Film > The Avengers
Ricorda la storia  |      
Autore: Robin2700    06/10/2019    1 recensioni
Natasha riflette su ciò che voleva fare da tempo ma su come le motivazioni sono cambiate (pre-post Endgame)
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non avevo mai avuto il sonno pesante. In giorni di guerra, uscita dalla Red room e mandata a testare sul campo ciò che mi avevano insegnato, gli echi di spari e grida si mescolavano ai respiri affannati, diventando melodie familiari, e ogni minima distrazione, come il semplice sonno, poteva trasformarsi in morte certa.

Per questo, crescendo, l'insonnia era diventata una presenza costante nella mia vita.

Avevo sviluppato un sonno leggero, a volte rasente al dormiveglia quando ero più stressata. Da quando conobbi i ragazzi però, da quando il pensiero di non dovermi più costantemente guardare le spalle mi alleggeriva, dormivo molto più regolarmente, molto più pesantemente. A volte mi stupivo quando riuscivo a dormire sonni filati per settimane consecutive. Ma quel giorno era stato un attimo, una frazione di secondo, una distrazione, mi ero detta. Sentii appena il colpo alla spalla che mi aveva catapultata fuori dalla tower, infrangendo gran parte della vetrata, per poi realizzare di star cadendo nel vuoto. L'agente dell'Hydra era ancora avvinghiato a me, mentre cercava di soffocarmi. Il gelo del vento controcorrente mi pungeva la pelle mentre cadevamo dal 79esimo piano, ancor più delle sue dita che stringevano attorno al mio collo. In quel momento mi chiesi se fosse stata l'aria o il bastardo ad avere le mani più fredde. Rispedii indietro i miei pensieri, rovesciando le posizioni, trovandomi sopra di lui.

Sentii un improvviso istinto, un impulso profondo, quasi un solletico sulla pelle, che mi diceva di lasciarmi cadere, lasciarmi cadere e schiantare l'osso del collo sull'asfalto. Risultò fastidiosamente melodioso.

Per un secondo cercai di ignorarlo, ma non fece tanta differenza. E da lì mi sentii strana, con il respiro mozzato, come se stessi davvero mettendo in pratica l'idea ma al contempo la facessi restare solamente un'idea, come se da un lato cercassi di farla accadere ma dall'altro ne ero spaventata. Fisiologia, mi dissi. Autoconservazione.

Accompagnata da questa incertezza che mi rimbombava nella mente, mi misi in piedi sullo sterno del criminale, dandomi una spinta che accellerò la sua caduta, saltando fino ad aggrapparmi ad uno stipite della tower, dondolando a più di 30 metri dal suolo.

Chinai la testa verso il basso, seguendo la scia di sussulti increduli che uscivano della gola dei malcapitati passanti. Sospirai, nessuno di loro si era fatto male.

Osservai ogni crepa dell'asfalto ramatasi attorno al suo corpo esamine, seguendo minuziosamente ogni incrinatura, stupendomi di quanto simile quella voragine fosse ad una rosa. Chissà se si riferiva a questo, Fury, quando mi disse che anche nella morte c'è bellezza. Di sicuro, la morte è una liberazione, mi ripetei, eppure, anche questa volta, avevo liberato qualcun altro che non fossi io.

All'improvviso mi sentii chiamare, con quella voce soffice di cui posso benissimo vantarmi di essere una dei pochi a cui viene rivolta.

''Ciao Tony'', gli sorrisi, ritrovandomi avvolta dalle sue braccia metalliche.

Il metallo dell'armatura di Tony non è freddo come il vento o l'epidermide di uno jotun, il metallo dell'armatura di Tony è tiepido, come se fosse inebriato e inebriasse a sua volta il calore del suo creatore che lo abita. È una sensazione estremamente dolce.

''Tutto bene?'' mi chiese, sistemandomi meglio negli avambracci.

''Tutto bene''.

Ero totalmente rapita dalla sicurezza in cui il mio corpo stava affogando che non mi accorsi nemmeno di aver cinto un braccio sulla spalla di Tony, portandomelo più vicino, abbandonando la testa nell'interno del suo collo.

Quell'incertezza continuava ad esistere dentro di me, ne ero sicura, la sentivo ribollire, ma in qualche modo i ragazzi la incatenavano da qualche parte in un angolo nascosto e me la facevano dimenticare per un po', come se non fosse mai esistita, come se non fossi così a pezzi.

Sarei saltata, poi, anni dopo, dopo centinaia di battaglie ma con un cuore acceso dalla voglia di continuare a vivere.

Sarei saltata per salvarli, mi sarei spezzata l'osso del collo sul fondo di una fredda rupe piena di nebbia solamente per saperli al sicuro, tutti insieme.

Fra il freddo corsi, lottai contro Clint che voleva impedirlo, che voleva prendere il mio posto, chiusi gli occhi, soffocai il cuore e saltai. Non c'era paura questa volta, non c'era incertezza né altre opzioni, sarebbero stati bene. Sarebbero tornati finalmente tutti insieme. Ma Clint riuscì a trattenermi.

''Let me go-'' la gola mi bruciava mentre sussurravo, ''it's ok'', gli occhi velati dalle lacrime.

La sua voce rotta, i suoi continui ''no, please'', il mio cuore si spezzò un po' di più.

Guardai di nuovo giù: come quel giorno alla tower, il fondo non mi faceva paura, l'avevo già toccato, questo non sarebbe stato diverso. Questo sarebbe stato meno egoistico, più rassicurante.

Sorrisi, mi diedi la spinta. Un'anima per un'anima.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Robin2700