Un comandante di un esercito deve saper tenere la testa sulle spalle per poter ragionare a mente lucida e sapere cosa è meglio per la riuscita di una missione.
Un uomo del genere non ha tempo per sognare e nemmeno se lo può permettere più di tanto, ma Erwin Smith era un’eccezione.
Steso nel suo letto guardava Armin che parlava del mare, delle montagne e delle colline di sabbia che si trovavano fuori dalle mura. Osservava il suo viso dolce e fanciullesco dipingersi con le più disparate emozioni mentre gli raccontava del mondo fuori dalle mura, mentre lo rendeva partecipe dei suoi sogni e dei suoi desideri.
Erwin lo baciava con dolcezza sulla fronte, prima di andare a dormire e gli spostava i capelli dietro le orecchie, perdendosi in quegli occhi azzurri e intensi come due pozze d’acqua o come il cielo. Liberi ed espressivi.
Erwin gli prendeva le mani tra le sue, steso accanto a lui, come fossero fragili uccellini meritevoli di attenzione e protezione, come se fossero la cosa più preziosa al mondo. Gli baciava il viso e il collo, inspirando il suo profumo e sognando, solo per quel breve periodo, una vita diversa da quella che si ritrovano a vivere.
Erwin sa che non ha tempo per sognare, e anche se Armin ha abbastanza fantasia e forza per sognare per entrambi il comandante non riesce a non concedersi qualche momento, prima di addormentarsi accanto a lui, per lasciarsi andare alle più dolci fantasie riguardanti una vita intera insieme a lui, dove non ci sono giganti da dover uccidere, uomini da dover combattere o soldati da dover addestrare.
Una vita dove, finalmente, poter sognare e una vita che, in fin dei conti, resterà solo un effimero sogno.
Un uomo del genere non ha tempo per sognare e nemmeno se lo può permettere più di tanto, ma Erwin Smith era un’eccezione.
Steso nel suo letto guardava Armin che parlava del mare, delle montagne e delle colline di sabbia che si trovavano fuori dalle mura. Osservava il suo viso dolce e fanciullesco dipingersi con le più disparate emozioni mentre gli raccontava del mondo fuori dalle mura, mentre lo rendeva partecipe dei suoi sogni e dei suoi desideri.
Erwin lo baciava con dolcezza sulla fronte, prima di andare a dormire e gli spostava i capelli dietro le orecchie, perdendosi in quegli occhi azzurri e intensi come due pozze d’acqua o come il cielo. Liberi ed espressivi.
Erwin gli prendeva le mani tra le sue, steso accanto a lui, come fossero fragili uccellini meritevoli di attenzione e protezione, come se fossero la cosa più preziosa al mondo. Gli baciava il viso e il collo, inspirando il suo profumo e sognando, solo per quel breve periodo, una vita diversa da quella che si ritrovano a vivere.
Erwin sa che non ha tempo per sognare, e anche se Armin ha abbastanza fantasia e forza per sognare per entrambi il comandante non riesce a non concedersi qualche momento, prima di addormentarsi accanto a lui, per lasciarsi andare alle più dolci fantasie riguardanti una vita intera insieme a lui, dove non ci sono giganti da dover uccidere, uomini da dover combattere o soldati da dover addestrare.
Una vita dove, finalmente, poter sognare e una vita che, in fin dei conti, resterà solo un effimero sogno.