Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Santa army 488218    08/11/2019    0 recensioni
Park Jimin è uno scrittore mediamente famoso e ogni sera a orari molto tardi si ferma nel solito bar per scrivere i suoi romanzi senza che nessuno gli possa dare fastidio.
Almeno così è stato per tanto tempo, finché ogni sera, sempre alla stessa ora, entra la medisima persona per poi andare via alla stessa ora di Jimin.
Attenzione !!!
boyxboy
angst
smut(soft)
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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 •Stranezze• Erano le tre di notte, se non oltre. Le strade erano vuote, non c'era nessuno che camminava sopra esse, non si sentiva nessuno e non c'era nessun tipo di rumore, però ogni tanto si poteva sentire una macchina passare per spezzare quel bel silenzio per pochi secondi. Il cielo era buio e l'unica fonte di luce che c'era erano proprio fornita dai lampioni che si trovano nelle strade deserte. Le luci dentro le case erano tutte spente, fatta eccezione per una o forse anche due al massimo. Faceva abbastanza freddo, pioveva a dirotto e in tutto questo ogni tanto si potevano sia sentire che vedere i tuoni, che illuminavano di tanto in tanto il cielo di un nero pece pieno di puntini luminosi, riuscivano anche essi a rompere il silenzio che si era creato per le strade. Tutto questo però era ormai ritenuto normale essendo la fine di novembre. Le temperature erano scese da un bel po' e ormai la gente si era abituata al freddo. C'era questo silenzio perché tutti stavano dormendo. Era lunedì ormai, mancavano poche ore perchè tutti dovevano alzarsi dal loro amato letto, dove avevano dormito tutto la notte tranquillamente e al caldo per poi affrontare la nuova settimana con la poca voglia che avevano chiedendo solo un altro giorno di vacanza. Tutti tranne Park Jimin che si trovata nel bar, in cui ormai andava quotidianamente dato che era l'unico aperto tutto il giorno, la cameriera che stava dietro il balcone stanca e che sembrava fosse rimasta sveglia tutta la giornata, date le sue occhiae che ormai erano più grandi del suo volto. E anche un'altra persona che si trovava da tutt'altra parte del bar; era entrato poco dopo di lui non ordinando nulla. Non c'erano mai stati clienti a quell'ora tarda e lo incuriosiva sapere il perchè si trovava proprio in quel luogo e in quel preciso momento.Però decise di non farsi altre domande e di pensare una possibile risposta per non perdere la concentrazione su quello che stava facendo. Jimin amava questo tipo di serate dove non c'era nessun tipo di rumore, se non quello della pioggia che picchiettava sul vetro e dei tuoni. Odiava i rumori, sopratutto quelli forti e improvvisi, infatti ogni volta che c'era un tuono si spaventava. Per questo preferiva lavorare di sera invece che al pomeriggio dove le strade erano pieni di rumori, i bar erano pieni di persone che urlavano e gli impedivano di lavorare con tranquillità. Così, come ogni sera si ritrovava a scrivere con la sua cioccolata calda, ormai non più tanto calda alla sua sinistra. Il computer che gli illuminava la faccia mentre cercava di riempire quelle pagine bianche di lettere che solo lui riusciva a incastrare alla perfezione, di storie che non aveva mai vissuto, ma nello stesso lo aveva fatto. Alcune volte si poteva anche sentire un sottofondo di musica classica, molto bassa, che quasi non si riusciva a sentire perchè non voleva perdere la concentrazione. Jimin bevve l'ultimo sorso della sua cioccolata e si sgrnachì le dita che ormai stavano chiedendo pietà per tutte le ore passata a pigiare sulla tastiera del portatile senza mai fermarsi anche se ormai le sue dita ci avevano fatto un poco l'abitudine, dato che non era la prima volta che gli succedeva di scirvere per così tanto tempo senza mai fermarsi, anzi ormai era più che normale. Si rese conto che erano passate la bellezza di quattro ore da quando stava lì dentro a scrivere, ormai gli facevano male anche le gambe e il sonno si stava iniziando a sentire, così decise di spegnere il computer per andare via. Salutò la cameriera che ormai poteva dire che conosceva benissimo, prese l'ombrello, la giacca e si incamminò verso casa sua. Per sua fortuna non era tanto distante da quel bar, così appena entrò a