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Autore: NightWatcher96    22/09/2019    1 recensioni
-Perché mi stai evitando, Kageyama?-.
Il setter indietreggiò appena, cercando un modo per sfuggirgli e non dirgli nulla di ciò che aveva compreso in quelle svariate settimane. Shouyou buttò a terra la stampella e usò le braccia per bloccargli l'unica uscita, senza smettere di fissarlo acutamente negli occhi.
-Non ti sto evitando, boge!- soffiò, distogliendo lo sguardo.
-Non mi guardi neanche in faccia! So che sei arrabbiato perché non possiamo allenarci insieme e mi dispiace...! Dimmi, però, perché mi stai evitando!- attaccò Hinata, con collera e leggera disperazione.
Tobio trovò il coraggio di guardarlo negli occhi e sospirò, preferendo studiarsi le scarpe corvine e rifiutandosi di parlare.
KageHina
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Karasuno Volleyball Club, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'Autrice

Ehilà! Pubblico qualcosina anch'io con le note di Alessandra Amoroso "Comunque Andare". Vi lascio a una buona lettura, visto che è lunga la one shot, quindi Enjoy!
Solo una cosa; ho inventato il nome di una squadra che ovviamente nell'anime non esiste.



 
Comunque Andare

-Hinata, non puoi uscire! C'è una tempesta e l'ultima cosa che voglio è vederti andare a scuola sulla tua bicicletta!-.

La signora Hinata continuava a ripetere queste parole da quando suo figlio Shouyou era sceso di corsa al piano inferiore per aprire la finestra e guardare inorridito il paesaggio autunnale così scuro da sembrare ancora notte.

-Mamma, non posso rinunciare oggi! Abbiamo un'amichevole importantissima e non posso mancare! Non me lo perdonerei mai!- esclamò il piccolo corvo, a pugni stretti.

Sua madre negò ma fece l'errore di voltarsi verso il piccolo cucinino per rigirare il miso bollente per dare a Shouyou una frazione importante per sfuggire. Bastò uno dei suoi soliti scatti, come sul campo liscio dove le scarpe strigavano acute, per richiudersi fuori dalla porta e saltare in sella alla bicicletta.

Si era infilato sulla testa un impermeabile di due taglie troppo grande, forse di suo padre e ora, ansimando per ignorare il vento umido e la pioggia rabbiosa sul suo viso fiammeggiante. Fra una pedalata e l'altra, nel suono rotatorio delle ruote che slittavano pericolose sulla strada malamente asfaltata delle campagne periferiche della città, non tratteneva le lacrime per come sua madre si era scagliata contro di lui.

Non comprendeva il suo amore per la pallavolo. Vedeva in qualunque cosa il pericolo. E Shouyou non lo accettava affatto.

Scosse il capo per non lasciarsi ancora più oscurare dal suo dolore emotivo, chiuse allora gli occhi e improvvisamente si sentì sbilanciato in avanti. Con la pioggia ancora più forte che ora martellava pesante il suo volto rivolto per metà al cielo e l'altra sull'asfalto sporco, non provò che il silenzio inizialmente.

Poi un dolore lancinante e subito non riuscì a localizzarne la provenienza.

Era appena caduto, lo constatava dalla sua bicicletta riversa in un cespuglio privo di foglie, dove rumoreggiavano le catene sporche di fango contro i numerosi rametti fradici.

Il terreno era diventato così fangoso che la ruota anteriore del suo mezzo era sprofondata in una buca non vista e la forza d’inerzia lo aveva sbattuto in terra. Ora era tutto sporco e bagnato.

Shouyou si rimise dapprima seduto dalla sua posizione sdraiata, poi si aggrappò alla sua bicicletta per tirarla più vicino al suo corpo zuppo e si fece leva. Ondeggiò, strofinandosi le labbra umide e dal sapore di terra, poi gemette, artigliandosi il ginocchio sinistro.
Gli faceva così male che gli girava la testa e sentiva la nausea.

-Mamma...- pronunciò con gli occhi pieni di lacrime. -Mi dispiace tanto, mamma...!-.

Era la sua punizione per aver messo in dubbio l'amore di una madre e soprattutto la pallavolo prima di ogni cosa? Shouyou scosse di nuovo la testa, salì in sella e riprese a pedalare, cercando di ignorare una fitta violenta per ogni pedalata.

Con quella bufera e una catena pronta a spezzarsi da un momento all'altro, tralasciando il ginocchio dolorante, Shouyou arrivò a scuola quando i cancelli erano già stati praticamente chiusi, con un ritardo di ben mezz'ora.

Si mise a chiamare qualcuno con tutta la voce possibile, aggrappandosi a due mani a quelle sbarre verdastre fredde e bagnate, mentre il cuore batteva violento contro lo sterno per la paura di essere stato dimenticato.

-Hinata!-.

Non udì subito, troppo perso a strattonare il cancello con le sue emozioni rabbiose, poi, chissà per quale forza paranormale, sollevò il viso a una singola finestra aperta del corridoio del secondo piano.

Notò una chioma grigia che si agitava per il movimento del corpo che cercava la sua attenzione con un braccio sventolante.

-Sugawara senpai!- gridò, colmo di gioia e sollievo.

