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Autore: Mihawk_Akai    04/10/2019    1 recensioni
Che cosa è successo a Mary Geoise, quel fatidico giorno?
Nessuno lo sa. O forse sì?
“ASPETTATE UN ATTIMO! Si può sapere che diavolo succede-chaburu?”
“È IMPOSSIBILE! MI RIFIUTO DI CREDERCI-CHABURU!”
“L-lui era là?”
“Dannazione...”
Venite a scoprilo.
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Spoiler per il capitolo 956 del manga.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Dragon, Nefertari Bibi, Rivoluzionari, Sabo, Vegapunk
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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THE TRUTH BEHIND THE JOURNAL

 

Mary Geoise, Palazzi dei Draghi Celesti

 

Era in ritardo. Era stramaledettamente in ritardo sui tempi: secondo il piano originale avrebbe già dovuto essersi riunito con i suoi compagni da un pezzo! 

- Dannazione...! - 

Sabo accelerò la corsa, mentre mentalmente insultava tutti i santi a lui conosciuti.

Era andato tutto bene fino a quel momento: certo, il quarto giorno di Reverie erano stati scoperti dagli ammiragli della Marina e non avevano potuto evitare lo scontro ma erano riusciti a fagli credere di essere scappati e di aver lasciato Mary Geoise.

Così avevano potuto continuare la loro missione, facendo un poco di attenzione in più.

Arrestò la corsa, schiacciandosi contro un muro, fuori dalla vista delle guardie che stavano passando. Trattenne il respiro quando una di esse si fermò e guardò con attenzione nella sua direzione.

Sperò con tutto il cuore che non l’avesse visto, dopotutto non aveva tempo da perdere con quelle mezze calzette.

Trasse un sospiro di sollievo quando si allontanò, mentre un sorriso gli si allargava sul volto alla vista di uno dei corvi di Karasu.

Alzò il braccio per attirare l’attenzione dell’animale, mentre usciva dall’ombra, andandogli incontro.

- Sabo! - lo chiamò subito il corvo, portavoce del suo compagno - Si può sapere dove eri finito? Dovevamo andarcene 10 minuti fa! E sai benissimo che il rischio che corriamo aumenta ogni minuto che passa! Abbiamo Kuma, andiamocene! -

- Lo so, lo so! Ma in quelle condizioni... -

- Sabo! - rimproverò nuovamente Karasu - Ne abbiamo già discusso! Capiamo quello che volevi fare ma così ci stai mettendo tutti a rischio! Compromettendo ancora di più il piano! -

Sabo provò a ribattere ma venne zittito subito: - E non ti azzardare a dirci di andare senza di te! -

Il ragazzo annuì tristemente, mentre si apprestava a salire sul dorso del volatile.

- PAPÀÀÀÀÀÀÀÀ! -

Sabo si voltò di colpo e ancora prima che Karasu potesse dire qualcosa, si fiondò verso al fonte del suono.

- Adesso tocca a te, principessa. -

Sabo svoltò l’angolo proprio in quel momento e rimase gelato dalla scena che si parò davanti ai suoi occhi: un uomo che, dalla maschera, il biondo identificò subito come un agente del CP0 puntava una pistola contro Vivi Nefertari, principessa di Alabasta, mentre suo padre Re Cobra giaceva a terra in un lago di sangue.

Sabo non esitò un attimo: saltò in avanti, frapponendosi tra la principessa e l’agente del Cipher Pol un attimo prima che il proiettile sparato colpisse la ragazza.

Strinse i denti per il dolore quando sentì la pallottola perforargli il petto ma cercò comunque di restare in piedi. Si girò verso la principessa per controllare le sue condizioni mentre chiamava il suo compagno.

- Karasu! Prendi la principessa e andate vi-aahhh! -

L’agente della CP0 non aveva esitato a sparargli alla schiena e questa volta non era riuscito a trattenere un gemito di dolore.

Cadde in ginocchio quando un terzo proiettile lo raggiunse.

- Prendila e va’! - urlò nuovamente - Andate via tutti! -

Karasu esitò ancora un secondo prima di avvolgere la principessa tra gli artigli e spiccare il volo. 

- Ehi! Aspetta! Fermatiii! -

Vivi provò ad opporsi, desiderosa di restare con il padre e il ragazzo che l’aveva appena salvata ma la presa dell’animale era troppo forte e non poté fare altro che guardare dall’alto mentre l’agente governativo premeva il grilletto per l’ennesima volta.

