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Autore: Inu_Ran    01/11/2019    5 recensioni
All’inizio quegli insulti la facevano arrabbiare e le facevano uscire i suoi fedeli martelli. Ma nel tempo le sue parole le erano entrate nel cervello e le avevano fatto venire dei dubbi.
[…]
Ed ogni volta che si guardava allo specchio si vedeva enorme. I suoi occhi annebbiati non riuscivano a vedere le ossa sporgenti, il viso pallido, gli indumenti larghi.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Anche fragile  

Aveva i fianchi laghi.
Era un travestito.
Aveva il seno piccolo.
Era poco femminile.
Era così che Ryo descriveva la sua partner.
Ed era così che Ryo la stava pian piano uccidendo.
Kaori era sempre stata una donna forte a cui poco importava il parere degli altri. Già al liceo si vestiva in modo maschile nonostante i continui consigli della sua amica Eriko. Non le era mai  importato se alle sue spalle la prendesse in giro. Questo fino a quando il suo cuore non era stato rapito da City Hunter. Da quel momento tutto era cambiato. All’inizio quegli insulti la facevano arrabbiare e le facevano uscire i suoi fedeli martelli. Ma nel tempo le sue parole le erano entrate nel cervello e le avevano fatto venire dei dubbi. E le clienti non l’aiutavano di certo a migliorare l’autostima. Tutte alte, snelle e formose erano sempre messe a paragone con Kaori dallo sweeper. E la rossa non ne usciva mai vittoriosa ma solo umiliata.
Un giorno Kaori si era spogliata e messa davanti allo specchio. Si guardava con attenzione e riusciva a vedere tutti i difetti che le trovava il suo socio. Le sue critiche, i suoi insulti erano talmente radicati nella sua mente da farle distorcere la realtà.
“Dovrei dimagrire, Ryo ha ragione.” Quelle parole furono l’inizio della fine. Iniziò a mangiare di meno e a mettersi a dieta. Tutte le mattine, prima di andare alla stazione, correva per poter smaltire il grasso. Aveva eliminato tutti i dolci e il cibo spazzatura. Aveva perso qualche chilo e quando era andata da Ryo per sapere cosa ne pensasse del suo nuovo fisico, lui, senza guardarla, le aveva detto che ci sarebbero voluti anni prima di avere un corpo perfetto. Si era rimesso a guardare le sue riviste e non aveva dato minimamente attenzione alla rossa. Perché se solo Ryo si fosse degnato di guardarla si sarebbe accorto che il suo fisico era perfetto e che non aveva bisogno di perdere peso. Se solo avesse capito che il suo atteggiamento era distruttivo per lei avrebbe evitato il peggio. Kaori a quella risposta era corsa in stanza in lacrime. Non era ancora la donna giusta per Ryo, anzi per lui non era neanche una donna. Avrebbe perso più peso e forse così lui l’avrebbe notata. Iniziò a ridurre il cibo e ad aumentare l’attività fisica. E ad ogni nuovo insulto di Ryo, ad ogni confronto con una delle bellissime clienti, Kaori diminuiva sempre di più le razioni. Ed ogni volta che si guardava allo specchio si vedeva enorme. I suoi occhi annebbiati non riuscivano a vedere le ossa sporgenti, il viso pallido, gli indumenti larghi. Stava scomparendo e nessuno sembrava notarlo. Aveva smesso di andare al cat’s eye, inventando la scusa del troppo lavoro e della sua attività fisica. Le volte che si vedeva con Miki, indossava enormi maglioni e pantaloni larghi. La sua amica non aveva notato nulla di strano, perché era abituata al vestiario trasandato della donna, e quando le diceva che la vedeva pallida Kaori le inventava diverse scuse; una volta era colpa del raffreddore, altre volte dello stress da lavoro o della troppa attività