Koushi gli fece cenno di aspettare con un movimento pulsante della mano e sparì dalla finestra. Dopo meno di cinque minuti, dove Hinata si era aggrappato saldamente al manubrio della bicicletta, era entrato nell'androne della scuola, strappato alla morsa della bufera che continuava a dominare su quell'oscura giornata.

-Eravamo preoccupati, Hinata! Non arrivavi e ci siamo rassegnati che non saresti venuto, oggi- ammise Koushi, seguendolo con lo sguardo mentre l'altro appoggiava la bicicletta vicino al muro dell'entrata, al riparo. -Sei così bagnato! Meglio se ti siedi e riprendi fiato!-.

Hinata annuì distrattamente, con un'espressione amara e preoccupata. Il ginocchio pulsava di meno, quindi non aveva subito nulla di grave ma aveva una gran brutta sensazione addosso, qualcosa che non riusciva a spiegarsi.

Improvvisamente sentì un asciugamano sul capo e allora tutto sembrò acquisire nitidezza dal suo torpore di pensieri. Vide gli scarpini bianchi di Koushi accanto a un altro paio.

-Ho avvisato già il professore, tranquillo. Non ci saranno punizioni oggi-.

-Grazie, Daichi senpai!- sorrise Hinata, strofinandosi capelli e viso...
 


L'amichevole era con una squadra non affatto nota di un liceo piuttosto lontano, chiamato Darumaki del Nord. Erano, come al solito, ragazzi alti, addirittura più di Tsukishima e uniti fra loro come una grande famiglia.

-E' un onore affrontare la famosa Karasuno!- fece Tokinshi, il capitano e attaccante della Darumaki.

Aveva penetranti occhi cannella, un piercing all'orecchio e capelli scuri che richiamavano molto quelli di Hajime. L'uniforme verde e blu spiccava incredibilmente sul campo, come avvolto da un manto fluorescente.

Nello stringere la mano di Daichi, con un sorrisetto malizioso gli si sporse appena sulla spalla per osservare meglio il principe dei corvi neri che, con un'espressione imbarazzata di ansia legata a quelle altezze spropositate, se ne stava al centro del campo con in mano un pallone.

-Oh!- commentò, tornando alla posizione eretta e ritirando la mano che portò sul fianco destro. -Quindi è quella la vostra minuscola esca. A guardarlo da vicino sembra ancora più piccola-.

Daichi si fece improvvisamente cupo, a pugni stretti.

-Certo, Hinata non ha l'altezza giusta per giocare a pallavolo ma se c'è una cosa che tutti noi abbiamo imparato...- disse, girandosi appena per dargli un'ampia panoramica di tutta la squadra riunita intorno al piccolo corvo. -... è che può saltare-.

Tokinshi abbandonò il suo ghigno e annuì, storcendo appena le labbra. Poi gli diede le spalle, con l'intenzione di portarsi verso la metà campo. Si fermò per un attimo, senza guardarlo.

-Ovviamente- commentò con calma. -Ma quanto può durare?-.

-Se vuoi scoprirlo, non devi fare altro che posizionarti in campo, con i tuoi compagni e iniziare questa partita... Tokinshi-san...!- pronunciò Daichi, marcandogli il nome con astio.

Koushi strinse una mano sulla spalla del giovane Hinata che si era rabbuiato e fissava con rabbia la schiena fluorescente della brutta copia di Iwaizumi.

-Non ascoltarlo. Quanti avversari si sono rimangiati ciò che pensavano?- gli disse, cercando i suoi occhi castani con fare quasi materno.
Hinata sorrise appena, grato.
 


Violenza pura.

La Karasuno si era resa amaramente conto che il capitano della Darumaki era un concentrato di violenza nelle sue schiacciate impeccabili che sfondavano i muri a tre dettati da Tsukishima. Quel pallone gonfiato era così potente che gli bastava un piccolo slancio per oltrepassare rete e muro avversario.

Dall'inizio della partita erano trascorsi appena dieci minuti e sul segnapunti affiancato da Kyoko e Hitoka era già visibile il distacco. Otto punti a tre.

-Maledizione...- imprecò sottovoce Ryuunosuke Tanaka, abbassandosi leggermente sulle gambe divaricate in un blando tentativo di infondersi coraggio.

Daichi applaudì una volta sola, con un sorriso bonario per trasmettere un po' di forza e concentrazione. Koushi, da bordo campo, alzò un pugno, contagiato dalla voglia di rischiare e ribaltare il risultato.

-Oi, boge!-.

Hinata guardò immediatamente Kageyama che lo fissava truce, in un silenzio che conosceva bene. Era già l'ora di provare la veloce assurda al massimo della forza e velocità.

Shouyou annuì emozionato, come ogni ironica volta e trepidante attese il fischio di Isshin per un servizio killer di Tokinshi che non tardò certo ad arrivare. Un sordo schiaffo sulla pelle leggera e tirata della palla gialla e blu anticipò una traiettoria precisa proprio verso Nishinoya che la prese con una capriola laterale sinistra, rimandandola alta verso il soffitto.

-Scusate, è alta!- imprecò.

Tobio si magnetizzò sulla rotazione velocissima del pallone che cominciava inesorabilmente a cadere verso il basso, pronto per essere alzato dalle sue mani. Per un attimo non vide neppure i riflettori della palestra, oscurati dalla perfetta traiettoria della sfera.

