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Autore: Alucard97    31/10/2019    7 recensioni
"Stanotte, un bravo poliziotto è morto per le strade di Londra".
Un misterioso omicidio, un'associazione dedita alla caccia ai mostri, un'antica alleanza e... la rinascita di un uomo.
La Hellsing, da secoli, si occupa della caccia alle creature della notte ma stavolta la faccenda è più intricata. Qualcosa si nasconde nell'ombra e complotta, là nel buio della notte.
Forse è troppo perfino per Alucard, il tritarifiuti dell'Hellsing... ma non sarà da solo. Riuscirà a far luce sul mistero?
Genere: Dark, Horror, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Alucard, Integra Farburke Wingates Hellsing, Seras Victoria
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
 
 
FAIDA DI SANGUE
 
 
-Diario di Walter Joseph Kovacs, 31 ottobre 1993.
 
Stanotte, un bravo poliziotto è morto per le strade di Londra. Il suo nome, se ha davvero ancora un qualche valore, era Al Simmons. L'ho conosciuto come agente, collega e, alla fine, anche come amico. Forse il mio migliore amico. Buffo come i migliori se ne vadano sempre nel modo peggiore...
Un uomo onesto è caduto sul freddo ed umido asfalto londinese, colpito al petto da un'arma inqualificabile. Segni indecifrabili sono presenti sul suo torace. Ad occhio e croce, vista la profondità e lo spessore delle ferite, è possibile dedurre che sia stata adoperata un'arma da taglio, forse un coltello a serramanico. Almeno questo è quello che direbbero i rapporti del dipartimento di polizia per il quale lavoro... stronzate. Un'attenta analisi dimostra che il taglio è troppo sregolato per essere stato inferto da un semplice coltello o machete. L'assassino, chiunque esso sia, ha adoperato un altro strumento... o forse dovrei dire... qualunque cosa esso sia.
Questo uomo è stato brutalmente ucciso, la moglie lo piange, la figlia chiama disperato il suo nome... e a nessuno frega niente.
Qualcuno o qualcosa gli ha fatto questo e, come al solito, la polizia archivia il tutto come "vendetta nei confronti di un poliziotto". Un episodio simile successe tre anni fa, quando una squadra di agenti fu massacrata nei pressi del villaggio di Badrick, situato a 50 km ad est di Londra. Io ero presente alle indagini, i corpi erano stati dilaniati, come se fossero stati attaccati da una brutale belva. Nessun segno dell'assassino. E la cadetta Victoria Seras era misteriosamente scomparsa. Lei era assegnata a me, come tirocinante in prova. Aveva insistito per andare, voleva mettersi alla prova. Voleva dimostrare a tutti che non era una gattina, come solevano spesso chiamarla. La mia colpa è stata quella di concederglielo...
A causa di ciò fui degradato. Non ero con lei quel giorno, non potevo salvarla. La polizia fu allontanata per far posto ad una misteriosa organizzazione, impedendomi di vendicarla.
Ora la stessa cosa è successa a Simmons, e coloro che dovrebbero amministrare la giustizia se ne infischiano e ingrassano ingurgitando ciambelle.
È in atto una cospirazione infernale, qui, nelle fredde e gotiche lande britanniche. Forse troppo per un semplice mortale. Ma c'è il bene e c'e il male... e il male va punito. Anche al cospetto dell'Apocalisse non transigerò su questo. Vendicherò la ragazza, il mio amico e punirò il loro assassino. E tuttavia sono in tanti a meritare il castigo... e c'è così poco tempo. -
 
*****
 
Londra è conosciuta ai più come "la città della nebbia". Vi siete mai chiesti perché? Perché la leggendaria spada Excalibur fu conficcata nella roccia da un guerriero ignoto sotto un cielo grigio come un manto invernale, seguito poi dalla scrosciante pioggia che ne bagnò il suolo, inumidendo la spada e facendo fiorire il terreno apparentemente sterile. Si dice che quelle furono le lacrime di Dio, versate per benedire la sacra arma e il terreno su cui sarebbe stata edificata una delle città più maestose che l'umanità avrebbe avuto modo di conoscere.
Ed è proprio su quella pietra che nacque Londra. Secoli di evoluzione e innovazioni tecnologiche hanno consentito ad esperti architetti di costruire grosse mura di pietra nera tempestate di merli, che tenevano ben lontani i nemici della cristianità i quali ben si guardavano dall'osare anche solo pensare di avvicinarsi a quegli imponenti muri. All'interno vi erano edificate alte case popolari dalla tipica architettura ereditata dagli antichi romani loro avi, con larghe strade in pietra.
 