Sabo collassò a terra, incapace di reggersi ancora in piedi.

Sentì l’agente avvicinarsi e provare a dargli i colpo di grazia la il grilletto scattò a vuoto. Aveva finito i colpi.

Gli tirò un calcio allo stomaco, che Sabo incassò senza fiatare, prima di mettergli le manette di agamaltolite ai polsi. 

Sabo, che già sentiva le forze venirgli meno, le perse del tutto a contatto con quella maledettissima pietra marina. 

Quanto odiava quegli effetti collaterali!

Sentì l’agente contattare i suoi superiori (probabilmente) anche se non riuscì a cogliere la conversazione per intero, viste le sue condizioni. Sentì solo le parole Impel Dawn e Vegapunk.

Alla seconda una lampadina si accese in lui, nonostante non capisse perché fosse saltata fuori: forse poteva far fruttare anche questa cattura! 

Se era in ritardo sul piano era perché aveva cercato qualcosa che potesse salvare Kuma dalla sua situazione mentale... Certo, quello era il compito di Jewelry Bonnie ma avevano perso i contatti con lei il quarto giorno e non poteva dire di fidarsi molto di quella donna pirata...

Perciò: chi meglio dell’uomo che aveva distrutto Kuma poteva sapere come guarirlo? Dopotutto, doveva solo chiedere! E Dragon aveva sempre parlato in modo strano di Vegapunk, come se non fosse esattamente un loro nemico.

Detto così suonava stupido ma aveva imparato con il tempo a fidarsi ciecamente di Dragon e a mettere insieme tutto quei piccoli indizi che l’uomo più ricercato del mondo lasciava sparsi nelle sue frasi enigmatiche.

E com’era il detto? Tentar non nuoce, no? Tanto valeva fare un tentativo. Perché tanto conciato peggio di adesso non poteva finire!

Gemette per il dolore quando si sentì sollevare da terra bruscamente: - In piedi, feccia! - 

Sabo non rispose, limitandosi ad accasciarsi di nuovo sulle ginocchia, dolorante, incapace di reggersi in piedi da solo.

Cominciava a sentire gli effetti dell’agamaltolite, uniti a quelli dei quattro proiettili che aveva in corpo.

- Dannazione... - imprecò sottovoce il ragazzo, al limite delle forze.

Un attimo dopo perse completamente conoscenza, cadendo con la faccia sulla fredda pietra della strada.

 

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Mary Geoise, bordo della Linea Rossa

 

Dire che erano in pensiero per il loro Capo di Stato Maggiore era un eufemismo! D’accordo! Sabo era impulsivo e tendeva a non seguire i piani ma non metteva mai a rischio le loro vite in questo modo! Magari gli era successo qualcosa...

Lindbergh non smetteva di camminare avanti e indietro nel loro rifugio improvvisato mentre Morley continuava a battere nervosamente il piede a terra. Avevano mandato Karasu a cercare Sabo ma ancora non era ancora tornato nessuno dei due...

- Basta! Lasciami! Stupido uccello! Ho detto lasciami andare! Devo tornare da mio padre! -

I due rivoluzionari alzarono lo sguardo in contemporanea verso il cielo, inquadrando uno dei tanti corvi del loro compagno che stringeva tra gli artigli una ragazza urlante con dei vistosi capelli azzurri.

Lindbergh strabuzzò gli occhi, incredulo: - Ma quella non è...? -

Il corvo si fermò a un metro dal suolo, lasciando finalmente andare l’urlante ragazza che subito provò a correre via.

Lindbergh provò a prenderla ma lei sgusciò fuori dalla sua presa.

- Principessa Vivi! Dove va? Aspetti un secondo! -

Lei continuò a correre ma venne fermata da uno stormo di corvi, che la circondò e immobilizzò. Vivi ringhiò, frustrata.

Morley rimase stupito: - Karasu! Che ci fai? Hai trovato Sabo? Perché non è con te? -

Karasu si ricompose dai corvi, tenendo la principessa stretta tra le braccia, per evitare che scappasse: - Non c’è tempo. Dobbiamo andare. Spiegherò strada facendo. - 

- Ma... e Sabo? -

- Gli ordini vengono da lui. -

E con questo tutti si affrettarono verso la via di fuga prestabilita, sebbene controvoglia.

