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Autore: witchakko    02/10/2019    1 recensioni
[LUMINERIK] erik/eleven, dragon quest xi, costume party au.
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« Quanta voglia aveva di sfiorare quei capelli castani, di premere i polpastrelli sulle sue guance rosee, di lasciare un soffice bacio su quelle labbra invitanti. Il suo cuore palpitava con frenesia; più lo guardava e più sentiva il bisogno di lui. »
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata ad Adri, Flavio, Alessandro e tutti i miei amici che hanno supportato i miei continui scleri su questi due.

E dunque l’ennesima e lunghissima giornata finalmente giunse al suo termine, facendo sospirare a gran voce Erik che se ne stava rintanato nella sua piccola casetta non lontana dal centro città. Forse non brillava, non era dipinta da colori sgargianti o decorata con costosi mobili, ma non gli importava. Si rannicchiò sullo spoglio letto all’angolo della stanza mentre con un dito giocava con una ciocca di capelli, facendo mentalmente un resoconto della giornata. Per l’ora di pranzo era stato in compagnia dei suoi amici di quartiere – che gentilmente gli avevano offerto un pasto abbondante – e successivamente andò a pesca con uno di essi. La sua non era una vita di cui vantarsi, però lo scopo che si era imposto era quello di andare avanti e non arrendersi mai. A volte era dura, ammise a se stesso molteplici volte, ma che ci poteva fare?
Sospirò nuovamente e infilò una mano in tasca, percependo con le dita un pezzo di carta. Estraendolo si ricordò che una ragazzina glielo diede proprio prima che andò a pesca, ma lo mise in tasca senza destargli neanche uno sguardo, perciò adesso si ritrovava a scrutarlo con attenzione.
Esso presentava dei disegni chiaramente fatti con molta fretta raffiguranti delle maschere e delle persone che danzavano. «Unisciti alla fantastica festa in maschera e partecipa a tantissimi giochi! In palio 500 Gold e il rarissimo Globo Rosso. Solo chi indosserà la maschera migliore vincerà: che aspetti?», leggeva ad alta voce Erik mentre cercava l’orario e il luogo dell’evento. Di certo non era tipo da feste, non aveva neppure una maschera con cui presentarsi! Qualcosa però lo spinse a presentarsi a quell’evento tanto atteso da tutta la città. Si procurò una maschera creata da una ragazza di sua conoscenza, ringraziandola per non avergli fatto pagare neanche un Gold. La mattina dell’evento Erik si alzò molto presto, cercando di convincere qualche suo amico ad accompagnarlo, ma senza risultati. Infine il ragazzo infilò il suo vestito migliore, simile a quello di un pirata, e allacciò la maschera alla nuca: era di un blu sgargiante con delle decorazioni oro. Finiti i preparativi uscì di casa, sollevato nell’ammirare che tutta la città indossava graziose maschere. Curiose decorazioni pendevano dai pali della luce, delle bancarelle riempivano la piazza principale per attrarre centinaia di turisti e cittadini illuminati dalle splendenti luci colorate. Il brusio incessante era ormai velato da dei musicisti che si esibivano poco lontani da Erik, accolti clamorosamente grazie ai loro bizzarri travestimenti. Il ragazzo iniziò a passeggiare portando le mani dentro le tasche come suo solito fare, avanzando verso qualche bancarella. Gioielli, mobili, vestiti e oggetti vari risaltarono agli occhi del giovane che, immediatamente, spostò lo sguardo, consapevole che quel genere di cose non sarebbero mai potute entrare in suo possesso. Per un attimo, come se il tempo si fosse fermato, rimase fermo a contemplare il pavimento mentre meditava sul perché fosse andato a quella festa. La sua non era una maschera di cui vantarsi, e lui stesso se ne rese conto; così, preso dai pensieri, il ragazzo si voltò e iniziò ad incamminarsi verso i musicisti sentiti in precedenza, che insieme creavano un’atmosfera unica che coinvolse la maggior parte dei partecipanti dell’evento: molti ballavano in sincronia, altri bevevano del buon vino mentre osservavano lo spettacolo messo su da tutte quelle persone mascherate. E persino Erik si ritrovò a guardare ogni movimento dei gioiosi cittadini mentre si scatenavano sulla pista da ballo, mentre lui, appoggiato al muro, sorseggiava un boccale di un buon vino. A interrompere la sua visuale fu una figura che gli passò davanti per poi appoggiarsi accanto a lui, bevendo anch’egli il vino ma assaporando ogni sorso. Non solo quel ragazzo emanava un odore ottimo; la sua maschera lo colpì, con quelle decorazioni ben curate, la scelta dei dettagli e dei colori, persino il laccio era ben fatto. Erik continuò a guardarlo nella speranza di rovinare quella bella maschera con lo sguardo, consapevole che non sarebbe riuscito a vincere a prescindere. La mente era offuscata da pensieri, da mappe immaginarie e da piani B, C e D, arrivando alla conclusione che forse, persino quella volta, avrebbe dovuto tirare in ballo le sue abilità di ladro. La sua missione dunque cambiò e, proprio mentre il suo sguardo fece per spostarsi, una voce maschile interruppe i suoi pensieri.
«Perdonami, per caso c’è qualcosa che non va? Da un po’ mi accorgo che mi fissi in modo strano...», domandò con voce gentile il ragazzo accanto ad Erik, sentendosi in imbarazzo per le sue stesse parole. Erik non notò che, effettivamente, lo stava inconsciamente osservando da un po’ troppo tempo.