L'impatto contro i suoi palmi sollevati sul suo volto fu attutito da una pressione leggera e molleggiante del suo corpo inclinato verso destro dove il numero dieci nero e arancio era pronto a spiccare un volo.

Tokinshi si mise a guardare tutta l'azione con un orrore e stupore crescenti sul viso appena lucido da alcuni strati di sudore freddo. Non pensava che quel piccolo giocatore fosse tanto coordinato con il dispotico Re del Campo e che avesse delle molle al posto delle gambe.

Shouyou considerò che era un Secondo Tempo: esitò una frazione di secondi, poi fece una rincorda scattante con gli occhi ampi fissi sul pallone sempre più vicino e saltò con un'energia incontenibile, sollevandosi oltre la rete con il braccio caricato per schiacciare.
Per un attimo sentì la pressione della palla sul palmo e schiacciò senza pietà.

Tokinshi si rese a malapena conto che quell'attacco era violento, forse più del suo e anche tuffandosi, trascinandosi il setter con il suo braccio proteso contro le sue caviglie non riuscì a bloccarlo.

Karasuno esultò e guadagnò il quarto punto.

Nel momento dell'atterraggio sulle toghe di legno del pavimento, una fitta irrigidì Shouyou: il ginocchio gli sembrava essersi spezzato con uno scricchiolio sinistro da far gelare il sangue nelle vene. Si fece caldo in viso, colorando appena di un rosa più accentuato le guance e la vista gli si annebbiò con un capogiro.

Il dolore era insopportabile, come quando era caduto. Anzi, forse peggio.

Hinata strinse i denti e inghiottì avidamente un soffio d'ossigeno per domare la sua improvvisa debolezza. Non ebbe il tempo di farlo, però: la squadra, eccetto Kei e Tobio, lo strinsero in un cerchio felice.

-Oh, oh!- commentò avido Tokinshi, che intanto si era rialzato senza curarsi minimamente dell'alzatore.

-Cosa?- chiese il libero dagli occhi azzurri.

-Haki, tu hai visto?- chiese al suo centrale, senza staccare gli occhi dalla piccola esca intenta a ridacchiare per lo scompigliare dei capelli da parte di Yuu.

-E' infortunato- concluse il gelido centrale biondo, dagli occhi indaco e il magro fisico.

-Concentratevi su di lui. Distruggiamolo e facciamogli capire che un nano non potrà mai volare alto!- concluse il capitano, con un freddo sguardo d'odio.

La strategia sadica fu messa in pratica già dal servizio di Tobio, dopo il fischio di Ukai. Hinata si ritrovò presto bombardato da attacchi che non riuscì sempre a coprire egregiamente e che, soprattutto, misero a dura prova il suo ginocchio pulsante.

"Devono aver capito!"- pensò, ansimante.

A un certo punto, Tobio scambiò posto con lui, prese con un bagher un pallonetto particolarmente arduo di Haki; Kei lo alzò e Daichi schiacciò perfettamente.

Hinata cominciò a sentire un sapore acido nella bocca, uno piuttosto familiare. Aveva caldo, freddo, stava impazzendo di dolore e il suo corpo formicolava come sorpreso da un fulmine. Sperava solo non fosse febbre.

Il ginocchio era bollente e si era gonfiato; sentiva la ginocchiera stretta, quasi a impedirgli i movimenti dell'intera gamba. Non rispondeva ai suoi stimoli e Shouyou aveva paura di andare in panchina e di darla vinta a Tokinshi, sul suo provocante discorso sui piccoli giganti.

"MAI!"- urlò con un furente sguardo.

E lottò come mai aveva fatto in un'amichevole; scattò, saltò, schiacciò e bloccò addirittura alcuni pallonetti insidiosi ignorando perfino se stesso.

-Un altro punto!- incitò Koushi dalla panchina, a un certo punto.

Tobio e Shouyou, con un'impeccabile quanto ironica sincronia, guardarono il segna punti e rimasero stupiti di vedere una situazione di pareggio. Ventiquattro a ventiquattro.

Tutti cominciavano ad avvertire i segni di stanchezza di quella battaglia a mezz'aria ma non si sarebbero mai dati per vinti, ognuno deciso a far valere i propri pensieri.

La pioggia, intanto, rabbiosa tamburellava sul tetto della scuola, rumoreggiando con riverbero in quell'ambiente tanto grande eppure così piccolo per contenere un'esplosione di vivacità e morboso amore legato alla pallavolo.

Hinata brillava, la Karasuno con lui.

Tokinshi, invece, si lasciava rabbuiare dalla sua profonda gelosia verso quel piccolo sole e come in passato per Kageyama, ruggiva come un leone ai suoi compagni che silenziosi obbedivano. Le loro, però, erano espressione amareggiate e deluse.

Tobio fece roteare il pallone fra le mani e alzò lo sguardo per studiare attento un punto da poter sfruttare per il suo servizio killer: per un attimo, si sentì investito da una gelida corrente che andò a bloccargli il respiro in gola.

La conosceva. Sapeva fin troppo bene quella sensazione di rabbia incolmabile e quell'aura di odio verso tutti. La voglia di voler vincere da solo, ricoprendo ogni ruolo, riconoscendo i compagni della propria squadra come ostacoli da eliminare.

Vide una crepa immaginaria che separava Tokinshi dai suoi compagni afflitti e amareggiati e tremante volse i suoi occhi ampi e terrorizzati alle sue scarpe corvine. Non c'era nulla.

