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Autore: 97_Levy_97    25/10/2019    1 recensioni
Non finisti la frase. Non te lo permisi.
Un rumore secco squarciò l’aria.
Alla mano un bruciore acuto, lo stesso che mi aggredì gli occhi.
E la gola.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sapevo che sarebbe arrivata.
Quella mattina di pioggia fine, cristalli liquidi sospesi nell'aria.
Strada
cielo
passanti,
grigio ovunque.
Tutto immerso in una spaventosa immobilità.
Il mondo, tutto a un tratto, decise di vestirsi dell'umore più malinconico che potessi provare.
E il peso di ogni respiro gravava su un fastidioso nodo alla gola.
Indossavi quella giacca rossa che tanto adoravi.
Ti piaceva scomparire in essa.
Annegarci.
E se la rabbia non mi avesse serrato in un ostile silenzio, avrei commentato la solita taglia spropositata dei jeans, in cui inciampavi a ogni passo.
C'erano volte in cui avrei voluto sopprimerti, inglobare tutto il tuo essere.
Non sopportavo l'idea che qualcun altro potesse nutrirsi di te, vivere di te.
Sei sempre stata in grado di catalizzare lo sguardo di chiunque.
Una di quelle che sfiorandole ti restano impresse, come resta impressa la scia del sole che ti ferisce gli occhi quando la osservi troppo a lungo.
Eppure quella mattina, annaspavo nel vano tentativo di metterti a fuoco.
Le uniche cose che distinguevo con immediata lucidità erano le righe di quel dannato messaggio. Come t'era venuto in mente d'inviarmelo?
"Non posso più restare qui. Domani parto. Non cercarmi."
Maledizione mi salivano i nervi al solo pensiero.
E un formicolio rabbioso diffondeva la magia per tutto il corpo. 
Non riuscivo ad accettarlo.
Quell’impulso irrefrenabile di scappare al minimo accenno di crepa nel tuo angolo di mondo.
Era davvero così difficile cercare di dare un nome a quel che era successo?
Restare invece che fuggire via?
Inseguivo una risposta sulla tua muta pelle, nelle curve di quel corpo in movimento verso la nostra solita panchina.
Il cane euforico di Archie abbaiava forte, lontano.
La pioggia sottile, di quelle che scivolano insidiose sotto i vestiti, aderiva come un'umida pellicola trasparente, circondava i sensi, attutendone il legame col mondo esterno.
Così, distante appariva il rintocco della Torre dell'orologio. 
 Sorpresi le tue mani, serrate a pugno, in una posizione molto simile alle mie.
Ma una notevole differenza c’era tra le due.
Anche in gesti di stizza, che tradivano un crescente nervosismo, conservavi per me un’irresistibile grazia, e quest’ultima faticavo a ignorare.
- Beh resti lì in piedi o ti decidi a sederti?
Scoccando un’occhiata omicida m’imposi di restare dov’ero.
- Tu..-  incominciai adirata – mi auguro che quel messaggio sia stato solo uno scherzo di pessimo gusto..
-Altrimenti? Mi rinchiudi da qualche parte e non mi fai rivedere mai più la luce del sole?
- Mi stai dicendo che sei davvero disposta a finire tutto così? Proprio adesso che si affaccia una parvenza di normalità in tutto questo?
– Non ti ho mai promesso nulla più di una sporadica avventura.. niente di certo, né tanto meno una storia.
 Riducesti gli occhi a due sottilissime fessure -- è stato, come dire, un piacevole passatempo nottur-
Non finisti la frase. Non te lo permisi.
Un rumore secco squarciò l’aria.
Alla mano un bruciore acuto, lo stesso che mi aggredì gli occhi.
E la gola.
Mossi lentamente le dita, ancora intente a carezzare il vuoto.
La tua guancia avvampò velocemente mentre spasmi d’ira percorrevano il tuo corpo, ma non perdesti il controllo.
Ed era questo che mi mandava in furia.
Possibile che tutto ciò ti fosse indifferente? Ti avevo appena colpito, reagisci diamine!
- Non c’è più nulla da dire,
 Regina.
Domani sparirò da questa città.
 Non so che tipo di fantasie ti sia creata.. ma ti conviene cancellarle alla svelta. - Ti alzasti di scatto sfilando le chiavi del maggiolino dalla tua tasca.
Eri pronta ad andar via.
Ma io no, non potevo lasciarti andare così. Non potevo sopportare un altro amore perduto. 
- Aspetta! Emma, -trattenni il polso che da un momento all’altro minacciava di scivolare via da me- ti prego..
Ma tu, mi piantasti in viso due specchi impassibili.
- Ti prego - spezzai la voce in un sussurro.
– Lasciami andare.
E sulla scia di un passo svelto, sparisti dalla mia vita.
  
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