fisica. E Miki che si fidava della sua amica le credeva sempre. E poi c’era Ryo che non notava nulla preso dal suo lavoro e dalla sua continua ricerca di belle donne. Il corpo della rossa era sempre più stanco arrivando a costringerla a lasciare il lavoro. Andava solo alla stazione a controllare gli annunci ma non partecipava più sul campo lasciando tutto a Ryo. Quest’ultimo era sollevato da questa scelta perché significava tenerla al sicuro dai pericoli se non fosse che il vero pericolo era lei stessa. Alzarsi la mattina diventava faticoso. Le gambe le sembrano pesanti, la testa le pulsava quasi tutto il giorno. Aveva dovuto anche smettere di correre perché le mancava il fiato, non riusciva a fare più di un chilometro che sentiva tutti i muscoli tirare. Se ne stava tutto il giorno a casa. Sdraiata sul letto o sul divano. Ma Ryo, anche se in ritardo, si accorse che qualcosa non andava in Kaori. Lei che era sempre attiva, allegra e piena di vita sembrava adesso solo un’ombra. Per questo una sera aveva deciso di rimanere con lei.
“Che ne dici se stasera cenassimo insieme?”Quella frase detta con semplicità fu la cosa più dolce per le orecchie di Kaori. Forse, finalmente, tutto il suo lavoro stava ottenendo un risultato.
Si era messa ai fornelli ed aveva preparato una cena per un reggimento pur di fare contento il suo partner. Alla vista di tutta quella meraviglia si era strafogato come se non mangiasse da giorni. Si era fermato solo quando aveva visto che Kaori non toccava assolutamente nulla.
“Tu non mangi?”
“Si, certo.” Prese un po’ di riso e qualche pezzo di carne. Appena introdusse il cibo nella sua bocca sentì un conato di vomito salirgli su per la gola. Cercò di trattenerlo e di mandarlo giù. Riuscì a finire il riso e assaggiò solo un po’ di carne.
“E che ho mangiato prima quindi non ho molta fame.” Quella scusa sembrò convincere Ryo che continuò a mangiare.
“Scusa ma devo andare in bagno.” Kaori scappò in bagno per rigettare tutto quello che aveva ingerito. Finalmente si sentiva meglio. Il solo pensiero di aver mangiato la faceva stare male. Si sciacquò la faccia e tornò in salotto.
“Sei un po’ pallida, forse sarebbe meglio se andassi a riposare.” Le consigliò Ryo preoccupato. Kaori non molto convinta gli diede ragione. Si sentiva senza energie ma avrebbe resistito pur di godere della sua compagnia. Una volta entrata nella sua stanza, si spogliò per vedere i risultati della giornata. Era ormai diventata la sua routine. Si diceva che le mancava solo un ultimo chilo da perdere per raggiungere il suo peso forma. Ma quel chilo non arrivava mai. Troppo presa da se stessa non si accorse di Ryo ,appoggiato sullo stipite della porta, che la fissava. Aveva visto che la sua partner non era molto contenta della sua affermazione e voleva rimediare chiedendole di vedere un film insieme. Impulsivo come sempre non aveva bussato ed era entrato. Non poteva credere a quello che vedeva. Sbatte le palpebre più volte sperando che fosse solo un sogno. Era talmente magra che avrebbe potuto contare ogni singola costola per quanto erano visibili. Aveva perso anche le sue dolci forme.
“Ryo che ci fai qui?” Urlò Kaori. Velocemente prese il maglione da terra per coprirsi.
“Io…Kaori…”Non seppe cosa dire. Quella visione l’aveva lasciato senza parole. Ma non ebbe tempo di replicare che si vide la porta sbattuta in faccia.
“Kaori, fammi entrare.” Sbatte i pugni sulla porta ma l’unica cosa che sentì furono i singhiozzi della donna.
“Lasciami stare.” Lo sweeper decise di lasciarla stare, domani ne avrebbero discusso. 


