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Autore: _Equinox    21/10/2019    1 recensioni
ShigaDabi senza pretese || Spoiler per gli eventi recenti del manga || Angst
"A volte capitava che Dabi si comportasse in maniera più strana del normale. Solitamente indossava quella maschera menefreghista e altamente odiosa che avrebbe provocato reazioni violente anche in un monaco zen, tuttavia c’erano dei momenti in cui sembrava non essere lui"
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dabi, Shigaraki Tomura
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Mi mancava un po' scrivere su questi due e ho davvero partorito di getto questa cosa, quindi meh, non sono pienamente soddisfatta. Ho inserito l'avvertimento OOC per sicurezza, visto che ancora non sono riuscita a inquadrarli appieno e ho sempre paura di stravolgere un po' i loro caratteri. Va be' basta, sto zitta. Enjoy!  


A volte capitava che Dabi si comportasse in maniera più strana del normale. Solitamente indossava quella maschera menefreghista e altamente odiosa che avrebbe provocato reazioni violente anche in un monaco zen, tuttavia c’erano dei momenti in cui sembrava non essere lui. Tomura aveva imparato a leggerlo bene, nel corso del tempo. Oltre ad andarci a letto insieme – solo per spezzare la monotonia, non perché ci fosse del reale interesse, o almeno questo era ciò che entrambi dicevano a tutti – spesso ci scambiava due chiacchiere davanti a un drink. Era anche quasi piacevole parlarci, quando non se ne usciva con battute taglienti o strane frasi da codificare, e, tutto sommato, Shigaraki sapeva di potersi fidare di lui. Il capitano della Vanguard Action Squad – non a caso si era guadagnato quel titolo – sapeva riflettere, anche grazie al suo vizio di osservare costantemente l’ambiente circostante e aveva una capacità di analisi non indifferente.  

Quella sera, il capo del Paranormal Liberation Front aveva voglia di qualcosa di dolce. Era tardi, probabilmente stavano dormendo tutti, ma lui aveva voglia di quei fottuti biscotti presenti nella dispensa. Toga aveva chiesto a Re-Destro di trovare un modo per procurarseli e l’uomo aveva mandato Geten, accontentando la ragazza non per reale interesse, quanto più per paura nei confronti del boss. Non si sarebbe mai aspettato che i dolci gli piacessero tanto e che, nel bel mezzo della notte, avesse voglia proprio di quei cookies. Alzarsi dal letto non fu semplice, la gamba ingessata era pesante da accompagnare e, quando fu in grado di mettersi in piedi, dovette compiere uno sforzo non indifferente per zoppicare fino alla cucina. Fu sorpreso di trovare la luce accesa, ancora di più nel realizzare quante bottiglie di sambuca – vuote – ci fossero sul tavolo. La porta del balcone era aperta e, nonostante fosse poggiato alla balaustra, riuscì a vedere perfettamente il piromane. Finse di ignorarlo, qualche giorno prima avevano discusso e lui non aveva voglia di avvelenarsi. Considerando la mole di alcool che aveva mandato giù, Dabi doveva essere ubriaco, quindi ancora più fastidioso rispetto ai momenti sobri. Si diresse senza indugio verso il ripiano dove tenevano i dolci, tuttavia un’espressione di disappunto gli si dipinse sul volto assonnato nel momento in cui si rese conto di non riuscire ad arrivare alla mensola. Sbraitò qualcosa sottovoce, mentre poggiava le stampelle al muro e provava ad allungarsi verso l’alto. Non poteva saltare a causa della gamba rotta e, a dirla tutta, anche mettersi in punta di piedi era difficile. Si sentiva estremamente in imbarazzo, in quell’istante, e giurò di far fuori la testa di cazzo che aveva messo la confezione di biscotti così indietro. Le imprecazioni non durarono molto, però, dato che con suo grande stupore, ci pensò il corvino a prenderli per lui. Non appena si avvicinò, le narici di Shigaraki furono invase dall’odore di fumo e anice, tipico dell’altro. Stando con lo sguardo basso, poté chiaramente vedere la pelle sotto la camicia, alzatasi appena a causa del movimento. Tomura storse il naso. 

Dabi poggiò con davvero pochissima grazia la scatola sul tavolo, prima di tornare sul balcone, con le spalle rivolte verso la cucina. Il capo del Paranormal Liberation Front iniziò a mangiare in silenzio, seduto su una delle sedie, senza smettere di pensare a quel che aveva visto un attimo prima. Non aveva intenzione di parlare al piromane, tuttavia nemmeno poteva ignorare quella cosa.  

