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Autore: ChiiCat92    25/10/2019    2 recensioni
"Il Sole è rotondo, un tuorlo d’uovo poggiato sulla linea dell’orizzonte, si abbassa, diminuendo di spessore a tal punto che diventa possibile schiacciarlo tra pollice e indice. Timide stelle si accendono all’orizzonte come lucciole sopra un corso d’acqua. L’oceano sciaborda all’infinito e il vento sussurrava dolci parole tra le sue onde.
Sabbia d’oro e granelli di pietre preziose scricchiolano sotto i suoi piedi.
Può percorrere l’isola camminando sulla spiaggia e fare il giro in meno di un’ora. Un atollo sperduto sulla mappa, sassi gettati in maniera casuale nel blu infinito dell’oceano."
Questa storia partecipa al Writober 2019 di Fanwriter.it, lista PumpINK
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Roxas, Xion
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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25/10/2019

 

Spiaggia


Il Sole è rotondo, un tuorlo d’uovo poggiato sulla linea dell’orizzonte, si abbassa, diminuendo di spessore a tal punto che diventa possibile schiacciarlo tra pollice e indice. Timide stelle si accendono all’orizzonte come lucciole sopra un corso d’acqua. L’oceano sciaborda all’infinito e il vento sussurrava dolci parole tra le sue onde.

Sabbia d’oro e granelli di pietre preziose scricchiolano sotto i suoi piedi. 

Può percorrere l’isola camminando sulla spiaggia e fare il giro in meno di un’ora. Un atollo sperduto sulla mappa, sassi gettati in maniera casuale nel blu infinito dell’oceano. 

Respirare è più facile lì, lì e adesso, con il sale che inumidisce le labbra e il rosso intenso del Sole che riempie gli spazi di luce colata. 

Riesce a godere di tutto senza esserne sopraffatto ma cammina su un filo sottile, in bilico sul guscio di una nuova consapevolezza. 

Il mondo ha un altro sapore con un cuore che batte in petto, o forse dipende dal sale, il sale dell’acqua, quello che sente sulla pelle, sul viso, tra i capelli. 

Si ferma quando incontra le proprie impronte, calpestate da una confusione di piedi in corsa. 

Si è allontanato in silenzio, mentre gli altri giocavano sollevando spruzzi di sabbia bagnata.

Forse si sente fuori posto in mezzo a tutti quei sorrisi, forse vede troppi nemici tra facce che dovevano essere amiche, o forse il suo nuovo, debole cuore non è in grado di sopportare quella pressione. 

Non vuole pensarci, non vuole che la pellicola sottile del suo controllo si strappi.

« Isa! » solleva lo sguardo, lentamente, perché Axel è abbagliante contro la linea dell’orizzonte. « Dov’eri finito? »  

« Ho fatto… »

Cos’ha fatto? Si volge indietro, le sue, di impronte, si perdono dietro la curva della sabbia, seguendo le forme dell’isola. Sole, un’unica pista, come di qualcuno che si è avventurato da solo nel deserto. 

Axel gli si avvicina, cauto ma sicuro, e rovente nell’aria tropicale. Isa non ha mai provato così tanto caldo in vita sua, se non quando le dita hanno toccato il corpo di lui, il sangue di lui. 

Isa prova la tentazione di indietreggiare.

« Non eri costretto ad andartene, sai. » mormora Axel, la testa piegata in un lato. È tutto un luccicare di rosso, arancio e verde il suo viso, come fosse vetro illuminato dal Sole. 

« Ho fatto solo una passeggiata. »

Ah, ecco, ecco cos’ha fatto. Ha camminato, finché la forma rotonda dell’isola non l’ha riportato al punto di partenza. Forse dovrebbe riprendere a camminare, e quando sulla sabbia si sarà formato il solco di cento anni di passi sarà arrivato nel posto dove voleva arrivare. 

Axel gli prende una mano, un braccio, blocca ogni via d’uscita. 

« Vieni. » 

Un ordine. Un tempo sarebbe scattato sull’attenti, pronto ad ubbidire, adesso strascica i piedi, sente il terreno sotto le scarpe sbriciolarsi ad ogni passo. 

Isa è rigido a tal punto che la schiena urla. 

Ci sono risate nell’aria, schiamazzi festosi. 

L’isola è viva, si apre a loro come i petali di un invitante fiore.

Perché lasciare quel paradiso per cercare nuove terre quando tutto ciò che il mondo può offrire è proprio lì, a portata di mano? 

Conoscenza è avidità, e porta via la sicurezza dell’essere. 

XIII e XIV siedono vicini, lei con le gambe stese in avanti, arrossate dalla luce del tramonto, lui con le dita a fondo nella sabbia a scavare e scavare, nel tentativo forse di toccare il nucleo caldo dell’isola.