Enormi cattedrali punteggiavano tutto il suolo londinese, riconoscibili per le loro lunghe guglie decorate con simboli floreali che quasi toccavano il cielo senza però raggiungerne la fine, un chiaro rimando alla "Creazione di Adamo" sapientemente dipinto nella volta della Cappella Sistina, dove il dito di Adamo e di Dio mai si toccano. Trifori in piena vista, in mezzo alle navate, decorati con scene che ritraevano i più importanti episodi della Sacra Bibbia. Gargoyles in pietra sormontavano i cornicioni, scacciando gli spiriti maligni con la loro grottesca architettura e gli ampi portoni in legno con incisioni della natività invitavano i fedeli ad entrare nella casa del Signore.
 
Il castello del re troneggiava su un'altura che permetteva una totale vista della città, alto, imponente e massiccio. Simbolo della potenza del sovrano e della protezione che egli garantiva a tutti i suoi sudditi.
Le torri di guardia della costruzione, lucide di licheni e pioggia, erano sempre pattugliate dai forti e valorosi soldati, fedeli protettori del signore feudale e della cristianità. 
Insieme all'acqua scrosciante come una cascata, un fulmine rischiarò le tenebre, proiettando al contempo l'ombra dei torrioni permettendo di creare una perfetta illusione di maestosa imponenza. 
L'elemento più distintivo erano senz'altro i corvi che stanziavano sopra i merli di pietra, e alcuni di loro volavano intorno all'intera costruzione, conferendo al complesso un'aria più tetra, come se fosse permeato di qualche arcano potere. Era credenza londinese che, se tutti i corvi che vivevano tra le mura, avessero deciso di migrare altrove, il castello sarebbe crollato e Londra stessa sarebbe andata in contro alla distruzione.
 
Da quei tempi antichi, la città cambiò innumerevoli volte. Le nuove scoperte geografiche e scientifiche perpetrate nel corso dei secoli l'avevano fatta evolvere per affermarsi come una capitale con una sua forte indipendenza cristiana, una potenza marittima e industriale. La sua forza era sì cresciuta, ma mai la pioggia smise di scrosciare e bagnare il suolo del regno che mai conoscerà il tramonto.
Ed era proprio in quella stessa città, nel giorno di Halloween del 1993, che tutto cominciava. 
Una delle costruzioni più significative per il territorio era sicuramente Villa Hellsing. Edificata su uno dei terreni londinesi più antichi, si ergeva imponente e gotica. Conosciuta da tutti come l'abitazione di Integra Farboork Wingates Hellsing, cavaliere protestante al servizio della Regina, emanava un'aura alquanto... macabra. Come se fosse circondata da una qualche maledizione.
Integra Hellsing, una donna di ferro, un vero leader e un vero faro di speranza per la Regina Elisabetta, sedeva sulla comoda poltrona del suo vasto ufficio. 
Teneva le mani incollate al viso, con i gomiti appoggiati sopra la raffinata scrivania in mogano, intenta ad osservare un punto non ben identificato nel suo ufficio cosparso di librerie e quadri antichi risalenti al periodo rinascimentale.
 
In quel momento, nella stanza fece capolino una figura alta, elegante e dall'aspetto anziano e saggio, con i capelli corvini tirai indietro e raccolti in una coda. Si portò al centro, si sistemò il monocolo con l'indice destro e poi si esibì in un raffinato inchino.
 
<< Mi ha chiamato, signora? >>
 
<< Walter, avrai di certo saputo dell'omicidio in un vicolo sulla Baker Street >>
 
<< Si riferisce alla morte del tenente Simmons, del distretto di polizia? Ovviamente lo so >>
 
<< E che cosa puoi dirmi di più? >>
 
<< Secondo il rapporto dei nostri agenti, la vittima è stata ferita gravemente allo stomaco, come se una qualche belva l'avesse squarciata >>
 
<< Pensi si possa trattare di un Ghoul? O magari anche di un licantropo. È da parecchio che non si vedono >> chiese prendendo un sigaro dalla confezione in oro che teneva adagiata sulla scrivania, e portandoselo alla bocca.
 
