Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Heven Elphas    31/07/2009    3 recensioni
Sai, avevo scommesso tutto nel mio comportamento, sperando di uscire dall’istituto.
Avevo un piano preciso, in cui avevo calcolato che se facevo ciò che gli altri si aspettavano da me, allora mi avrebbero considerato guarito.
Poi, alla fine, è andata in questo squallido modo. Anche se dopo tutto non è che mi dispiaccia così tanto…
E tu puoi anche guardarmi e giocare con i tuoi meravigliosi capelli, tanto so che pure a te va bene così.
Dovresti aver appreso quello che, in qualche maniera, ha mandato a puttane tutto ciò che avevo programmato.
Sì, stupido egoista, lo hai capito bene anche tu.
E dai, non disturbarti nemmeno a beffarti del sottoscritto.
-Sei uno sciocco…
…ti sei innamorato di me.-
Ti amo…
Davie, un ragazzino di quindici anni sofferente di un disturbo schizoide di personalità, viene mandato in un istituto psichiatrico travestito da normale liceo. Ed è qui che incontra Emil, il gothic-boy che come un gas nocivo entrerà nella sua vita...
Perchè l'Amore vero, forse ha posto dove la Ragione non alberga...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
An INSANE and SICK Romance

 

An INSANE and SICK Romance

 

 

FIRST CHAPTER - A Room For me To Hell.

 

 

 

 

Siamo tutti un branco di matti, lo sai…

Tu, io, quelli che che ci chiamano psicopatici. Siamo tutti degli stupidi pazzi.

E anche se mi guardi in quel modo… Anche se fai finta di credermi nel torto solo perché qui tutti ci stanno osservando, io non eviterò di ribadirti queste dannate parole.

Perché lo so che dentro di te, in fondo a quel tuo cuore marcio, pensi lo stesso. So che stai solo tentando di non crederci pur di non darmi ragione davanti al mondo intero.

So che non vuoi rendere tutto reale perché farebbe troppa paura.

Ho pure io il terrore di ciò per cui ora sto mettendo in ridicolo me stesso, perché d’altronde questa cosa talmente lercia e corrotta potrebbe benissimo distruggerci.

Ma a me non importa di finire entrambi a pezzetti, sai?

E allora su, lascia che io ci sgretoli così che il vento si porti via i nostri frammenti.

Lasciamelo dire ora…

                             

   -Ti amo.-

                                                      Ti amo…

                                                                           Ti amo…

                                                                                                 Ti amo…

                                                                                                                      Ti amo…

 

* * *

 

 

 

 

 

L’inferno dovrebbe avere più o meno le sembianze del luogo in cui mi trovo in questo preciso istante. Chi ha detto che sia devastato dalle fiamme, popolato da demoni e puzzolente di zolfo; si è certamente sbagliato.

Gli Inferi sono gremiti di persone sorridenti e gentili… Sono circondati da bianche mura dove l’aria profuma di detersivo per pavimenti.

E la mia non è esattamente l’iconografia che un buon cristiano attribuisce all’eterna dannazione. Certo un ‘buon cristiano’ non finirebbe qui.

 

-Davie…-

 

Il mio nome viene nominato all’improvviso dall’uomo seduto di fronte a me, un ciuffo di capelli brizzolati gli cade davanti agli occhiali rettangolari dandogli un’aria troppo sbarazzina per il suo lavoro. Però a mia madre sembra piacere molto…

Con la coda dell’occhio la vedo muoversi curiosa al mio fianco, sporgendosi un poco sulla scrivania come per avvicinarsi a quel tizio. A lei sono sempre piaciuti gli uomini strafottenti con

l’aria da gentleman. Se non altro ha sposato mio padre…

 

-Allora, Davie… Perché non mi riferisci che cosa non ti è stato chiaro di ciò che ti abbiamo raccomandato lo scorso mese?-

 

Mi osserva severo con i suoi occhi azzurro ghiaccio che sembrano sfilarmi l’anima dal corpo. Mi stringo la felpa addosso con l’impressione che il mio spirito possa balzarne fuori ed essere divorato da lui. Ma nonostante la mia manovra, mi sento ancora esposto al suo sguardo… Spogliato della mia corazza.

