Luxus ha parecchi segreti in casa.
Questa fanfiction partecipa
all’iniziativa HalloWeek 2019
organizzata dal forum FairyPiece – Fanfiction &
Images.
Prompt: 28. Ottobre Scheletro
"Avere degli scheletri nell'armadio",
a volte, non
è solo un modo di dire.
Scheletro nell’armadio
Le luci delle lampade che
illuminavano la stanza erano
verdi, davano riflessi salmastri brillavano sui blocchi di pietra delle
pareti,
e davano riflessi smeraldini alla mobilia.
Una copia dell’armatura di
Bixrow era abbandonata contro una
parete.
Fried infilò delle morbide
ciabatte rosse, di un vermiglio
più chiaro della casacca color cardinale che indossava. Si
strinse più forte la
cintura alla vita e raggiunse l’armadio di ciliegio.
< Il boss mi ha di nuovo
lasciato a dormire nelle sue
stanze. Se il resto della squadra non sapesse da anni della nostra
relazione
sarebbe parecchio imbarazzante > pensò.
Aprì l’armadio
e, trovandosi davanti uno scheletro, sospirò.
Si premette la mano, su cui risaltava il simbolo della gilda di un
verde
luminoso, sulla bocca.
Le ossa candide vennero illuminate
dalla luce, che creò un
effetto simil muschio sulla superficie bianca.
Fried sospirò
pesantemente, scuotendo la testa, facendo
ondeggiare i lunghi capelli verdi, mentre le ciocche a forma di
fulminelli
oscillavano ai lati della sua testa.
“Non è
possibile…” sussurrò. Raccolse il
teschio che era
caduto per terra ed era rotolato ai piedi del letto.
“… L’ultima volta, quando
ho trovato quel dito in frigorifero, mi ha detto che non lo avrebbe
fatto più”.
Raddrizzò lo scheletro all’interno
dell’armadio di ciliegio, utilizzando alcune
grucce di legno.
Si grattò la guancia,
vicino a dove aveva un neo nero. “Devo
assolutamente parlargliene. Se vogliamo fare qui la festa per
Halloween”
mormorò roco.
< Al momento il salone della
Gilda è in riparazione. Noi
siamo gli unici con una villa abbastanza grande da far venire qui gli
altri.
Sempre che Erza non riesca ad
aggiustare tutto in tempo >
rifletté. Chiuse le ante e sospirò. < Lo
sa che suo nonno vive con noi
ormai. Se trovasse questo scheletro si farebbe delle domande e
finirebbe per
rimproverarlo di nuovo >.
La porta si spalancò, il
Dio del tuono entrò, con passo
trionfale, tenendo il capo sollevato.
Fried lo guardò, sentendo
il proprio battito cardiaco
accelerare.
< Rassomiglia a un dio che
appare squarciando le nubi.
I suoi occhi grigio-azzurri si posano
su di me. Fa sempre
così, anche quando siamo in pubblico. M’individua
tra tutti e, una volta che mi
ha individuato, punta verso di me a grandi passi, con la pelliccia
sulle spalle
e la giacca che ondeggia, aperta sul suo massiccio petto muscoloso
> pensò.
“Ti sei svegliato
finalmente” ringhiò Luxus. Lasciò
cadere
la casacca, decorata da un pelliccio candido, sul pavimento,
sbadigliò con un
verso simile a un miagolio e si sfilò le cuffie, decorate da
delle punte
chiodate, e le posò malamente sul comodino.
Fried arrossì, mentre
l’altro lo raggiungeva e gli sollevava
l’ampia ciocca verde che gli copriva un occhio.
Luxus lo baciò con foga,
Fried mugolò ricambiando con
trasporto. Si aggrappò alla maglia di Luxus, che la strinse
a sé.
Luxus si staccò,
ghignando, Fried si alzò sulle punte e gli
posò un bacio all’altezza dell’occhio,
lì dove aveva la profonda cicatrice.
“Ho trovato lo scheletro
nell’armadio” sussurrò Fried.
Abbassò lo sguardo e deglutì.
“Una
‘feccia’ che ha scoperto quanto può
essere pericoloso sfidare
i miei fulmini” si vantò Luxus, gonfiando il petto.
Fried guardò la propria
spada posata su una sedia, la lama
brillava. “Non dovresti sporcarti le mani in prima persona.
Volevo chiederti se…”.
“Possiamo disfarcene?
Certo” rispose Luxus.
< Non ho nessuna intenzione di
sentire lamentarsi quei ‘mocciosi’
della Gilda. Erza poi sa essere una spina nel fianco, anche se
è sempre meglio
delle altre frignone > pensò.
“Però in cambio promettimi che non concederai
neanche un ballo a Mirajane durante la festa, anche se te lo
chiedesse”
borbottò, scrollando le spalle massicce.
“Promesso”
sussurrò Fried. < Una demone, per quanto bella
come una sovrana, non può competere con un dio >
pensò.