Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: kylea    05/10/2019    0 recensioni
«È una splendida serata, dovreste godervi un po' di aria fresca. Uscite per un momento sulla terrazza, ve ne prego: non permetterei mai che vi perdiate la vista della meravigliosa luna piena che gli déi ci hanno concesso questa notte. È così vicina che sembra quasi possibile toccarla con un dito...»
Questa OS partecipa all'iniziativa Writober 2019 organizzata dal NaNoWriMo Italia. Giorno 3: Risveglio
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Premessa: i protagonisti di questa OS e la sua trama provengono da un'avventura di gioco di ruolo di Warhammer Fantasy a cui gioco con gli amici e che va avanti da un paio di anni. Naturalmente, ho cercato di rendere la trama e il carattere dei personaggi comprensibile pur non conoscendo nulla di quanto c'è dietro. Questi racconti sono flash di momenti dell'avventura vera e propria.
Quest'anno ho deciso di partecipare al Writober del NaNoWriMo Italia e di sfruttare il più possibile i prompt dell'iniziativa per scrivere appunto di quest'avventura e credo che pubblicherò qualcuna (se non tutte, piano piano) delle OS. Siccome questo Writober per me è un esercizio di scrittura, questi racconti sono delle bozze e non delle versioni definitive.

Buona lettura!


Giorno 3: Risveglio

La sala dorata era stata arredata con talmente tanta precisione e buon gusto che poteva essere uscita dal sogno di una protagonista di una fiaba. Un lato della sala era occupato da una serie di tavoli su cui ormai erano solo più appoggiati calici di cristallo e boccali riccamente decorati. Un altro lato era stato invece adibito agli artisti che cantavano e suonavano energicamente da ormai diverse ore.

Elsa, bardata di tutto punto, con indosso uno degli abiti più scomodi dell'Impero e i rossi capelli gonfiati acconciati verso l'alto, stava danzando insieme a un nobilotto piuttosto rozzo, che già diverse volte aveva provato ad allungare un po' troppo le mani.

«Siete bellissima», biascicò, avvicinandosi alla ragazza, che percepì un forte odore di vino. «Vorrei ballare con voi tutta la sera».

«Messere, mi lusingate». Elsa soffocò un grido di dolore: l'uomo le aveva appena pestato un piede. «Ma sfortunatamente, sono stata assoldata per concedere un giro di danze a chiunque lo desideri...». Si guardò intorno e concesse sorrisi al resto degli uomini, sperando che uno di questi volesse ballare con lei. Non vedeva l'ora di scaricare quell'inutile palla al piede.

Ad un certo punto, notò Robert. Era sicura fosse lui, nonostante tutto quel vorticare. Era pigramente poggiato ad una delle colonne della sala, un calice di vino rosso in mano. Cercò di distogliere in fretta lo sguardo: nonostante Elsa avesse passato ore ed ore ad applicare pesanti strati di trucco per mascherare la propria identità, la giovane ebbe l'impressione che l'uomo l'avesse riconosciuta.

E non aveva affatto torto: Robert si era accorto da una buona mezz'ora della sua presenza e da allora non l'aveva mai persa di vista.

Quando il suo sguardo e quello di Elsa si incontrarono, lui le fece un mezzo sorriso. Fece qualche passo verso il tavolo più vicino, dove poggiò il calice, dopodiché si fiondò tra le coppie che sfrecciavano lungo la sala.

«Se permette, buon uomo, vorrei poter danzare con la vostra dama». Guardò il nobile negli occhi per qualche secondo, i suoi che brillavano in maniera innaturale alla luce delle candele. «È una splendida serata, dovreste godervi un po' di aria fresca. Uscite per un momento sulla terrazza, ve ne prego: non permetterei mai che vi perdiate la vista della meravigliosa luna piena che gli déi ci hanno concesso questa notte. È così vicina che sembra quasi possibile toccarla con un dito...». Nella voce di Robert c'era qualcosa di affascinante, in un modo incomprensibile. Riusciva ad ammaliare chiunque semplicemente pronunciando poche frasi, le cui parole erano scelte accuratamente, senza che nulla fosse lasciato al caso. Gli riusciva in maniera così naturale da sembrare sincero, ma Elsa non aveva la benché minima intenzione di lasciarsi ingannare. Sapeva bene di cosa fosse capace.

Il nobilotto borbottò un «Prego»,e cedette la mano di Elsa a Robert, indietreggiando appena. Dopodiché fece un inchino ai due, sbilanciandosi pericolosamente, ma riuscendo per miracolo a non ruzzolare, ed attraversò la stanza, diretto verso le grandi porte che davano sulla terrazza.

«Mi sembravate in difficoltà». Robert le cinse un fianco con la mano. Si concesse qualche secondo per intuire il ritmo della melodia che riempiva la sala, dopodiché iniziò a guidare i movimenti di lei.

«Vi ringrazio, messere. Spero non si sia notato così tanto». Elsa cercò di sembrare il più naturale possibile e di rimanere nel personaggio: uno dei membri della compagnia di artisti che erano stati assoldati per intrattenere gli ospiti del Conte Elettore.

«Oh, niente affatto, credetemi». Robert fece un altro mezzo sorriso. «Vi osservo da un po', sapete?». Poco a poco, un passo di danza dopo l'altro, la coppia si stava spostando sempre più verso un angolo appartato della stanza.

«Davvero?»