Il giorno dopo Ryo si alzò presto per parlare con la sua partner. Kaori quella mattina non aveva voglia di incontrarlo, di discutere di ieri. Ma si disse che non poteva evitarlo per tutta la vita. Si mise una tuta larga e, prese le poche energie che aveva, si diresse in cucina. Trovò Ryo ad aspettarla seduto sul divano.
“Dobbiamo parlare.” Fu diretto e freddo. Non si sarebbe ritirato come la sera prima.
“Non c’è niente da dire. Impara a bussare quando entri in camera di una donna.” Kaori mantenne lo sguardo fisso su Ryo senza indietreggiare.
“Da quanto tempo hai smesso di mangiare?”
“Mi sono solo messa a dieta. Non capisco perché ti preoccupi. Sono grassa.”
“Ma senti quello che dici? Stai scomparendo sotto quei vestiti. Puoi rischiare la vita, lo capisci?” Ryo si scaldò, non poteva accettare che la sua allegra, esuberante, passionale Kaori stesse scomparendo.
“Sto seguendo il tuo consiglio. Mi hai sempre detto che sono grassa, che sono un travestito, mi hai sempre messo a paragone con le altre. Adesso che mi sono messa a dieta, non va bene? Ma cosa vuoi da me?” L’ultima frase la urlò. Esasperata da quella situazione. Qualunque cosa facesse non era mai abbastanza, mai giusto per lui. Lei sbagliava sempre, non ne combinava una buona. Calde lacrime scesero dalle sue guance e non smisero di rigarle il viso.
“Kaori.” Solo quella parola riuscì a pronunciare. Si alzò dal divano e si avvicinò alla ragazza. Tentò di abbracciarla ma lei lo scansò. I loro occhi si incatenarono e per la prima volta Ryo non riuscì a ritrovarsi in quelle pozze castane. Erano spenti. Vuoti. Kaori non riuscì a sopportare più quello sguardo di pena nei suoi confronti. Cercò di fuggire da lì ma venne prontamente fermata da lui che sembrava non volerla più lasciare. Le bloccò il polso e la costrinse a girarsi. L’abbracciò, intrappolandola nella sua stretta.
“Scusami. Tutto quello che ti ho detto non era vero. Cercavo un modo per allontanarti perché non volevo che vivessi in questo mondo pericoloso, ma non riuscivo a dirtelo apertamente quindi agivo in quella maniera. Sono stato uno stupido. Tu non sei quegli insulti, tu sei bella. Ho sbagliato, ti prego scusami.” Ma a Kaori quelle parole adesso sembrano vuote, senza alcun significato. Cosa se ne faceva delle scuse?
Aveva portato al limite il suo corpo.
Aveva pianto tutte le notti sentendosi una nullità.
Aveva fatto suoi quegli insulti ed adesso non riusciva a vedere la realtà perché lei adesso era solo quello che lui le aveva fatto credere. Cosa erano adesso le scuse dopo anni di insulti se non semplici parole. E una parte di lei voleva credergli, voleva pensare che lui l’aveva sempre vista bella. Ma poi qualcosa, una voce, le diceva che stava mentendo. Che lo diceva solo per prenderla in giro. Magari il giorno dopo si sarebbe fatto una risata pensando che lei si era illusa di potergli piacere. Cercò di sciogliersi da quell’abbraccio ma fu totalmente inutile. Gli diede dei pugni sul petto ma era talmente debole da non fargli neanche un po’ di male.
“Sei un bugiardo.” Urlò fuori di sè. Le lacrime le annebbiarono la vista e la gola le bruciava ad ogni urlo. Era fuori di sé, in una lotta con se stessa. Ryò sentì il cuore lacerarsi. Cosa aveva fatto?Come aveva potuto farle male così tanto? Se ci fosse stato Maki di sicuro l’avrebbe ucciso. Lui gli aveva affidato sua sorella e l’unica cosa che era riuscito a fare era stato ucciderla lentamente.
