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Autore: AngelCruelty    25/09/2019    4 recensioni
Storia partecipante al "Back to school contest" indetto da GiuniaPalma sul forum di EFP.
La regina Margeary imbocca il cammino verso casa, ben conoscendone i rischi, perché ha un peso troppo grande nel cuore.
Deve confessare, all'unica persona che la conosce davvero, un sentimento segreto.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Margaery Tyrell, Olenna Tyrell
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La rosa dorata
Un odore delicato e dolce iniziava a farsi sentire. Margeary Tyrell si sporse in avanti, verso la finestrella della carrozza reale. Guardò al di là della tenda e scorse delle famigliari configurazioni. Degli alberi in fiore coronati da bellissimi germogli rosa argenteo costeggiavano il sentiero acciottolato che stavano percorrendo. Quel profumo, quei colori … i tronchi chiari delle piante si mescolavano ai cespugli verdi ricolmi di bacche rosse, grandi come delle palline da cricket. Persino le rocce sembravano trarre colore dalla natura circostante, così piene di licheni gialli da aiutare a decorare il paesaggio e adornarlo di vivacità. Niente da fare. La sensazione che la giovane rosa dorata provava ogni volta che percorreva il tragitto verso casa era sempre la stessa: rinascita. La ragazza sorrise, e per un attimo le sembrò di essere ancora la ragazzina di Alto Giardino che non era mai uscita al di là delle mura del castello paterno. E invece … la donna sospirò angosciata, e continuò ad osservare. Alberi di ciliegio, alberi d’arancio … colori e odori si intrecciavano in miscuglio mozzafiato. E poi eccolo, il cartello che indicava che il bosco era ormai alle loro spalle mentre il castello Tyrell li aspettava infondo al lungo viale. Tutt’intorno la cosa più bella che Margeary avesse mai visto: una distesa dorata di rose. Le loro sfumature erano uniche: andavano dall’oro chiaro a quello più scuro degli esemplari più maturi, in alcuni punti erano di un giallo acceso, in altri sembravano quasi ossidati per quanto erano ottenebrati. Qualche foglia verdeggiante spuntava qua e là, a dare discontinuità in quel mare di Mida. La ragazza stavolta gettò la testa fuori dalla carrozza, per dare un’occhiata alle mura. Sua nonna le aveva raccontato spesso di storie tramandate da figlio in figlio su come fu costruito il castello, mattone dopo mattone … su come fu costruita la nobile Casata dei Tyrell. Come ogni altro fiore erano venuti dalla terra, e da lì erano cresciuti sempre più forti. I muraglioni erano altissimi, più di quanto lei stessa ricordasse, e ancor più su si stagliava la torre più alta del castello, dove lei e Loras amavano salire da bambini per osservare il panorama.
Poco dopo, la Regina Margeary arrivò a destinazione e si fece aiutare dal cocchiere per scendere dalla carrozza reale. I figli dei garzoni che giocavano nei giardini pieni di fiori e api ronzanti, l’abbeveratoio su cui si posavano i pettirossi cinguettanti … tutto era come lo ricordava, come se non fosse mai diventata sovrana di ben sette regni. Tra le aiuole, in uno delle stradine di breccia che portavano verso il labirinto, la ragazza vide su padre. Stava per inchinarsi come si addiceva ad una lady, ma si ricordò che ora era lui a doversi prostrare. Così si limitò a sorridergli e fare un cenno del capo. Non voleva preoccuparlo, lui doveva pensare ad Alto Giardino. Era lì per parlare con un'altra persona. Mace Tyrell, impacciato, si chinò leggermente, e così rimase. Ma non per rispetto, perché Margeary notò un’espressione preoccupata e sorpresa nel suo volto. La ragazza si avvicinò al padre l’aiutò a rialzarsi: “Non lo saprà nessuno …” gli sussurrò divertita. Dopodiché si avviò verso la sua vera destinazione ultima: le stanze di sua nonna Olenna.
Trovò l'anziana Lady sul suo terrazzo, intenta a farsi servire del the. Anche lì era rimasto tutto immutato. Le sedie intarsiate, il pavimento spoglio, il marmo delle ringhiere e l’edera che ricopriva ogni cosa: muri, colonne, archi. Non appena la vide, stupita, la donna si alzò in piedi: “Bambina! Cosa ci fai qui?” chiese leggermente preoccupata.
Margerary si affrettò a spegnere il fuoco e scosse la testa, prendendo le mani raggrinzite di Olenna tra le sue e accarezzandole dolcemente: “Niente, nonna. Volevo solo fare due chiacchiere con te. So che non avrei dovuto intraprendere questo viaggio verso Alto Giardino perché ho dei doveri a cui rispondere ora che sono regina … ma ti prego, siediti e ascolta le mie parole.” Lo sguardo della ragazza era così carico di aspettative che la donna non poté far altro che acconsentire, quindi ordinò alle ancelle di portare dell’altro the alle rose per servire la nipote e tornò a sedersi.
“La vita a palazzo è … frenetica.” La ragazza emise una risata nervosa, ansiosa di arrivare al punto ma ancora incerta delle parole da dire.
Olenna annuì, esortandola a continuare.