«Davvero. Siete... Incantevole. Non riuscirei a trovare una parola che meglio vi descriva». Robert la strinse a sé in un gesto fulmineo, ma delicato. Non voleva certo farle del male. «Vorrei tenervi con me per sempre». Le cinse completamente i fianchi, impedendole qualsiasi movimento.

I loro volti erano a pochi centimetri l'uno dall'altro e Robert poteva sentire chiaramente ogni singolo battito del cuore di Elsa. Si fermò e concentrò il suo sguardo su di lei, troppo orgogliosa per abbassare il proprio e concedergli una vittoria, nonostante le sue guance fossero divampate di colpo.

«Provate ad immaginare. Una vita intera al mio fianco». Scandì alla perfezione ogni singola parola, avanzando di mezzo passo per avvicinare ancora di più il corpo di Elsa al suo.

«Chiudete gli occhi».

Elsa cercò di opporsi. Sapeva cosa significavano quello sguardo e il tono di voce che aveva usato per pronunciare quell'ultima frase, ma lo aveva capito troppo tardi. E ormai in cuor suo sapeva che Robert l'aveva riconosciuta e per questo allontanata dalla vista dei suoi compagni.

Ma, mentre questi ultimi pensieri le passarono per la testa, le sue palpebre lentamente calarono. I suoi tentativi di obbligarsi a riaprire immediatamente gli occhi furono vani. La sua mente era in completa balìa del cavaliere.

«Ed ora immaginate. Voi ed io, seduti fianco a fianco, di fronte al camino acceso. Fuori imperversa una tempesta ed io vi stringo a me. Un paio di tuoni vi spaventano e nascondete il volto tra le pieghe del mio abito, all'altezza del petto. Con due dita vi sollevo il mento, delicatamente, e le mie labbra si posano sulle vostre. Mi portate le braccia al collo, perché quell'assaggio non è stato sufficiente, ne bramate ancora... ». Sottolineò le ultima parole sfiorandosi il labbro superiore con la punta della lingua.

Elsa si era completamente rilassata, la testa svuotata e leggera come una piuma. Le guance ancora rosse, guardava il proprio cavaliere con ammirazione e stupore, come se non credesse alle proprie orecchie: non riusciva a comprendere che cosa di tanto straordinario avesse visto in lei. Tutto ciò che Robert le aveva descritto le sembrava così reale... Ed era tutto quanto lì, ad un passo... Riusciva quasi a vedere davvero la propria felicità.

«Immaginate una vita insieme. Voi ed io, innamorati. Inseparabili. Immaginate quanto sareste bella in un abito da sposa. Immaginate il vostro corpo sinuoso, completamente nudo contro il mio. Immaginate di percepirne ogni centimetro. Di poterne quasi misurare il calore». Le sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, la voce ormai ridotta ad un sussurro. «Potrei rendervi immortale, potreste trascorrere insieme a me l'eternità, se solo me lo chiedeste. Se solo mi imploraste».

Elsa cercò di afferrare quella splendida fantasia che Robert aveva creato per lei. La voleva, la voleva davvero. Voleva farla diventare reale, tangibile. Voleva implorarlo, di non lasciarla, di renderla immortale. Voleva stringerlo anche lei a sé, ma non riusciva, merda!

"Ho bisogno di te", pensò. Avrebbe voluto baciarlo, a lungo. Danzare per tutta la notte. Spogliarsi di fronte a lui di quello scomodo abito. Concedere a lui la sua fanciullezza che tanto le stava a cuore e dimenticare i doveri nei confronti della sua famiglia. La promessa fatta a suo padre di non affezionarsi a nessuno.

Robert si avvicinò. «Peccato». Era così vicino da sfiorarle il lobo dell'orecchio con le labbra. Un brivido la scosse la giovane lungo tutta la schiena. «Peccato che non potrebbe mai funzionare».

Elsa se possibile era ancora più pietrificata. Avrebbe voluto piangere, implorarlo. "Perché? Robert, io ti amo. Dimmi, dimmi dove sbaglio e rimedierò. Per te".

«Non tra un vampiro ed una cacciatrice di streghe». Le diede un leggero bacio sulla guancia e sciolse la presa su di lei. Poi si allontanò. Lentamente, un passo dopo l'altro, lasciando Elsa da sola, in un angolo della sala, ancora immobile, gli occhi sgranati.

Le delusione di Elsa fu talmente grande che il cuore le faceva fisicamente male.

Mano a mano che Robert si allontanava, il suo controllo mentale veniva meno. E la giovane si rese conto di quanto facilmente era riuscita a manipolarla. Aveva davvero creduto, per quei pochi minuti, di essere innamorata di lui. Che non c'era altra cosa al mondo che desiderasse, se non trascorrere il resto dell'eternità insieme a lui.

E, quando Robert tornò a recuperare il proprio calice di vino, il potere del vampiro venne meno. Elsa si sentì mancare l'aria e cadde sulle ginocchia: aveva realizzato in quel preciso momento che Robert l'aveva riconosciuta. Che quel bastardo le aveva rubato la sua prima cotta, il primo sentimento di amore romantico che avesse mai provato. L'aveva fatta innamorare di se stesso per poi spezzarle il cuore, per il semplice gusto di farlo. Pugnalarla, morderla, non avrebbero avuto lo stesso effetto. Non l'avrebbero fatta soffrire allo stesso modo.

Si rialzò.

E corse verso le grandi porte che davano sulla terrazza, a cercare conforto nella luna piena che quella notte gli déi avevano concesso alla città di Wurtbad.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: kylea