<< Queste erano le prime ipotesi, ma un'attenta analisi ha riscontrato un dettaglio alquanto insolito. Sul petto del tenente Simmons erano incisi dei strani segni, fatti con un'arma da taglio. Potrebbe essere stato un vampiro, ma... >>
 
<< Ma? >> sbuffò una piccola nuvola di fumo.
 
<< Ecco, guardi di persona >> si avvicinò porgendo sulla scrivania le foto del delitto, che la donna esaminò immantinente. << Sono incisi pentacoli, croci rovesciate e strani... geroglifici? Non saprei dire cosa significano quegli strani simboli. Ho fatto delle ricerche per scoprire se fossero simboli appartenenti a qualche alfabeto antico, ma l'unica similitudine che ho trovato è con il sistema degli ideogrammi sumeri. Tuttavia son due cose completamente diverse. È chiaro che, chiunque lo abbia fatto, è un vampiro antico, o forse... >>
 
<< O forse qualcos'altro. Non è il modus operandi di un vampiro questo. Credo sia opportuno mandare Alucard e Seras a controllare. Gliene hai già parlato? >>
 
<< No, Alucard non era interessato al caso. Di certo, questo sarà per lui uno stimolo. Provvedo ad assegnargli subito il compito. Buon proseguimento di serata, Lady Integra >> concluse con un inchino e uscì dalla stanza.
 
Là, nell’oscurità di Villa Hellsing, nascoste sottoterra, erano edificate le camere segrete dove vi erano gelosamente custoditi numerosi segreti appartenenti alla famiglia da generazioni. Il più spaventoso tra questi segreti era il loro asso nella manica, un individuo nato dall’ombra, che camminava sopra un mare di sangue con portamento elegante. L’immortale re della notte, più buio delle tenebre, un mostro che viveva per servire il padrone e per la fame insaziabile di sangue. Egli era il risultato di cento anni di esperimenti perpetrati dalla famiglia Hellsing… il vampiro Alucard.
 
Sedeva sul suo grande trono in legno di quercia, foderato con dei comodi cuscini rosso sangue. Un trono semplice, in mezzo a una stanza completamente buia e vuota, illuminata da una scarsa luce prodotta da delle torce appese lungo le pareti. Forse il tutto serviva a sottolineare quella che era la vuotezza della sua anima, buia e fredda a causa dei secoli trascorsi nella solitudine. Neanche uno spiffero di vento penetrava all’interno di quel complesso, in modo da lasciare tutto silenzioso e vuoto.
Fatta eccezione per il trono, nessun confort era presente là dentro, e non vi era traccia della sua bara. A causa del buio non era facile capire quanto la stanza fosse effettivamente grande, ma era certo che fosse deserta.
Eppure lui sedeva là, la schiena perfettamente dritta appoggiata allo schienale, le gambe accavallate e le dita incrociate appoggiate sulle ginocchia. Gli occhi scarlatti erano coperti da un paio di occhiali da sole che, tuttavia, sembravano brillare di una qualche luce propria permettendo di poter essere intravisto nel buio.
Seppur schiavo della famiglia, la sua figura lasciava trasparire una chiara regalità, tanto che chiunque avrebbe potuto intuire che fosse di sangue blu con una singola occhiata.
Sollevò il braccio destro e lo avvicinò a un piccolo tavolino che stanziava di fianco a lui. La sua mano guantata andò ad afferrare un calice di vetro ricolmo di un liquido rosso, all’apparenza del vino per un comune umano. Le sue lunghe e sottili dita si appoggiarono sullo stelo del bicchiere, afferrandolo elegantemente col pollice e l’indice. Lo sollevò piano e lo portò vicino al suo viso. Con lenti ed aggraziati movimenti circolari in senso orario, andò ad agitare il liquido facendolo ondulare come le onde del mare, dopodiché lo avvicinò al naso tastandone l’odore con le narici. Infine, con un sorriso soddisfatto, appoggiò le sue fredde e delicate labbra sull’imboccatura del calice tastando la qualità ed il sapore del vino.
Il suo status di sovrano della notte non gli impediva certo di gustarsi ancora i piaceri di quando era un mortale. Un altro vampiro, al posto suo, lo avrebbe deriso o denigrato, ma infondo che importava? Era un nosferatu che uccideva altri nosferatu. Già per le leggi della sua razza, questo era un atto blasfemo e di alto tradimento. Ma queste leggi non valevano per lui, per il Re Immortale, il Conte.
La sua pacifica meditazione di degustazione fu interrotta dall’entrata del maggiordomo. Un uomo di rispetto come Walter non era mai un disturbo, ma in quel momento… doveva ammettere a sé stesso che avrebbe avuto voglia di cacciarlo a calci.
 
