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Autore: palvis94    07/10/2019    1 recensioni
Rose Weasley e Scorpius Malfoy sono al loro ultimo anno di scuola. Lei è un Prefetto, mentre lui Caposcuola, eppure non hanno mai avuto occasione di parlarsi in tutti quei anni, soprattutto a causa del comportamento piuttosto riservato ma arrogante di Malfoy.
L'occasione si presenta quando i Professori incaricano i Capiscuola e i Prefetti a collaborare nell'organizzazione di un programma di scambio culturale con le varie scuole d'Europa e America. Come influirà la comparsa di questi nuovi studenti nella vita di tutti a Hogwarts? Riuscirà Rose a fare breccia nel cuore di Scorpius? Cosa si nasconde dietro al comportamento del ragazzo? I due ragazzi arriveranno ad un certo punto a domandarsi cosa c'è "between me and you"?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Cap 1

Ciao a tutti i lettori! Sono tornata a scrivere dopo tantissimi anni. Mi sento un pochino arruginita, il mio stile è sicuramente cambiato un pochino negli anni, quindi mi farebbe veramente piacere ricevere critiche costruttive da parte dei lettori, in caso siate interessati alla storia. 
Vorrei aggiungere che ci tengo a continuare a questa storia, è più un impegno che prendo per me stessa che per il pubblico, ma se a qualsiasi punto vi sembra che sta diventando assurda o fuori tema, fatemi sapere!
Spero veramente tanto che l'idea sia di vostro gradimento. I primi due capitoli sono un poco introduttivi, quindi portate pazienza se vi sembra che le cose avvengono troppo lentamente. Inoltre mi piacerebbe sapere se la lunghezza dei capitoli è accettabile o dovrebbe essere più lunga o corta? Inoltre ho un'idea specifica di come sono Rose e Scorpius. Alla fine del secondo capitolo vi aggiungerò l'immagine che ho già preparato. :)

Buona lettura! 

Capitolo 1 - Trippy Eyes

Erano quasi le sei e mezza del pomeriggio, era passata più di mezz’ora da quando ero seduta lì, sulla sponda del Lago a fissare le increspature della superfice dell’acqua. C’era qualcosa di ipnotico in tutto ciò. Si diceva che vivesse una Piovra gigante in quelle acque, ma nessuno l'aveva mai vista in tutti questi anni. 

Sospirai. Il tramonto, ormai prossimo, stava iniziando a tingere ogni cosa di quel colore rossastro che mette malinconia. Ormai l’estate stava finendo e l’autunno sarebbe iniziato di lì a pochi giorni.

Era la seconda settimana del mio ultimo anno ad Hogwarts.

Perché ero lì, vi starete chiedendo?

Stavo aspettando. Mi ero ripromessa più volte, durante l’estate, che avrei reso quell’anno unico, importante. Ed era proprio quello che stavo per fare, ma non sarebbe mai potuto succedere se mi lasciavo sopraffare dalla paura.

Dovevo farcela. Soprattutto per papà, che riponeva in me una speranza immane.

Strinsi il manico di scopa tra le mani, facendo un respiro profondo. Dovevo andare o avrei perso l’occasione, l’ultima per me.

Mi diressi verso il campo di Quidditch con il cuore in gola. Vedevo già dei ragazzi volare in alto, le prove erano iniziate da quasi mezz’ora. Quell’anno la squadra aveva bisogno di più giocatori in ruoli diversi, visto che molti dell’anno scorso erano del settimo anno.

- Hey, Weasley! Sei in ritardo. - gridò Baston dalle tribune, ad una decina di metri da me.

- Scusami, sono stata trattenuta da un professore. - mi scusai subito, arrossendo per la bugia detta e stringendo ancora di più il manico della scopa. Lui annuì soltanto con la testa passandosi una mano tra i capelli castani e tornò a guardare i ragazzi che si passavano la Pluffa a mezz’aria.

Nicholas Baston era il Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro. Era un Portiere eccezionale: dopo la scuola sicuramente avrebbe fatto una gran carriera nel mondo dello sport, in molti dicevano che era già stato contattato da più squadre a livello nazionale. 

Mi ricordai che lui era anche uno dei motivi per cui nei anni passati non mi ero mai candidata a far parte della squadra: dal terzo anno fino al quinto ebbi una cotta per lui. Principalmente lo evitavo in ogni luogo in cui mi ritrovavo da sola con lui, lo osservavo solo di nascosto, ero ossessionata dalla sua perfezione, e sicuramente essere nella stessa squadra non faceva parte dei miei piani. 

Mi imbarazzai tantissimo a ripensarci. Quanto ero stupida, pensai. Fortunatamente la cotta mi era passata dopo il suo fidanzamento con una del quinto anno, l'anno scorso. Ci rimasi male una settimana, ma a pensarci ora sembrava come se non c'era mai stata questa cotta. Era tutto nella mia testa.