“Ecco … Tutti conosciamo Cercei Lannister e i suoi metodi. Abbiamo concordato ben prima del matrimonio con Geoffrey che lei doveva essere esclusa dal gioco del trono. Troppo invadente, brutale, maleducata … e per di più alcolista!” un’altra risata nervosa spezzò il tono di voce delicato che la regina di Westeros cercava di mantenere.
“tuttavia … allontanare Cercei, farle del male …” Margeary prese ad evitare lo sguardo della nonna, sapendo che quello che stava per dire non le sarebbe affatto piaciuto.
“Vorrebbe dire fare del male anche a Tommen. Geoffrey era un mostro, è vero. Ma che colpe ha Tommen il Buono? Lui è un’anima pura, pia. Raggirarlo è fin troppo facile! Mi sembra di prendere in giro un bambino … è come …” la ragazza esitò, inquieta.
E così, l’aveva detto. Sua nonna era l’unica che conosceva tutti i suoi piani e le sue intenzioni per il nuovo regno, per cui non aveva mai potuto confessare a nessuno che, infondo, ora iniziava a sentirsi in colpa. Lei, che con gentilezza e dolcezza era riuscita a conquistare un mondo. La sua carineria era sempre stata quella di una rosa dorata. Così bella e unica da incantare, ma tagliente quanto tutte le altre rose. Finora, aveva fatto sanguinare solo anime che se lo meritavano, ma Tommen … cos’aveva mai fatto lui di male, se non nascere nella famiglia sbagliata?
“Bambina.” Disse Olenna con tono grave: “Bambina, guardami!” le intimò con decisione.
Margeary obbedì con riluttanza.
“Sai di chi stai parlando, vero?” ma non era una domanda retorica, la sua, per cui continuò: “Rispondi”
“Tommen il Buono Baratheon, successore di Geoffrey e figlio di Robert” recitò con voce ormai tremante.
“Ah! Di buono quello non ha un capello! Per gli dei bambina! Non c’è Flower più bastardo di lui!” tuonò.
Margeary resistette alla forza del suo sguardo e del giudizio insito in esso.
“Quel tipo è figlio di sua madre … e chissà chi altro! Di certo non è un vero Baratheon, non più di quanto lo era Geoffrey. Non farti incantare dal suo visino angelico, è ancora un bambino … ma un Lannister è sempre un Lannister. Pagare sempre un debito? Eh no, cara. Io direi più saldare un debito, ecco che fanno quegli esattori! Devi resistere. Devi essere forte. Fallo per Alto Giardino. Fallo per i Tyrell. Se non allontani ora Cercei Lannister te ne pentirai.” Ci fu una pausa, poi riprese: “Lo ami?”
Per un attimo, Margeary tentennò, ma poi scosse la testa e sussurrò un ‘no’ pieno di sensi di colpa come il suo cuore, perché sapeva di non amarlo, ma sapeva anche che il Re di Westeros amava lei. E lei lo stava tradendo, allontanandolo dal ventre protettivo materno …
“Bene. Allora sappi che un uomo che non ami non potrà mai essere più importante della tua famiglia e del tuo nome.”
“Non ho detto questo … è solo che …”
Ma Olenna la interruppe: “Nessun ma, bambina.”
Margerary guardò il volto di sua nonna. Anziano, si. Ma ancora così forte e deciso … non c’era niente che la ragazza amasse di più di casa sua e della sua famiglia, e quelle parole la riportarono con i piedi per terra. Non era arrivata fino a quel punto per vedere tutto sfiorire per deglii strampalati sentimentalismi. Aveva sempre ammirato l’anziana donna, aveva cercato di imitarla fin da quando aveva compreso l’importanza del proprio titolo. Così lo fece di nuovo: la imitò. Guardo sua nonna e cercò di assumere esattamente la stessa espressione, per poi annuire con convinzione. Asciugò delle lacrime che non ricordava di aver pianto e gettò via con esse ogni ombra di dubbio. Cercei Lannister doveva essere allontanata dalla cittadella.
Per la ‘rosa dorata’ Margeary Tyrell quello era stato solo un momento di siccità prima di crescere ben più forte di prima.
**
Pochi minuti dopo la sua partenza, Mace Tyrell prese il suo posto attorno al tavolino di Lady Olenna.
“Cosa le avresti detto se ti avesse confessato che lo amava?” domandò l’uomo.
La donna scrollò le spalle e cercò di far vedere che non si sarebbe curata dello sguardo accusatore del figlio: “Ovviamente l’avrei spinta verso le stesse conclusioni. Avrei fatto leva sul suo amore attraverso la gelosia e l’ambizione. Avrei detto che un uomo non appartiene mai una donna finché questo è ancora sotto l’influenza di una madre, e se quell’uomo in questione è un re, allora sarà sua madre a governare il regno attraverso lui. Non il re. Non la regina. Sua madre.”
Mace aggrottò la fronte: “Io non sarò un Re, ma sono un Lord molto potente… ma tu che sei mia madre sei rimasta sempre con me ad Alto Giardino, consigliandomi ogni qualvolta ne avessi avuto bisogno.”
“Appunto, Mace, appunto.”
  
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