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Autore: Duncneyforever    10/10/2019    3 recensioni
[ Bombardamento di Dresda, 13-15 febbraio 1945 ]
La Vergine stringeva il figlioletto al petto, illesa dal momento in cui Raffaello la consacrò immortalandola su tela. In quello stesso momento, Dresda, la città che l'aveva ospitata per quasi duecento anni, rifulgeva nella notte. Tre giorni dopo, coloro che sopravvissero alla sua distruzione, non trovarono che le sue vestigia.
Genere: Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali, Dopoguerra
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Dresda bruciava lontano dagli occhi pietosi della sua musa, la Madonna italiana che venne adorata dal mondo e che la città accolse con giubilo. 

Ma nessuno avrebbe mai permesso che l'opera di un maestro del calibro di Raffaello Sanzio bruciasse insieme a lei.

Culla di sfollati provenienti da tutta la Germania era proprio Dresda, città che venne assaltata unicamente per spregio e che, a seguito del passaggio dei bombardieri inglesi e americani, annaspava seppellita in un cumulo di macerie. 

Di una cosa si è certi: la Madonna Sistina non si salvò per " miracolo ". 

Riposava già da tempo, al sicuro, nei cunicoli di Rottewerndorf, quando gli ignari abitanti di Dresda si videro crollare addosso intere palazzine. 

Immortale nel suo volto fanciullesco, la Madonna teneva il Cristo bambino tra le braccia, incompassionevole o, forse, troppo distante per avvertire le urla dei civili, che non ebbero che pochi minuti per ripararsi in rifugi insufficienti, sempre se riuscirono a raggiungerli. 

Le bombe incendiarie lanciate dalla RAF e dalla USAAF seminarono una pioggia infuocata: alcuni dei corpi carbonizzati sarebbero stati ritrovati vent'anni più tardi, mentre qualcun altro sarebbe " semplicemente " sparito nel vento, cancellato. 

La mattina del 15 febbraio i mostri metallici si allontanarono dopo aver rilasciato l'ennesimo carico esplosivo; erano passati tre giorni, ma Dresda non risorse dalle proprie ceneri. 

L'eredità storica e artistica della più bella città della Germania orientale era andata perduta. 

Il volto bianco della Madonna non venne insozzato dalla cenere, ma si tinse di rosso quando i compagni, con il loro PPSh a tracolla, la sottrassero alla terra cui venne affidata per trasferirla a Mosca, nel cuore dell'Unione Sovietica. Fu proprio lì, nel Museo Puskin, che uno scrittore ucraino, ebreo, la vide e la ribattezzò: " La Madonna di Treblinka ", facendo riferimento a quanto visto nei lager nazisti e nei gulag sovietici. 

L'espressione di Cristo, la consapevolezza impressa sul suo viso, di un destino già scritto, ricordava molto, troppo, quella dei bambini spinti a forza, con le loro madri, all'interno delle camere a gas di Treblinka; sapevano, anche se non avrebbero dovuto e percepivano le dita scheletriche della morte accarezzargli i volti - altrettanto spigolosi - per attirarli crudelmente a sé. Piangevano e urlavano, perché i bambini si accorgevano di aver visto troppo poco, di aver vissuto troppo poco e non bastarono le parole di conforto delle loro madri per tranquillizzarli. 

Fu proprio nella morte che vennero privati della loro innocenza e non c'è dolore più atroce per una madre che il dover accettare di essere impotenti di fronte alla morte angosciosa di un figlio. 

I puttini, annoiati, troppo pasciuti per poter comprendere quel dolore, volgevano lo sguardo altrove, sorvolando Treblinka e Dresda, su cui pure si abbatté una sciagura che costò ventimila anime.

" Nulla " in confronto alle centinaia di migliaia di Treblinka; una sciagura subita dai vinti, dai mostri, dagli assassini. 

Non sarebbe mai stato considerato un crimine di guerra.

Ma accadde comunque qualcosa di inquietante a Dresda: il fosforo contenuto nelle bombe, a contatto con l'asfalto, creò geyser che carbonizzarono all'istante chiunque ne fosse stato inglobato. 

Il risvolto della medaglia.

I soldati, costretti a sparare a chi si ritorceva, agonizzante, tra le fiamme, descrissero il bombardamento come una scena apocalittica e tutto ciò che poterono fare, aver pietà di quei disgraziati, fu ben misera cosa. 

Pagarono in molti, donne e bambini, tedeschi, vittime di un odio cieco che divampò a discapito della popolazione innocente. 

Ma la Madonna di Treblinka è anche la Madonna di Dresda. 

I cherubini, attorniati ai lati della Vergine, nascosero il viso dietro alle nubi...

I sanguinosi vincitori non dovevano sapere che quelle lacrime erano state piante per il nemico. 

 

 

 

Angolo autrice: 

premetto che con questa storia non ho voluto redarre uno sproloquio teologico sulla morale cristiana, tutt'altro ho voluto raccontare la vicenda dal punto di vista di un dipinto che costituisce l'anima della Gemäldegalerie di Dresda. Gli elementi riferiti ad avvenimenti biblici e/o alla cristianità in generale sono stati inseriti unicamente a scopo descrittivo. Se avessi parlato della Spagna, ad esempio, mi sarei riferita a Guernica, includendo il simbolismo della colomba, del toro, del soldato ecc... 

Note: 

- RAF e USAAF sono rispettivamente l'aviazione inglese e statunitense;

- PPSh(-41), mitra utilizzato dai soldati sovietici durante la SGM; 

- lo scrittore ebreo ucraino a cui mi riferisco è Vasilij Semënovič Grossman e scrisse " La Madonna a Treblinka ", riferendosi alla Madonna Sistina. 

- Il titolo: " Schmerz ist für alle gleich " significa: " il dolore è uguale per tutti " 

 

 

  
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