Karasu strattonò per il braccio la principessa, che continuava ad agitarsi e a blaterare qualcosa sul fatto di voler tornare da qualche parte: - Adesso mi ascolti bene, principessa: lei qui è in pericolo. Hanno ucciso il re e la prossima sarebbe stata lei se il nostro compagno non si fosse messo in mezzo. - ignorò volutamente le occhiate preoccupate di Lindbergh e Morley e proseguì - Non intendiamo nuocerle, principessa, vogliamo solo portarla via da qui sana e salva. Ma continuando ad agitarsi così, ci farà scoprire e metterà in pericolo noi e sé stessa. - 

Vivi smise di agitarsi, alzando finalmente lo sguardo sull’uomo-corvo. - Si fida di noi, principessa Vivi? -

La ragazza sospirò e annuì: - Sì, sì mi fido. Ditemi cosa devo fare. - 

Karasu accennò un sorriso, nascosto sotto la maschera: - Nulla. Deve solo seguirci in silenzio. E correre quando glielo diciamo, principessa. - Vivi annuì, lo sguardo deciso. Karasu posò il proprio mantello sulle spalle della principessa, assicurandosi di fare in modo che le piume coprissero i suoi fin troppo vistosi capelli azzurri.

Lindbergh si avvicinò, gli occhi pieni di preoccupazione: - C-chi si è messo in mezzo a cosa? - chiese il visone, non del tutto sicuro di voler sapere la risposta.

Karasu sospirò, rispondendo mentre s’incamminava: - È successo poco dopo che avevo trovato Sabo... -

Il racconto fu breve ma bastò a preoccupare maggiormente i due rivoluzionari già in pensiero: - Quindi stai dicendo che Sabo è... -

Lindbergh scosse la testa con forza, zittendo il compagno: - Assolutamente no, Morley! Stiamo parlando di Sabo! Non morirà di certo per qualche pallottola! - s’interruppe un secondo, quasi stesse cercando di auto-convincersi della cosa - Prima di tutto contattiamo il capo e poi vedremo cosa ci dice di fare... -

Estrasse il lumacofono dalla tasca ma non fece in tempo nemmeno a comporre il numero che vennero trovati dalle guardie.

- Intrusi! Catturateli! - 

- Dannazione! Non avremmo dovuto fermarci! Morley! - 

Il gigante aprì un varco nel terreno, all’interno del quale tutti saltarono senza esitazione, che si chiuse dietro di loro.

- Non si vede nulla qui! - esclamò Vivi.

- Fatemi accendere una torcia. - rispose il gatto-visone un attimo prima che il cunicolo si illuminasse.

- Meno male che sei sempre preparato per ogni evenienza! - fece Morley, ridendo.

Lindbergh scosse le testa, sconsolato: - Magari! Guardate! -

Indicò il lumacofono, che ora giaceva spappolato sul terreno ai loro piedi. - Non ne ho un altro. Siamo isolati. E non possiamo avvertirli di Sabo... -

Vivi s’intromise: - Scusate, ma come usciamo ora da qui sotto? -

Morley agitò la mano con noncuranza: - Non si preoccupi di questo principessa! La via di fuga non è stata compromessa, solo... ci impiegheremo un po’ più di tempo del previsto per raggiungerla. -

- Quindi ci conviene metterci in marcia... - 

- La principessa ha ragione. - intervenne Karasu - La cosa migliore è andarcene e informare gli altri di persona. -

E detto questo s’incamminarono, con Karasu sciolto in corvi in avanscoperta, Lindbergh subito dopo per fare luce agli altri, Morley in fondo per reggere il soffitto e Vivi in mezzo a loro. 

 

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Mary Geoise, un certo laboratorio

 

Quando riaprì gli occhi fu quasi accecato dal colore delle pareti. Bianche. Non un bianco smorto, proprio bianco bianco.

E questo faceva molto male al suo mal di testa.

Fece per alzarsi ma si rese conto ben presto di non avere molta libertà di movimento, legato com’era. Provò a liberarsi con la forza ma...

- Io non ci proverei, se fossi in te. L’unico risultato che otterresti sarebbe di farti male, visto che quelle cinghie non si romperanno di certo. -

Sabo si girò verso la fonte della voce, trovandosi a osservare un anziano uomo in camice bianco che lo fissava divertito, con uno strano luccichio negli occhi.

