Anime & Manga > Saint Seiya
Ricorda la storia  |      
Autore: Cdegel    30/09/2019    4 recensioni
Desiderava che avesse davvero il coraggio di abbattere quelle distanze una volta per tutte. Ma la paura di ciò che sarebbe potuto accadere gli toglieva il fiato.
Lui, impavido davanti ai nemici, non aveva il coraggio di guardare quegli occhi, in quel momento, e capire che erano solo parole e venirne deluso. D'altronde poteva davvero aspettarsi che fosse così folle da rischiare davvero di avvicinarsi a lui?
"Io non...ti seguo..."
I personaggi di Saint Seiya appartengono al loro autore, Kurumada.
Rispetto alla storia originale, in questa ff sono presenti dei cambiamenti: Albafica è stato riportato in vita, per volontà di Atena, dopo lo scontro alle dodici case della serie classica, come Manigoldo e Camus. Agasha in questa FF è all'incirca coetanea dei Gold Saint ed è reincarnazione dell'Agasha dell'anime che, nella FF all'epoca dei fatti di LC, è coetanea di Shion).
Questa one shot è collegata alla FF "Fino in fondo" ma, siccome questo capitolo non toglierebbe o aggiungerebbe nulla alla storia principale, può costituire una storia collaterale. Buona lettura!
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Agasha, Cancer Manigoldo, Pisces Albafica
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sedeva distante da lei, non certo perché lo desiderassero, l'una o l'altro. 
Avrebbe voluto superare quella distanza, ma continuava ad impedirsi di dare loro e soprattutto a sé stesso, la possibilità di provare ad avvicinarsi. 
Restavano in silenzio, ammirando le stelle.
Lui sdraiato sul tetto in pietra, con le gambe piegate e le mani intrecciate a sostenersi la testa, poggiandosi ad un rialzo. Lo sguardo perso in quell'immensita' a cercare risposte alle domande che gli affollavano la mente dal giorno in cui si era risvegliato. Tante domande, dubbi, e ben poche certezze, tutte nefaste.
Lei era seduta sulle pietre piatte del colmo, a gambe incrociate. Non guardava le stelle, per quanto, alzando gli occhi al cielo, ne fosse stata catturata, ma colui che, per la prima volta le aveva chiesto di restare un po' da soli. Colui per cui si era dedicata agli studi alchemici e storici negli ultimi due secoli, decennio più, decennio meno. Colui che si era ripromessa, avrebbe salvato dal demonio che lo aveva devastato quel giorno, promettendogli torture peggiori quando si fossero rincontrati. 
Perché il demonio aveva previsto che si sarebbero incontrati ancora, lui e quel bellissimo e tenace cavaliere e lui avrebbe ripreso da dove si era interrotto. E quelle parole, nel vedere come lo aveva ridotto le avevano fatto desiderare di proteggerlo da un simile mostro. 
Ma come avrebbe potuto un'umile ragazza di Rodorio proteggere un cavaliere d'oro, che era per definizione più forte di chiunque altro? Eppure il demonio lo aveva spezzato e lei, lei si era arrovellata il cervello in tutti gli anni, in tutte le vite a venire, per trovare un modo per salvarlo.
Adesso se ne stavano lì, ognuno a rincorrere i propri pensieri, e sarebbero stati vicini, vicinisimi, se il sistema di riferimento fosse stato il territorio dell'isolato. 
Sarebbero sembrati sovrapposti, addirittura, se visti da un punto più alto del cielo. 
Invece distavano almeno un metro e mezzo e quella distanza tra loro sembrava fissa, sembrava che la calcolasse. 
Lui non permetteva a nessuno di avvicinarsi, evitava qualunque contatto con chiunque e per lei quella distanza aumentava, se possibile, invece di diminuire.
Toccarlo, sfiorarlo erano cose da brividi per chiunque. Era impensabile, avvicinarlo troppo, secondo lui.
Se ne stavano lì in silenzio perché sussurrare, a quella distanza non sarebbe stato possibile. 
Le parole che lui avrebbe voluto poter pronunciare a voce bassa, con le labbra a sfiorare il suo orecchio, urlavano nella sua mente pretendendo di avere un suono. Lo stordivano. Ma non arrivavano lo stesso ad avere voce. 
Evitando comunque il contatto visivo, lui percepiva la sua presenza e si costringeva ad accontentarsi di questo, che lei fosse lì, a perdersi nello stesso cielo, ben sapendo che il tempo li avrebbe logorati per questa distanza forzata.