 

-Signor Dwight, a quanto pare ultimamente il ragazzo fatica a capire tutto ciò che gli viene detto. Per questo bisogna passare alle maniere forti…-

                  

La voce del compagno di mia madre mi arriva alle spalle, gelandomele con quel tono disprezzante che utilizza con me. Mamma intanto inizia a fremere gradualmente, fino ad essere presa da strani sbalzi che la scuotono come una banderuola al vento.

Non posso fare altro che fissarmi le Converse nere che ho indosso, accorgendomi di quanto siano sporche e logore. Un po’ mi rattrista il fatto che nessuno sia sia preso la briga di dar loro una pulita prima di presentarsi a questo colloquio. Mia madre un tempo voleva che fossi sempre presentabile e perfetto come uno schifosissimo damerino.

Dev’essere che ormai c’ignoriamo reciprocamente.

 

-Detta così sembra quasi che vogliate mandare vostro figlio in un riformatorio o all’elettroshock, signor Kellner.-

 

Il caro Robert Dwight ghigna appena, prima di riprendere la sua espressione da succhia-anima e rivolgersi a me. Avrei preferito che il dialogo continuasse senza il mio coinvolgimento, ma a quanto pare di recente i miei desideri non vengono affatto presi in considerazione.

 

-Per favore, esplicami quel che hai compreso nel nostro ultimo incontro.-

 

Il suo viso si contorce improvvisamente in una smorfia implorante, che mi blocca la bocca dello stomaco. Crede che certe sue macchinazioni con me possano funzionare, ma tutta la sua esperienza nel campo psichiatrico risulta inutile.

So che se parlo o no, qui dentro ci resterò comunque… Quindi perché risultare l’ignorante che Jeremy Kellner ritiene che io sia?

 

-Mi aveva detto che ‘nel caso qualcuno si fosse fatto male per mano mia o mi fossi di nuovo procurato fratture e lesioni per istigazione altrui’, mi avrebbe ‘salvato dalla mia stessa volontà’.-

 

Robert sorride compiaciuto delle sue parole citate a memoria dallo stupido ragazzino che ha di fronte, prima di prendere un blocco di fogli dal cassetto ed appoggiarlo davanti a mia madre.

Le spiega velocemente di che pratiche burocratihe si tratta e poi le indica lo spazio in cui deve lasciare la sua firma. Lei però sembra non riuscire nemmeno ad impugnare la penna, agitata com’è dai tremolii e dai singulti. Così Jeremy le si avvicina viscido come un serpente, appoggiandole poi la mano sulle spalle ed accarezzandogliele amorevolmente.

Volto il capo verso la coppietta e lui mi guarda in tralice, trasmettendomi una scarica di odio che mi s’insinua dentro nelle viscere.

 

-Cathy, lo fai per il suo bene. Forza…-

 

Il serpente sibila appena ed ecco che l’ingenua firma le carte per la mia condanna a morte. Eppure credevo che l’anima al Diavolo la vendessimo noi stessi, non che qualcuno decidesse per noi. Probabilmente mi ero sbagliato anche io, raggirato dalle solite credenze convenzionali.

A pensarci bene fin da quando vieni al mondo c’è sempre qualcun altro che stabilisce cosa se ne puo’ fare della tua vita… Non c’è da stupirsene se nemmeno oggi nessuno ha chiesto il mio parere.

Dovrei essermi fatto il callo a questa cosa, ormai.

 

-Davie, ho dovuto farlo… Lo sai che ho dovuto per la tua salute. Eh, tesoro? L’ho fatto per te…-

 

Mamma mi accarezza frenetica la guancia mentre ci alziamo dalle poltroncine, continuando a biascicare frasi sconnesse riguardo alla sua decisione. Sinceramente non me ne importa molto delle sue giustificazioni, e poi chi continua a piangere inutilmente sul latte versato diventa fastidioso.