Scossi la testa. I ragazzi che stavano facendo le prove con la Pluffa scesero davanti a Baston. Lo vidi annuire a uno di loro che sorrise, mentre l'altro abbassò la testa deluso. Se non sbaglio erano due ragazzi del terzo anno.

Io non ero più così tanto sicura di quello che stavo per fare. Forse era proprio una cattiva idea, inoltre non è che fossi una delle migliori in famiglia. Chiunque sarebbe riuscito a battermi.

No, smettila di pensare così. Almeno provaci. Chissenefrega se non ce la fai. Pensai.

-Dai, Weasley tocca a te. - mi richiamò Baston. Corse a prendere dal baule il Boccino. Gli avevo detto che avrei voluto giocare come Cercatrice. Era l’unica cosa che mi riusciva bene, non ero forte da fare da Battitore, non ero abbastanza brava a tirare la Pluffa a segno e quindi non mi restava altra scelta, insomma.

- Eccomi. - dissi, avvicinandomi al ragazzo.

Lui mi scrutò dalla testa ai piedi, lo vidi esitare prima di chiedere: - Sei sicura di…?

- Sì, certo! – lo interruppi io, prima che mi mettesse il dubbio in testa. Lui annuì e lasciò scivolare il Boccino dalle mani ed esso fuggì come una scheggia nel campo.

- Buona fortuna, Rose. Abbiamo bisogno di una persona pronta, la nostra prima partita è tra una settimana, quindi fammi vedere quanto vali. - mi comunicò il Capitano, aveva la fronte corrugata e i suoi occhi castani incorniciati dalle sopracciglia folte infondevano serietà. Per lui il Quidditch non era solo un gioco, vincere la coppa quell’anno avrebbe significato molto di più.

- Va bene, Nick. – risposi decisa, montando la mia scopa. Era una Firebolt 3000, uno dei modelli più recenti. Era stato un regalo di papà quando aveva saputo che avevo intenzione di entrare in squadra quell’anno, era stato così felice e aveva grandi aspettative da me.

Mi alzai a mezz’aria cercando di strizzare gli occhi per cercare il Boccino, mentre con la coda dell'occhio vidi Baston azionare una specie di cronometro. Questo mi infuse un senso di ansia infinito. Il tramonto rendeva tutto più difficile, il cielo si stava tingendo delle varie tonalità di giallo-arancione, quasi lo stesso colore del Boccino.

Rimasi lì a fare un giro del campo, con il cuore che batteva forte. Sentivo gli occhi di Baston su di me, sicuramente stava analizzando ogni singolo particolare: la postura, l’attenzione, il modo di volare.

All’improvviso notai un guizzo vicino a uno dei cerchi della Porta, strizzai gli occhi per vedere meglio ed essere sicura che si trattava proprio di quello che pensavo io: era il Boccino!

Mi tuffai in quella direzione a velocità massima. La Firebolt 3000 era velocissima, più veloce delle scope che avevo posseduto in precedenza. Coprii quei 50-100 metri in pochissimi secondi ma il Boccino stava già guizzando lontano. Cercai di non perdere la concentrazione e continuai a seguirlo. A un certo punto fui costretta a fare una discesa a vite, allungai la mano per prenderlo. Ero vicinissima al suolo, ancora pochi secondi e mi sarei schiantata.

Allungai di più la mano, finalmente sentivo le ali del Boccino tra le mie dita, strinsi forte per non lasciarmelo sfuggire. A quel punto era inutile frenare, improvvisai una sorta di capovolta a mezz’aria sfiorando di poco l’erba del campo e indirizzai la mia scopa verso Baston, indicandogli il Boccino nella mia mano.

Lui mi stava guardando con le possenti braccia incrociate al petto, mi fece un cenno con la testa e un sorriso.

Atterrai accanto a lui e gli chiesi tutto d’un fiato: - Allora?

- Non c’è male, Rose. Tra tutti quelli che ho visto oggi, sei sicuramente con il tempo migliore. Penso proprio che tu abbia preso i geni di tuo padre, hai una vena sportiva. Però c’è ancora da migliorare, ma per quello ci sono gli allenamenti. – commentò il ragazzo, con un tono pacato. La cotta mi era passata di sicuro, ma lo ammiravo ancora come in precedenza, aveva un’aura autoritaria tutt’attorno a sé così forte che era impossibile non notarla.   

Io annuì con un sorrisone, quindi ero nella squadra! Non vedevo l’ora di mandare una lettera a papà e riferirgli tutto.

- Grazie mille, Nick. Non vedo l’ora di iniziare! – esclamai. Lui mi fece un occhiolino e sorrise.

- Gli allenamenti iniziano domani, ogni sera dalle cinque alle sei e mezza. Ci vediamo, puoi andare. – mi informò, congedandomi.

*****************

Ero euforica, così tanto felice che faticai pure a legare la lettera al gufo che mi guardava torvo. Papà sarebbe stato fierissimo di me.