La crepa era stata riempita da quando aveva conosciuto la Karasuno. O meglio, il suo piccolo corvo che lo stava guardando con un'inquietante espressione che poche volte aveva visto, la prima volta all'incontro fra medie. Quegli occhi castani erano ampi, incoraggianti ma che chiedevano di dimenticare i suoi dubbi perché non erano reali.

Il fischio di Ukai sbriciolò la teca di ghiaccio in cui si era rinchiuso e allora partì senza pensare, spedendo il pallone ormai sudato verso Tokinshi. Si aspettò una sua risposta con un'alzata per Haki che schiacciò verso Shouyou.

Asahi bloccò il colpo con un bagher perfetto e Daichi schiacciò ancora; il libero avversario bloccò e costruì l'azione di nuovo fra Haki e Tokinshi. Kei murò con Shouyou e segnarono.

Shouyou sibilò nel rimettere bruscamente i piedi in terra, torcendosi appena verso il ginocchio con un'espressione sofferente.

-Se stai male dovresti stare in panchina- commentò Kei, guardandolo con occhi indagatori ma apatici.

-Sto bene! Sono scivolato sul sudore, Tsukishima!- ribatté adirato Shouyou fissandolo a sua volta con indignazione.

Kei rise arrogantemente, scrollando le spalle con noncuranza.

-Se lo dici tu, piccolo corvo, allora non vedo perché dovrei fermarti-.

Shouyou non ebbe il tempo di replicare che avvertì degli occhi infuocati a poca distanza dal suo viso pallido e sudato. Tokinshi era vicino alla rete, quasi a rischio d’infrazione e lo osservava con rancore profondo, con quegli occhi ampi e famelici, bramosi di distruggerlo.

-I nani non dovrebbero mai intralciare- sibilò, socchiudendo gli occhi.

-I nani? E i giganti, allora? Chi è esageratamente alto, alla fine sarà distrutto dalla propria altezza, in futuro. Se hai visto, nella nostra squadra abbiamo diversi nani che ti stanno dando filo da torcere, mi pare-.

Una manata soddisfatta arrivò senza pietà, con un rumoroso schioppo, sulla schiena del biondo middle blocker: Tanaka aveva udito, così come tutta la squadra e lo stesso Shouyou che fissava il vuoto con un sorriso felice e rincuorato e gli aveva appena mollato uno schiaffone di ringraziamento.

Kei gemette e si aggiustò semplicemente gli occhiali, ben lontano dall'essere soddisfatto apertamente alla furia di Tokinshi.

-Vedremo!- commentò acido quest'ultimo.

Di nuovo Tobio schiaccio per l'ultimo importante punto e lo fece con tutte le sue forze perché, anche se non lo avrebbe mai ammesso, gli stava sulle scatole quel Tokinshi e il suo odio per Shouyou.

La palla fu ricevuta dal libero avversario, passata all'alzatore e schiacciata da Haki; Daichi ricevette a sua volta, Kei alzò e Asahi schiacciò, rompendo il muro a due.

Haki la recuperò ancora e la rispedì nel campo avversario, giusto su Tanaka che l'alzò per Asahi e ancora Tokinshi la rimandò verso Yuu.

Tobio guardò Shouyou, perso nel suo torpore, con il corpo ondeggiante e tremante, un po' accartocciato e invaso dal sudore. Non comprese perché fosse in quello stato catatonico ed alzò magnificamente la palla verso di lui, fidandosi del suo tempismo.

Hinata, come scosso da quello schiocco flebile, si drizzò e seguì la sfera roteante con totale apatia per ciò che lo circondava. Era perfetta, nel suo tempismo, nella rotazione, nell'asse.

Si preparò, piegandosi leggermente sulle ginocchia e saltò ma, o per troppo sforzo o per una protesta da parte del suo corpo stremato, il suo tempismo fu sfasato in seguito a una fitta così intensa da farlo gemere sonoramente.

Il salto non fu particolarmente efficace ma non si arrese né volle sprecare quell'occasione d'oro e allora schiacciò con la sinistra, ignorando il dolore e il cuore pulsante perfino in gola.

Tokinshi ringhiò ferocemente e saltò a sua volta, alzando la palla per Haki che schiacciò su Tobio. Avrebbero lottato per quel punto e impedito al duo strambo di interferire ancora.

La palla volò verso il libero avversario e di nuovo su Haki per concludere con una schiacciata killer di Tokinshi. Hinata, sofferente, vide quell'esplosione roteante bluastra verso di lui e non ci pensò su una seconda volta... si lanciò verso di lei, buttandosi in un bagher disperato che lo vide strofinare con le ginocchia in terra.

Si sentì mancare, perfino il respiro, addirittura un battito del cuore ma si rialzò, anche se scivolò un paio di volte, con una mano sul ginocchio ferito. Non gli importava di mostrare a tutti il suo infortunio! La partita doveva concludersi!

-Kageyama!- urlò, improvvisamente investito da una corrente incredibile. -Alza a me!-.

Come avesse fatto a notare l'azione scontata fra Haki e Tokinshi sarebbe stato un mistero perché il suo intuito non sarebbe mai stato così veloce per accorgersene, allora decise di dare una svolta, andando contro il suo stesso corpo.
La veloce era pronta, di nuovo.