Fu la voce di lei, a rompere quel silenzio che stava diventando assordante, eccessivo, anche di fronte alla notte stellata. 
Anche se erano soli, davvero soli, per la prima volta. 
Anche se era stato lui a chiederle di andare insieme a guardare le stelle. Certo, sarebbero rimasti distanti. Ovvio.
Da circa mezz'ora erano seduti sulla terrazza dell'albergo dove loro ed altri cavalieri avevano preso alloggio per portare a termine quella piccola e semplice missione: raccogliere dati storici sulla presenza del Graal in quella regione della Francia.
Secondo il vecchio Sage, Shion e Shaka il Graal era legato al tredicesimo cavaliere. Camus era d'accordo con loro. 
A lei, esperta di storia antica e mitologia, sembrava solo una delle tante possibilità, ma il laboratorio collaborava con il Tempio in questa ricerca e quello era uno degli scenari possibili, da sondare. 
In realtà ne aveva sondati altri, per conto suo,ma tutti si stavano rivelando sterili.
Da quando Atena aveva richiamato alcuni dei suoi antichi cavalieri d'oro alla vita, per prepararsi allo scontro decisivo, lui, al villaggio di Rodorio, aveva riconosciuto la ragazza alla quale aveva promesso che avrebbe protetto la sua vita e il villaggio.
Ora era una donna, rispetto a come la ricordava, quando le aveva regalato una rosa, quel giorno. 
Era una donna che aveva riconosciuto in lui il cavaliere che quel giorno si era battuto per lei, per loro, e lo aveva guardato come allora, vedendo il suo essere cavaliere e tutto ciò che ne derivava. 
La sua bellezza era passata in secondo piano, rispetto al suo cuore.
In quei due secoli l'anima di Agasha ed tornata e ritornata a nascere a Rodorio. Sempre vicino al suo cavaliere. Sapendo che prima o poi sarebbe tornato. Per lei. Per loro. E lei stavolta avrebbe potuto fare qualcosa per lui. Proteggerlo come lui aveva fatto con lei.
Un legame, un filo sottile li univa, e non era uno dei maledetti fili di Minos di Grifon, con cui lo aveva torturato fino alla morte.
Era un filo leggero, che avrebbe potuto renderlo libero, invece che prigioniero.
"Guarda laggiù"
Si alzò a sedere "dove?"
"Di fronte a te"
"La città?'' 
"In fondo..."
"Quelle torri?"
"Si"
" Che cosa c'è di speciale?" Volse verso di lei lo sguardo, incrociando i suoi occhi per un momento, per poi tornare a guardare le torri. 
Sapeva che se avesse indugiato più di qualche istante sul suo viso, avrebbe sentito il solito logorante desiderio di abbattere le distanze e prendersi ciò che desiderava, la sua bocca, il suo corpo. Salvo poi stringere a sé un cadavere.
"Quella e' una centrale nucleare... il suo nocciolo e' mortale per l'uomo, ma la sua energia alimenta case, ospedali, luoghi di culto, fabbriche, scuole... TUTTE cose buone... Però... se in questo istante dovesse esplodere provocherebbe centinaia morti. Moriremmo anche noi, vista la breve distanza..."
"..."
"Ciononostante ce ne stiamo qui da mezz'ora a guardare le stelle. Con quel mostro di potenza e veleno vicino... Anzi...un'intera città ci gira intorno, consapevole del rischio potenziale, ma superando la paura"
Sospirò e si volse verso di lei "cosa significa Agasha?" Sapeva benissimo che cosa significava.
"E' un compromesso" lo fissò negli occhi "Avere l'energia accettando di correre un rischio... Tu credi che chi dirige quella centrale potrebbe allontanare tutti di chilometri per evitare che possano essere uccisi in seguito ad incidenti?"
"..." Conosceva la risposta ma continuò a non dire nulla. Lei riprese
"No, non potrebbe. A meno di non crearsi intorno un deserto per chilometri e ciò non basterebbe comunque per salvaguardare l'ambiente.. questo è un rischio che le persone accettano di correre"
"Dove vuoi arrivare?"
"Tu dici che sei pericoloso per chi ti si avvicina..." 