«Hai una nuova cicatrice» sussurrò, leggermente irritato. Non ricevendo una risposta, decise di insistere, stavolta alzando anche un po’ la voce. 

«Come cazzo te la sei fatta?» 

«Cazzi miei, non sono tenuto a dirti nulla» fu la risposta, altrettanto infastidita, del corvino, che nemmeno si degnò di girarsi. 

«Invece sei tenuto a dirmelo, visto che sei un mio maledetto sottoposto» 

«Ah già, ora sei il re, siamo tutti tenuti ad inchinarci o ci ammazzerai» disse sarcastico Dabi, tagliente come sempre, gettando il mozzicone della sigaretta giù nel giardino della villa. Rientrò in casa, senza spostare gli occhi azzurri sulla figura dell’altro, deciso di voler rientrare nella propria stanza. Stava barcollando a causa dell’alcool e più volte rischiò di inciampare nei suoi stessi passi. 

«Non far finta di ignorarmi, testa di cazzo! Se ti faccio una domanda, esigo una risposta!» sbraitò allora il boss, scattando in piedi e quasi cadendo per colpa di quell’idiota e del gesso che gli costringeva la gamba sinistra. 

«Ma vaffanculo, Tomura. Da quanto ti interessi di come sto?!»  

Shigaraki si rese allora conto che quel dannato idiota fosse sull’orlo di un mental breakdown, considerando anche gli occhi lucidi – non capiva se fossero per la sbronza o perché stesse effettivamente per piangere. Non lo chiamava mai per nome, tranne nei momenti di intimità in cui entrambi erano troppo poco lucidi per badare alle formalità o quando c’erano delle discussioni piuttosto accese.  

«Che cazzo, Dabi! Sei uno dei miei sottoposti più forti, è normale che mi preoccupi se vedo che il tuo corpo continua a distruggersi!» sbottò anche lui, con voce aspra e tono accusatorio. Non avevano combattuto di recente e lui era certo che quella cicatrice se la fosse fatta sfogandosi contro qualcosa – o meglio, qualcuno – e spingendosi oltre le proprie possibilità, come troppo spesso accadeva.  

«Già, e per te è solo questo, vero? Di che cazzo ti preoccupi, se hai elementi come Gigantomachia?!» 

«Dabi, smettila con queste battute del cazzo e dimmi che sta succedendo!» 

«Succede che a te non frega un cazzo di me, o di noi in generale. Sei un egoista, Tomura!» 

Il diretto interessato ebbe un’illuminazione che gli fece assottigliare lo sguardo. C’entrava di nuovo la storia dell’operazione che avrebbe fatto a breve, ovviamente. 

«Lo sto facendo anche per voi, idiota! Cristo Dabi, davvero non capisci che ho bisogno di diventare più forte?» 

«Ovvio che non lo capisco, perché io, come altri, non voglio che qualcosa vada male» disse secco il piromane, stringendo i pugni e finalmente guardandolo. Shigaraki non lo aveva mai visto con uno sguardo così frustrato e pieno di odio. 

«Gli altri non stanno facendo tutte le storie che fai tu. E sappi che non saranno le tue scenate da bambino a farmi cambiare idea» sibilò tagliente, stringendo i pugni poggiati sul tavolo – fortunatamente indossava i guanti che gli impedivano di attivare Decay, o avrebbe già demolito metà stanza. 

«Gli altri non- Senti vaffanculo, ci vediamo all’Inferno» mormorò con freddezza, prima di lasciarlo da solo, nel silenzio più totale. Il boss si rimise seduto, con gli occhi bassi verso il pavimento. Non sapeva dove volesse andare a parare Dabi, o forse non voleva ammetterlo perché stava accadendo tutto nella circostanza sbagliata. Erano entrambi un disastro, sia fisicamente sia mentalmente, non potevano permettersi ulteriori debolezze.  

Delle urla proveniente dal giardino gli fecero girare il capo in direzione della porta finestra, da cui proveniva una luce bluastra. Scosse il capo, decidendo di non pensarci; conoscendo il corvino, sarebbe ritornato dopo qualche giorno, era sempre così. Portò la gamba destra al proprio petto, in una posizione non proprio comoda, e afferrò un altro biscotto. Mentre lo addentava, chiuse gli occhi, stringendosi un po’ di più nella vecchia t-shirt del piromane che usava per pigiama: almeno c’era il suo odore a rilassarlo un po’. 

   
 
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