“Kaori, come posso aiutarti?” La rossa lo fissò negli occhi e si mise a ridere. Una risata triste.
“Come puoi aiutarmi se sei stato tu a ridurmi così?Pensi che delle scuse sistemeranno tutto? Che domani mi alzerò e sarò la solita? Perché io non so più chi sono. Sono così stanca che vorrei solo chiudere gli occhi e non pensare a nulla.” Ryo decise di liberarla dall’abbraccio e l’aiuto a sedersi sul divano. Le membra della donna gliene furono grate. Stare così tanto all’in piedi era diventata una fatica enorme per un corpo che non aveva nutrimento da giorni se non qualche briciola. La loro discussione fu interrotta dal suono del campanello. Velocemente Kaori si asciugò il viso e cercò di tranquillizzarsi per essere quantomeno presentabile. Fu il moro ad andare ad aprire trovandosi di fronte Miki. L’aveva chiamata in mattinata spiegandogli la situazioni nella speranza che lei potesse aiutarlo.
Miki sorpassò Ryo per andare ad abbracciare la sua amica. Era stata tutta la mattinata a insultarsi per non essersi accorta di nulla.
“Che ci fai qua?” Chiese la rossa, immaginando che dietro ci fosse il suo partner.
“Ho saputo tutto da Ryo. Perché non mi hai detto che stavi male, che avevi dei problemi ?”
“Ma non ho bisogno di aiuto, mi sono solo messa a dieta.” Si giustificò Kaori ma quella scusa non bastò all’amica.
“Kaori ma tu non sei grassa, non hai bisogno di dimagrire. Anzi sei anche troppo magra. Io ti sembro grossa?” La rossa rispose di no e Miki continuò il suo discorso.
“Eppure adesso sono sicura che tu sia più magra di me. Non mangiare non risolverà i tuoi problemi. Se continuerai così il tuo corpo ne risentirà. Io lo dico per il tuo bene, se hai bisogno di qualcosa, di parlare, di sfogarti io ci sono. Ma ti prego non ti chiudere in te stessa. Lasciati aiutare. Mi odio per non essermene accorta prima. Scusami.” La donna era seriamente dispiaciuta e a Kaori le si spezzò il cuore a vedere la sua amica così triste.
“Hai ragione Miki. Forse sto esagerando, giuro che adesso migliorerò.” Lo disse con un’enorme sorriso stampato in faccia. Un sorriso falso che però riuscì a tranquillizzare Miki.
“Anzi che ne dici se rimani a mangiare?” La mora annuì contenta ed insieme si misero a preparare in cucina. La mora fu sollevata nel constatare che le sue parole erano arrivate al cuore della rossa e di averla convinta. Stupida e ingenua Miki. Aveva fatto un grande errore fidandosi.
I tre amici mangiarono insieme e per la felicità di Ryo e Miki, la rossa mangiò quasi tutto. Dopo il pranzo la mora le promise che nei giorni seguenti le avrebbe fatto visita e portato del cibo. Kaori sorrise a tutte le sue cortesie e la salutò con un abbraccio. Una volta che se ne andò decise di andare a riposare.
“Sono fiero di te, so quanto ti costa.” Disse Ryo. Lei sorrise a quell’affermazione e si diresse verso la sua stanza.
Solo una volta che fu sicura che Ryo stava guardando la tv si diresse in bagno. Perché se c’era una cosa che tutti non avevano preso in considerazione era che chi ha il disturbo alimentare tende a mentire. E Kaori aveva mangiato tutto ma non aveva mai avuto intenzione di tenerlo dentro il suo stomaco. Si era infilata due dita in gola e si era indotta il vomito. Si sentì di nuovo bene. Libera. Aveva accettato di mangiare ma non poteva di certo rischiare di prendere altri chili. Una volta sciacquatasi la faccia ritorno celermente in stanza. 