Tobio alzò la palla che non voleva saperne di cadere e Hinata volò ancora più in alto. Li vide... la rabbia folle di Tokinshi e il distacco della squadra che voleva vincere ma anche perdere per insegnare una lezione importante a quel capitano che tanto ricordava Kageyama.

Il campo oltre la rete era magnifico, tutto a rallentatore, perfino avvolto da una luce paradisiaca. E poi avvenne il contatto che tanto amava sul palmo della mano in un istante. Schiacciò con violenza e mentre ricadeva vide la palla colpire perfettamente l'angolo più estremo del bordo campo.

Ukai sbatté incredulo gli occhi per accertarsi che non stesse sognando, poi Takeda gli scosse leggermente un braccio annuendogli con una felicità mal contenuta e si sciolse, fischiando la fine della partita.

Daichi fu il primo a gridare, abbracciando i suoi compagno raggianti, mentre il resto della squadra correva in campo per festeggiare. Hinata si voltò verso Tokinshi, con lo sguardo basso e i pugni stretti.

-Io odio chi è basso. Mio fratello è stato scelto nella Shiratorizawa ed io sono stato scartato, perché troppo lento e poco potente. Lì, dove conta altezza e potenza, io non sono stato neanche considerato...- mormorò, artigliando a tre dita le maglie corvine della rete. -Ho odiato mio fratello e con esso quelli come te, Hinata che sperano di fare cose che in realtà sono un ripiego e basta!-.

-Io non sono solo. Sono forte perché la mia squadra è forte. Schiaccio perché c'è Kageyama a farlo ed io mi fido di lui e di tutti quanti- rispose piano Hinata, puntando il suo setter con l'indice, senza annullare il contatto visivo. -Tu hai perso perché hai pensato di fare tutto da solo e hai trascinato la tua squadra nella sconfitta. Il fatto che odi chi è basso è solo una scusa. Tu vuoi solo metterti in mostra e non t'importa cosa pensa la squadra-.

A sentire quelle parole, Tokinshi fissò Hinata con un'espressione scioccata fino a quando l'altro non gli diede le spalle e cominciò a ricongiungersi alla squadra.

Improvvisamente, lo vide irrigidirsi e crollare sul pavimento, stringendosi il ginocchio con gemiti mal trattenuti. E lo sentì... un profondo senso di colpa.

Quando si voltò verso la sua squadra, rimase sconvolto e sì, anche impaurito, da un glaciale sguardo da parte di Haki che, scosse piano il capo e lo abbandonò sul campo da solo.

"E' dunque questo che si prova quando ci si è abbandonati? Rifiutati?"- pensò con un sorriso amaro.

Strinse un pugno e si rialzò piano, inchinandosi alla Karasuno per poi andar via nella sua collera e nella sua vergogna. Hinata gli aveva insegnato una lezione che aveva cercato sempre di allontanare e oggi era venuta la resa dei conti.

-Hinata!- gridò Tobio, inginocchiandosi al fianco. -Oi! Rispondi!-.

Shouyou ansimava e singhiozzava a denti stretti, artigliandosi il ginocchio che ora non voleva nemmeno sapere di distendersi, da quella posizione flessa, così vicino al petto. Sbatteva la testa e la fronte sul pavimento, incapace di smettere di arrecarsi più dolore abbastanza da attenuare l'altro.

Tobio gli bloccò la testa, con evidente preoccupazione. -Smettila, boge! Ti spaccherai la testa in questo modo!-.

Ukai intervenne, lasciando a Takeda il compito di parlare e discutere con il coach Korai della Darumaki del comportamento visto di Tokinshi.

-Hinata, calmati! Fammi vedere!- ordinò con voce alta, nella speranza di ottenere la sua attenzione.

-Fa male! Fa male...!- singhiozzò l'altro, lasciandosi comunque girare da Koushi e Asahi per farlo mettere supino.

Quando Ukai tolse la ginocchiera sibilò; il ginocchio era talmente gonfio che la protezione corvina aveva fatto due segni evidenti. La pelle era rossastra, violacea, forse sanguigna e pulsava sotto le dita. Era decisamente calda e c'era una protuberanza strana proprio alla rotula.

-C'è una frattura. Dobbiamo portarlo in ospedale- disse Ukai, guardando tutta la squadra.

-S... sono caduto stamattina... non mi faceva così male...- gemette Shouyou, schiudendo gli occhi. -Ho litigato con mia madre perché non voleva che sfidassi il temporale per venire a giocare con tutti voi ma non l'ho ascoltata e ora ne pago le conseguenze!-.

Nessuno aveva mai visto Shouyou così disperato. Mai. Tutta la luce che da sempre lo abbagliava si era diradata, appannata da nuvolosi ammassi di emozioni contrastanti.

Ukai gli poggiò la mano sulla fronte, poi sul collo e annuì un paio di volte. Era caldo.

-Ha anche la febbre-.

-Chiamo l'ambulanza, allora- si offrì Daichi, gettando ancora un'occhiata al principino riverso sul pavimento ancora a singhiozzare per il dolore.

Andò negli spogliatoi per prendere il cellulare dal suo borsone corvino e compose immediatamente il numero dell'ambulanza, spiegando in poche semplici parole la situazione al momento della risposta dall'altro capo.