<< Walter… per favore, dimmi che sei venuto per una buona ragione >> disse scrollando le spalle.
 
<< Alucard, mio vecchio amico, quando mai vengo per motivi futili? >>
 
<< Sempre… è la nostra signora che ti manda qui da me? >>
 
<< Hai colto nel segno. Ti ricordi del caso Simmons? >>
 
<< Parli del tenente morto? Credevo di aver già espresso il mio disinteresse, ma se la padrona desidera che io perda il mio tempo in futili indagini, così sia >>
 
<< Non è per questo. Il tenente Simmons non è stato ucciso da un semplice umano, sono presenti numerosi segni che inneggiano blasfemie al protestantesimo e alla Cristianità in generale. E’ una cosa che non possiamo lasciare impunita, soprattutto perché non si tratta dell’operato di un semplice vampiro. Alucard, quei simboli trovati sul corpo di Simmons… sono troppo strani >>
 
<< Walter, per favore, spiegati meglio >> rispose mantenendo un’espressione apatica in viso.
<< Osserva tu stesso >> portando la mano destra nel taschino del suo giacchetto, estrasse un paio di fotografie, le stesse che aveva mostrato ad Integra.
Il mostro prese le immagini, senza alzarsi dal trono, e le esaminò con estrema accuratezza ed espressione meditabonda. Dopodiché, le mani iniziarono a tremare, colte da piccoli spasmi di pura eccitazione, mentre i muscoli della sua bocca si contrassero in un sardonico sorriso che mostrava i lunghi canini, bianchi e lucenti come la pura luce stellare.
Il diaframma iniziò a contrarsi e si esibì in una piccola e macabra risata. Si tolse gli occhiali da sole, li appoggiò sul tavolino e poi posò lo sguardo su Walter. I suoi occhi scarlatti esaminarono la figura del vecchio come se cercasse di leggergli l’anima.
 
<< Questi… questi sono segni infernali, Walter. Capisci che intendo? >>
 
<< Onestamente… no >> rispose stringendosi nelle spalle.
 
<< Che vengono dall’Inferno. Qualunque cosa abbia fatto questo, è stato sputato fuori direttamente dall’Abisso Infuocato >> continuò non spegnendo quel sorriso.
 
<< Intendi dire… >> Il viso del maggiordomo si contrasse in un’espressione impaurita. Era veramente raro vederlo così. Ma si riprese subito, non perdendo la sua tipica compostezza.
 
<< Demoni, mio vecchio amico. Demoni usciti direttamente dall’Inferno. Erano secoli che non ne vedevo uno, ed ora ho la possibilità di combatterne uno. Non vedo l’ora… sono elettrizzato >>
 
<< Ti porterai a dietro la ragazza? >>
 
<< Sì, è necessario che faccia esperienza. Vado ad avvisarla >> si alzò dal trono con un rapido gesto di anche, facendo svolazzare il lungo cappotto rosso cremisi che portava sopra una giacca nera dalla moda tipicamente vittoriana. << Questa notte… sarà un vero spasso >>
 
 
Seras Victoria se ne stava tranquilla nelle sue stanze, seduta a gambe accavallate sulla sua bara in legno di abete. Rigirava tra le sue dita i morbidi capelli biondi, ripensando ancora a tutto quello che è successo in quei tre anni. Non aveva ancora imparato ad accettare la sua natura di vampira e la cosa continuava a spaventarla. Il suo signore l’avrebbe punita se solo avesse osato parlargli dei suoi timori, ma quanto meno… poteva fare delle tenebre il suo confessore.
La sua mente scavò negli infiniti meandri del suo passato, ricordando la sua vita da poliziotta. Non è mai stata una vita semplice la sua, fin da bambina era sempre stata derisa e schernita da tutti, e in dipartimento le cose non erano cambiate.
Era diventata una poliziotta per onorare la memoria di suo padre, morto tragicamente davanti ai suoi occhi, ma le calunnie ai suoi danni non erano cessate.
La chiamavano spesso gattina, perché troppo innocente e tenera. Nessuno aveva mai avuto fiducia in lei e nessuno se l’era mai voluta accollare per non prendersi la responsabilità della sua inesperienza.
Si era sempre sentita sola, ma tutto cambiò quando conobbe i due agenti, Walter Kovacs e Al Simmons.
Loro non l’avevano mai denigrata, al contrario… l’avevano accettata come una di loro. Simmons le aveva insegnato ad usare le armi, era il miglior tiratore del dipartimento, ed era merito suo se aveva passato i test pratici.
Walter, invece, era quello più furbo e le aveva insegnato ad avere una mente più analitica e investigativa. Fu grazie a loro che divenne una vera poliziotta, e venne assegnata a Walter. Finché non accadde… la notte di Badrick…
 