- Vegapunk, presumo... -

Il vecchio annuì, sorridendo. - Mi dispiace per quelle cinghie ma quelli del Chiper Pol le hanno ritenute necessarie. Sembra che tu li spaventi molto. -

Sabo ghignò, fiero della propria reputazione: - Così pare... -

- Ma non credo che avresti potuto fare molto nello stato in cui ti trovavi quando ti hanno portato da me, comunque. -

Ora che ci pensava non sentiva più nulla... Si mosse per cercare il dolore che però non arrivò, sentì solo un leggero fastidio dove i proiettili l’avevano trapassato ma niente di più.

Doveva aver fatto un’espressione davvero molto stupita perché Vegapunk ridacchiò di nuovo: - Mi sono preso la libertà di curare le tue ferite. Non dovresti sentire più nessun dolore, ormai. -

Sabo lo guardò, riconoscente ma non del tutto a suo agio: - Grazie. -

- Di niente, Sabo. Posso chiamarti per nome, no? -

E lì Sabo ebbe l’impressione di non avere voce in capitolo.

- Posso chiederle perché sono qui e non in una cella del livello 6 di Impel Dawn? -

- Perché voglio evitare proprio quello. O almeno rimandarlo il più a lungo possibile. -

Sabo lo guardò stranito: - Mi scusi... lei sa chi sono io?-

Vegapunk rise, come se avesse detto una barzelletta divertentissima: - Certo che lo so! Sono vecchio, non rimbambito! -

Sabo continuò a non capire: - Allora perché? -

Vegapunk smise di ridere ma non perde il suo sorriso rassicurante: - Beh, potrei risponderti con qualche frase del tipo “Impel Dawn non è sicura” oppure “Mi servi per qualche strano esperimento” ma no. La verità è un’altra. Il fatto è che qui possono trovarti. -

Ora sì che Sabo era perplesso. - Come, scusi? -

- Ti tengo qui un po’ così possiamo fare due chiacchiere. Sono sicuro che hai molto da chiedermi. E intanto i tuoi compagni possono venire a prenderti. -

- Credevo fosse dalla parte della Marina, Vegapunk-san... -

- Non totalmente. Cioè sì, ma non per mia volontà: hanno in ostaggio il mio paese natale e lo distruggeranno se non li aiuto. -

Sabo strinse i pugni per la rabbia. Il governo non si smentiva mai, marcio fino al midollo.

Poi realizzò fino in fondo quello che aveva detto Vegapunk: - Mi scusi... lei sta deliberatamente aiutando l’Armata Rivoluzionaria nel recupero di un loro soldato? -

Vegapunk ridacchiò: - Assolutamente no! - Sabo lo guardò perplesso - Semplicemente non ho intenzione di intralciarvi. -

Sabo sorrise a sua volta. Mi piace quel vecchietto, pensò.

- Comunque mi chiedo come mai è così sicuro che i miei compagni possano trovarmi qui... io credo che questa sarebbe l’ultima opzione che gli verrebbe in mente! -

- Allora il ragazzino sta perdendo colpi! -

Sabo sbatté le palpebre perplesso: - Ragazzino? -

 

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Regno di Kamabakka: quartier generale dell’Armata Rivoluzionaria

 

- Ancora nessuna notizia dai comandanti? -

- Nossignore! Niente! Però fra qualche minuto arriveranno i giornali e magari potremmo saperne di più...-

Dragon congedò il rivoluzionario con un cenno del capo, posando di nuovo lo sguardo sul lumacofono che continuava a non captare il segnale del suo gemello a Mary Geoise. 

Un rumore di passi rapidi e tacchi anticipò l’arrivo di Ivankov: - Dragon-boy! Ancora nulla-chaburu? - Dragon scosse la testa. 

- Sono sicuro che stanno bene-chaburu. Insomma, c’è Sabo con loro e non lascerà che succeda loro qualcosa. - Ivankov sembrava star cercando di convincere sé stesso.

Dragon non rispose, limitandosi a guardare in direzione della Terra Santa con uno strano sguardo.

Chiunque altro non ci avrebbe fatto caso ma Ivankov non era chiunque: lo conosceva da molto tempo, dopotutto era stato uno dei suoi primi compagni, e non poteva sbagliarsi. Non dopo tutto quel tempo passato a vantarsi di essere uno dei migliori amici di Dragon, insieme a Kuma.

