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Autore: Vala    29/07/2009    0 recensioni
Una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci.
Sono ben poca cosa dieci gocce in un bicchiere con un dito d’acqua. Stanno un attimo a cadere, giusto dieci secondi scarsi, si confondono con il liquido trasparente insapore che dona vita, nascoste a tutto finché non ne percepisci il vago odore pungente ormai così familiare e non te le ritrovi ormai in bocca. E a quel punto c’è poco che tu possa fare tranne mandare giù grata di quel piccolo dono della medicina.

Breve sfogo contro quei maledetti calmanti ritrovato tra le pagine di un quaderno delle superiori.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci.
Sono ben poca cosa dieci gocce in un bicchiere con un dito d’acqua. Stanno un attimo a cadere, giusto dieci secondi scarsi, si confondono con il liquido trasparente insapore che dona vita, nascoste a tutto finché non ne percepisci il vago odore pungente ormai così familiare e non te le ritrovi ormai in bocca. E a quel punto c’è poco che tu possa fare tranne mandare giù grata di quel piccolo dono della medicina.
Una per ingannare il sonno che offusca la mente al mattino, per permetterti di alzarti dal letto stando dritta sulle tue gambe e raggiungere la cucina cancellando i residui del sogno per buttarti nella cruda realtà.
Due per seguire il consiglio del medico che si è tanto raccomandato, la cui ricetta si trova diligentemente attaccata al frigorifero per ricordarti la necessaria quantità atta alla tua sopravvivenza nella società.
Tre per tranquillizzare la mamma che osserva preoccupata il mio bicchiere con un dito d’acqua, preparato da lei stessa in attesa del mio risveglio e del completamento del piccolo miracolo che mi permetterò anche quel giorno di essere normale.
Quattro per la nausea che sento salire osservando il liquido nella boccetta, così inoffensivo a prima vista, a me così sgradito che farei volentieri a meno di lui se potessi.
Cinque per cancellare il ricordo dei litigi del giorno prima, brutte parole volate fuori dalla porta della mia stanza in un momento di nervosismo tra i genitori, un momento che è meglio far finta non sia mai accaduto.
Sei per darmi il coraggio di uscire dalla porta, preparata per quello che mi aspetta al di fuori, per la vita di tutti i giorni oltre la soglia di quella casa che mi protegge dai mali esterni dei quali non so nulla e che mi impauriscono se possibile più di quelli interni che conosco fin troppo bene.
Sette per calmare il mio cuore spaventato che batte ad un ritmo vertiginoso mentre inclino il vetro e il sapore amaro sfiora la mia lingua ritrosa che non vorrebbe davvero essere costretta a ripetere il gesto ogni giorno.
Otto per farmi sorridere al mondo appena poso il bicchiere, per mostrare la miracolosità della medicina e convincere anche me che è meglio così, che non c’è nulla di sbagliato nella cosa che offusca la mia mente con la scusa del calmante.
Nove per farmi fare bene il mio lavoro a scuola, per il rendimento così importante, per la mia media e per trovare un buon impiego che mi paghi i conti dei medici sempre più numerosi.
Dieci per farmi dormire tranquilla la sera, in modo da non avere incubi, da non avere pensieri, da posare la testa sul cuscino e rialzarla al mattino dopo per riprendere il circolo vizioso ancora una volta, da brava bambina.
Dieci gocce per aiutarmi a vivere.
Dieci gocce per uccidermi.
  
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