-Shouyou, noi ti ammiriamo! Hai giocato con noi nonostante tutto!- esclamò Yuu, allargando le braccia con enfasi. -Ora capisco perché Tokinshi continuava a pressare su di te! Si era accorto dell'infortunio prima di tutti noi!-.

-M... mi dispiace...- gemette semplicemente Shouyou, ansimando pesantemente.

Il suo improvviso piagnucolio si fece sconnesso e il respiro aumentò non certo ritmicamente, bensì traballante. Artigliò il petto, dove pulsava un nuovo dolore che non riusciva a placare e cercò, con la vista annebbiata, il volto del suo setter.

Tobio gli era vicino e cercava aiuto con lo sguardo impaurito.

-Fatelo alzare immediatamente! Sta andando in iperventilazione!- esclamò Ukai, protendendo una mano.

Kageyama lo aiutò a sistemarsi in una posizione seduta, facendolo appoggiare al suo petto, nel tentativo di farlo concentrare sul suo respiro.

-Seguimi!- istruì, poggiandogli la mano sulla sua piccina ancora sul petto. "Il suo cuore batte troppo velocemente, maledizione!".
Poco dopo tutto divenne un frastuono di pochi attimi... Shouyou, troppo stanco, perse la sua battaglia nel rimanere vigile e si abbandonò al sonno.

-Oi! Hinata! Oi!- chiamò disperatamente il corvino nel sentirlo molle e pesante contro il suo corpo irrigidito. -Hinata!-...
 


La pioggia non aveva accennato a fermarsi neanche un momento; il cielo era diventato uniforme di una tinta grigia e quella giornata così oscura si era annerita del tutto.

Poco dopo che Shouyou aveva perso i sensi, fra i richiami inutili di Tobio, l'ambulanza era arrivata velocissima e un'equipe medica era entrata in palestra, guidati da Takeda che era stato informato da Tadashi durante il trambusto.

Lo avevano subito controllato, poi, lo avevano messo su una barella, sotto lo sguardo attonito e lucido di Tobio che lo aveva perfino seguito fino all'ambulanza.

La Karasuno aveva avuto il permesso di seguire il principe fino in quel corridoio verdastro che odorava di medicinali e c'era un via vai di medici frettolosi. Da quanto erano lì, però, ad attendere? Aspettavano chi seduto, chi in piedi, chi affacciato, chi appoggiato al muro a braccia conserte.

Daichi continuava a fissare le porte bianche della sala operatoria dove Shouyou era stato condotto immediatamente dopo un veloce check-up, nella speranza di conoscere l'esito.

Koushi gli era vicino, con la testa appoggiata sulla spalla e l'aria rivolta al muro dinanzi con espressione vuota.

Yuu era a pugni stretti e testa china, Kei appoggiato con la testa vicino al vetro a osservare distrattamente le gocce di pioggia che si schiantavano sulla finestra. Ryuunosuke era seduto sguaiatamente su un seggiolino bianco con la testa rivolta al soffitto. Asahi, al suo fianco, teneva i gomiti poggiati sulle cosce e si torturava le dita nervosamente.

Tadashi non sapeva che dire e se ne stava semplicemente vicino a Kei con aria afflitta.

Hitoka e Kyoko erano sedute vicino a Ukai e Takeda, mentre Tobio era perso, in piedi, nel suo rimuginare. Cosa gli fosse preso durante lo svenimento di Shouyou non lo avrebbe mai spiegato perché non ne conosceva la risposta.

Già nel vederlo crollare mentre cercava di insinuarsi nel gruppo e festeggiare il suo corpo si era fiondato verso l'altro, come guidato meccanicamente. Il respiro gli si era fermato quasi ed aveva avuto una paura immensa.

Si era sentito iperprotettivo nei confronti di Shouyou nello stringere tra le braccia e aveva provato un calore quasi piacevole quanto sconosciuto nel prendergli la mano. Hinata aveva cercato il suo conforto, questo non poteva negarlo.

Ma perché proprio il suo? Forse, continuava a ripetersi, essendo la persona più vicina in quel momento era stato qualcosa d’irrazionale.
No. Shouyou aveva dischiuso le palpebre e vagato per trovare i suoi occhi cobalto. Gli era parso di sentirlo rilassare al suo tocco. E lui anche si era lasciato guidare.

Si artigliò i capelli, grugnendo un po' di frustrazione ma in quel momento, a segnare la fine di una tortura mentale, un medico uscì da quelle maledette porte bianche.

Ukai e Takeda si alzarono immediatamente, così come l'intera squadra prestò la massima attenzione.

Quello che Tobio riuscì a comprendere fu la parola "frattura della rotula con sei mesi di riposo assoluto, con tutore iniziale e stampella fino al settimo mese come inizio di fisioterapia".

Niente pallavolo. Niente Winter Cup... no... impossibile!

Lentamente indietreggiò, a pugni stretti, poi si voltò completamente e scappò via, incapace di tenere le sue lacrime barricate negli occhi. Ignorò volutamente i richiami della sua squadra e decise di rintanarsi nella tanto bramata solitudine...
 


Shouyou sedeva sulla panchina della palestra, con un'espressione eccitata che combinava buffi movimenti delle braccia nel ritmo di una partita di allenamento dei suoi amici.

Da quel giorno erano già passati due mesi e mezzo e la pallavolo era diventata solo un momento quotidiano da assistere, come alla tv. Ora a scuola veniva con un'amica di sua madre che gli dava un passaggio mattina e pomeriggio dopo che quest'ultima si era resa conto di essere stata troppo dura con suo figlio.