- Ma tu non sei in pensiero per i comandanti-chaburu! Sei preoccupato per Sabo! - 

Dragon soppresse un ringhio di frustrazione: mal tollerava che Ivankov fosse in grado di leggerlo così. Gli lanciò un’occhiataccia di avvertimento.

Ivankov ridacchiò, per nulla intimorito: Dragon gli mandava sempre quello sguardo quando si addentrava troppo nel personale e ormai ci era abituato.

- Ho un pessimo presentimento... - si limitò a dire il leader rivoluzionario.

- Non devi preoccuparti-chaburu! È impulsivo ma sa quando deve seguire il piano. - Dragon annuì, anche se la sua preoccupazione per il ragazzo non era sparita nemmeno un po’.

- DRAGON-SAN! SIGNOREEE! -

I due uomini si girarono di scatto, scorgendo un giovane rivoluzionario che correva verso di loro urlando e agitando le braccia, stringendo con forza un giornale.

L’uomo si fermò davanti a loro, ansimando per la corsa.

- Signore! È terribile! -

Dragon si alzò dalla sedia, allarmato dal comportamento del suo subordinato, mentre l’okama girava oltre il tavolo per raggiungere il rivoluzionario che era decisamente sull’orlo di una crisi di panico.

- Calma-chaburu! Riprendi fiato! Che cosa è successo-chaburu? -

Il giovane non rispose, limitandosi a sbandierare il giornale davanti agli occhi del Regino di Kamabakka.

 

Ucciso Re Cobra di Alabasta e rapita sua figlia Vivi!

Arrestato il colpevole:

Si tratta di Sabo, il Capo di Stato Maggiore dell’Armata Rivoluzionaria.

 

Ivankov fissò qualche secondo ancora il titolo a caratteri cubitali sulla prima pagina del giornale prima di realizzare veramente quello che aveva letto.

- ASPETTATE UN ATTIMO! Si può sapere che diavolo succede-chaburu? - 

L’urlo di Ivankov attirò l’attenzione di tutti i rivoluzionari presenti, già preoccupati dalla reazione di chi aveva portato il giornale.

Koala si avvicinò mentre Betty tolse i piedi dal tavolo, sporgendosi verso i compagni, allarmata come tutti. 

Dragon afferrò il giornale che Ivankov ancora teneva in mano, dando un’occhiata al titolo e capendo che cos’era quel pessimo presentimento se si trascinava fin dal mattino. 

Imprecando tra i denti, passò il giornale a Betty che, dopo averlo letto, lo passò meccanicamente a Koala.

Intanto Iva continuava a sbraitare: - Non può essere! È uno scherzo?! SABOOOOO! - l’okama lanciò ancora un’occhiata al giornale: - Si tratta del “World Economic News”, giusto? Queso dannato uccellaccio! - parlava tutto d’un fiato, senza fermarsi nemmeno un attimo - STIAMO PARLANDO DI SABO! È IMPOSSIBILE! MI RIFIUTO DI CREDERCI-CHABURU! - 

- Per prima cosa... ci serve una conferma diretta...! - affermò Dragon, provando a mantenere un minimo di lucidità e cercando di scacciare il pensiero di una Marineford con Sabo al posto del fratello Ace.

- Sabo... - disse Betty, cercando di metabolizzare la notizia.

- Sabo-kun... è una bugia... vero? - mormorò Koala, che ancora stringeva tremante il giornale, con le lacrime agli occhi.

Betty si sporse verso il lumacofono nella vana speranza che captasse un segnale ma nulla: - Non riusciamo ancora a contattare gli altri comandanti. - disse sconsolata.

- E allora come facciamo a sapere se hanno scritto la verità?! -

 

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Nave del Regno di Goa

 

- Re Stelly! - 

Re Stelly, che stava beatamente stravaccato un divanetto, alzò lo sguardo annoiato verso la guardia che l’aveva chiamato.

- Cosa vuoi, tu? - fece, irritato per l’interruzione del suo pisolino.

La guardia gli pose il giornale: - Guardi questo, mio signore! È terribile! -

Stelly strappò quell’inutile, a suo parere, pezzo di carta dalla mani dell’uomo, posando lo sguardo sul titolo a caratteri cubitali.

- Ehhhhh?! - Stelly saltò in piedi, spaventando sua moglie.