I giorni seguenti si susseguirono tutti nello stesso modus operandi. Tutti portavano cibo a Kaori, Ryo si era pure messo a cucinare per indurla a mangiare. Lei sorrideva, accettava, mangiava e poi andava a vomitare tutto. Si credeva furba perché eludeva i loro controlli ma stava solo facendo male a se stessa. Ed ogni giorno si sentiva più debole ma era un’inconveniente che veniva ripagato dalle attenzioni del suo partner. Ryo era premuroso, sempre disponibile, aveva smesso di uscire per passare tutte le serate con lei e con le clienti non faceva più lo stupido. Si disse che se avesse preso peso, lui avrebbe smesso. E lui era la sua droga, non poteva più farne a meno. Ma un giorno Kaori si tradì. Essendo sola a pranzo, perché lo sweeper aveva del lavoro da fare, non aveva mangiato il riso e la carne che gli aveva preparato lui. Aveva poi inventato di aver mangiato un pasto che le era stato portato da Miki. Kaori però non sapeva che ogni giorno i due amici si sentivano. E quando Ryo la ringraziò ,per la gentilezza fatta a Kaori, lui con profondo dispiacere scoprì che la sua socia gli aveva mentito. Però voleva credere che fosse stata solo quella volta. Decise quindi di metterla alla prova. Gli preparava tutti i giorni del cibo e poi fingeva di uscire per lavorare ma ogni volta rimaneva tutto intatto nel piatto.
“Come mai non hai mangiato?” A questa domanda lei rispondeva con scuse ogni volta diverse; una volta era uscita a pranzo con Eriko, un’altra con Miki o lei stessa le portava qualcosa; altre volte si dimenticava che Ryo aveva cucinato e lo faceva lei. E lui che si era sentito sia con Miki che con Eriko sapeva che le sue erano tutte bugie. Ormai aveva la certezza che la sua Kaori era diventata una bugiarda. Decise di affrontarla e lo fece a cena. Mentre cercava le parole giuste per iniziare il suo discorso, vide che la ragazza si stava alzando dopo aver finito di cenare.
“Aspetta devo parlarti.”
“Non scappo via, devo andare un attimo in bagno.” Decise di seguirla senza farsi sentire. Per la fretta di rigettare tutto quello che aveva in corpo, Kaori non chiuse completamente la porta. Fu un grosso errore perché Ryo la vide mettersi due dita in gola per poi vomitare. Ora capiva le sue continue scappatelle dopo ogni pasto. Prese un po’ di carta igienica e la passò a Kaori che trasalì nel vederlo.
“Da quanto tempo mi prendi, ci prendi in giro?” Ma lei abbassò lo sguardo senza rispondere.Ryo diede un pugno al muro.
“Dannazione Kaori.” Imprecò fuori di sé. Si chiese chi fosse quella ragazza davanti a lui. Cosa le aveva fatto? Uscì dal bagno preso dall’ira e si mise a camminare avanti e indietro nel salotto per sbollire la rabbia. Ce l’aveva con se stesso per quello che era successo a lei. E per quanto provasse ad aiutarla otteneva come risultato di peggiorare la situazione. Kaori si sciacquò velocemente e lo raggiunse in salotto.
“Ti prego non odiarmi.” Fu poco più di un sussurro.
“Io non lo so…non so che cosa mi prenda.” Calde lacrime iniziarono a scendere da suoi occhi e a quella vista la rabbia di Ryo si dissolse come neve al Sole.
“E’ più forte di me. Non riesco più a vedere la vera me. Vedo una me distorta, qualcuno che non mi rappresenta ma non so come fare.” Si fermò un attimo, si asciugò le lacrime con la manica del maglione e continuò.
“Ti giuro ci ho provato a mangiare ma è più forte di me, non riesco a fermarmi. E mi chiedo perché dovrei? Da quando sono in questa situazione tu hai iniziato a considerarmi. Non mi hai mai dato cosi tante attenzioni in questi tre anni come adesso.”
Ryo si avvicinò a lei. Le asciugò con il pollice le lacrime sulle sue guance.
“La colpa non è tua. La colpa è solo mia. Per aver trattato la donna migliore che mai incontrerò nella mia vita cose se fosse una nullità. Tutto questo perché sono uno stupido che non sa mostrare i suoi sentimenti. Vorrei dimostrarti che per me sei bella, che nessuna donna può competere con te ma…” La guardò negli occhi e Kaori si sentì morire per quell’attesa.
“…ma non posso farlo. Io non ti posso aiutare a superare il tuo problema. Perché sono io la radice di questo. Io non voglio imparare ad amare questa Kaori. Io voglio amare quella che ho conosciuto in questi anni.”
“Cosa dovrei fare?” Lo chiese tra un singhiozzo e l’altro.
“Ho parlato con Doc e mi ha consigliato delle cliniche per curare il disturbo alimentare. Non posso obbligarti ad andarci ma posso prometterti che ti aspetterò, anche se ci volessero anni, finché non guarirai. Ma non farlo per me, farlo per te stessa. Non permettere mai a nessuno di dirti chi essere, come essere e come comportarti. Mai. Nemmeno a me.” Era la prima volta che Ryo si apriva in questo modo con lei. Si era sempre chiuso a riccio, preferendo il silenzio alle parole. Ma vedendo Kaori in quello stato, Ryo mandò all’aria tutto il suo imbarazzo e la sua paura che gli impediva di agire da anni con la sua socia. Perché se non avesse agito l’avrebbe persa e con lei sarebbe scomparso lui. Kaori non rispose mai a Ryo ma continuò a piangere. Il suo discorso l’aveva colpita. L’aveva lasciata senza parole. E per quanto provasse a fermare quel pianto non ci riusciva.
Piangeva per se stessa.
Piangeva per quel corpo deturpato.
Piangeva per quell’amore sofferto che aveva portato al solo dolore.
Ryo la prese in braccio e la portò nella sua stanza. La adagiò nel letto e si sdraiò vicino a lei. Le accarezzò la folta chioma rossa mentre con l’altro braccio, le avvolgeva la vita. Non la lasciò mai da sola nemmeno quando si addormentò. 

