Iniziativa:
Questa storia partecipa al #Writober 2019 di Fanwriter.it.
Prompt:
bagno caldo (giorno 7).
Numero
parole: 867.
So
che sei qui, Jasmine. Posso sentire il tuo profumo fra gli effluvi dei
sali e
degli oli, ormai ho imparato a riconoscerlo.
I
tuoi capelli, il tuo corpo recano con loro la dolce fragranza del
gelsomino.
Incantare
Dalia non è stato affatto difficile. Tranquilla, Jasmine, le
ho solo ordinato
di addormentarsi, niente che possa nuocerle. So quanto tieni a lei, so
che ai
tuoi occhi non è una semplice ancella, ma
un’amica. L’unica che tu abbia mai
avuto.
Rajah
è stato ancora più facile da sottomettere e dorme
beato proprio davanti ai miei
piedi, sul tappeto. Il suo petto si alza e si abbassa a ritmo regolare
sotto il
pelo fulvo e nero.
Lo
supero e i miei passi mi sembrano riecheggiare fra le mura come uno
squillo di
tromba. Mi ritrovo a sorridere e a darmi dello sciocco. In passato sono
stato
un abile ladro e ho mantenuto molte delle qualità che
all’epoca, arrivando
addirittura ad affinarle. Quella di spiare senza essere visto, per
esempio, è
la migliore che possegga.
Il
cuore mi trema nel petto e non so se per ciò che desidero
fare o per paura di
essere scoperto e giustiziato. Un tuo grido, in fondo, e le guardie
accorrerebbero dagli angoli più remoti del palazzo.
Mi
guardo intorno, spiando la tua stanza. L’occhio mi cade sulle
cartine sparse
sulla scrivania e mi ritrovo di nuovo a sorridere. Ti senti davvero
prigioniera, vero Jasmine? Non ti è permesso uscire, non ti
è permesso avere
contatti con niente e nessuno al di fuori di queste mura. Sei come un
uccellino
in gabbia, che canta inascoltato.
Mi
fermo sulla soglia aperta, con le vene che tremano
all’altezza dei polsi.
Davanti a me, fra volute di vapore, si apre un’immensa vasca
da bagno dai bordi
dorati. L’acqua è immota.
Il
profumo di gelsomino è più intenso, mentre scorgo
la tua chioma nera, che ti
ricade sulle spalle dritte.
Ho
la gola secca, non riesco quasi a muovermi, mentre i miei occhi non si
staccano
dalla tua figura che mi dà la schiena. Sei così
indifesa, Jasmine...
Avanzo,
ti sento canticchiare una melodia che non conosco, ma che trovo bella.
Mi
immergo nel vapore, la fragranza degli oli mi dà quasi alla
testa, mi ubriaca
come il più dolce dei vini.
Un
ultimo passo e ti ho raggiunto, sei sotto di me, inerme e ignara. Mi
basterebbe
allungare un po’ il mio bastone e ipnotizzarti, sottometterti
per costringerti
a sposarmi. Invece, mi inginocchio alle tue spalle e abbandono il
bastone al
mio fianco, a terra. Allungo le mani, che vedo tremare appena, per
sfiorarti i
capelli di seta, scostandoli piano.
Sto
rischiando la vita, Jasmine, e lo sto facendo per te.
Un
dubbio mi assale, mentre con le mani scendo sulle tue spalle, le
massaggio
piano. Cosa desidero davvero, te o il potere? Fino a pochi istanti fa
sapevo
bene cosa bramava il mio cuore, ma adesso... tu mi confondi, Jasmine, e
questo
non riesco a sopportarlo.
Reclini
un po’ il capo all’indietro e le mie dita scivolano
sulle tue braccia, sfiorano
la pienezza dei seni che intravedo sotto il pelo dell’acqua.
Il desiderio di
chinarmi su di te e rubarti forse il tuo primo bacio si fa
prepotentemente
largo dentro di me, come la brama di averti.
Ingoio
un sospiro, che si mischia al tuo, quando sfioro le punte turgide dei
tuoi seni.
Ti aggrappi ai miei avanbracci, mi tiri verso di te come se mi stessi
pregando
di continuare questa tortura, che piace a te quanto a me. I nostri
volti sono
vicini, sento il tuo respiro caldo contro le guance. Hai sollevato il
busto,
che ora sporge dall’acqua fino all’ombelico.
La
mia mano scivola sul tuo addome piatto e scende, sempre più
giù, fino a
incontrare la leggera lanugine del tuo pube.
Mi
fermo.
Sono
sul punto di non ritorno, sul filo del rasoio, lo sento. So che se
avanzassi
ancora, non potrei resistere al desiderio di farti mia.
Il
tuo volto è un ritratto perfetto di lussuria, con le labbra
piene dischiuse e
le palpebre abbassate, che vibrano appena.
La
tua presa si fa più ferrea sul mio avanbraccio. Inarchi la
schiena ed emetti un
gemito di protesta, corrucciando appena le sopracciglia perfette.
Vorrei
sussurrare il tuo nome, aprirti le labbra con un bacio e lasciare che i
nostri
corpi facciano il resto, ma mi aggrappo a quel briciolo di
autocontrollo che mi
rimane.
Allontano
le dita dalla tua femminilità nell’esatto istante
in cui risollevi le palpebre
e punti il tuo sguardo penetrante nel mio.
«Jafar...»
Non
c’è terrore né disgusto nella tua voce.
C’è desiderio e c’è lascivia,
che trova
eco nei recessi più profondi del mio essere, del mio stesso
corpo.
Mi
allontano da te, come se fossi diventata incandescente tutto a un
tratto.
Recupero il mio bastone e mi rimetto in piedi. Tu non ti volti,
continui a
darmi le spalle, sprezzante come sempre.
Mi
giro e fuggo via, lascio le tue stanze, percorro il palazzo senza meta
con il
cuore che mi galoppa nel petto e l’immagine del tuo corpo
nudo ancora impressa
nella mente.
Sei
la mia maledizione, Jasmine, e sei ciò che non
potrò mai avere davvero.
Angolino
dell’autrice:
Ciao
a tutti!
*cof
cof*
Ehm...
non chiedetemi da dove viene fuori questa “cosa”
perché non ne ho la più
pallida idea. Insomma, proprio un ottimo modo per esordire in questo
fandom,
no?
Cosa
posso dire? Ho immaginato un Jafar (del live action, lo ricordo) un
po’
diverso, che in realtà ha sempre bramato Jasmine, ma non
è mai riuscito a
confessarlo nemmeno a se stesso, fino a questo momento.
Un’attrazione che, in
un certo qual modo, è ricambiata.
Davvero,
non ho idea se ciò che ho scritto abbia un senso, per cui
aspetto qualche
vostro parere.
Senza
alcuna pretesa,
Elly