<< Agente >>
 
Una voce calda, ma al tempo stesso severa, la richiamò dal suo meriggiare, pallida e assorta. Il suo maestro stava dinnanzi a lei, squadrandola dalle lenti dei suoi occhiali da sole.
 
<< Agente, alzati. Abbiamo un lavoro da fare >>
 
<< Di che si tratta, mio signore? >>
 
<< Abbiamo un’emergenza freak. Uno di loro ha ucciso un uomo, a Baker Street. A quanto ho saputo da Walter, era un poliziotto. Per questo potresti tornarmi utile per le indagini, tu lo hai conosciuto. Il povero martire si chiamava Simmons. Tenente Al Simmons >>
 
E fu in quel preciso momento che il cuore della vampira, perse un battito. Se fosse stata ancora umana, probabilmente sarebbe morta a causa dell’arresto momentaneo del suo cuore. La persona che più di chiunque altro aveva avuto fiducia in lei… era morta. Era morta a causa delle stesse creature che avevano ucciso la sua squadra a Badrick. Quando era piccola, le suore dell’orfanotrofio in cui abitava, la chiamavano spesso “demonio” in quanto ritenevano che la piccola portasse sfortuna. Quando Seras era nei paraggi, un bambino si faceva male o succedeva qualcosa alle suore. Adesso… era convinta che avessero ragione. Le bestie le avevano portato via una delle persone più importanti della sua vita.
In quel preciso momento, il suo dolce e delicato viso, venne solcato da delle lacrime di sangue e i suoi occhi azzurri e profondi come l’oceano si gonfiarono a causa del dolore. Istintivamente si portò le mani sul viso, cacciò un grido, e come un flash, la sua mente fu pervasa dai ricordi di un passato che mai l’aveva abbandonata durante la sua non-vita…
 
 
<< Hai acciuffato il tuo primo scippatore? Sei stata davvero brava Seras >> le aveva detto il suo tenente, mettendole una mano sulla testa bionda e strofinandola con energica forza.
 
<< Eddai, Al, mi scompigli tutti i capelli così! >>
 
<< Se continui così finirai per sostituire Simmons, lo sai? >> le aveva detto Walter mentre beveva del caldo caffè dalla tazza.
Scoppiarono tutti e tre a ridere, come degli amici di vecchia data. Quelle risate che riecheggiavano nella mente della Draculina come un eco lontano nel tempo.
 
 
<< Vieni, Seras, voglio presentarti mia moglie Wanda e la mia piccolina, Cyan. Forza, principessina, saluta >>
 
<< Ciao signorina. Sei un’amica del mio papà? Felice di conoscerti, io mi chiamo Cyan Simmons >>
 
La figlia di Al era una bambina così a modo. La moglie era deliziosa. Seras li ricordò molto bene, era il periodo in cui cercava un appartamento a Londra, e l’uomo si era offerto di ospitarla per qualche giorno.
 
 
Le emozioni e i ricordi si accumularono. Voleva urlare, era più forte di lei. Ma la voce di Alucard la richiamò:
 
<< Basta frignare, agente! >>
 
La sua voce riecheggiò per la stanza come il rombo di un tuono. Così austero e severo, ma al tempo stesso deciso e intriso di compassione. Per quanto un essere come lui potesse concepire il termine “compassione”.
 