- C’era anche lui a Mary Geoise?! M-mio fratello era là?! -

 

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Regno di Goa: villaggio di Foosha

 

Qualcuno bussò al suo bar e, quando Makino aprì la porta con il figlioletto in braccio, trovò il sindaco Woop Slap che le porgeva il giornale con una strana espressione. 

- È meglio se dai un’occhiata a questo, Makino... - disse, per poi andarsene appena la donna prese il giornale.

- Chissà perché aveva quella faccia da funerale... - disse Makino a suo figlio, sorridendo divertita.

Sorriso che sparì istantaneamente dal suo volto appena il suo sguardo si posò sul titolo in prima pagina.

Rimase a fissare il vuoto qualche secondo, fino a che il piccolo non si sporse verso il pavimento, volendo scendere dalle braccia della madre.

Si chinò posando il figlio a terra, per poi posare il giornale su uno dei tanti tavoli del locale e lasciarsi cadere debolmente su una sedia.

- Sabo... no... - sussurrò disperata, mentre il cadavere di Ace sul giornale veniva sostituito con quello di Sabo.

- Che succede, Makino? -

- È assurdo che oggi non apra il bar. -

- Con tutte le brutte notizie che arrivano... -

- Non possiamo nemmeno affogare i dispiaceri nell’alcol?! -

Makino sentiva tutte le voci fuori dalla porta ma le ignorò tutte: non era decisamente dell’umore adatto per aprire il bar e servire i clienti.

Si lasciò andare ad un pianto liberatorio, con i versetti divertiti di suo figlio mentre giocava con una palla come unico sottofondo.

 

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Regno di Goa: Monte Corvo

 

Erano tutto abbastanza tranquillo. Per quanto potesse essere tranquillo un pranzo tra banditi, s’intende. 

Almeno fino a quando Dogra non entrò urlando con il giornale in mano, urlando disperato.

Allora scoppiò il finimondo. Urla e pianti disperati rimbombarono per tutta la montagna, alternati a qualche frase.

- Avevamo appena saputo che era vivo! - pianse qualcuno.

- SABOOO! - urlò qualcun altro.

- DITEMI CHE SI TRATTA DI UNO SCHERZO, PER FAVORE! - esclamò qualcun altro ancora.

In tutto questo, a nessuno fregava assolutamente che era stato ucciso un re e rapita un principessa (anche perché tutti erano assolutamente consapevoli che non fosse opera di Sabo), tutti avevano solo un’immagine in mente: il cadavere di Ace che veniva sostituito con quello di Sabo.

 

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Regno di Kamabakka: quartier generale dell’Armata Rivoluzionaria 

 

- Koala! Dove stai andando, si può sapere? - chiese Betty, rincorrendo la ragazza che, con lo zaino in spalla, si stava dirigendo verso il porto.

- Che razza di domande! - esclamò la giovane, senza fermarsi - Vado a tirare fuori Sabo da Impel Dawn! -

- Non essere sciocca! Non possiamo permetterci di fare nulla di avventato fino a quando non riceveremo maggiori informazioni. Dobbiamo aspettare almeno fino al ritorno di Morley e degli altri. -

Koala scosse con forza la testa, fermandosi e voltandosi finalmente verso la comandante dell’Est Blue: - Non possiamo lasciarlo lì! -

- Ma allo stesso mondo non possiamo irrompere in questo modo a Impel Dawn. -

La voce ferma di Dragon fece voltare nella sua direzione le due donne.

- Ma, Dragon-san!, non possiamo lasciare Sabo laggiù! È innocente! Sabo non lo avrebbe mai fatto! Deve essere assolutamente una notizia manipolata. Sarà... - Koala cominciò a parlare a raffica, difendendo il suo compagno: dopo la notizia avevano cominciato a girare voci sulla veridicità o meno dell’articolo. Cosa che aveva mandato Koala su tutte le furie!

Come osano!, aveva pensato, Sabo non è quel genere di uomo! Non lo farebbe mai!

Perciò appena Dragon aveva parlato si era sentita in dovere di mettere in chiaro la situazione: era impossibile che Sabo avesse ucciso Re Cobra e rapito la principessa Vivi.

