio di Anzai? Perché Mito è in punizione e io ho un sacco di videogame da fare in due? Non lo so, cazzo, solo che mi piacerebbe passare del tempo con te. Ti va?- Rukawa esitò. Sakuragi gli stava rivolgendo uno sguardo molto imbarazzato, che ricordava di avergli visto in viso solo in un'altra occasione: quando, mesi prima, aveva invitato Haruko ad uscire. Cercando di non farsi illusioni, rispose: -Beh... ok, si può fare.

-Vieni direttamente o vuoi passare da casa a cambiarti?

-Passo da casa. Così avviso i miei.- Rukawa esitò, e Sakuragi capì che non aveva finito. Difatti, dopo una breve pausa Rukawa aggiunse: -Ti vedo passare sotto casa mia al mattino. Se è di strada, possiamo andare insieme.

-Adesso mi dirai che vivi nella mega villa con il cancello in ferro battuto e la piscina?- chiese Sakuragi. Rukawa sgranò gli occhi e protestò: -Non è così grande!

-Ma veramente?! Ok, allora forse è meglio se te lo dico subito: casa mia ci sta intera in metà del tuo giardino.- Rukawa fece spallucce di fronte al palese imbarazzo di Sakuragi e disse: -Meglio così, non mi piacciono gli spazi troppo ampi.

Uscirono dallo spogliatoio, e Rukawa rivolse un timido sorriso ad Ayako, mano nella mano con Miyagi. Sakuragi disse: -Oh, aspetta un attimo, devo dire una cosa a Miyagi!- in pochi passi di corsa fu dall'amico, mentre Ayako raggiungeva Rukawa. Con un gran sorrisone, gli chiese: -Ehi, cos'è quella faccia felice?

-Vado a cena da lui.- Ayako sgranò gli occhi e Rukawa mise le mani avanti: -Non so cosa vuol dire. Ma sono contento che me lo abbia chiesto. Tutto qui.- Sakuragi tornò, e fianco a fianco con Rukawa uscì dalla palestra.

 

Casa di Rukawa era davvero enorme, e i suoi genitori molto compassati e cordiali, tanto che Sakuragi visse come un'autentica tortura quei pochi minuti di interrogatorio a cui lo sottoposero mentre Rukawa si cambiava. Avevano accettato di buon grado di cedere la compagnia del figlio, soprattutto perché, così disse sua madre, era la seconda volta in tutta la vita che vedevano un suo amico: la prima era stata Ayako, alle medie, e dopo di lei non c'era stato nessun altro.

-Andiamo? Mamma, lascialo respirare.- disse Rukawa. Sakuragi trattenne un sospiro di sollievo e si alzò. Fece strada fino a casa propria, e mentre apriva la porta ebbe un attimo di ripensamento: sicuramente non avrebbe fatto una bella figura con Rukawa, l'avrebbe giudicata niente più di una bettola e non sarebbe mai più tornato.

-HANAMICHI SAKURAGI!- urlò una voce di donna dall'interno della casa, -TI PARE QUESTA L'ORA DI RIENTRARE?!

-Mamma, camomillati!- ribatté lui, imbarazzato, -C'è un mio amico, resta per cena!- si rivolse poi a Rukawa, ad un tono di voce molto più contenuto: -Scusala, è isterica.

-Chi è, Yohei?- la madre di Sakuragi si palesò nell'ingresso, in divisa da infermiera e con già la borsa a tracolla e le chiavi di casa in mano.

-No mamma, lui è Kaede Rukawa.- l'ospite fece un cortese inchino.

-Accetti un consiglio, bambino mio?- chiese la madre dopo essersi presentata, infilando i piedi nelle scarpe. Sakuragi sbuffò: -E se ti dicessi di no?

-Lascia perdere quella Haruko e mettiti con questo bel ragazzo.

-Ci sarà un giorno in cui non mi metterai in imbarazzo, ma non è questo il giorno!- esclamò Sakuragi, parafrasando Aragorn e accettando un bacio sulla guancia. Poi, la porta d'ingresso sbatté dietro le spalle della madre, che usciva per il turno di notte.

-Scusala, è isterica.- ripeté Sakuragi, poi fece strada verso la cucina. Mentre Sakuragi preparava dei ramen con verdure e gamberetti, scambiarono qualche chiacchiera rilassata, e Rukawa ebbe il tempo di stupirsi che l'atmosfera non fosse tesa.

Mangiarono in silenzio, scambiandosi qualche sguardo al di sopra delle ciotole fumanti, e dopo aver posato le bacchette finalmente Rukawa trovò il coraggio per chiedere: -Cosa dovevi dire di così urgente a Miyagi?- Sakuragi arrossì e si pulì le labbra con un tovagliolo. Finì di masticare l'ultimo boccone, poi rispose con voce flebile: -Che non sempre chi si mostra disinteressato lo è davvero. Che a volte è solo una questione di credersi così al di sotto dell'altra persona che...- si interruppe. Rukawa voleva porgli un sacco di domande, ma tacque, quindi Sakuragi concluse: -Che pensi che non abbia neanche senso guardarlo solo per spaccarsi il cuore.

-Come hai capito che invece mi piaci?- chiese Rukawa dopo una pausa.

-Avevo capito subito il ragionamento di Miyagi. In effetti ci avevo pensato anch'io. Ma non capivo cosa c'entrassi tu. Ieri sera ne ho parlato con Mito e mi ha detto che ti ha visto molte volte guardare verso di me. Ho chiesto ad Ayako, l'ho presa alla sprovvista e mi ha dato una risposta un po' ambigua e...

-E hai deciso di rischiare.

-Già.- Sakuragi aveva il fiatone, quasi come se avesse corso, e Rukawa compì gli ultimi, spavaldi passi di quella strana e morbosa danza che avevano messo in piedi quasi un anno prima. Aggirò il tavolo, prese tra le dita il mento di Sakuragi e gli fece alzare la testa.

-Non ho mai baciato nessuno.- confessò Sakuragi.

-Nemmeno io. In qualche modo faremo.- Rukawa si chinò, fremendo alla sensazione delle mani di Sakuragi sui fianchi, e appoggiò le labbra sulle sue.

Quasi gli sembrava di udire una nota che sfumava: la nota dell'ultimo passo di danza. Si lasciò spingere verso la camera da letto, e insieme lasciarono la pista da ballo.







Si ringrazia il panino con salamella post gara in palestra per aver sovvenzionato una delle mie insane visioni notturne che è poi diventata l'inizio della storia. Vi assicuro, sognare Miyagi che urla di aver crackato il codice NON è bello come si può pensare. Ma a posteriori è stato divertente U_U
Baci a tutti e, come sempre, se avete gradito battete un colpo!

XOXO

   
 
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