I giorni a seguire per Kaori furono tremendi. Una lotta continua con se stessa. Perché qualcosa dentro di lei era cambiato dal discorso che le aveva fatto. Doveva vivere per se stessa e non per compiacere qualcuno. E lei invece pur di far felice lui aveva messo a rischio la sua vita. Si era persa tra i dubbi e le incertezze e non aveva più ritrovato la strada di casa. E pensare che da sempre era sempre stata sicura di se stessa. Si chiese se dentro tutti quei tormenti mentali ci fosse ancora la vecchia Kaori. Si disse che voleva ritrovarla. Che per quanto difficile sarebbe stato l’avrebbe fatta riemergere. Dopo un mese fece la sua scelta e decise di andare in clinica per farsi aiutare. Non fu facile, ne era cosciente, ma si impegnò ogni giorno con tutte le sue forze.
Ci sarebbe voluto del tempo ma stava tornando.
Stava tornando Kaori Makimura.

 

 

 

Note dell’autrice:

Vorrei iniziare col dire che capisco che il tema è serio e quindi la mia intenzione non è mai stata quella di offendere qualcuno. Se l’ho fatto mi dispiace. Detto questo passiamo alla storia. 

Non scrivo da un bel po’ e mi è tornata voglia di farlo su questo fandom da quando ho visto il film di City Hunter che è uscito a settembre. Ho pensato che deve essere difficile vivere con un uomo, che ami, che ti insulta in continuazione. Mi sono chiesta fino a che punto Kaori può resistere a una situazione del genere. Ed ecco nata questa fanfic. La scelta di non farla guarire solo perché Ryo si dichiara è ponderata. Io penso che per tornare quella di un tempo, deve farlo unicamente perché lo vuole lei, perché deve accettare se stessa e comprendere che non può cambiare solo perché qualcuno gliel’ha detto. Deve essere un percorso interiore e Ryo che ne è la causa non può anche essere la sua soluzione. E’ una Kaori diversa, che mente pur di continuare ma perché in fondo lei non sta facendo nulla di male e pur di non dover sopportare prediche dagli altri finge di mangiare. E alla fine anche se Ryo le fa il discorso non è che per magia guarisce, semplicemente inizia a pensare alla sua situazione e solo dopo si decide a farsi curare.Io spero che vi sia piaciuta e vi ringrazio per aver perso un po’ del vostro tempo a leggere o recensire. Un bacione a tutti e buona serata ^.^

  
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