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Autore: ONLYKORINE    06/11/2019    2 recensioni
Flash vincitrice al concorso Halloween Vault 2.
500 parole
Promtp: Le fiamme ti affascinano, ti hanno sempre affascinato. Sei nel giusto, tu, sei l'Inquisitore. E lei è colpevole, lei è la strega. Lo sai per certo, Dio te l'ha detto. Se solo non ti guardasse con quegli occhi...
Genere: Generale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Conscientia

 

Le fiamme facevano scoppiettare le braci e io ne ero affascinato. Sono sempre stato affascinato dal fuoco, da bambino passavo ore davanti al camino nella casa di mio padre a guardare i ceppi infuocati. Il fuoco scalda e purifica la mente e l’anima.

Il rogo nella piazza, eretto per mia richiesta sotto gli occhi di tutti, era maestoso e io giravo intorno ai ceppi controllando che facesse il suo corso.

Le due donne legate ai pali del falò piangevano e si agitavano, mentre passeggiavo davanti alla legna. L’ultima volta che avevamo giustiziato delle streghe una era riuscita a slegarsi e aveva tentato di scappare quindi, per non incappare nello stesso errore, le avevamo prima stordite strangolandole.

Alla strega mora avevo stretto io le mani intorno al collo, lei mi aveva guardato e si era agitata, ma poi era svenuta e aveva chiuso gli occhi. Ora, invece, mi guardava da dietro le fiamme: occhi intensi, neri, scuri come la notte, che brillavano lucidi e pieni di lacrime. Brillavano. Brillavano davvero. E lei piangeva.

Il suo corpo, ricoperto solo dalla sottoveste leggera, sporca di sangue e di fango, sfrigolava sotto il calore delle fiamme e lei non aveva più la forza di urlare. Quando era caduta l’avevo osservata: sembrava proprio una strega. I suoi occhi si posarono di nuovo su di me e mi guardarono: mi accusavano, mi incolpavano e allo stesso tempo mi chiedevano pietà. Quegli occhi gridavano, gridavano da tanto erano in silenzio. Urlavano contro di me. Dicevano che ero un inquisitore ingiusto e che lei non fosse veramente una strega.

Distolsi lo sguardo e continuai a camminare. Non mi girai più fino a quando i suoi occhi mi chiamarono. Gridarono il mio nome e mi voltai: la ragazza era immobile al centro del fuoco. Il suo vestito, bruciato e ridotto a brandelli, era fuso sul suo corpo, ricoperto di piaghe e arrossato dal calore. Alzò un braccio verso di me, accusandomi di mentire. 

Quando tutta la gente intorno al fuoco si voltò verso di me, urlandomi oscenità, feci un passo indietro, impaurito e mi svegliai di colpo.

Ancora lo stesso sogno. Lo facevo da sette notti, dal giorno dell’esecuzione. La strega doveva avermi lanciato una maledizione. Mi asciugai la fronte resa madida dal sudore freddo e mi guardai intorno: il chirurgo mi era vicino e mi guardava.

“Siete sicuro? Due salassi in così poco tempo potrebbero essere pericolosi” mi disse. Annuii velocemente con il capo e gli allungai il braccio. Volevo liberarmi dalla malattia della strega. Quando vidi la lama, però, mi girai.

Mentre il sangue colava sul mio braccio e io chiudevo gli occhi l’immagine della strega riaffiorò nella mia mente: questa volta il suo vestito era immacolato, talmente bianco da risaltare sulla sua pelle olivastra perfettamente liscia.

“Con cosa mi hai maledetto? Qual è il nome di questa maledizione?” le chiesi, ormai allo stremo.

Lei si chinò su di me e, quando le sue labbra furono vicino al mio orecchio, la sentii sussurrare:

‘Conscientia’

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