«No, stavo solo ammirando la tua maschera; sono sicuro che se ti iscriverai alla gara vincerai senza alcun dubbio», ammise con tutta sincerità ma con un velo di invidia. Il ragazzo lo ringraziò e ammise che, in realtà, si era iscritto al torneo per cercare di vincere il famigerato Globo Rosso: i soldi non gli importavano, e in lui l’ambizione non mancava nonostante l’apparente leggerezza che dava nei confronti dell’oggetto in questione. I due si scambiarono qualche altra parola riguardante la festa, commentando anche i bizzarri costumi che gli si presentavano davanti come serviti su un piatto d’argento, pronti ad essere commentati. Le parole dei giovani che stavano prendendo la forma di una dolce melodia vennero spezzate da quelle di un uomo sul palco a pochi passi da lì, annunciando che i partecipanti della gara sarebbero dovuti salire in modo tale da venire votati a fine serata, e così fecero Erik e il ragazzo al suo fianco. I due si misero in mostra per attirare l’attenzione delle numerose persone che in poco tempo avevano dato vita ad una grossa folla esultante. La cesta dei voti traboccava di biglietti che, ahimè, sarebbero stati resi pubblici solo quella sera. I partecipanti scesero quindi dal palcoscenico e si dispersero in un batter d’occhio; Erik e il suo rivale si ritrovarono a dover infiltrarsi tra la folla per cercare un posto dove sedersi e, una volta trovato, cacciarono un sospiro di sollievo. Il problema adesso era andare alla ricerca dei premi, rubarli e svignarsela, come solito di Erik.
«Va tutto bene? Sembri preoccupato… Forse hai paura di non vincere il premio? Magari se unissimo le forze potremmo farcela, ma ti prego di lasciare il Globo Rosso a me», disse il ragazzo mascherato. Erik rimase in silenzio per un po’, tornando a utilizzare la sua mente come una mappa per il suo prossimo piano: agire alla luce del sole non era consigliabile, ma il vincitore sarebbe stato annunciato proprio al calar della luna. Forse si stava facendo troppi problemi, che ne era stato del vecchio buon Erik che entrava in azione nonostante tutte le difficoltà che gli intralciavano il cammino? Dunque utilizzò quel momento di pura adrenalina mentale e ridacchiò dinanzi al ragazzo, guardandolo fisso negli occhi.
«No, figuriamoci se sono preoccupato. Senti, mi diresti il tuo nome? Ho una cosa importante da chiederti.»
«Eleven», annunciò un po’ esitante, aspettando in risposta il nome dell’altro.
«Eleven, eh? Sono Erik. Che ne dici se, insieme, cercassimo i premi della gara? Li prendiamo e ce la svigniamo, che ne pensi, eh?», porse la mano al rivale con decisione ma quest’ultimo non poté fare a meno di osservarlo con espressione interrogativa. Eppure quel Globo era così importante per lui e forse, nonostante fosse tremendamente sbagliato, l’unica cosa da fare era rubarlo sul serio. Poteva finire in mani sbagliate, non venire trattato nel modo corretto o quant’altro. Le mani dei due si strinsero senza dire un’ulteriore parola e, senza scioglierle, Erik trascinò Eleven verso le posizioni che risaltarono ai suoi occhi una volta iniziato a progettare il piano. I due scrutarono tutta l’area del mercato; le risate certo non mancavano, avevano fatto tante di quelle figure! L’ambizione ardeva in loro, l’adrenalina alle stelle, un leggero batticuore, i capelli scombinati.
Si presero una pausa e si sedettero dove la soffocante folla scomparve, ammirando l’orizzonte di quella giornata di Ottobre. Il sorriso di Erik era ora smagliante e non più cupo, la dolce compagnia di Eleven era qualcosa speciale, mai provata in vita sua. In un solo pomeriggio si rese conto di quanto le persone possano essere diverse e uniche; era consapevole del fatto che se li avessero scoperti avrebbero incolpato anche Eleven, ma era pronto ad assumersi tutte le responsabilità necessarie. Quel ragazzo era fin troppo puro, gentile, onesto. Erik si sentì sporco solo a pensare di averlo convinto a fare qualcosa del genere, ma nessuno dei due volse una parola di disapprovazione dinanzi a tutto ciò.
Eleven era intento ad addentare un pezzo di pane mentre osservava con occhi sognanti il tramonto che stava colorando quel cielo in un vivido arancione. Come per riflesso, Erik si avvicinò all’amico per slacciare la meravigliosa maschera legata al capo, rivelandone un viso dolce, aggraziato, bello. Gli occhi azzurri, adesso, ammiravano il panorama con più facilità e sorrisero in sincronia con le labbra. Con la maschera ancora tra le mani, Erik osservò il suo volto liscio che, a sua volta, osservava il cielo decorato da soffici nuvole.
Quanta voglia aveva di sfiorare quei capelli castani, di premere i polpastrelli sulle sue guance rosee, di lasciare un soffice bacio su quelle labbra invitanti. Il suo cuore palpitava con frenesia; più lo guardava e più sentiva il bisogno di lui. Quelle emozioni così forti, chissà da dove erano sbucate fuori. Le emozioni come al solito presero il sopravvento e si accorse solo quando delle lisce mani sfiorarono il suo volto che Eleven imitò i suoi movimenti, sfilando via la sua maschera: anche la sua reazione fu piuttosto bizzarra, distolse subito lo sguardo per abbassarlo, le guance ora colorate di rosso. Il piacevole vento di quella serata fu l’unica cosa che sembrava rendere vivo quell’istante statico, ma ciò non faceva altro che far crescere l’imbarazzo tra i due.
Note di Morgana: Ed eccoci qua, alla fine del primo capitolo di questa strana e sicuramente tanto attesa ff sui Luminerik. 
Spero davvero tanto che sia di vostro gradimento, continuerò il prima possibile. Grazie a tutti del supporto!

P.S. Non so scrivere le fanfiction but i’m trying be gentle on me.

   
 
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