<< Ora chiudi la bocca e ascoltami, agente. Sei stata tu a scegliere questo percorso, ricordi? Sei stata tu che hai deciso di voltare le spalle al Sole del mattino, per camminare nelle tenebre. So cosa hai dovuto passare, io so tutto di te, nell’esatto momento in cui hai condiviso il tuo sangue con me, hai anche condiviso i tuoi ricordi, le tue emozioni… la tua stessa anima. So quello che hai subito, così come so anche quanto quell’umano era importante per te, ma devi alzarti e andare avanti. Devi lottare, agente, devi venire con me e vendicare la sua morte. L’anima di Simmons esige vendetta e devi essere tu a reclamarla, a te l’onere e l’onore. Hai capito? >>
 
Era come se le parole dell’antico nosferatu avessero fatto breccia nel suo cuore spezzato. Aveva capito cosa intendeva. Lui non era famoso per essere bravo e dolce con le parole, era stato duro e severo, ma era necessario.
La ragazza appoggiò le mani sulla bara dove era seduta e fece leva per tirarsi in piedi. Alzò lo sguardo per posarsi su quello del suo maestro e assunse un’espressione decisa:
 
<< Ho capito >>
 
Fu tutto quello che riuscì a dire. Ma era più che sufficiente per Alucard. Non servivano grandi discorsi o giri di parole. Lui poteva vedere la sua anima, e un semplice sguardo bastava e avanzava. Sorrise compiaciuto, dopodiché le diede le spalle dandole il tacito consenso di seguirlo.
La vampira si sistemò la divisa, si armò ancora una volta di coraggio e lo seguì senza più mostrare esitazione alcuna.
 
 
Lady Integra si trovava ancora nel suo ufficio e osservava la pioggia della sera scrosciare lungo il vetro dell’ampia finestra, che le dava una bella vista sugli immensi giardini della villa.
Ancora una volta, la figura di Walter C Dorneaz entrò nella sala, su richiesta della stessa donna.
 
<< Mi avete chiamato, Lady Integra? >>
 
<< Sì, Walter. Ho pensato ancora a tutta questa situazione. Quello con cui abbiamo a che fare… se è come dice Alucard… non possiamo risolvere la faccenda da soli >> disse mentre si tolse lentamente gli occhiali e li pulì con un piccolo mantello di stoffa grigio.
 
<< Cosa ha in mente, se posso chiedere? >> chiese portandosi l’indice e il pollice sul mento, massaggiandoselo con piccoli movimenti circolari.
 
<< Se è vero che abbiamo a che fare con i demoni, allora abbiamo bisogno di specialisti. Sono letteralmente secoli che i demoni non si vedono in Europa, non siamo abituati ad affrontarli, ed ecco perché dovremmo chiedere aiuto a dei nostri vecchi alleati >> prese una boccata del suo sigaro, inspirando lentamente il fumo gustandoselo a pieno. Infine lo rilasciò con un leggiadro sbuffo, creando una nuvoletta grigia, e riprese a parlare: << Loro sono gli unici che sanno come trattare con i demoni, non esiste organizzazione al mondo che conosca i segreti dell’Inferno come loro. Walter, voglio che contatti immediatamente l’America. Abbiamo bisogno dell’aiuto dell’Istituto per la Ricerca e la Difesa del Paranormale >>
 
Se possibile, gli occhi del maggiordomo divennero grandi come biglie a causa dello stupore. Erano anni che non avevano più rapporti con il BPRD. Le due associazioni si conobbero per la prima volta durante la Seconda Guerra Mondiale, contro il Reich Nazista. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna erano alleati e una squadra speciale era stata allestita per fermare un esperimento nazista paranormale. I dettagli su quella notte erano ancora un mistero, ma riuscirono a fermarli. Da allora BPRD ed Hellsing erano diventati alleati.
 
L’anziano uomo si esibì in un altro dei suoi aggraziati inchini e si congedò dalla sua padrona per eseguire l’ordine impartitogli.
 
 
Tre giorni erano passati, ma la ricerca dell’Hellsing sul presunto demone assassino risultò infruttuosa. Tuttavia, fu la stessa Integra a chiedere che le indagini non venissero proseguite prima dell’arrivo della squadra dell’associazione americana che sarebbe arrivata a breve.
Quel giorno si sarebbero tenuti i funerali del tenente Simmons, ai quali Seras avrebbe tanto voluto partecipare, ma che per ordine di Alucard le fu impedito.
Ormai Seras era una vampira, non era più umana e la sua presenza non avrebbe fatto altro che allarmare tutti. Avrebbero posto troppe domande, e l’esistenza della Hellsing doveva rimanere segreta.
Sebbene fosse un tipo alquanto severo, non era del tutto privo di compassione e così il nosferatu acconsentì che la ragazza presenziasse al funerale, purché tenesse una distanza di sicurezza, in modo che nessuno si sarebbe accorto di lei. Grazie alla prodigiosa vista e udito vampiresco, non era impossibile per lei poter osservare ed ascoltare la funzione religiosa da lontano.
 