Quando l'aveva trovata al suo capezzale in ospedale, aveva cominciato a piangere e l'aveva stretta, implorando il perdono. Sua madre si era lasciata andare e insieme si erano uniti di nuovo, colmando la tristezza e il distacco di un legame indissolubile.

Il ginocchio gli faceva ancora male durante i temporali e camminare era difficile, soprattutto ora che, secondo il suo dottore, gli chiedeva di abituare di nuovo i muscoli per non atrofizzarli. Una stampella in meno e piccoli passi da fare.

Tutta la squadra gli volgeva sempre dei sorrisi e lo rendeva partecipe. Koushi gli chiedeva sempre se avesse bisogno di qualcosa e Yuu, con Ryuunosuke, cercavano di strappargli un sorriso con qualche ironica scenetta o barzelletta.

Eppure gli mancava una persona soltanto, anche se la vedeva per gran parte della giornata. Tobio si teneva a debita distanza dal giorno dell'incidente, ignorandolo completamente e volutamente anche.

Shouyou si chiedeva perché e per quale motivo gli faceva così male.

-Alza, Kageyama!-.

Shouyou alzò immediatamente lo sguardo puntato distrattamente sul suo ginocchio pulsante per portarlo sulla chioma corvina. Lo trovò sotto la rete, pronto per alzare a Ryuunosuke che aveva chiamato un'alzata.

La schiacciata batté rumorosamente sulle mani di Yuu che la rimandò nel campo avversario.

E lì, i suoi occhi s’incontrarono per un attimo. Shouyou provò a leggergli quelle profonde iridi cobalto ma l'altro le distolse, spaventato che avrebbe potuto comprendere.

-D'accordo, basta così! Fate stretching e poi pulite!- sentì pronunciare da Isshin, dopo un fischio.

La squadra lentamente abbandonò le posizioni tenute in campo per cominciare a prepararsi per tornare a casa, dopo una lunga giornata estenuante.

Tobio si diresse verso lo stanzino per munirsi di scopa e secchio, dando un'occhiata alla vecchia mazza spezzata che ricordava il litigio fra Yuu e Azumane, tempo fa. Nell'uscire quasi si scontrò con qualcosa che indossava la divisa corvina della sua scuola.

-Perché mi stai evitando, Kageyama?-.

Il setter indietreggiò appena, cercando un modo per sfuggirgli e non dirgli nulla di ciò che aveva compreso in quelle svariate settimane. Shouyou buttò a terra la stampella e usò le braccia per bloccargli l'unica uscita, senza smettere di fissarlo acutamente negli occhi.

-Non ti sto evitando, boge!- soffiò, distogliendo lo sguardo.

-Non mi guardi neanche in faccia! So che sei arrabbiato perché non possiamo allenarci insieme e mi dispiace...! Dimmi, però, perché mi stai evitando!- attaccò Hinata, con collera e leggera disperazione.

Tobio trovò il coraggio di guardarlo negli occhi e sospirò, preferendo studiarsi le scarpe corvine e rifiutandosi di parlare.

Shouyou scosse il capo e ringhiando gli sferrò un lieve colpo di pugni sul petto, con un suono di rabbia. Kageyama lasciò fare perché se fosse intervenuto avrebbe potuto accidentalmente ferirlo, come durante il ritiro estivo alla Nekoma dove si erano picchiati dinanzi a Hitoka.

-Io posso ancora giocare a pallavolo! Pensi che mi stia rammollendo ma non è vero!- tuonò il piccolo corvo.

Tobio scagliò in terra secchio e spazzolone per bloccargli i pugni e scansarlo di lato delicatamente, pur di uscire da quella soffocante situazione.

Hinata si mantenne allo stipite della porta, colto alla sprovvista ma non demorse; ignorando la stampella gli fu alle spalle e lo bloccò a un braccio. Lo fece zoppicando, ignorando le leggere fitte di protesta del ginocchio.

-Perché! Io non sono debole!- scattò. -Odio questo infortunio, odio non potermi allenare, odio la situazione perché vorrei essere in campo con tutti voi! Non mi è possibile, va bene, posso accettarlo anche ma perché non posso contare su di te?! Siamo amici solo sul campo?-.

-Lasciami, idiota!- ruggì Tobio, irridendo il braccio bloccato.

-Kageyama, fammi qualche alzata!-.

Tobio spalancò gli occhi e gli si voltò con scatto felino, incredulo da questa richiesta così fuori luogo. Shouyou era irremovibile, però, testardo come sempre. E lo amava.

-Non dire idiozie! Un infortunio non va mai sottovalutato!- rimproverò.

-Posso farlo!-.

Tobio lo lasciò senza dirgli una parola, marciando via a grandi falcate. Shouyou sbuffò a denti stretti con frustrazione e provò ancora a seguirlo.

-Attenzione!- urlò Ennoshita dal bordo campo.

Un pallone stava volando dopo un'ultima battuta di Asahi richiesta da Yuu e la sua velocissima traiettoria marciava verso Tobio. Istintivamente, senza la benché minima esitazione, i suoi occhi cobalto si accesero di una luce che sapeva di sfida e di voglia di fare un punto. Alzò le mani oltre il suo viso e proiettò il suo corpo ironicamente verso Shouyou.