Non trovo utilità nello spiegare le proprie azioni a qualcun altro che puo’ giungere da solo alle conclusioni. Io non capisco proprio che diavolo serva parlare quando ormai il danno è fatto…

Le spiegazioni del proprio comportamento non cambiano comunque i fatti. E no… Non lavano la coscienza.

Jeremy afferra la spalla a Cathy e la trascina lontano da me, verso la porta d’uscita dove Dwight li accompagna. Quest’ultimo mi fa un piccolo cenno di aspettare nell’ufficio, sparendo nel corridoio insieme agli altri due e lasciandomi in balia di me stesso.

Vado alla finestra dietro la scrivania e vedo dei ragazzi della mia stessa età seduti nel prato a chiacchierare, mentre su una panchina un tipo con uno strano cappello in testa sta leggendo un libro che rassomiglia ad un mattone.

Sembra quasi un normale istituto scolastico, se non fosse che pullula di strizza-cervelli, assistenti sociali e reietti della società come me. È conosciuto con il nome di “Istituto privato di istruzione superiore, CapGrass”, ma io lo definirei “manicomio per teppistelli”. Suona più appropriato…

Chi non riesce ad accettare il fatto che il proprio figlio è un malato mentale, decide di mandarlo in questa struttura che nasconde la sua vera natura dietro una facciata di mattoncini rossi, come ogni rispettabile liceo.

Pur di non dar credito ad una realtà ributtante come questa, i genitori si aggrappano a questo triste inganno e alla vana speranza che l’istituto offre loro. D’altronde ammettere che quel decerebrato di tuo figlio è davvero insano, sarebbe una sconfitta totale per chi l’ha sempre accudito.

Dico, mandare in un vero e proprio ospedale psichiatrico un figlio è come ammettere a se stessi e davanti a tutti di essere un fallito. No…?

Tanto a chi importa del povero pazzo che capisce bene la sua situazione, immutata in qualsiasi istituto lo si spedisca?

A mio parere, resto comunque imprigionato in un asilo di anime perdute

All’improvviso la porta dietro di me si apre e mi volto di scatto a vedere se Dwight sia rientrato, ma al suo posto vedo il ragazzo con lo strano cappello che prima stava sulla panchina nel cortile.

Lui mi osserva qualche secondo, prima di sistemarsi quel copricapo simile ad un cilindro e sorridermi storto. Mi accorgo dei suoi occhi blu scuro che mi scrutano interessati, nascosti dai ciuffi castani che gli ricadono sul viso. Il suo abbigliamento rivela il fatto che sia di buona famiglia, dato che quei vestiti da pazzoide dark o gothic o che-ne-so-io costano un casino.

Ecco, uno del genere io lo rinchiuderei subito. Anche se fossero le persone più normali ed intelligenti del mondo, solo perché indossando roba simile andrebbero tutti interrati…

 

-Sei tu Davie Hill…? Dwighty mi ha detto di accompagnarti all’alloggio.-

 

 

 

 

 

 

 

---------------------------------

 

Ciao a tutti…

Questa è la mia prima slash originale, ma non prima slash… Direi che il genere è il mio preferito ed ormai ne sono un’esperta! XD

 

Che dire…

È il primo capitolo e quindi è un po’ difficile da comprendere, dato che Davie è stato abbandonato dai suoi in un liceo che in verità è una specie di istituto psichiatrico senza che si sia specificato il motivo. Ma questo accadrà nel prossimo capitolo…

Il più è per introdurre la storia!! U__U

 

La prefazione è direttamente da un futuro in cui il protagonista sta pensando, prima che inizi la vera e propria storia. Credo che ne metterò uno in ogni capitolo, così che si possa capire un po’ che succederà più avanti…

Sono amante delle complicazioni simili!!! XD

 

Ah, se qualcuno ci ha fatto qualche pensierino… Davie Hill letto velocemente sembra quasi Devil.

Purtroppo amo i giochi di parole… XD

 

Fatto sta che spero di ricevere qualche piccola recensione, dato che è il mio primo esperimento!!!

 

Grazie a tutti quelli che leggeranno e lasceranno un’opinione!!

 

 

XOXO

 

Miky

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Heven Elphas