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Autore: Crateide    05/10/2019    0 recensioni
I ricordi lo incalzavano, schiantandogli il cuore. Ogni dettaglio gli ricordava qualcosa di un passato ormai lontano e che non sarebbe mai più tornato, soprattutto ora che anche Sirius era morto.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Iniziativa: Questa storia partecipa al #Writober 2019 di Fanwriter.it.

Prompt: fantasma (giorno 5).

Numero parole: 861.

 

 

 

 

 

 

Remus si trascinò, sfinito, fino alla Stamberga Strillante. Il sole era ormai tramontato e la notte si apprestava a gettare il suo manto su Hogsmeade. Le luci del villaggio, però, erano lontane.

«Lumos», sussurrò Remus e la punta della sua bacchetta prese a brillare.

Non gli interessava se qualcuno l’avesse visto, in quel momento gli importava né di Voldemort né dei Mangiamorte né di altri. Aveva la vista appannata e incespicò diverse volte su quel pavimento sconnesso e scricchiolante, rischiando di finire gambe all’aria a ogni passo. Camminò senza meta, illuminando prima l’una poi l’altra stanza, alla ricerca di un qualcosa che non sapeva nemmeno lui.

I ricordi lo incalzavano, schiantandogli il cuore. Ogni dettaglio gli ricordava qualcosa di un passato ormai lontano e che non sarebbe mai più tornato, soprattutto ora che anche Sirius era morto.

Remus si coprì gli occhi, singhiozzando al centro di una delle tante stanze, con la luce della bacchetta che tremava, un po’ fioca.

«Perché te ne sei andato anche tu?» chiese all’oscurità e a quel silenzio che era un compagno ancora più spaventoso. Risollevò lo sguardo, con le guance umide e il naso che colava. «Perché mi hai lasciato solo?» continuò in un singulto strozzato.

Se fosse stato possibile, avrebbe preso Sirius e gliene avrebbe date di santa ragione. Come aveva anche solo potuto credere che sarebbe riuscito a cavarsela senza di lui? E a Harry, poi, non aveva pensato?

Remus sollevò gli occhi al soffitto mangiato dalla muffa, come se la risposta fosse incisa lì.

«Non puoi arrenderti anche tu, Remus.»

Al suono di quella voce, Remus sussultò e si volse di scatto. Sbatté ripetutamente le palpebre, chiedendosi sotto quale incantesimo era caduto vittima.

Sirius era di fronte a lui, simile a un sogno che sta per svanire, pallida eco di ciò che era stato. Gli stava rivolgendo uno dei suoi soliti sorrisi sghembi, che lasciavano intuire il carattere un po’ strafottente, che con gli anni non era affatto migliorato.

«Sirius, come... cosa...?» riuscì a balbettare.

«Prima di andarmene per sempre, volevo tornare qui un’ultima volta», rispose Sirius, guardandosi intorno con gli occhi che si facevano sempre più opachi, «ero certo che ti avrei trovato in questo posto.»

Remus non sapeva cosa rispondere né che pensare. Il suo cervello si era trasformato in una grossa teiera intasata. Erano così tante le domande che avrebbe voluto fargli!

«Perché non resti qui?» gli chiese infine, con un filo di voce.

Sirius sorrise di nuovo, ma questa volta non vi era alcuna traccia di strafottenza.

«Non voglio. Non è più questo il mio posto, ormai», rispose e lo disse con leggerezza, come se parlasse di un qualcosa da niente.

Remus divenne livido d’ira.

«Ti sei fatto ammazzare, accidenti a te!» insorse, «non potevi fare attenzione? Non hai pensato a cosa sarebbe successo se fossi morto? A cosa avremmo provato tutti con la tua morte, a cosa avrei provato io?»

Sirius veleggiò nell’aria e gli fu di fronte. La sua espressione non era affatto turbata.

«Hai paura che non ci rivedremo?» gli chiese.

«Non è questo...»

«Non devi arrenderti, Remus, nemmeno ora che io sono morto.»

Remus sollevò una mano, che si strinse intorno al nulla. I suoi occhi si riempirono di lacrime e il suo volto sfregiato si trasformò in una maschera di dolore.

«Non sono pronto a dirti addio», sussurrò, «prima James, ora tu... sono rimasto da solo.»

Sirius rise, della sua solita risata calda che tante volte aveva sentito risuonare nell’aria.

«Non sarai mai da solo, dovresti saperlo», replicò.

«Mi hai chiesto di non arrendermi, ma come posso continuare a lottare mentre vedo i miei amici morire uno dopo l’altro?»

Sirius tornò serio e lo guardò negli occhi per un lungo istante.

«Devi farlo, amico mio. Devi farlo sia per chi resta sia per chi va via, altrimenti renderesti inutile la mia morte e anche quella di James», rispose.

Remus deglutì a fatica.

«Perché tu e non io?» gli chiese.

«Perché tu hai ancora qualcosa da fare su questa terra, mentre io... beh, non più», e allargò le braccia come se avesse voluto abbracciarlo.

«Perché ti sei mostrato a me e non a Harry? Lui ne aveva più bisogno», disse Remus.

Sirius scosse il capo.

«Non è ancora il momento, ma arriverà presto», rispose.

Rimasero in silenzio a fissarsi, a scambiarsi uno sguardo pieno di sottintesi che Remus non era in grado di cogliere fino in fondo. Lui aveva ancora qualcosa da fare... ma cosa? Per un istante, un solo istante, pensò a Tonks.

Sirius inclinò il capo.

«Sai che questo non è davvero un addio, vero?» gli disse.

«La tua è una promessa?»

«Sì.»

Remus chiuse gli occhi, inseguendo prima l’uno poi l’altro pensiero, ma quando li riaprì, del fantasma di Sirius non c’era più traccia. Fece un giro completo su se stesso, illuminando gli angoli della stanza. Era di nuovo solo.

«E sia, amico. Non mi arrenderò, lo farò per te, per James e per Harry», disse, come se Sirius fosse ancora lì davanti a lui.

Gettò un’ultima occhiata a quel luogo, concedendosi un sorriso, certo che non ci avrebbe mai più messo piede.

«Nox», sussurrò infine e il buio lo avvolse.

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolino dell’autrice:

Ciao a tutti,

non ho la più pallida idea di cosa abbia scritto, ma... va beh, come primo esperimento su questa coppia di amici direi che è quantomeno decente.

Fatemi sapere cosa ne pensate, i consigli sono sempre ben accetti!

 

Senza alcuna pretesa,

Elly

 

 

 

   
 
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