- Koala. - la richiamò Dragon, con fermezza - Lo so. Conosco Sabo. - 

La ragazza tirò un sospiro di sollievo: - Allora capirà perché devo andare, signore. Non possiamo lasciarlo lì. Non posso. -

Dragon scosse leggermente la testa: - Dobbiamo aspettare il ritorno dei comandanti. O una loro comunicazione. Non possiamo essere avventati. -

- Ma... - 

- Koala. - rimproverò Dragon - Non posso rischiare di mandare uomini in una missione di recupero se non ho maggiori dettagli. -

- Quindi... appena avremo maggiori dettagli andremo a recuperarlo? -

Dragon si limitò ad annuire. Betty emise un sospiro di sollievo: era sempre stato difficile placare quella testa calda di Koala, per fortuna che il loro capo sapeva sempre come farla ragionare. Koala si rassegnò e tornò verso il tavolo, appoggiando a terra lo zaino. 

Proprio in quel momento il lumacofono cominciò suonare.

Purupurupuru purupurupuru purupurupuru 

Dragon percorse rapidamente la distanza che lo separava dal tavolo e sollevò il ricevitore.

Kaccha

- Parla Lindbergh. -

- Ti ascolto. -

- Ah, Dragon-san! Speravo rispondesse lei. Siamo sulla via del ritorno. -

- Bene. Perché non avete contattato prima, come da programma? -

- Lumacofono rotto, mi spiace. Questo è quello della nave. -

- Non ha importanza. La missione? -

- Completata. Kuma è con noi. Beh, fisicamente parlando. Pare non ci sia rimedio per la memoria e la personalità. -

- Capisco. Ci lavorerai una volta tornato. -

- Sissignore. - Lindbergh si interruppe un attimo prima di proseguire - C’è un’altra cosa da spiegare ma lascerò fare a Karasu che c’era. -

Detto questo passò il ricevitore al compagno che raccontò per filo e per segno la vicenda di Sabo.

- ... - Dragon si prese qualche minuto per elaborare la notizia.

- Dov’è ora la principessa? - chiese infine.

- Sotto coperta a riposare. Vuole che la svegli? -

- Non importa. Vi aspettiamo. - 

- Sissignore! -

Kaccha.

Koala si portò le mani davanti alla bocca: - Sabo è nelle mani del Cipher Pol? Oh cielo! -

- Questo significa che non l’hanno portato ad Impel Dawn. - concluse Betty - Visto? Meno male che ti abbiamo fermata, Koala, altrimenti avresti fatto un bel viaggetto a vuoto. - proseguì poi, cercando di ironizzare. 

- Già, molto utile! Se non sappiamo dove sia, come lo tiriamo fuori?  Dragon-san? - chiamò la giovane, sperando che il loro leader potesse avere una qualche idea su dove fosse tenuto il loro compagno.

- Dragon-san? - chiese nuovamente Koala, quando lui non rispose.

- Non lo so. - ammise alla fine Dragon - Devo pensarci con calma. -

Detto questo, si allontanò, lasciando le due donne perplesse. 

- Cavolo! - esclamò Koala, sbattendo irritata il piede a terra - Sicuramente qualcosa sa! Perché deve tenerlo per se! Uffa! -

Betty sospirò: - O magari non ne ha idea veramente... -

Poi andarono a cercare Ivankov, per aggiornarlo.

L’okama rimase in silenzio al racconto, rendendosi conto che era perfettamente un “cosa da Sabo”: - Maledizione! Quel ragazzo ha un talento naturale nel cacciarsi nei guai! - 

- Dove vai? - chiese Koala quando vide Ivankov alzarsi e avviarsi verso la porta 

- A cercare Dragon-boy. - 

- Vengo con te. -

Lo cercarono per un buon quarto d’ora prima di trovarlo sulla spiaggia, con l’acqua che gli lambiva l’orlo del mantello. Avvicinandosi notarono che in mano teneva la Vivre Card di Sabo che, con loro sommo terrore, stava bruciando leggermente.

- Oh cielo! - Koala si portò una mano alla bocca e un’altra nella tasca, a cercare la sua parte di quella Vivre Card. Bruciava davvero.

- Sabo-boy sta... morendo? - chiese Ivankov, la preoccupazione scritta su tutti il volto.

Dragon non si mosse. - Non necessariamente. È in mano al nemico. Questo basta per renderlo costantemente in pericolo. Questo ci dice la Vivre Card. -

Koala non riuscì a replicare, troppo preoccupata per riuscire a fare qualsiasi cosa di diverso dal fissare il vuoto.

Fu Ivankov a riscuoterla: - Ehi! Guardate! Ha smesso di bruciare-chaburu! -

- Eh? -

- ... - 

- Possibile che sia scappato? - chiese Koala speranzosa.