casa non si era ritrovato tutto bagnato fradicio. *** Quella sera Kim Taehyung non riuscì a dormire e neanche lui sapeva esattamente il perchè. Forse per i tuoni forti che c'erano. Aveva sempre avuto paura di essi, fin da bambino. Si ricordava quanto piangeva ogni sera che c'era un temporale e di come i genitori cercavano di farlo smettere perchè non era nulla di che alla fine. Si ricordava di quel rumore che facevano appena ne scendeva giù uno e di come si metteva le dita nelle orecchie per non sentirli, di quel schiarirsi improvviso del cielo e di quanto paura ne aveva e anche in quel momento, eppure allora stesso tempo lo affascinava di come potessero illuminare quella sera buia e piovosa, non riusciva a staccare gli occhi dal cielo. Erano ore che si stava rigirando sul letto, ormai le coperte erano fuori da esso per tutte le volte che si era girato per cercare di dormire, si era anche preparato una tisana che di solito funzionava per farlo dormire, ma niente, quella sera non riuscì a dormire, neanche per una misera ora. Così decise di fare qualcosa invece di starsene sul letto a fare nulla. Accese la piccola luce che si trovava sulla scrivania che era in disordine. Era piena di fogli sparsi ovunque, quaderni mezzi finiti, matite colorate, penne e cancellature. Non l'aveva mai pulita da quando l'aveva comprata, infatti era un vero e proprio disastro, ma a lui non importa più, ormai ci era abituato a quel disordine. Prese la prima matita che gli aveva trovato, un foglio pulito e mise un po' di musica per farlo distrarre dai tuoni, iniziò a muovere la mano con i mano la matita in modo casuale, neanche lui sapeva cosa stava facendo realmente e di quello che poteva venire fuori. Faceva così ogni volta che si doveva sfogare. Non era come le altre persone che lo faceva parlando con qualsiasi perosna gli capitasse, perchè non amava parlare più di tanto, preferiva dire il minimo indispensabile, senza dilungarsi troppo. Per questo aveva trovato rifugio nel disegno. Ogni volta che si trovata davanti un foglio riusciva a esprimere ogni suo lato, senza la paura di essere giudicato da qualcuno o di non essere capito, neanche gli importava se alla fine di tutto veniva brutto, sotrto o altre cose, gli importava solo di sentirsi libero, senza nessun peso che lo tormentava. Per questo la sua stanza e la sua scrivania era piena di disegni, alcuni erano anche incompleti e neanche aveva l'intenzione di finirli perchè secondo lui aveva detto tutto quello che c'era da dire e non c'era bisogno di completarlo. Ogni disegno rappresenta una piccola parte di lui, dei suoi pensieri, delle sue emozioni, insomma in quei disegni raccontava la sua storia che inizia da quando aveva quindici anni, quasi sedici. In quel periodo aveva iniziato a disegnare seriamente cercando di esprimere tutto quello che gli passava per la testa. Ogni giorno stava ore, anche serate intere per disegnare perchè voleva che fosse perfetto. Però con il passare del tempo aveva capito che quello non era l'importante. Non era importante se fosse brutto o bello dritto o storto, ma quello che c'era rappresentato. Dopo neanche tanto il disegno era ormai finito. I tuoni non volevano cessare e neanche il sonno voleva arrivare, dato che non voleva restare ore sul letto a combinare nulla decise di farsi una passeggiata, anche se pioveva a dirotto, non gli importava anche perchè amava stare a contatto con l'acqua. Così prese un blocco dove poter disegnare, che si portava sempre dietro e l'ombrello per poi uscire di casa. Si fermò in un bar, dato che non voleva morire congelato fuori a prendersi un'influenza, anche se sotto la pioggia voleva rimanerci, decise comunque di entrare e per sua sorpresa c'era qualcuno. Non andava molto spesso nei bar di notte, ma in quelle poche volte non aveva mai trovato nessuno, comunque decise di non soffermarsi troppo si lui. Per le seguenti due ore e mezzo disegnò solamente, come era abituato a fare,i soggetti erano molto confusi, questo perchè non voleva far capire a chi avesse l'onore di guardarli cosa voleva fare. Se ne andò solamente quando l'altro cliente lo fece, non perché lo volesse seguire, ma perchè si resa conto che era tardi e doveva andarsene anche lui a casa.
   
 
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