-NO!-.

Scattò tremando dalla sua trance agonistica, dopo il grido di Daichi e non poté fermare quello che aveva appena inconsapevolmente fatto. Hinata, invece era eccitato e terribilmente calmo.

Si piegò piano sulle ginocchia e si alzò in un salto spaventosamente alto, schiacciando perfettamente proprio verso Yuu che, nonostante tutto, non riuscì a frenarlo.

Girò lo sguardo incredulo solo quando la palla si arrestò contro il muro, portando una scia con sé tagliente come una spada. Il libero si strofinò i capelli, incredulo da una simile potenza ma si ritrovò a sorridere con entrambe le mani sui fianchi.

Nell'atterrare, Shouyou gemette ma si rimise in piedi e ansimando cercò lo sguardo di Tobio che non seppe come più comportarsi. Fece per compiere qualche passo ma perse l'equilibrio e tutto quello che seppe era un corpo caldo avvolgere il suo in un gesto di protezione.

Nell'alzare gli occhi, Shouyou comprese esattamente tutto dall'espressione rassegnata del setter dalle guance appena rosee.

-Dimmi- incitò Shouyou, in un sussurro.

-Non qui...-...
 


-Non penso a te solo quando siamo in campo. Penso a te in ogni momento-.

Tobio aveva portato Shouyou al parco il giorno seguente, di una fredda domenica. Era venuto a prenderlo fino a casa sua ed era diventato il suo supporto durante la salita sul bus e la piccola passeggiata fino a un posticino più appartato del parco.

Shouyou non rispose ma preferì osservare.

-Ho avuto paura di perderti quando sei crollato. Mi sono spaventato per me stesso perché non credo che sia normale da parte mia...-.

Tobio distolse lo sguardo ma strinse la piccola mano gelida di Shouyou sulla panchina bianca, sospirando pesantemente. Shouyou spostò un paio di volte lo sguardo stupito dal setter a quel gesto che aveva visto fra tenere coppiette di maschi e femmine.

-Volevo evitarti perché questo potrebbe sconvolgere l'equilibrio della squadra stessa... ma poi, tu sei un idiota e vuoi saperlo!-.

Shouyou trasalì a una lieve fitta al ginocchio e prese a strofinarsi nel tentativo di lenire il dolore. Quel gesto non passò inosservato all'alzatore.

-Non posso...- ammise, infine, alzandosi. -Ti riaccompagno a casa-.

-Non mi puoi liquidare in questo modo! Ho bisogno di sapere!- scattò Hinata, alzandosi con foga.

Il dolore nuovamente esplose e come un déjà-vu Hinata si ritrovò a perdere l'equilibrio ma questa volta all'indietro, sul duro terreno.
Tobio scattò con una prontezza di riflessi incredibile pur di afferrarlo delicatamente alla vita e fare del suo corpo uno scudo. Entrambi caddero ma Hinata non subì ulteriori danni perché si ritrovò seduto sulle gambe dell'altro.

Erano così vicini, adesso. Ci si poteva specchiare in quegli occhi che gradualmente passavano da cobalto a marrone. I fiati solleticavano le labbra irrigidite dal freddo, accendendo appena le guance di rosa.

Tobio tentò ancora di scappare la Shouyou gli prese il viso tra le mani per implorarlo silenziosamente a proseguire. A poco a poco, la distanza si esaurì e più di mille parole furono dette in un unico gesto.

Shouyou rimase interdetto eppure si abbandonò al suo primo bacio. Anzi, avvolse le braccia intorno al collo dell'alzatore che a sua volta premette il corpo al suo, senza volerlo lasciare.

Era magnifico, un'esplosione di sapori diversi e un calore al centro del petto. Tobio lo baciò con foga ma anche gentilezza e una mano volò ai suoi capelli, accarezzando la nuca e lasciandosi solleticare dai ciuffetti aranciati.

-Ti amo, Shouyou... nient'altro...- rivelò contro le piccole labbra a forma di cuore.

-Non mi evitare più... ho bisogno di te più che mai...- rispose Shouyou, staccandosi dalla bocca leggermente umida per premere insieme le fronti. -Ti amo anch'io, probabilmente sono mesi, ormai...-.

Tobio cominciò a ridacchiare. Era così felice che, per una volta, non era la pallavolo a causargli quello scoppio di emozioni nuove e piacevoli. Aiutò Hinata a rialzarsi ma se lo sistemò sulle spalle, con una piccola idea.

-Corsa!- esclamò Shouyou, pompando un pugno al cielo.

Correvano insieme, felici di tutto perché era solo l'inizio di tutto ciò che sarebbe venuto nel loro futuro.

-Kageyama- chiamò Hinata.

L'altro gli gettò un'occhiata che lo incitava a proseguire.

-Stammi vicino, d'ora in poi. Qualunque cosa accada-.

-Sai che non c'è bisogno di dirlo-.

Shouyou rise di gioia, avvolgendogli le braccia intorno al collo e affondando la testa oltre la sua spalla per strofinarsi come un piccolo micio e stampargli un bacio sulla guancia.

Sì. Tobio era felice come mai lo era stato nella sua vita ed era solo merito del suo principe. Era ancora un Re, ma stavolta non era solo. Il Principe dei Corvi avrebbe volato con lui sempre e per sempre.
 

The End
 
  
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