La ragazza seguì tutta la durata della messa da lontano, fuori dalla chiesa, accanto alla porta in modo da poter sentire il parroco e i famigliari ricordare il defunto.
Li seguì anche fino al cimitero, dove ricevette una vera sepoltura da soldato con tanto di trombe e bara ricoperta dal vessillo britannico.
Le trombe dell’onore. Onore per il poliziotto, il soldato, l’amico caduto. Un saluto militare accompagnò la cerimonia.
Seras notò anche la presenza di Wanda e Cyan Simmons, che osservavano la bara sotterrarsi con le lacrime agli occhi. Mentre gli uomini la ricoprivano di terra.
E ancora, come di consueto a Londra… le lacrime di Dio… la pioggia. Forse anche lui triste per la morte di quell’uomo.
 
La piccola bimba appoggiò le mani delicate sul grembo della donna, stringendo con forza il tessuto della gonna e con le lacrime agli occhi.
 
<< Mamma… perché hanno messo lì il mio papà? Perché quei signori gli stanno buttando addosso la terra? Perché? >> gridò, con cuore ricolmo di tristezza ma allo stesso di speranza. Non voleva credere che suo padre fosse morto. Lo sapeva, era una bambina sveglia, ma non ci voleva credere. << Digli di smettere! Diglielo mamma! Il papà come fa ad andare a lavorare? Non devono mettergli la terra sopra! Fermali mamma! Papà mi ha detto che ha ancora tanto lavoro da fare! Ti prego, fermali mamma! >>
 
Wanda abbracciò istintivamente la figlia e la strinse forte a sé. Piansero insieme. Non sapeva cosa dirle, senza suo marito si sentiva persa.
Anche la vampira, da lontano, poté udirli grazie al suo orecchio sviluppato. Pianse lacrime scarlatte, il dolore della piccola era straziante. In quel momento maledì la sua natura, il suo destino e maledì anche la notte di Badrick. Maledì il suo essere debole, il suo non essere una vera vampira.
Avrebbe maledetto il mondo intero! Il mondo e quel presunto Dio che aveva permesso tutto questo. In quel momento, la tristezza fece spazio all’odio. Voleva trovare il mostro che aveva ucciso Al, voleva vendicarlo… lo avrebbe massacrato. Per Al, Wanda e Cyan. Avrebbe dato loro giustizia.
Prima di allontanarsi, lanciò ancora uno sguardo alla donna e alla bambina, che erano appena state raggiunte da Walter Kovacs. Nelle sue mani, era sicura che sarebbero state al sicuro. Si voltò… e tornò alla Hellsing.
 
 
Quella stessa notte, in un vicolo buio e freddo, le cui pareti degli edifici erano lucide per la pioggia, qualcosa si aggirava.
Il vicolo era tetro, stretto, e puzzava di immondizia e urina di gatto. La pioggia si abbatteva sul cemento generando larghe pozzanghere d’acqua sporca.
Una figura ne calpestò una, con molta forza, mentre barcollava ovunque appoggiandosi alle fredde pareti di mattoni.
Un ubriaco, forse? Chi poteva dirlo. Sembrava confuso, disperso, senza una meta. Era una figura umanoide, questo era certo, ma non era chiara l’identità.
Ansimava, biascicava strane ed incomprensibili parole. Forse aveva assunto droghe? E com’era vestito? Impossibile stabilirlo a causa di quel buio.
Egli perse infine l’equilibrio e inciampò sbattendo violentemente al suolo. Ansimava, come se fosse stanco e affaticato a causa di qualcosa.
 