- Impossibile. - replicò Dragon, ricevendo un’occhiataccia da Ivankov - Sperare non cosa nulla-chaburu. -

- Non è bene illudersi. - 

- Possibile che, non so, magari abbia trovato qualcuno che lo aiuti? -

Ivankov annuì: ci sperava proprio... - Mnh? Dragon-boy? Che succede-chaburu? -

Anche Koala si voltò verso Dragon, trovando un ghigno sul volto solitamente impassibile del loro leader.

- Dragon...-san? -

- Qualcuno che lo aiuti, eh? Fufufu... - 

- Dragon-san? Che cosa c’è? -

- Nulla, Koala. Tieniti pronta: quando tornano i comandanti andremo a recuperare Sabo. -

- Eh? Hai capito dove si trova-chanuru? -

Dragon si limitò ad annuire.

- E dov’è? - 

- Da una vecchia conoscenza... -

 

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Mary Geoise, laboratorio di Vegapunk

 

- Ehh? Conosce Dragon-san?! -

Vegapunk ridacchiò alla sorpresa del ragazzo: - Perché? Non lo sapevi? -

Sabo scosse la testa: - Non parla mai di se. -

- È sempre stato un ragazzino riservato. -

Sabo sorrise: - Lo conosci da tanto? -

- Da quando era un ragazzo. Ma ora non ha importanza. - disse agitando casualmente la mano - Se vorrà, te ne parlerà lui. -

- E ora... scusami un secondo. -

- Eh? - fece Sabo, qualche secondo prima di perdere conoscenza a causa di un colpo in testa. 

- PERCHÉ DIAVOLO L’HA FATTO, VEGAPUNK-SAN?! -

- Scusami, scusami... non doveva far sembrare che ti stia aiutando, no? -

- AVREI POTUTO FINGERE! Mi creda, ci avrei messo pochi secondi a trovare una serie di insulti adatti all’occasione! - 

Vegapunk ridacchiò: - Scusami, scusami... per farmi perdonare... - si avvicinò e... slacciò le cinghie.

- Cosa...? - fece Sabo, mettendosi a sedere sul lettino.

- Dal momento che non hai nulla da fare mi farai da assistente, visto e considerato che il mio si è licenziato l’altro giorno. -

Sabo fece per replicare ma fu zittito subito: - E magari nel mentre possiamo parlare del tuo amico “Tiranno”... -

Sabo saltò in piedi, seguendo Vegapunk nell’altra stanza.

Beh, pensò, ho solo da guadagnarci, no?

Quando passò davanti ad una finestra, lanciò un’occhiata in direzione di Kamabakka. Sorrise.

- Vi aspetto. -

 

-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-

 

Regno di Kamabakka: quartier generale dell’Armata Rivoluzionaria

Alcuni giorni dopo

 

Finalmente erano tornati i comandanti con la principessa Vivi al seguito che aveva deciso di restare lì con loro, dal momento che non era sicuro per lei tornare ad Alabasta.

Koala aveva appena finito di preparasi, sarebbero partiti di lì a poco.

Uscì e raggiunse di corsa la spiaggia, trovando lì ad aspettarla Karasu e Dragon. Avevano deciso di andare solo in tre, per dare meno nell’occhio.

- Andiamo. - ordinò Dragon, appena la ragazza lì raggiunse.

Koala sorrise.

- Aspettaci, Sabo. -

 

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Angolo dell’Autrice:

 

Konnichiwa minna-san! Finally I’m back!

Sono sparita per un po’, è vero. Ma non potevo continuare le mie altre storie. Non dopo gli ultimi capitoli del manga... 

Certo, avrei dovuto pubblicare questa storia 2 settimane fa, ma ho avuto un bel po’ da fare. 

Tra cui auto-convincermi che Sabo sta bene. Ok, bene magari no, ma almeno che è vivo.

E ora che ho scritto questa ho il cuore un po’ più leggero.

Posso continuare le altre storie. Probabilmente la prossima che aggiornerò sarà “Heart’s Storm” che è più facile da scrivere (mi posso inventare tutto quello che voglio) mentre ci metterò ancora un bel po’ per “Our Family”.

Bene, dovrei aver detto tutto. 

Come sempre se volete potete lasciare un commento (si accettano anche critiche), lo apprezzerei molto.

A presto. 

Mihawk_Akai

   
 
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