"Lo sono" 
"Sì, certo... lo sei...Ma sei anche molto, molto di più del solo veleno... Tu dai tutto te stesso per persone che neanche conosci... Hai lottato contro le schiere di Hades e probabilmente lo farai ancora. Ti sei... Albafica..." Si voltò di nuovo verso di lei, quando pronunciò il suo nome. Occhi negli occhi. " Tu sei una persona così forte e tenace e dolce... che il rischio che si corre standoti vicino e' molto più accettabile di quanto sia 
 stare qui... con la centrale davanti al naso"
Le stava dando di nuovo le spalle. Si era voltato di scatto. Era spaventato e al tempo stesso sperava che lei avesse il coraggio di fare ciò che lui non osava nemmeno sperare. Il coraggio di rendere realtà quel suo lungo discorso. Non che fosse la prima volta in cui provava a fargli capire che al mondo lui non era il solo "oggetto pericoloso" con cui un mortale potesse venire in contatto. Desiderava che avesse davvero il coraggio di abbattere quelle distanze una volta per tutte. Ma la paura di ciò che sarebbe potuto accadere gli toglieva il fiato.
Lui, impavido davanti ai nemici, non aveva il coraggio di guardare quegli occhi, in quel momento, e capire che erano solo parole e venirne deluso. D'altronde poteva davvero aspettarsi che fosse così folle da rischiare davvero di avvicinarsi a lui?
"Io non...ti seguo..."
Si alzò e non gli diede tempo di reagire. Sedette dietro di lui, sul rialzo alle sue spalle, con le gambe piegate intorno ai suoi fianchi, lo prese per le spalle, con fermezza, anche se delicatamente, impedendogli dolcemente di alzarsi quando scattò per farlo, fino a fargli appoggiare la testa alla sua spalla ed il tronco a lei. I loro visi vicini.
"Così voglio guardare le stelle
...Albafica... Vicino a te..." sfiorandogli la guancia
"E' pericoloso" cercò ancora di alzarsi, ma si lasciò di nuovo trattenere
"E' un compromesso..."
Il profumo di lei era dolce, speziato, odorava di fiori. Chiuse gli occhi e respirò profondamente. 
La sentiva finalmente vicina, dopo essersi negato per mesi qualunque contatto. 
Dopo quella prima esitazione, un istante prima, più simile ad un tentativo disperato di fuga, che ad una esitazione, si rilassò. 
Lei senti il peso del suo corpo addosso, finalmente, e fu lieta di sostenerlo stringendogli gli braccia intorno al tronco.
Quel contatto, al contrario di ciò che lui temeva, non le stava recando alcun danno.
Era dunque un compromesso accettabile? 
Non era sicuro di poterselo permettere, ma decise di provare. 
L'antidoto era nella sua tasca, nel caso fosse stato necessario, anche se, Sage lo aveva avvertito, avrebbe dovuto utilizzarlo solo in caso di reale bisogno.
"Sto bene... Adesso..."
Subito dopo Oro iniziò ad abbaiare furiosamente in camera.
Voltò un poco il viso, restando appoggiato a lei
"E' Manigoldo.. se siamo fortunati riuscirà a cacciarlo"
Non credeva nemmeno lui alle sue parole, in realtà, infatti il cavaliere bussò  all'altra porta e stavolta entrò senza attendere l'invito a farlo. 
Un istante dopo lo videro sbucare con la testa verso il tettuccio, appoggiando i gomiti e fissando con un ghigno Albafica
"Guarda guarda... il pesciolino e' caduto nella sua stessa rete..."
"... Che cosa vuoi?" Gli chiese, senza cambiare posizione, facendo finta di non avere colto la sua ironia
"Uh...niente.. Sotto ci si chiedeva dove foste finiti..." Disse con sufficienza
"Adesso lo sai... buona notte" gli sorrise, facendogli segno di andare via
"Mentre voi ve ne stavate qua ad amoreggiare.. Camus ha risolto l'enigma... Magari vi interessa saperlo"
A quelle parole si precipitarono nella stanza del cavaliere di Aquarius tutti e tre.
Quel bel momento era durato poco, pochissimo, ma gli aveva riempito il cuore di tenerezza, lo faceva stare bene. Amoreggiare. Forse non nel senso che intendeva Manigoldo, purtroppo, ma sapeva che la sua barriera era stata abbattuta, almeno una parte. Teneva stretta nella sua, la mano di lei, anche adesso. Senza timore. Era un compromesso.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Cdegel