- Scusa. – sussurrai, spostandomi per lasciarlo volare fuori dalla finestra. Il gufo aprì le ali, sbattendomele quasi in faccia prima di prendere il volo, quasi per vendicarsi. Io mi lasciai sfuggire un piccolo grido di sorpresa. Non sapevo che pure i gufi avessero un caratteraccio! 

Mi girai per raccogliere la mia roba, quando notai di non essere l’unica persona nella Torre. Appoggiato allo stipite dell’entrata della Guferia c’era Malfoy.

Scorpius Malfoy, era un ragazzo della mia stessa età, all’ultimo anno come me. Era un Caposcuola, come mio cugino Al. Insomma, uno piuttosto bravo a scuola. L’avevo visto alla prima riunione con i Prefetti di quell’anno, ma non avevo avuto occasione di parlarci. Avevamo anche alcune classi in comune da anni, ma non era mai successo che avessimo lavorato insieme o altro.

Probabilmente aveva seguito tutta la scenetta e avrà pensato a quanto fossi imbranata. Ma che ti importa, mica ti conosce, pensai.

- Ciao! – lo salutai, educatamente. Mi fece un mezzo sorriso, quasi ostile, come se gli costasse tanto stirare le labbra, e rispose al saluto con un semplice cenno della testa.

Mi scrutava curioso, i suoi occhi che mi scannerizzavano dalla testa ai piedi. Io rimasi spiazzata da quel comportamento insolito. Cosa gli costava ricambiare il saluto a voce?

Cosa ci fai ancora qui impalata, esci no? Mi disse una vocina in testa.

- Io, ehm, vado. Buona serata. – dissi, raccogliendo la borsa e la Firebolt da terra. Non rispose in alcun modo, che tipo strano. Si passò soltanto una mano tra i capelli ricci che ricordavano tanto il colore specifico dei immensi campi di grano che c’erano in Francia, vicino a Villa Conchiglia. Li teneva corti ai lati e leggermente più lunghi nel mezzo.

Gli passai accanto per uscire. Il mio sguardo incrociò il suo, di sfuggita. Non volevo, ma non so perchè avevo alzato lo sguardo verso di lui, una ventina di centimetri più in alto rispetto ai miei occhi. Cercai di uscire, veloce come una scheggia. Ero imbranata e situazioni del genere non facevano che accertare questa mia convinzione.

- Aspetta, ferma. - lo sentii richiamarmi. Aveva un tono fermo, profondo, che mi fece bloccare sul posto.

Mi girai verso di lui, sorpresa: - Sì? 

Mi raggiunse, ero solo un gradino più in basso rispetto a lui ma così sembrava ancora più alto di me. Mi sopraffece il suo profumo fresco, sapeva di muschio e pino. Lui alzò una mano e la portò ai miei capelli. Io mi sentii le orecchie in fiamme. Sgranai gli occhi. Cosa stava facendo? Stavo per chiederglielo, quando mi sentii tirare un capello. 

Malfoy tolse la mano dai miei capelli e mi porse le due piume che si erano incastrate in essi poco prima. Ah, ecco!

- Oh. Grazie... - mormorai, ancora scossa. Mi sentivo le orecchie fischiare. Alzai lo sguardo verso di lui, aspettandomi una risposta, eppure non aveva nessuna espressione particolare in volto, anche se pareva leggermente accigliato. Non disse nulla, fece dietro front e tornò in Guferia. 

Mi ero persa qualcosa? Mi aveva risposto ma non lo avevo notato?! Rimasi con la bocca aperta, prima di girarmi e riprendere a scendere le scale.

Il suo profumo fu l’unica cosa a rimanermi impressa anche mentre correvo nel giardino del castello, per raggiungere al più presto il portone d’Ingresso della scuola.

Il profumo e i suoi occhi. Erano grigi. Non lo avevo visto per bene dalla sorpresa, purtroppo quando mi imbarazzavo mi si annebbiavano i sensi, ma ero sicura che il colore fosse un grigio surreale, soprattutto su quei occhi misteriosi.

Non mi era piaciuto quel suo comportamento, non ricordavo di avergli mai fatto qualche torto. Cercai di pensarci su, ma non mi sembrava proprio di aver mai avuto una conversazione con lui. A dire il vero, non ricordavo nemmeno di averlo mai notato. Aveva sì un viso particolare, ma non abbastanza da sopraffare la sua personalità quasi oscura, riservata. Sapevo della sua esistenza, ma era sempre stato uno qualunque, uno tra i tanti Nott, Zabini, Goyle o chicchessia di Serpeverde.

Più che altro non capivo perchè farmi la gentilezza di togliermi le piume dai capelli se poi non gli interessava nemmeno parlarmi decentemente. Entrai in Sala Grande lasciando tutti quei pensieri fuori dal portone.

Evidentemente non sapevo ancora che proprio questo ragazzo sarebbe diventato la causa di una serie di sfortunati eventi del mio ultimo anno. E della mia vita, suppongo a questo punto. Altrimenti, oh sì che avrei continuato a pensarci. Eccome.

***

   
 
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