La suddetta figura venne raggiunta da un uomo, vestito di stracci e con una lunga e unta barba grigia. Era di certo un senzatetto locale. Spesso, quei poveri disperati, vivevano in quel vicolo in una specie di comunità. Reggeva nella mano destra una torcia, lo raggiunse:
 
<< Per l’amor del cielo, signore, sta bene? Non è ubriaco, vero? Lei è nuovo da queste parti? >>
 
Lo illuminò con la torcia e… non poté credere ai propri occhi…
 
<< OH MIO DIO! >>
Fu l’urlo del senzatetto. Quello che vide davanti a sé era un umanoide, calvo, dalla pelle, se mai si potesse definire “pelle”, nera come la pece con striature bianche. Le mani erano rosse ed artigliate e la schiena era coperta da un lungo e soffice mantello del medesimo colore.
La figura si alzò, in tutta la sua imponenza, doveva essere alta due metri o poco più. Stavolta poté notare che le striature bianche erano presenti anche sul petto e gli occhi erano completamente verdi, come se fossero illuminati di luce propria. Portava una cintura a forma di teschio, dalla quale si estendevano un paio di lunghe e robuste catene di ferro. La figura, ancora ansimante, osservò il povero uomo e gli parlò… con una voce così profonda da sembrare scaturita dai meandri più oscuri dell’Inferno:
 
<< Vattene, vecchio… lasciami passare… >>
 
L’anziano signore non se lo fece ripetere due volte e, animato di antica paura, lasciò cadere la torcia e corse via lontano, nel buio del vicolo, urlando al mostro.
 
L’essere si guardò le mani artigliate e strinse gli occhi come due fessure. Cercava di rimembrare qualcosa, qualunque cosa, ma ogni volta vedeva il buio. Il buio… e le fiamme. Fiamme alte e scarlatte che bruciavano la sua carcassa, immerso nelle gutturali grida di dolore.
Sentiva spesso una voce che lo chiamava, che lo voleva a sé, che lo mutava.
Sentì un forte dolore alla testa e la massaggiò con la mano sinistra. Proseguì ancora di qualche passo, con movimenti lenti, sproporzionati e barcollanti. Ancora una volta la misteriosa stanchezza prese il sopravvento su di lui e si dovette inginocchiare.
Sentì un gran prurito al viso, come se delle formiche rosse gli stessero divorando la faccia. Strisciò vicino ad una pozzanghera e si specchiò. Osservò il suo viso nero e bianco, dagli occhi verdi, e gli sembrò che… si squagliasse. La strana sostanza nera colò dal suo viso come se fosse del sangue, per lasciare posto ad un viso completamente ustionato, privo di capelli. Ricordò ancora le fiamme scarlatte, le grida, la voce!
 
<< Cosa… cosa diavolo mi è successo… io… io… >>
 
Si portò di nuovo le mani alle tempie e, finalmente, ricordò il dettaglio più importante di tutti. Lui era un uomo… o per meglio dire… era stato un uomo. Lui era un combattente, aveva una moglie, una figlia, una missione. Lui… era Al Simmons, ed era morto finendo all’Inferno.
 
In quel momento, la sostanza nera gli ricoprì di nuovo il volto. Alzò lo sguardo in modo che la pioggia lavasse la sua faccia tumefatta. Strinse forte i pugni, fino a far uscire dei rivoli di sangue verde dai palmi… e gridò. Un urlo. Un tetro e agghiacciante urlo di dolore, rabbia e sgomento, si levò nei cieli britannici e fece eco ovunque. Il tutto, fu scandito dal rombo di un tuono. Perfino il cielo aveva reagito al dolore dell’uomo che un tempo era stato un valoroso esempio di giustizia, ed ora… ed ora era diventato qualcosa di assolutamente inspiegabile.
 
L’essere un tempo conosciuto come il tenente Simmons non poteva vederlo, ma là nell’oscurità del vicolo, un paio di occhi rossi lo squadravano, accentuati da un largo e bianco sorriso. Qualcosa era là, in attesa, paziente e predatoria… il vero Inferno doveva ancora arrivare.
 
 
Note dell’autore
Questa è una storia ideate per Halloween. Un crossover tra Hellsing, Hellboy e Spawn. C’è anche un altro personaggio, proveniente da un’altra opera… ma non vi dico da dove viene. Se la conoscete, lo indovinerete subito, altrimenti… aspetterete. Questa sarà una storia breve, durerà altri due capitoli.
Ringrazio Elara Vlad Tepes per avermi aiutato a stendere la trama di questa storia e per avermi dato consigli su come gestire la scenografia.
Ci vediamo alla prossima^^
Gabba Gabba Hey!
 
   
 
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