Un battito di palpebre e su di loro non gravano più numeri e manti di nera notte, un battito di palpebre e Isa riesce a vedere il loro altro nome, quello che si abituerà ad usare col tempo e l’impegno, mettendo alla prova la sua mente intorpidita.

Roxas e Xion. 

Axel si siede in mezzo tra loro e trascina Isa con sé, con forza. Lo terrà avvinghiato con le unghie a conficcarsi nella carne per tutto il tempo, e necessario, anche se il suo sguardo di smeraldo e rivolto ai ragazzini. 

« Era andato a fare una passeggiata. » spiega, come se fossero stati loro a stupirsi della sua assenza.

Gentile, Axel, a voler rimediare in qualche modo all’imbarazzo tangibile tra loro. Un gelato, un sorriso, una mano tesa, circostanza: forse ci faranno l’abitudine. O forse no. 

In silenzio osservano ciò che resta del Sole scivolare nell’abbraccio dell’oceano, il rosso fondersi con il blu fino a far diventare il cielo lilla, poi viola, poi nero. 

Le stelle esplodono tutte insieme, sbocciano come un bouquet. L’aria si fa fredda, il soffio prima gentile del vento si fa più insistente, il mare sembra quasi ingrossarsi di un nuovo respiro. È adesso il regno della notte, ma l’oscurità non ha spazio in quel regno, perché le stelle bruciano di intensa luce, e la falce sottile di luna, come l’arco di uno occhio socchiuso, sorveglia gli ingressi. 

Xion rabbrividisce, sottile con un uccellino, Isa può immaginarla senz’anima mentre combatte al suo fianco. Prima ancora di averci pensato le mani sono corse alla zip della felpa. Gliela porge senza guardarla, sperando forse che non vengano fraintesi i suoi intenti.

Lei la prende, sotto gli occhi storditi di Axel e Roxas, e la indossa, sprofondando al suo interno come una bambina.

« Grazie. »

Isa scrolla le spalle, il suo modo snervante di rispondere. 

Per un po’ rimangono seduti vicini, la vita notturna dell’isola li avvolge di suoni nuovi. Ne aspirano e ne memorizzano il più possibile perché presto dovranno andare via, e non sanno se e quando gli sarà permesso di tornare.

Hanno perso le radici nell’ultima battaglia e come piante esotiche aspettano che qualcuno trovi loro un vaso dove trapiantarle. 

Sarà la spiaggia di quell’isola? 

Sarà uno degli innumerevoli mondi alla deriva? 

Qualcuno, ad un certo punto, deciderà per loro. Li guarderà, seduti tutti e quattro vicini, orfani, e sceglierà. 

Isa aspetta di finire davanti a qualcuno che sarà per lui giudice, giuria, giustiziere, aspetta che bontà di cuore e pazienza si esauriscano, aspetta la punizione che la morte non gli ha dato. 

« Ehi, si è fatto tardi, andiamo? » propone Axel, alzandosi.

C’è una fretta nervosa nel suo corpo slanciato. Lui ha già vissuto con loro, sa cosa aspettarsi. Non c’è paura nel modo in cui si muove, in cui ragione, in cui respira.

Roxas si tira su per primo, al buio i suoi occhi cobalto riflettono il colore del mare, poi Xion, stretta in quell’enorme felpa.

« E tu? » 

Isa fissa la linea dritta dell’orizzonte. Domani ci sarà un altro tramonto, e così il giorno dopo, e quello dopo ancora: non c’è niente di più sicuro del percorso del Sole nel cielo. Eppure… 

« Dove? » chiede, all’improvviso sentendo il peso del proprio corpo e del proprio scontento. « Dove andiamo? » 

Axel lo afferra per un braccio, cerca di tirarlo su a forza, ma lui oppone resistenza, si fa pesante, si pianta sulla sabbia.

« Isa…! » si lamenta, sbuffando. 

Altre due mani si avvolgono intorno al suo braccio, quelle di Xion, e i suoi occhi sono come uno schiaffo d’oceano. Poi quelle di Roxas, fragili ma decisi.

Isa sente il filo su cui aveva camminato fino a quel momento spezzarsi, l’equilibrio capovolgersi, e nell’alzarsi in piedi gli sembra che il mondo si capovolga: la sabbia con i suoi milioni di miliardi di granelli di sabbia è il cielo. 

« Ovunque. » dice Roxas, le sue dita sono quelle che fanno più male intorno al braccio. « Possiamo andare ovunque. » 

Isa sente qualcosa stringergli la gola con forza e lo stomaco contrarsi. 

Axel sorride, quasi fiero, mentre Xion si lascia andare ad una piccolissima risata.

Ovunque. Possono andare ovunque.

Roxas ha ragione.

L’importante è che comincino a camminare.    

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The Corner 

Sentivo il bisogno di poesia, e non so bene cosa ne sia uscito...
Boh, il writober sta prosciugando ogni risorsa mentale.

Chii
   
 
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